davesan
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giovedì 6 aprile 2017
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rogues for the glory
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Quando Leila è catturata da Dart Fener, all’inizio de “Una nuova speranza”, consegnerà a c1-p8 la piantina della fatidica Morte Nera. Rogue One racconta come un manipolo di impavidi s’impossesserà di quei piani, consegnandoli ai ribelli. La nascita della task-force e la battaglia che porterà alla “vittoria”. Le virgolette su ‘vittoria’ potrebbero sembrare superflue. Guardando il film si evidenzia una visione più scettica rispetto a Star Wars. Una conquista che comporterà il sacrificio, al pari di molte rivoluzioni reali. Il cast è azzeccato e i protagonisti affiatati, anche se non si pettinano a vicenda… Nonostante questo i sentimenti arriveranno per un finale a suo modo romantico. Le trovate sceniche sono originali e le armi di distruzione dell’impero si manifestano con perizia degna dei migliori disaster movies.
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Quando Leila è catturata da Dart Fener, all’inizio de “Una nuova speranza”, consegnerà a c1-p8 la piantina della fatidica Morte Nera. Rogue One racconta come un manipolo di impavidi s’impossesserà di quei piani, consegnandoli ai ribelli. La nascita della task-force e la battaglia che porterà alla “vittoria”. Le virgolette su ‘vittoria’ potrebbero sembrare superflue. Guardando il film si evidenzia una visione più scettica rispetto a Star Wars. Una conquista che comporterà il sacrificio, al pari di molte rivoluzioni reali. Il cast è azzeccato e i protagonisti affiatati, anche se non si pettinano a vicenda… Nonostante questo i sentimenti arriveranno per un finale a suo modo romantico. Le trovate sceniche sono originali e le armi di distruzione dell’impero si manifestano con perizia degna dei migliori disaster movies. Un mondo chiaramente distopico. Un impero in grado di devastare pianeti interi. Anche per questo il piano dei Nostri assume la connotazione di un incipit. Se qualcuno tra il pubblico non avesse visto la saga di Guerre Stellari, il film di Edwards invoglia. Più viscerale rispetto ai fratelloni e a tratti più cupo. Elementi che infondono una certa aura da sci-fi “alto” (come Godzilla d’altronde). La battaglia conclusiva però, si riscatta da presunte sottigliezze. Proponendo sequenze di combattimento terrestri, aeree e aerospaziali più tipiche, e prorompenti. In realtà l’impronta Star Wars si svela propriamente nel finale. Da racconto di formazione, la storia ci sbalza in un war movie galattico. In senso letterale e qualitativo.
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liuk!
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sabato 1 aprile 2017
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prequel-sequel
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Rogue One precede la trilogia originale di Lucas e segue, temporalmente, la trilogia di Anakin.
A livello di plot, quindi, non aggiunge nulla alla saga ma si limita a ricoprire il ruolo di exploit delle vicende scritte all'inizio di Una Nuova Speranza. Sicuramente questo è il punto nevralgico di una pellicola molto ben realizzata ma poco originale.
Se alla Disney manca fantasia di certo non mancano effetti speciali all'avanguardia e buoni attori. Il comparto tecnico è ineccepibile e il tocco di classe è dato dall'accostamento di tecniche visive di prim'ordine a effetti anni 70 che ricalchino quelli usati da Lucas. Rivedremo quindi terminali, pulsantoni e raggi laser colorati che ci riporteranno indietro di 40 anni.
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Rogue One precede la trilogia originale di Lucas e segue, temporalmente, la trilogia di Anakin.
A livello di plot, quindi, non aggiunge nulla alla saga ma si limita a ricoprire il ruolo di exploit delle vicende scritte all'inizio di Una Nuova Speranza. Sicuramente questo è il punto nevralgico di una pellicola molto ben realizzata ma poco originale.
Se alla Disney manca fantasia di certo non mancano effetti speciali all'avanguardia e buoni attori. Il comparto tecnico è ineccepibile e il tocco di classe è dato dall'accostamento di tecniche visive di prim'ordine a effetti anni 70 che ricalchino quelli usati da Lucas. Rivedremo quindi terminali, pulsantoni e raggi laser colorati che ci riporteranno indietro di 40 anni.
Complessivamente avrei forse preferito uno Star Wars 8, più interessante e stimolante, ma voglio pensare a Rogue One come un omaggio vintage a tutti i fans.
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venerdì 20 gennaio 2017
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rogue one senza troppe pretese
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Rogue One A Star Wars Story, ottavo film dell'amata saga creata da George Lucas, è uno spin off che si situa tra Episodio III e Episodio IV promettendo nuovi sviluppi in un punto chiave dell'intera saga. Tra i meriti di Rogue One c'è l'aver portato un briciolo di inventiva nella saga che soprattutto con Episodio VII aveva dato a molti l'impressione di cadere nel già visto. Tuttavia Rogue One si dimostra alla fine un film sbilanciato. Dopo una prima parte a tratti lenta e difficile da seguire, il film entra nel vivo dell'azione mettendo molta carne al fuoco sul fronte "action", lo strappo è brusco tanto che sembra quasi di guardare un altro film, non propriamente una diretta conseguenza dell'evolversi della vicenda.
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Rogue One A Star Wars Story, ottavo film dell'amata saga creata da George Lucas, è uno spin off che si situa tra Episodio III e Episodio IV promettendo nuovi sviluppi in un punto chiave dell'intera saga. Tra i meriti di Rogue One c'è l'aver portato un briciolo di inventiva nella saga che soprattutto con Episodio VII aveva dato a molti l'impressione di cadere nel già visto. Tuttavia Rogue One si dimostra alla fine un film sbilanciato. Dopo una prima parte a tratti lenta e difficile da seguire, il film entra nel vivo dell'azione mettendo molta carne al fuoco sul fronte "action", lo strappo è brusco tanto che sembra quasi di guardare un altro film, non propriamente una diretta conseguenza dell'evolversi della vicenda. Sul fronte degli attori nessuno dei protagonisti sembra spiccare, Felicity Jones, la protagonista, non trasmette quell'empatia propria dei personaggi memorabili della saga, nonostante la trama offra spunti drammatici, i coprotagonisti sembrano tutti recitare in maniera incolore la propria parte, forse consapevoli della loro (prematura) dipartita. Sicuramente non verranno ricordati a lungo. La storia nel finale deve forzatamente combaciare per rendere credibile l'inizio di Episodio IV, per far questo si ricorre a versioni digitali di personaggi vecchi, anche senza uno scopo preciso, creando delle citazioni un pò forzate dei vecchi episodi.
La forza è diventato uno slogan senza senso
La forza è sempre stata negli episodi della saga originale e nei prequels un elemento fondante dell'universo di Star Wars. In Episodio VII e in Rogue one, sembra invece diventato uno slogan da film di serie C, viene spesso citata, slegandola dall'universo dei jedi e dall'aspetto spirituale. Come può la Forza essere con i protagonisti di Rogue One se non sanno che cosa rappresenti? Negli episodi pre-disney i protagonisti venivano educati ad usare e conoscere la Forza. Il monaco di Rogue One, che dovrebbe rappresentare la guida spirituale del film come poteva essere Obi Wan Kenobi negli episodi di Lucas, sembra più un ritardato con intenti suicidi che un custode della spiritualità.
Voto: 2 e mezzo
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emanuele 1968
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lunedì 16 gennaio 2017
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bello
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Quanti anni ormai passati, accidenti, eppure la saga resiste ancora, belli gli effetti speciali, film molto movimentato, però non ho mai capito se gli omini bianchi sono robot oppure militari con corazza? mah?
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marychan
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lunedì 16 gennaio 2017
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non lo consiglio
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È un film di guerra, niente di più. Ci si accorge di star guardando un film di Star Wars solo per le fugaci apparizioni di darth vader (per il quale hanno scelto un doppiatore nemmeno simile a quello originale) e di C3po e R2D2, più qualche altro personaggio ormai trapassato ma ben ricostruito con tecniche all'avanguardia. La storia di base è buona, ma non vedo la necessità di farne un film così cupo e sparatutto alla americana.
I personaggi sono senza spessore, tutti con la stessa straziante storia alle spalle che chiunque saprebbe inventare, vista e rivista in mille altre occasioni. Il samurai cieco mi sembra proprio una forzatura, nonostante sia forse l'unico che porta un briciolo di humor in un film decisamente noioso.
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È un film di guerra, niente di più. Ci si accorge di star guardando un film di Star Wars solo per le fugaci apparizioni di darth vader (per il quale hanno scelto un doppiatore nemmeno simile a quello originale) e di C3po e R2D2, più qualche altro personaggio ormai trapassato ma ben ricostruito con tecniche all'avanguardia. La storia di base è buona, ma non vedo la necessità di farne un film così cupo e sparatutto alla americana.
I personaggi sono senza spessore, tutti con la stessa straziante storia alle spalle che chiunque saprebbe inventare, vista e rivista in mille altre occasioni. Il samurai cieco mi sembra proprio una forzatura, nonostante sia forse l'unico che porta un briciolo di humor in un film decisamente noioso.
Almeno nella battaglia finale ritorna un po' di collegamento con la saga, con le vecchie belle uniformi arancioni dei piloti e le vecchie astronavi da guerra, ma non è abbastanza per salvare l'altra ora e mezza di noia assoluta. Dicono che non bisognerebbe paragonare i nuovi star wars ai vecchi, e da un certo punto di vista lo trovo anche giusto, ma se devo guardare un altro prequel o spin-off come rogue one, allora preferisco vedermi "Salvate il soldato Ryan". Forse prendendo il film singolarmente avrei anche potuto dargli più di una stella, ma considerando che il voto medio della minaccia fantasma è di due stelle e mezza -invece a me è piaciuta molto, come gli altri cinque film- credo che mezza stella in confronto sarebbe stata regalata.
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[+] lo avevano detto
(di l''uomodellasala)
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ciotla
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giovedì 12 gennaio 2017
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passaggio cruciale dell'intera storia star wars
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Passaggio essenziale per far luce sulla storica frase: "Navi spaziali ribelli, dopo aver colpito una base segreta, hanno ottenuto la loro prima vittoria contro il malvagio Impero Galattico. Durante la battaglia, spie ribelli sono riuscite a rubare i piani tecnici dell'arma decisiva dell'Impero, la Morte Nera". Inizia in sordina ma dalla metà in poi è in grado di riaccendere la passione insita in Guerre Stellari.
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Passaggio essenziale per far luce sulla storica frase: "Navi spaziali ribelli, dopo aver colpito una base segreta, hanno ottenuto la loro prima vittoria contro il malvagio Impero Galattico. Durante la battaglia, spie ribelli sono riuscite a rubare i piani tecnici dell'arma decisiva dell'Impero, la Morte Nera". Inizia in sordina ma dalla metà in poi è in grado di riaccendere la passione insita in Guerre Stellari. Spin-off ben riuscito, superiore a molti episodi della saga originale incluso episodio VII.
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nexus
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martedì 3 gennaio 2017
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finalmente!
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FINALMENTE... è stato fatto!
Si è capito che continuare la saga di Star Wars con protagonisti troppo carismatici avrebbe “ingessato” l'azione.
La violenza e la complessità delle battaglie sul terreno e nello spazio rendono impossibile che “l'eroe di turno” non perisca mai... a meno che non sia dotato di “superpoteri”.
In quel caso però non vi sarebbe sorpresa: sapresti già l'esito di ogni scontro.
In questo episodio finalmente non vi sono solo personaggi invincibili e questo dona alla narrazione una freschezza che era scomparsa negli ultimi film troppo centrati sulla religione “Jedi” e sul carisma dei protagonisti.
Lunga vita a Sar Wars!
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andrea1974
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lunedì 2 gennaio 2017
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la forza è nel gruppo
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Rogue One funziona straordinariamente. Autentico Star Wars atteso dopo la prima trilogia (episodi IV - V - VI), non è uno spin-off, ma un vero midquel che si regge totalmente da solo, eppure in grado di espandere l'universo di Guerre Stellari; di provocare nuove domande, nuovi interrogativi e al contempo di rispondere alla perfezione al titolo di testa del film del 1977: "Un gruppo di ribelli è riuscito ad impadronirsi dei piani della Morte Nera". Funziona per le battaglie stellari, guerriglie che mettono corpo a corpo protagonisti e antagonisti, umanizzando sempre di più gli stormtroopers; funziona per il pathos dei personaggi, in cui ciascun protagonista trova una propria dimensione a tutto tondo e di chiaroscuro che umanizza e dona profondità; funziona per i camei dei personaggi di sempre: lasciano a bocca aperta le espressioni ricostruite del gran moff Tarkin e della principessa Leia; funziona per l'angolatura pienamente umana del film, in cui la forza è presente interiormente, senza tuttavia intervenire nella vicenda.
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Rogue One funziona straordinariamente. Autentico Star Wars atteso dopo la prima trilogia (episodi IV - V - VI), non è uno spin-off, ma un vero midquel che si regge totalmente da solo, eppure in grado di espandere l'universo di Guerre Stellari; di provocare nuove domande, nuovi interrogativi e al contempo di rispondere alla perfezione al titolo di testa del film del 1977: "Un gruppo di ribelli è riuscito ad impadronirsi dei piani della Morte Nera". Funziona per le battaglie stellari, guerriglie che mettono corpo a corpo protagonisti e antagonisti, umanizzando sempre di più gli stormtroopers; funziona per il pathos dei personaggi, in cui ciascun protagonista trova una propria dimensione a tutto tondo e di chiaroscuro che umanizza e dona profondità; funziona per i camei dei personaggi di sempre: lasciano a bocca aperta le espressioni ricostruite del gran moff Tarkin e della principessa Leia; funziona per l'angolatura pienamente umana del film, in cui la forza è presente interiormente, senza tuttavia intervenire nella vicenda. Gran bel film, con il ritmo che conosce tutti i tempi: dalla costituzione della compagnia, quasi una citazione tolkeniana, alla velocizzazione della battaglia negli ultmi cinquanta minuti, fino all'epilogo dei ultimi cinquanta secondi che accordano due film distanti temporalmente trentanove anni. Un istant-classic che detta nuovi stilemi, la vera novità di Guerre Stellari.
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fabal
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lunedì 2 gennaio 2017
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un aggancio riuscito
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L’anno scorso la visione di Episodio VII mi aveva profondamente deluso, se non irritato. Un reboot spacciato per sequel, che ricalcava la trama, gli snodi narrativi, i personaggi e persino i dialoghi del primo storico Guerre Stellari del 1977. Un film che pretendeva l’autonomia viaggiando però sul ricalco, proponendo una trama pressoché identica e un cattivo nuovamente mascherato che intrinsecamente si prestava al paragone con Darth Vader (che poi sarebbe suo nonno) e ne usciva goffo. Con un’esplorazione del mistero della Forza quasi assente, per nulla sacrale e per giunta condita da scambi di battute elementari. Nuovi e vecchi personaggi si incontravano scaldando però i cuori dei fan: la riapparizione di Han Solo è stata la più intensa e significativa, ma è stato tolto di mezzo con un colpo di scena di dubbio gusto, una morte alla Game of Thrones.
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L’anno scorso la visione di Episodio VII mi aveva profondamente deluso, se non irritato. Un reboot spacciato per sequel, che ricalcava la trama, gli snodi narrativi, i personaggi e persino i dialoghi del primo storico Guerre Stellari del 1977. Un film che pretendeva l’autonomia viaggiando però sul ricalco, proponendo una trama pressoché identica e un cattivo nuovamente mascherato che intrinsecamente si prestava al paragone con Darth Vader (che poi sarebbe suo nonno) e ne usciva goffo. Con un’esplorazione del mistero della Forza quasi assente, per nulla sacrale e per giunta condita da scambi di battute elementari. Nuovi e vecchi personaggi si incontravano scaldando però i cuori dei fan: la riapparizione di Han Solo è stata la più intensa e significativa, ma è stato tolto di mezzo con un colpo di scena di dubbio gusto, una morte alla Game of Thrones.
Alla maggior parte però, Il risveglio della Forza è piaciuto per via un innegabile pregio. Visivamente faceva rivedere gli ambienti, i mezzi, l’atmosfera della trilogia classica, senza quell’evanescenza sbrilluccicante degli Episodi I, II, III. La critica che ha incensato questa svolta “neoclassica” esaltando il film di Abrams è stata ipocrita, perché dieci anni prima aveva salutato con favore il peggior episodio di Star Wars di sempre: La vendetta dei Sith. Con un giudizio partorito forse più dalla gratitudine che dalla qualità del prodotto, l’ultimo episodio firmato Lucas è stato definito come il migliore della nuova trilogia e il modo degno di chiudere la più grande epopea del cinema.
Personalmente non sono affatto d’accordo e ritengo invece gli Episodi I e II dei film buoni, decisamente migliori del terzo e comunque perfettamente autonomi, quasi anarchici e irriverenti nel porsi di fronte alla prima trilogia. Belli o brutti che fossero, e non sempre ben recitati.
Ormai la critica non stronca più i film high budget, quelli che devono incassare: non lo fa quasi mai con la gragnola seriale di capitoli marveliani, non lo fa coi blockbusters fracassoni in generale, non vedo perché dovrebbe farlo con Star Wars e con un film costato 250 milioni di dollari.
Ma veniamo a Rogue One che, a differenza de Il risveglio della Forza non è un sequel ma un prequel. E ha il vantaggio di avere la traccia narrativa già nota fin dai titoli di testa del primo Star Wars.
Oro colato per i fan: finalmente capiremo cosa sono questi piani della Morte Nera per cui Darth Vader tanto si affanna e come i ribelli li hanno conquistati. La sceneggiatura deve quindi essere solida e coerente, e non si può giocare sul reboot perché il film deve esattamente ricoprire il ruolo di casella mancante. Ma per farlo non basta la trama ma anche la FEDELTA’ VISIVA alla trilogia classica, che però era già stata riesplorata con successo lo scorso anno.
E’ insomma un film dalle potenzialità enormi, con la strada spianata e la possibilità di fare fan service a gogò utilizzando l’agognata arma dei cameo.
Insomma, Rogue One ha tutte le carte in regola per far emozionare i fan storici ed uscire dal cinema con quel senso di nostalgico appagamento che io stesso non vivevo da un bel po’.
Anche se il film parte piuttosto male con una prima parte legnosa, la seconda metà difficilmente può lasciare insoddisfatti. Preso di per sé il film non è un capolavoro e non so fino a che punto possa essere un buon punto di partenza per chi non sia avvezzo alla trilogia classica o almeno ad Una nuova speranza. Ma chi la conosce bene non potrà restare indifferente almeno alle perfette soluzioni visive che Rogue Oneè in grado di offrire, sia con la riproposizione degli elementi classici ma lustrati a nuovo da una splendida fotografia (pianeti, mezzi, costumi e armi) sia con i volti di alcuni personaggi interamente ricostruiti in CGI che faranno letteralmente strabuzzare gli occhi.
L’atmosfera è quella giusta, in cui lo spettatore può sentirsi a casa in tranquillità, senza il solito di ricatto morale di aprirsi al nuovo demonizzando la sua nostalgia. No, ora la nostalgia si può vivere con la massima serenità, senza che i cameo prevalgano sui nuovi personaggi che comunque raccontano la loro nuova storia.
Cosa che, però, non sempre fanno bene, generando anzi dei veri e propri momenti di stanca e inducendo lo spettatore a non meravigliarsi dell’adesso MA A SPERARE NEL DOPO, CONVINTO CHE IL MEGLIO DEBBA ANCORA ARRIVARE. Magari con qualche ingresso clamoroso o qualche scena che lo proietti istantaneamente ad Una nuova speranza. E infatti le sequenze migliori sono tutte nella seconda parte.
Insomma, l’impressione è sempre la stessa: che ancora una volta un film di Star Wars tanto più sia bello quanto più faccia RIVIVERE, più che vivere. Quanto più rimandi. Che non possa mai sottrarsi al compito della citazione perenne, che non possa veramente appassionare le nuove generazioni se non di riflesso, e che, in buona sostanza, Darth Vader abbia sempre “troppo” in più rispetto a Jyn, Rey, Ren, Finn, Cassian e questi nomi tutti uguali.
Altro difetto dei nuovi è il loro tratto eccessivamente romanzato e poco ironico. Dialoghi lunghi e melensi coinvolgono spesso la bella Felicity Jones che chiude molte sequenze con frasi ad effetto di una snervante banalità morale, abusando del termine “speranza” quanto basta e per giunta facendolo con tutti i personaggi che incontra. Ma veniamo all’analisi del film più dettagliata, partendo dalla sceneggiatura.
SCENEGGIATURA: 7
Rogue One parte decisamente in sordina. Ci bombarda di sequenze brevi, cambiando cinque pianeti nei primi dieci minuti ma giocando subito a carte scoperte: vedere la base ribelle su Yavin come la ricordavamo, con quello stesso piglio artigianale, oltre alle facce note che la popolano, è un ottimo biglietto da visita. Purtroppo, però, la prima parte è farraginosa, lenta, confusa. Troppi personaggi ci vengono presentati e tutti dalla dubbia utilità. I dialoghi cominciano a puzzare di retorica e l’unico mordente consiste nelle ripetute scene di guerra, nell’estenuante ricerca dell’ingegner Galen Erso.
La seconda parte invece, migliora. Dal secondo rendez-vous su Yavin fino all’assalto di Scarif l’azione finalmente si concentra nel punto focale e i nodi vengono al pettine. Superfluo ricordare lo schieramento della flotta ribelle ne Il ritorno dello Jedi, ma anche qui tutto è fatto davvero bene, piloti compresi. Alcuni dei quali, ricostruiti in CGI, sono gli stessi dello storico assalto alla Morte Nera.
Da qui alla fine il film scorre efficace, sicuro di sé, perché l’inizio di Una nuova Speranza è sempre più vicino cronologicamente e la strada è spianata. Molto bello il recupero dei piani, emozionante la battaglia terrestre sull’isola di Scarif, ottimo il balzo di ritmo nel finale. Gli intermezzi strappalacrime non svaniscono ma sono ora più tollerabili.
La sceneggiatura dunque funziona. Più per l’idea di fondo che per i tempi, non sempre scanditi in modo brillante. Chris Weitz non è un veterano di fantascienza, Gilroy invece è lo sceneggiatore dell’epopea di Bourne ma anche del brillantissimo State of Play.
Nell’idea di fondo c’è invece il soggetto di Gary Whitta (confesso di non sapere chi sia) ma anche di John Knoll, non uno qualunque.
Che è inoltre il produttore esecutivo di Rogue One, e questa non può che essere una garanzia. E’ un premio Oscar agli effetti speciali, guadagnato per l’innegabile qualità visiva della saga di Pirati dei Caraibi, ma è anche un veterano di Star Wars. Già, perché fu supervisore agli effetti visivi anche ai tanto bistrattati episodi I,II e III. Non ne Il risveglio della Forza.
PERSONAGGI: 5
Ai nuovi personaggi manca sostanzialmente l’ironia.
Anziché mascherare i loro tormenti negli scambi di battute sdrammatizzanti (sapete perfettamente cosa intendo, ma giova ripeterlo:
Leia: “Ti amo!”
Han Solo: “Lo so”) fanno dei pipponi tremendi sulla speranza, sulla missione esistenziale di resistere all’Impero. Nessuno che abbia il coraggio di dire che lo fa per soldi, rivolgendosi con fordiana irriverenza a un capo della Ribellione. No, per carità. Sono tutti eroi di grandi principi, avventurieri senza sorriso che se pure cedono al cinismo lo fanno per un fine superiore.
Non parliamo dell’ologramma ciarliero con cui Galen Erso redime la sua anima ricordando a sua figlia quanto grande sia l’amore di un padre. Bla bla bla.
E molto spesso un tema sonoro invasivo accompagna questa prolissità emotiva, amplificando il tono romanzato di questo nuovo Star Wars.
Ma ormai il mood è quello dell’entusiasmo e ora si perdona tutto, innescando il solito spiacevole criterio dei due pesi e due misure. Lo fa Lucas ne L’attacco dei Cloni, celebrando una scialba storia d’amore con il tema Across the stars, e viene massacrato dalla critica e dal pubblico. Con Gareth Edwards si passa sopra. Meno male che non lo ha fatto J.J. Abrams altrimenti la critica avrebbe elogiato il piglio innovativo “di un universo che acquisisce finalmente una dimensione umana laddove l’aridità emotiva di Lucas l’aveva prosciugato con le sue stesse mani”. Ok, fine della polemica.
Anche se Felicity Jones è più bella e più inquadrata come attrice, a me la strafottenza velenosa e sarcastica di Carrie Fisher manca da morire. Ma questo fa parte della mia personale preferenza nel concetto di attore, e forse di sceneggiature più anarchiche che una volta consentivano agli interpreti la licenza della disinvoltura.
Lo pseudo-monaco shaolin con la sua guardia del corpo diventano indispensabili (oppure l’ex pilota imperiale con le movenze di Pippo), quando abbassare il tasso di serietà è d’obbligo, perché troppo alto nei protagonisti, soprattutto nel musone Diego Luna. Personalmente, l’unico personaggio a cui mi sono davvero affezionato è il droide convertito K-2SO, che è quello più irriverente, simpatico e che sa rendersi utile. Più spazio avrebbe meritato l’interessante Saw Guerrera, interpretato da un attore importante come Forest Whitaker che insieme a Mikkelsen tiene alto il livello del cast. Purtroppo entrambi sono davvero marginali e coinvolti nei già citati siparietti strappalacrime. Peccato.
Sui cameo non mi esprimo, perché rischio di sembrare troppo nostalgico. Ma se qualcuno ha il coraggio di affermare che l’entrata di Vader non emozioni venti volte di più di tutte le Jyn, i Kylo Ren, i Cassian messi insieme… Beh, per me non è onesto con se stesso.
COLONNA SONORA: 6
Giacchino è allievo di Williams, e si vede. La colonna sonora ha il grosso merito di essere autonoma, sebbene un tantino invasiva nei momenti drammatici. I temi classici non prevalgono su quelli inediti ma compaiono coi tempi giusti, accompagnando bene le immagini e suscitando piacevoli emozioni.
FOTOGRAFIA: 10
Di meno non si può davvero dare. L’integrazione tra gli effetti speciali e la fedeltà agli scenari classici è perfetta. Le scocche dei caccia ribelli mantengono il piglio artigianale dei modellini ma non stonano con le piroette digitali a suon di laser chiassosi. I costumi sono perfetti, il make up dei personaggi anche. Anche tutti gli interni, delle astronavi, della Morte Nera, della base ribelle sono riprodotti in maniera eccellente e a tratti lo spettatore matura davvero l’impressione che Una nuova speranza non sia che la seconda parte di questo film, tanto riuscita è la continuità visiva. Anche gli ambienti nuovi sono interessanti: l’installazione su Eadu, il complesso acquatico di Scarif.
EMOZIONE: 7
Dal cinema si esce emozionati, soprattutto se siete fan di vecchia data. E’ un’emozione, però, che sa di revival.
Come già detto, l’equivoco di fondo è il valore intrinseco di Rogue One: entusiasma perché fa rivivere, brilla non di luce propria ma riflessa. LA SUA LUCE E’ IN REALTÀ LA NUOVA LUCE CON CUI INQUADRA IL VECCHIO GUERRE STELLARI, che probabilmente mai più vedremo con gli stessi occhi. Tutto benissimo, e personalmente non ho alcun problema ad ammettere questa rendita perenne.
A differenza de Il risveglio della Forza, però, questa rendita è ora palese, dichiarata. Non si pretende di fare un film nuovo facendo poi uscire un reboot ruffiano. Si fa un film di complemento dichiarato con un’idea già tracciata, con un ruolo e una dimensione ben precisi. Rogue One trova la sua dignità di film solido non perché si sgancia ma perché si aggancia senza giri di parole, e lo fa molto bene.
Certo, manca la Forza. Mancano gli Jedi e quel senso di profondità sacrale che aleggia intorno a Yoda o Obi Wan. E non si subisce il fascino del Lato Oscuro, ma forse è giusto così. Non è corretto che gli Skywalker e nipoti rubino sempre la scena agli altri. Qui si parla dei ribelli e della loro vittoria finora sottovalutata.
CONCLUSIONI
Rogue One è un must per i fan.
E’ un film che si merita un bel 7 perché meraviglia, soprattutto visivamente. A tratti è lento, noioso e romanzato, ma la presenza massiccia di elementi di revival risolleva il mordente. E’ una perfetta introduzione a Una nuova speranza.
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flaw54
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lunedì 2 gennaio 2017
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la saga continua
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Non possiamo dire che il film sia oriinale visto che ripercorre tutti gli stereotipi tipici della saga, ma è costruito e sceneggiato in modo positivo e si segue con una certa piacevolezza. Non riesco più a capire se sia un prequel o un sequel o qualsiasi altra cosa, ma sono pur sempre due ore di cinema. Una critica: poco significativi e per nulla icastici gli attori che in film di tal genere dovrebbero mostrare un maggior carisma e una maggiore personalità.
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