Tonya |
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Un film di Craig Gillespie.
Con Margot Robbie, Sebastian Stan, Allison Janney, Paul Walter Hauser.
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Titolo originale I, Tonya.
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 121 min.
- USA 2017.
- Lucky Red
uscita giovedì 29 marzo 2018.
MYMONETRO
Tonya
valutazione media:
3,55
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Bello, accattivante, disperato.di MicheleCameroFeedback: 5559 | altri commenti e recensioni di MicheleCamero |
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giovedì 12 aprile 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Film biografico sulle vicende emblematiche di Tonya Harding (interpretata molto bene da Margot Robbie) pattinatrice statunitense di successo negli anni ’90, condotto benissimo con la tecnica documentaristica, ricostruendo interviste ai protagonisti, la stessa Tonya, la madre Lavona (il premio Oscar per la miglior attrice non protagonista Allison Janney), l’ex marito manesco, il sedicente body guard. Nella pellicola c’è di tutto: la provenienza della protagonista dagli ultimi della società, figlia della provincia americana periferica che spinta dalla madre tremenda punta tutte le sue scommesse di successo nella vita, con l’intento di fare quei soldi che in famiglia sono sempre stati pochi, sul pattinaggio scelto dunque non tanto come fine, ma come mezzo. C’è un marito stupido e manesco incapace di un rapporto leale con la moglie, un amico di questi, un autentico mitomane che millanta di essere un esperto dello spionaggio, due malfattori che verranno incaricati del “fattaccio” (quale?, andate a vedere il film) veramente scadenti anche come delinquenti. C’è soprattutto il rapporto difficile con la madre che insulta continuamente la figlia convinta che per farla vincere deve essere offesa e sminuita, c’è il suo disadattamento relazionale con un mondo di bellezze artefatte e gentilezze forzate impossibili per lei così trasch ma anche autentica nella sua povertà non solo di mezzi economici ma anche culturali. C’è però anche la fatica degli allenamenti cui la protagonista non si sottrae, la sua voglia – necessità di vincere, c’è il suo fallimento, il suo essere indifesa in una società mediatica che la fagociterà facendone una vittima, c’è la retorica e nel contempo la metafora dello sport che oltre Atlantico crea personaggi per gli americani che hanno sempre bisogno di “qualcuno da amare, ma anche di qualcuno da odiare”. Ed alla fine c’è la simpatia dello spettatore verso questa pattinatrice un po’ sgraziata ma non brutta da vedersi che ne tenta tante pur di emergere da una situazione di degrado nella quale, senza chiederle se lei lo avesse voluto, qualcuno l’aveva messa al mondo, affidandole poi la consegna di tiravi fuori tutti con i soldi che lo sport poteva portare. Poi c’è la soddisfazione dello spettatore per aver visto uno dei film più belli e particolari della stagione cinematografica che resta tra le migliori degli ultimi anni.
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