eugen
|
domenica 17 dicembre 2023
|
bella trasposizione di roald dahl
|
|
|
|
"L'Ima(imagination) au pouvoir", slogan sessantottino, ossia"L'immaginazione al potere": potrebbe essere questa la migliore definizione del film de 2016 di SPielberg, dal romanzo di Roald Dahl, che era gia'stato reso filmicamente, in una pellicola d'animazione nel 1969. Spielberg lavora su toni e colori tenuti, non"dark", volutamente, anche pensando ai probabili primi furuitori del film stesso. realizzato tra l'altro, in tecnica mista, dunque particolarmente fiibile da chi non ha ancora svilupppato una "razionalita'dominante"rispetto all'emotivita' Anche lo screenplay di Melissa Mathison e'finalizzata a questo doppio copo, coinvolgere i"piccoli"(sinite parvulos, potremmo dire)a i grandi che quasi ceraemnte li accompagnanao nella visione.
[+]
"L'Ima(imagination) au pouvoir", slogan sessantottino, ossia"L'immaginazione al potere": potrebbe essere questa la migliore definizione del film de 2016 di SPielberg, dal romanzo di Roald Dahl, che era gia'stato reso filmicamente, in una pellicola d'animazione nel 1969. Spielberg lavora su toni e colori tenuti, non"dark", volutamente, anche pensando ai probabili primi furuitori del film stesso. realizzato tra l'altro, in tecnica mista, dunque particolarmente fiibile da chi non ha ancora svilupppato una "razionalita'dominante"rispetto all'emotivita' Anche lo screenplay di Melissa Mathison e'finalizzata a questo doppio copo, coinvolgere i"piccoli"(sinite parvulos, potremmo dire)a i grandi che quasi ceraemnte li accompagnanao nella visione. Gli effetti speicali sono curatisismi, non a caso sono stati premiati, meritatamente e il fatto che dal punto di vista degli introti il film sia stato un"folp"e'probabilmente dovuto a un eccesso di concorrenza di latri film in qualche modo"analoghi"uscirti quasi contemporanemente al film stesso, fil che comunque conferma la grandezza di Spielberg, la sua capacita'di guardare con grande intelligenza allo spettacolo senza trascurare l'arte, per esprimersi con temrini ormai completamente obsolti, ma forse ancora efficaci per rendere il concetto, di una acapacita'di usare ogni strumento adeguato per redere quanto e'necessario a un film per coinvolgere persone di diversa etape d estrazione culturale. Eugen
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eugen »
[ - ] lascia un commento a eugen »
|
|
d'accordo? |
|
|
martedì 9 novembre 2021
|
mr.
|
|
|
|
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
felicity
|
mercoledì 3 febbraio 2021
|
c''è più mestiere che meraviglia
|
|
|
|
Il film rientra a pieno titolo nella categoria dei prodotti per ragazzi targati Disney, e Spielberg ce la mette tutta, pur rimanendo fedele al racconto di Dahl, per stupire facendo un gran uso di effetti speciali, che danno enfasi a numerose scene.
Il problema della pellicola risiede proprio nell’aver scelto di rimanere ‘troppo’ fedeli allo script originale, senza quel sapore di favola universale che avrebbe giovato alla fruizione del racconto. Alcuni dialoghi telefonici ancorano irrimediabilmente la pellicola agli anni ottanta.
La storia della piccola orfana senza affetti, che unita all’ambientazione londinese ha un forte sapore Dickensiano, e la difficoltà di accettare il diverso da parte di tutti (GGG è diverso da Sophia perché gigante, ma è anche diverso dai suoi compagni perché vegetariano), sono ingredienti col quale si condiscono pellicole di animazione e non.
[+]
Il film rientra a pieno titolo nella categoria dei prodotti per ragazzi targati Disney, e Spielberg ce la mette tutta, pur rimanendo fedele al racconto di Dahl, per stupire facendo un gran uso di effetti speciali, che danno enfasi a numerose scene.
Il problema della pellicola risiede proprio nell’aver scelto di rimanere ‘troppo’ fedeli allo script originale, senza quel sapore di favola universale che avrebbe giovato alla fruizione del racconto. Alcuni dialoghi telefonici ancorano irrimediabilmente la pellicola agli anni ottanta.
La storia della piccola orfana senza affetti, che unita all’ambientazione londinese ha un forte sapore Dickensiano, e la difficoltà di accettare il diverso da parte di tutti (GGG è diverso da Sophia perché gigante, ma è anche diverso dai suoi compagni perché vegetariano), sono ingredienti col quale si condiscono pellicole di animazione e non.
Da Spielberg è lecito aspettarsi qual lampo di genio che fa sembrare nuove anche le cose viste e riviste.
Alla fine della visione, tolti i bellissimi effetti speciali e la dignitosa prova degli attori, ci si chiede se valesse veramente la pena di trasporre sullo schermo questo racconto, se non per omaggiare ancora una volta un grande autore.
I primi 15 minuti di The BFG sono un concentrato di temi, topoi, stilemi del cinema spielberghiano. Sophie, la ragazzina, vince la paura, guarda dentro l'oscurità (fuori e dentro di sé) e si ritrova a faccia a faccia con un gigante, che la rapisce. Ed ecco che il mondo diventa improvvisamente più grande, anzi, gigantesco, ed entriamo in una realtà diversa, anche da un punto di vista cinematografico, in cui contano (appunto) le dimensioni.
Siamo dentro uno dei libri per ragazzi più letti e amati di sempre e Spielberg sembra preoccupato più che altro di rispettare i dialoghi originali e il lavoro dei tecnici, a scapito del ritmo e della qualità delle invenzioni.
Sembra incredibile, ma stavolta capita perfino di annoiarsi. Capita anche a Spielberg. C'è più mestiere che meraviglia. O per dirla in un altro modo, c'è più il produttore che il regista.
Anche se poi ci si ritrova alla corte della regina d'Inghilterra e la storia e il film prendono finalmente quota, con una sostanziosa iniezione di ironia.
Il Potere, qui presente nella sua forma più benevola, deve piegarsi alle ragioni dell'immaginazione, del sogno, di una ragazzina accompagnata da un gigante. E il protocollo regale finisce sovvertito dalla strana coppia, esplodendo in uno spettacolo pirotecnico.
Tutto qui? Più o meno.
Ci sarebbe anche la questione dei sogni, di cui il gigante va a caccia, e che hanno perfino il potere di convincere una regina che l'impossibile è diventato reale. Ma anche in questo caso la visione fatica a stare al passo con l'immaginazione che l'ha suscitata.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a felicity »
[ - ] lascia un commento a felicity »
|
|
d'accordo? |
|
rescart
|
lunedì 7 dicembre 2020
|
buona la seconda
|
|
|
|
Al secondo tentativo la trasposizione su pellicola della fiaba di Dahl funziona. Il primo, risalente al 1989, non aveva avuto molto successo. Perso tra le innumerevoli produzioni per l'infanzia, forse era troppo vicino cronologicamente alla guerra delle Falkland, che come questo gigante, aveva rubato giovani vite seppure con le "migliori" intenzioni. Ma meglio morire in terra straniera da eroi o essere direttamente soggiogati a casa propria dalle droghe e morire di overdose stritolato dal mostro dai tanti volti, compreso l'alcol? Sognare invece non è una droga ed il cinema, lampiu grande fabbrica dei sogni, sarà comunque capace di realizzare con uno schiocchio si dita, quello che forse non si realizzerà mai.
[+]
Al secondo tentativo la trasposizione su pellicola della fiaba di Dahl funziona. Il primo, risalente al 1989, non aveva avuto molto successo. Perso tra le innumerevoli produzioni per l'infanzia, forse era troppo vicino cronologicamente alla guerra delle Falkland, che come questo gigante, aveva rubato giovani vite seppure con le "migliori" intenzioni. Ma meglio morire in terra straniera da eroi o essere direttamente soggiogati a casa propria dalle droghe e morire di overdose stritolato dal mostro dai tanti volti, compreso l'alcol? Sognare invece non è una droga ed il cinema, lampiu grande fabbrica dei sogni, sarà comunque capace di realizzare con uno schiocchio si dita, quello che forse non si realizzerà mai. O forse sì. Ottima versione per bambini del "Soldato Jane". Ma siamo così sicuri che realtà e finzione coincidano? Ovvero che bene e male siano così contrapposti? O forse il GGGG non è anche luia versione edulcorata del male che alla fine provoca, seppure con le "migliori" intenzioni? "You snatched me" dice la bambina al mostro che l'ha rapita dall'orfanatrofio. E come venne chiamata Margaret Thatcher dai suoi detrattori: "Milk snatcher". Ma poi la laby di ferro si pentì di ciò che fece sa ministra dell'istruzione. Del senno di poi...
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rescart »
[ - ] lascia un commento a rescart »
|
|
d'accordo? |
|
|
martedì 29 settembre 2020
|
.
|
|
|
|
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
laurence316
|
sabato 31 marzo 2018
|
il grande gigionesco giocattolo si rompe in fretta
|
|
|
|
A 5 anni da Le avventure di Tin Tin, Spielberg ritorna al cinema per ragazzi che di fatto più di ogni altro lo contraddistingue, confrontandosi per la prima volta con uno dei maggiori autori di libri per bambini, Roald Dahl (che ha avuto, comunque, già una notevole influenza sull'immaginario cinematografico, vedi La fabbrica di cioccolato di Burton).
Peccato, però che questo Il GGG – Il grande gigante gentile non solo elimini gran parte dei toni più dark e affascinanti del racconto originale (comunque non molto facilmente adattabile), optando per un tono puerile, giocoso e fanfarone fin troppo esibito e ostentato, che abbassa di molto il possibile target per il film (chiunque superi i 10 anni d’età già comincerà ad annoiarsi), ma che non riesca in alcun modo ad eguagliare i suoi film del passato.
[+]
A 5 anni da Le avventure di Tin Tin, Spielberg ritorna al cinema per ragazzi che di fatto più di ogni altro lo contraddistingue, confrontandosi per la prima volta con uno dei maggiori autori di libri per bambini, Roald Dahl (che ha avuto, comunque, già una notevole influenza sull'immaginario cinematografico, vedi La fabbrica di cioccolato di Burton).
Peccato, però che questo Il GGG – Il grande gigante gentile non solo elimini gran parte dei toni più dark e affascinanti del racconto originale (comunque non molto facilmente adattabile), optando per un tono puerile, giocoso e fanfarone fin troppo esibito e ostentato, che abbassa di molto il possibile target per il film (chiunque superi i 10 anni d’età già comincerà ad annoiarsi), ma che non riesca in alcun modo ad eguagliare i suoi film del passato. Si rivela, sorprendentemente, un film alquanto deludente.
Procede per scenette, quadri anche simpatici, ma privi del coinvolgimento, del fascino di altri, migliori film per ragazzi. In particolare, nella prima parte fatica tremendamente a partire, arranca, si barcamena tra una sequela infinita e alla lunga estenuante di scene anche talvolta fantasiose, strabilianti effetti speciali, paesaggi mozzafiato, senza però essere in grado di appassionare realmente. Non c’è reale conflitto, manca tensione drammatica, mancano personaggi o avvenimenti realmente memorabili.
Il film poi, come preda di una qualche strana forma di schizofrenia, nella seconda parte procede invece sempre più velocemente, sino ad arrivare ad una conclusione brusca, repentina e affrettata. La battaglia finale, se così si può definirla, dura talmente poco che si rivela incapace di emozionare. Ed è preceduta da una sequenza, quella a Buckingham Palace, che vorrebbe essere comica, ma è invece solo talmente ridicola da risultare quasi imbarazzante. L’assurdità della bibita “gassata” ma con le bolle che vanno all’ingiù, e dei suoi effetti che, si suppone, vorrebbero essere esilaranti, fanno di punto in bianco precipitare il film nel kitsch, se non nel trash più infimo, e rischiano di farlo deragliare dalle parti di idiozie ridanciane come Scary Movie o parodie simili.
La perizia tecnica del regista è innegabile, ma stavolta le scelte di regia non sono particolarmente notevoli, né lo sono le prove rese dagli attori (fatto salvo per Rylance). Sì, gli effetti speciali sono spesso ottimi, ma questi come la bella e coloratissima fotografia di Kaminski e l’apprezzabile colonna sonora di Williams, non bastano a risollevare le sorti del film e a non farlo risultare un mezzo fiasco.
Ultima sceneggiatura di Melissa Mathison (la stessa di E.T. l’extra-terrestre), morta di tumore endocrino all’età di 65 anni, nel 2015, alla cui memoria il film è dedicato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a laurence316 »
[ - ] lascia un commento a laurence316 »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
domenica 7 gennaio 2018
|
dahl and spielberg
|
|
|
|
Non sembrava realistico pensarlo, invece il grande Steven Spielberg ha reso filmicamente"The BFG"(2016)di Roald Dahl, che finora aveva avuto, più di un quarto di secolo fa, solo una versione animata. L'ha fatto, con aderenza all'originale, senza forzare i termini,accentuando con estremo rigore e un'efficacia assoluta la bellezza della produzione di senso e dichiarazione di fondo("gentilezza versus violenza e sopraffazione") insita nel libro di Dahl-in questo Spielberg è più che mai coerente con quanto ha espresso già in tutte le sue opere, da"E.T."a"The Schindler's List"a tutte le altre, la cui enumerazione sarebbe troppo lunga, in questa sede. Bella la ricostruzione di un ambiente degradato, nella Great Britain di Maggie Tatcher e le relative telefonate della"Queen"a Nancy Reagan per contattare Ronnie(sempre Reagan, ça va de soi.
[+]
Non sembrava realistico pensarlo, invece il grande Steven Spielberg ha reso filmicamente"The BFG"(2016)di Roald Dahl, che finora aveva avuto, più di un quarto di secolo fa, solo una versione animata. L'ha fatto, con aderenza all'originale, senza forzare i termini,accentuando con estremo rigore e un'efficacia assoluta la bellezza della produzione di senso e dichiarazione di fondo("gentilezza versus violenza e sopraffazione") insita nel libro di Dahl-in questo Spielberg è più che mai coerente con quanto ha espresso già in tutte le sue opere, da"E.T."a"The Schindler's List"a tutte le altre, la cui enumerazione sarebbe troppo lunga, in questa sede. Bella la ricostruzione di un ambiente degradato, nella Great Britain di Maggie Tatcher e le relative telefonate della"Queen"a Nancy Reagan per contattare Ronnie(sempre Reagan, ça va de soi...), dal quale la protagonista pre-.adolescente, ospite di un orfanotrofio, desidera "the escape", la fuga, che però le riesce solo quando, appunto, è il BFG(grande gigante gentile)a rapirla-liberarla. Il problema è che i suoi colleghi giganti(come nella tradizione mitologica, dal"Poema di Gilgamesh"all'Odissea", alla"Bibbia", al"Kalevala"etc., i giganti(talora detti"Titani")non sono per nulla molto"gentili", anzi violenti, crudeli, sopraffattori, dunque totalmente nemici del genere umano, dunque non serve amarli troppo, anzi. IL"giant"del titolo è dunque decisamente un'eccezione e difatti viene sbeffeggiato egli stesso come"nano"dai tristi energumeni che lo minacciano e maltrattano continuamente. Anche gli effetti speciali, mai"rutilanti", sono assolutamente funzionali a una messa in scena per nulla"sontuosa", al contrario al servizio di una produzione di senso assolutamente chiara, cristallina e decisamente priva di orpelli o abbellimenti. Chi vorrebbe tout court uno Spielberg più"impegnato", non ha capito che il suo"impegno"è anche, pienamente, in un film come questo. Interpreti decisamente efficaci. El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
davide
|
mercoledì 20 dicembre 2017
|
bello ma...
|
|
|
|
Il film è fatto molto bene e gli effetti speciali sono sorprendenti, ma la storia è esclusivamente per bambini, io l'ho trovato lento e noioso, ma è dovuto alla mia età, per i bambini lo trovo più che adatto.
|
|
[+] lascia un commento a davide »
[ - ] lascia un commento a davide »
|
|
d'accordo? |
|
ghigs2000
|
domenica 7 maggio 2017
|
spielberg si cimenta con una favola....
|
|
|
|
Steven Spielberg torna dietro la macchina da presa per realizzare questa stupenda favola dove un gigante viene scoperto a perlustrare la città ma viene visto da una piccola bambina orfana e per questo rapita e portata nel mondo dei giganti . Inizia così una pellicola che vede crescere l’amicizia verso due razze completamente differenti : il gigante e la bambina . Come in ogni film che si rispetti non poteva mancare i cattivi di turno ed in questo caso sono interpretati da un branco di giganti cattivi con un fiuto eccezionale verso gli umani che ritengono sia il loro pasto migliore .
[+]
Steven Spielberg torna dietro la macchina da presa per realizzare questa stupenda favola dove un gigante viene scoperto a perlustrare la città ma viene visto da una piccola bambina orfana e per questo rapita e portata nel mondo dei giganti . Inizia così una pellicola che vede crescere l’amicizia verso due razze completamente differenti : il gigante e la bambina . Come in ogni film che si rispetti non poteva mancare i cattivi di turno ed in questo caso sono interpretati da un branco di giganti cattivi con un fiuto eccezionale verso gli umani che ritengono sia il loro pasto migliore . Tutta la pellicola è realizzata in modo certosino con un perfetto mix di digitale e computer grafica con un ottimo rispetto per la proporsione e la profondità . Il ritmo non dei piu elevati , parte molto piano ed è in crescendo verso un finale che fa alzare l’asticella del voto . Il primo impatto infatti non è dei migliori , sembra diassistere ad un cartone animato per bambini piccoli ma piano piano che la storia passa si va in crescendo fino ad arrivare alla scena della cena con la regina che mi ha fatto veramente ridere a crepapelle . I dialoghi del gigante sono fenomenali , ottimamente doppiati in italiano e altamente credibile . Il film è cosigliato sicuramente ad un pubblico giovanile , una favola piacevole da vedere che trasmette molti messaggi positivi in un’epoca che tende a dividere le conoscenze …
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ghigs2000 »
[ - ] lascia un commento a ghigs2000 »
|
|
d'accordo? |
|
riccardo tavani
|
mercoledì 1 febbraio 2017
|
il popolo dei sogni dentro il cuore dei bambini
|
|
|
|
Che cosa c’è dentro l’inconscio di ogni bambino, del bambino che rimane sempre, anche da adulti, in ognuno di noi? C’è qualcosa di molto più grande di quello che riesce a percepire alla luce del giorno; qualcosa che intuisce quando è solo con se stesso, nel suo letto, alla soglia critica tra il buio della stanza e il sogno. È soprattutto questa condizione originaria[+]
Che cosa c’è dentro l’inconscio di ogni bambino, del bambino che rimane sempre, anche da adulti, in ognuno di noi? C’è qualcosa di molto più grande di quello che riesce a percepire alla luce del giorno; qualcosa che intuisce quando è solo con se stesso, nel suo letto, alla soglia critica tra il buio della stanza e il sogno. È soprattutto questa condizione originaria universale che al regista Steven Spielberg interessava mettere in luce nella sua versione cinematografica del grande racconto letterario di Roald Dahl. Sofia, la bambina protagonista della storia, già nel nome indica il suo carattere, la sua propensione al voler raggiungere la luce del sapere, della conoscenza, della saggezza. Questo le va vincere la paura dell’inconscio, il buio della caverna inesplorata nel proprio sottosuolo. E cosa scopre Sofia seguendo GGG? Lei che non sogna mai, scopre che in una parte ancora più nascosta della caverna c’è l’immenso mondo capovolto dei sogni. Un mondo segreto, un immenso scrigno aperto che brilla dei fuochi luminosi come diamanti, pietre preziose dei sogni. Di tutti i sogni, anche quelli brutti, anzi proprio orrendi. GGG cerca di riprendere nella propria rete tutta questa materia onirica dispersa, di separare quella buona da quella cattiva, e la notte uscire nelle strade solitarie e non illuminate della città – della civiltà – per soffiarla dentro il respiro dei bambini, con una sua specie di strana tromba che suona silenziosa luce buona. Chi è allora questo grande gigante, che nel titolo originale è BFG, Big Friendly Giant, in cui è il termine friendly, amico, amichevole che risalta? È il deposito stesso di sogni, storie, favole, leggende, intuizioni che sedimenta nel suo percorso la storia di ogni popolo. Quanti anni hai? – domanda Sofia al Gigante. Non lo so– gli risponde lui – Ci sono da sempre e ci sarò ancora. Ma GGG stesso è considerato un nano dagli altri giganti davvero grandi e crudeli che vorrebbero divorare Sofia. Esso stesso è di fatto un bambino: con quel suo deposito ancora grezzo, informe di parole, frasi, modo di dire che costituiscono il sostrato più profondo di quella che chiamiamo non a caso la madrelingua. Ricordiamo che infanzia significa appunto mancanza ancora di parola, di facoltà logica piena. Il rapporto tra gigante amico e popolo lo capiamo in tutta la grande scena simbolica e allo stesso tempo esilarante, travolgente della Regina. È come se Sofia dicesse alla sovrana, a chi detiene il potere, che un popolo sono i suoi stessi sogni, le sue favole, i suoi racconti attorno al fuoco dell’immaginazione, che anche quando è adulta è pur sempre autenticamente bambina. La Regina deve proteggere, salvare il suo popolo, salvare lo scrigno onirico prezioso custodito dall’infanzia originaria di ogni popolo.
Per questo il sogno di Sofia è alla fine il sogno di tutto il film, di tutto il racconto di Roald Dahl, nel quale i tratti favolistici dell’animazione cinematografica si alternano e sono addirittura impastati dentro quelli reali. Lo stesso GGG cattura i tratti somatici dell’attore Mark Rylance dentro quelli di un cartone animato dalle grandi orecchie a sventola. Grandi e amichevole anch’esse, perché il popolo gigante dei sogni, dei racconti sarà sempre pronto ad ascoltare il cuore delle bambine e dei bambini che lo chiamano dal profondo della propria caverna segreta. Pronto ad ascoltarli e ad afferrarli sulla soglia tra la stanza buia e il sonno.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a riccardo tavani »
[ - ] lascia un commento a riccardo tavani »
|
|
d'accordo? |
|
|