francesco2
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domenica 22 aprile 2018
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riuscito a metà
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Il film, interpretato molto bene, ci regala dialoghi pungenti ed ha il merito di costruire personaggi distanti da una visione “manichea”, soprattutto sul piano femminile. Fino a che punto, per esempio, la protagonista è davvero “innocente?” Ha un senso , poi, solidarizzare con qualcuno che ripete sistematicamente “non è colpa mia”? E come bisogna valutare la madre? Condannarla per tutti gli errori commessi, senza rendersi conto che ha agito per un –supposto- amore della figlia? (O almeno, è quello che penseremmo sino alla fine...........) Né bisogna dimenticarsi di certi personaggi maschili, che richiamano alla dimensione (tragi)caricaturale dei Coen. Detto questo, tuttavia, questo regista, oltre a non essere I Coen di “Fargo” appare, in alcuni momenti, paragonabile ad esempi ben più imbarazzanti.
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Il film, interpretato molto bene, ci regala dialoghi pungenti ed ha il merito di costruire personaggi distanti da una visione “manichea”, soprattutto sul piano femminile. Fino a che punto, per esempio, la protagonista è davvero “innocente?” Ha un senso , poi, solidarizzare con qualcuno che ripete sistematicamente “non è colpa mia”? E come bisogna valutare la madre? Condannarla per tutti gli errori commessi, senza rendersi conto che ha agito per un –supposto- amore della figlia? (O almeno, è quello che penseremmo sino alla fine...........) Né bisogna dimenticarsi di certi personaggi maschili, che richiamano alla dimensione (tragi)caricaturale dei Coen. Detto questo, tuttavia, questo regista, oltre a non essere I Coen di “Fargo” appare, in alcuni momenti, paragonabile ad esempi ben più imbarazzanti. Ad esempio, le scene che ci rportano alla tensione nella coppia non hanno nulla dell’epica tragica vista in “Casino “ di Scorsese, ma ci riportano al desolante “Amarsi” di Mandoki. E, quando si voleva mostrare –magari senza “mostrarla troppo”- l’ambiguità della protagonista, sarei tentato di rivalutare “Da morire” di Van Sant, film che risale anch’esso agli anni ’90.
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fabio
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mercoledì 25 novembre 2020
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biopic originale e innovativo
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Senza dubbio un film dai tanti pregi questo "I, Tonya".
Eccellente l'interpretazione di Margot Robbie che riesce pienamente a dare corpo e anima ad un personaggio complesso e sfuggente come quello della celebre pattinatrice americana. Anche Allison Janney nella parte della madre anaffettiva, offre una superba prova.
Il regista ha saputo innovare la tecnica di ripresa con soluzioni efficaci come il movimento della macchina da presa che si allontana dalla scena o le inquadrature dall'alto nelle sequenze di pattinaggio.
Il film è strutturato come una sequenza di interviste ai vari personaggi che danno origine ad altrettanti flashback.
Raccontare senza indulgere, cercando di ricostruire il percorso di vita che ha portato una bambina, come tante cresciuta nella desolata provincia americana, ad essere la migliore pattinatrice al mondo.
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Senza dubbio un film dai tanti pregi questo "I, Tonya".
Eccellente l'interpretazione di Margot Robbie che riesce pienamente a dare corpo e anima ad un personaggio complesso e sfuggente come quello della celebre pattinatrice americana. Anche Allison Janney nella parte della madre anaffettiva, offre una superba prova.
Il regista ha saputo innovare la tecnica di ripresa con soluzioni efficaci come il movimento della macchina da presa che si allontana dalla scena o le inquadrature dall'alto nelle sequenze di pattinaggio.
Il film è strutturato come una sequenza di interviste ai vari personaggi che danno origine ad altrettanti flashback.
Raccontare senza indulgere, cercando di ricostruire il percorso di vita che ha portato una bambina, come tante cresciuta nella desolata provincia americana, ad essere la migliore pattinatrice al mondo. E poi raccontare la distruzione del sogno americano: il talento non è vissuto come dono, ma come destino inesorabile; alla maledizione di dover competere allo spasimo, per emergere, per essere il numero uno, fa da contraltare la fragilità dell'essere umano, bisognoso d'affetto fino al punto di scambiare le botte per gesti d'amore.
Non si può provare nessuna empatia per i protagonisti di questa triste storia dove non si salva nessuno.
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dandy
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giovedì 25 novembre 2021
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qualcuno da amare qualcuno da odiare...
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Ispirato a un grottesco caso di inizio anni'90(citato anche alla fine di "Assassini Nati"),il film di Gillespie adotta uno stile tra il mockumentary(con le interviste ai protagonisti che scandiscono la vicenda)e la narrazione alla Martin Scorsese(colonna sonora ininterrotta usata con ironia,voci over e personaggi che parlano in macchina),mescolando abilmente dramma e tocchi da commedia nera.Un ritratto impietoso di una persona irrimediabilmente rovinata da coloro che la circondano,da una madre che definire snaturata è un eufemismo(e lo resta fino alla fine)al compagno manesco e babbeo,e ad allo stesso tempo marchiata dalla periferia più squallida in cui è cresciuta,quindi destinata ad essere rifiutata dalla società "per bene"(i costumi poveri per cui viene derisa,il giudice che le dice che "non può rappresentare una nazione" in quanto non conforme agli standard in voga).
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Ispirato a un grottesco caso di inizio anni'90(citato anche alla fine di "Assassini Nati"),il film di Gillespie adotta uno stile tra il mockumentary(con le interviste ai protagonisti che scandiscono la vicenda)e la narrazione alla Martin Scorsese(colonna sonora ininterrotta usata con ironia,voci over e personaggi che parlano in macchina),mescolando abilmente dramma e tocchi da commedia nera.Un ritratto impietoso di una persona irrimediabilmente rovinata da coloro che la circondano,da una madre che definire snaturata è un eufemismo(e lo resta fino alla fine)al compagno manesco e babbeo,e ad allo stesso tempo marchiata dalla periferia più squallida in cui è cresciuta,quindi destinata ad essere rifiutata dalla società "per bene"(i costumi poveri per cui viene derisa,il giudice che le dice che "non può rappresentare una nazione" in quanto non conforme agli standard in voga).Si cita "Rocky",ma non c'è speranza di "self made":il talento si rivela inutile mentre paradossalmente sarà solo attraverso la cronaca nera che Tonya troverà una ribalta che comunque non farà avverare il suo sogno,e che poterà poco anche per gli altri(Jeff vede i giornalisti andarsene da casa sua dopo qualche mese "come in un sogno che finisce" mentre in tv si parla del caso di OJ Simpson)...Ritmo scorrevole e bravissima Margot Robbie(anche co-produttrice),candidata all'Oscar(vinto da Allison Janney).Molto belle le sequenze di pattinaggio(ci si entusiasma per i successi della protagonista e si prova dispiacere per le sue cadute).Colonna sonora a base di ZZ Top,Fleetwod Mac,Supertramp,Heart.
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jonnylogan
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giovedì 2 dicembre 2021
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triplo axel
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La vita della pattinatrice a stelle e strisce Tonya Harding narrata in prima persona da lei stessa e da chi l’ha conosciuta più da vicino. Fin da bambina vero prodigio del pattinaggio su ghiaccio e da sempre vittima di un carattere ancora più indurito dalla presenza di un madre ingombrante che per farla allenare spese ogni dollaro che guadagnava.
La figura di Margot Robbie pare ancora più inscalfibile di quella della vera Tonya Harding, lo scricciolo - pochi centimetri oltre i 150 – di Portland. Carattere ribelle e sguardo perennemente in camera per tentare di convincere il pubblico che la colpa della quale si macchiò – l’aggressione ai danni di Nancy Kerrigan – fosse frutto di una situazione personale difficile, per non dire impossibile, da sostenere, a causa dell’assenza di una famiglia d’origine sgretolatasi quando ancora era molto piccola e sostituita da una madre violenta e irascibile che la opprimeva con richieste di estenuanti allenamenti ai quali seguivano litigi interminabili.
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La vita della pattinatrice a stelle e strisce Tonya Harding narrata in prima persona da lei stessa e da chi l’ha conosciuta più da vicino. Fin da bambina vero prodigio del pattinaggio su ghiaccio e da sempre vittima di un carattere ancora più indurito dalla presenza di un madre ingombrante che per farla allenare spese ogni dollaro che guadagnava.
La figura di Margot Robbie pare ancora più inscalfibile di quella della vera Tonya Harding, lo scricciolo - pochi centimetri oltre i 150 – di Portland. Carattere ribelle e sguardo perennemente in camera per tentare di convincere il pubblico che la colpa della quale si macchiò – l’aggressione ai danni di Nancy Kerrigan – fosse frutto di una situazione personale difficile, per non dire impossibile, da sostenere, a causa dell’assenza di una famiglia d’origine sgretolatasi quando ancora era molto piccola e sostituita da una madre violenta e irascibile che la opprimeva con richieste di estenuanti allenamenti ai quali seguivano litigi interminabili. Una madre poi abbandonata per un marito altrettanto manesco e schizofrenico.
Proprio in questo si cela la vera essenza della pellicola del regista Craig Gillespie, il quale decide di narrare la vita della Harding senza soffermarsi eccessivamente sul caso Kerrigan, ma tramite le sue parole e con l’aiuto di alcune vecchie interviste e filmati di repertorio, rigirati per l’occasione con il cast al completo. Aggiungendo a questo finto documentario l’interruzione delle scene con il dialogo in camera fra attori e pubblico. Quella alla quale si assiste è alla fine una pellicola difficile da incasellare in un solo genere. Non si può infatti definire come semplice genere sportivo, perché prima di tutto siamo al cospetto di uno spaccato della sterminata provincia Americana. Da qui si passa velocemente a un tono più ironico fatto di sorrisi a denti strettissimi, a causa proprio di quel dramma nel quale lentamente scivola, sin dalla tenera età, la vita di una persona votata al sacrificio ma anche all’autodistruzione. Oscar meritato per l’interpretazione di Allison Janney nel ruolo di LaVona Harding, madre di Tonya. Splendida la colonna sonora in bilico fra successi degli ‘80ies e l’heavy metal tanto apprezzato dalla ‘piccola’ Harding. Da vedere come un piccolo gioiello di una storia che venti anni or sono fece molto scalpore.
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maurizio.meres
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lunedì 2 aprile 2018
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ritratto di un fallimento sportivo
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Ottimo film biografico in uno stile di cinema contemporaneo,con sovrapposizioni che lasciano il superfluo di una scena per poi passare all'atto conclusivo dell'altra ma seguendo pur sempre una logica.
In questo film si racconta la vita di una delle pattinatrici su ghiaccio più brave che l'America abbia mai avuto,ma la non facile e soprattutto sofferente vita che Tonya doveva affrontare tutti i giorni è il carattere ribelle e fuori le righe,non l'anno resa una vera campionessa,ostacolata da tutti,l'unica sua certezza era il pattinaggio.
Nel film il bravissimo regista mette in luce tutte le contraddizioni americane,la vita difficile che affrontano ogni giorno famiglie di ceto basso,le solite idiozie delle istituzioni nell'affrontare problemi di tutti i giorni,l'egoismo dei ceti alti verso tutti e tutto,un America che vuole essere la luce della vita di un immagine solare ma che invece è l'immagine di un egoismo di falsità e cattiveria,fortunatamente è solo,anzi spero per loro una minoranza.
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Ottimo film biografico in uno stile di cinema contemporaneo,con sovrapposizioni che lasciano il superfluo di una scena per poi passare all'atto conclusivo dell'altra ma seguendo pur sempre una logica.
In questo film si racconta la vita di una delle pattinatrici su ghiaccio più brave che l'America abbia mai avuto,ma la non facile e soprattutto sofferente vita che Tonya doveva affrontare tutti i giorni è il carattere ribelle e fuori le righe,non l'anno resa una vera campionessa,ostacolata da tutti,l'unica sua certezza era il pattinaggio.
Nel film il bravissimo regista mette in luce tutte le contraddizioni americane,la vita difficile che affrontano ogni giorno famiglie di ceto basso,le solite idiozie delle istituzioni nell'affrontare problemi di tutti i giorni,l'egoismo dei ceti alti verso tutti e tutto,un America che vuole essere la luce della vita di un immagine solare ma che invece è l'immagine di un egoismo di falsità e cattiveria,fortunatamente è solo,anzi spero per loro una minoranza.
Nel film personaggi grotteschi così come il marito di Tonya e il suo amico investigatore che rasentano l'imbecillita umana e che purtroppo nella realtà sono esistiti realmente,senza cervello,in una nullità che difficilmente si può immaginare.
Attori bravissimi con una citazione particolare alla madre di Tonya,l'attrice
Allison Janney con una trasformazione accurata del personaggio crudo e severo, senza sentimento,veramente un ottima performance, vincitrice dell'oscar come attrice non protagonista,oltre ad altri riconoscimenti .
Margot Robbie è la bravissima attrice che interpreta Tonya,non è mai facile immedesimarsi in una figura realmente esistita,ma lei ci riesce benissimo.
Film interessante da vedere,giudicare la protagonista reale non per quello scandalo che gli rovino la carriera,ma per il contorno famigliare e sociale,seppur lei senza regole,inaffidabile,non fece nulla per cambiare la propria vita.
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flyanto
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mercoledì 4 aprile 2018
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la storia della controversa tonya harding
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"Tonya" è il film biografico su Tonya Harding, la grande campionessa di pattinaggio artistico negli anni '90. Personaggio controverso e poco amato dalle giurie che non la consideravano un modello esemplare di comportamento, con un'infanzia poco serena insieme ad una madre con cui ha sempre avuto un rapporto parecchio conflittuale e successivamente con un marito violento e manesco, dalla pellicola si evince quanto questa ragazza fosse insicura e quanto la sua aggressività, che comunque scaturiva nel suo modo di pattinare, sia stata solo una forma comportamentale di difesa.
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"Tonya" è il film biografico su Tonya Harding, la grande campionessa di pattinaggio artistico negli anni '90. Personaggio controverso e poco amato dalle giurie che non la consideravano un modello esemplare di comportamento, con un'infanzia poco serena insieme ad una madre con cui ha sempre avuto un rapporto parecchio conflittuale e successivamente con un marito violento e manesco, dalla pellicola si evince quanto questa ragazza fosse insicura e quanto la sua aggressività, che comunque scaturiva nel suo modo di pattinare, sia stata solo una forma comportamentale di difesa. Il film presenta la Harding sin dagli anni della sua infanzia quando, molto dotata di natura, iniziò a frequentare le lezioni di pattinaggio. Nel corso della sua crescita si assiste ai duri allenamenti a cui si sottopose sino alle svariate gare e campionati nazionali ed internazionali. Nel film viene anche raccontato lo scandalo che la vide coinvolta nel 1994 riguardante il ferimento, ad opera del proprio compagno, di una sua collega antagonista e la conseguente e giusta sua condanna.
"Tonya" risulta un vero e proprio biopic, interessante, ben diretto e ben interpretato dall'attrice Margot Robbie, peraltro truccata molto bene in maniera da sembrare realmente la vera Harding, ma purtroppo nulla di più. E' concepibile che un film sulla vita di un personaggio ne racconti principalmente la sua esistenza, ma in "Tonya" gli avvenimenti sono esposti quasi in forma documentaristica ed ironica allo stesso tempo, ma privi di una qualche verve tanto che certi momenti arriva risultano addirttura eccessivamente prolissi.
L'unica parte veramente interessante ed avvincente è costituita dalle riprese finali lungo i titoli di coda in cui viene mostrata la vera Harding nel corso di una sua performance alle Olimpiadi. Solo questi filmati valgono l'intera pellicola.
Purtroppo, c'è di meglio.
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zarar
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mercoledì 4 aprile 2018
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il mestiere non basta (nel pattinaggio e nei film)
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Se avete visto a suo tempo quel grande film che è Million dollar baby, che con questo biopic ha parecchi elementi in comune, evitate il confronto. Per l’esattezza, non c’è confronto possibile. Questo film indipendente ha come protagonista la pattinatrice americana Tonya Harding, stella dei campionati nazionali statunitensi nel 1991, per aver eseguito – seconda donna nella storia della specialità - la difficilissima figura del triplo axel, che riuscirà poi a replicare altre tre volte in diverse competizioni. Determinatissima, la pattinatrice ha tuttavia gravi handicap: un’asma aggravata dal fatto di essere fumatrice, un fisico e un portamento poco elegante, un carattere instabile e – dietro a tutto questo - una vita da sempre durissima a causa di una madre ‘mostro’ e poi di un matrimonio sbagliato.
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Se avete visto a suo tempo quel grande film che è Million dollar baby, che con questo biopic ha parecchi elementi in comune, evitate il confronto. Per l’esattezza, non c’è confronto possibile. Questo film indipendente ha come protagonista la pattinatrice americana Tonya Harding, stella dei campionati nazionali statunitensi nel 1991, per aver eseguito – seconda donna nella storia della specialità - la difficilissima figura del triplo axel, che riuscirà poi a replicare altre tre volte in diverse competizioni. Determinatissima, la pattinatrice ha tuttavia gravi handicap: un’asma aggravata dal fatto di essere fumatrice, un fisico e un portamento poco elegante, un carattere instabile e – dietro a tutto questo - una vita da sempre durissima a causa di una madre ‘mostro’ e poi di un matrimonio sbagliato. Quando nel 1992 comincia il suo declino, la Harding stringe i denti e va avanti, ma nel 1994 è coinvolta in uno scandalo di portata internazionale in quanto sospettata di aver fatto aggredire, con la complicità del marito, una sua brillante concorrente, Nancy Kerrigan, per metterla fuori gioco. Condannata e costretta a lasciare il pattinaggio per sempre, tenterà varie strade senza successo per poi diventare pugilatrice professionista. Il regista Craig Gillespie non riesce a trovare il tono giusto per questa vicenda, che oscilla in modo poco convincente tra il drammatico e il grottesco. Nel film, in cui non manca un buon mestiere, evidente soprattutto nella dinamica vivace tra testimonianze dei protagonisti (che sono l’asse portante del film) e flash back, c’è contemporaneamente troppo e troppo poco: troppe citazioni da altri film che danno un spiacevole senso di deja vu, troppo colore, un movimento convulso più che veloce, un’invadente colonna sonora, una caratterizzazione pesante dei personaggi, Tonya inclusa, che sfiora spesso il grottesco e lascia poco spazio a sfumature e ad una dimensione umana dei protagonisti. Margot Robbie (Tonya) disegna un personaggio di cui salverei solo il sorriso smagliante dei momenti belli, perché per il resto c’è troppa prevedibilità e meccanicità nelle sue azioni e reazioni. Uno sfondo come quello del pattinaggio artistico poteva almeno restituirci la magia dell’arte, che avrebbe potuto essere felicemente contrapposta al groviglio di sofferenze, cattiverie e interessi di cui il film è intessuto, ma anche qui il regista preferisce farci girare vorticosamente fino alla noia nelle trottole delle atlete. Due stelle e mezzo.
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(di ashtray_bliss)
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