flyanto
|
martedì 26 aprile 2016
|
un monaco che induce alla riflessione
|
|
|
|
Con "Le Confessioni", dopo il precedente "Viva la Libertà", ritorna la collaborazione tra il regista Roberto Andò e l'attore Toni Servillo e nuovamente, sia pure in forma diversa, viene riproposto il tema della politica contemporanea.
In una località poco definita della Germania, in un grande e lussuoso albergo, si riuniscono gli otto importanti ministri delle maggiori potenze economiche mondiali. Presiede l'imponente congresso, nel corso del quale devono essere prese delle importanti e determinanti decisioni per il futuro dell'umanità, il direttore del fondo monetario internazionale (Daniel Auteuil) ed insieme alle suddette personalità sono state invitate anche una scrittrice di libri per bambini, una rock star ed un monaco (Toni Servillo).
[+]
Con "Le Confessioni", dopo il precedente "Viva la Libertà", ritorna la collaborazione tra il regista Roberto Andò e l'attore Toni Servillo e nuovamente, sia pure in forma diversa, viene riproposto il tema della politica contemporanea.
In una località poco definita della Germania, in un grande e lussuoso albergo, si riuniscono gli otto importanti ministri delle maggiori potenze economiche mondiali. Presiede l'imponente congresso, nel corso del quale devono essere prese delle importanti e determinanti decisioni per il futuro dell'umanità, il direttore del fondo monetario internazionale (Daniel Auteuil) ed insieme alle suddette personalità sono state invitate anche una scrittrice di libri per bambini, una rock star ed un monaco (Toni Servillo). Nel corso della prima serata dell'incontro il direttore del fondo monetario ha un importante e molto privato colloquio col monaco in seguito al quale la mattina dopo egli viene però trovato morto. Da questo momento si scateneranno tutte le possibili indagini per sapere sulla morte del banchiere e dal monaco il contenuto della privata conversazione in modo tale da conoscere se è stato deciso o rivelato qualcosa di importante concernente le decisioni che avrebbero dovuto essere discusse e conseguentemente prese nel corso del congresso ormai mancato.
Servillo, in maniera completamente differente dal suo doppio ruolo in "Viva la Libertà", interpreta nuovamente dietro le spoglie di un religioso, molto simile a quelli francescani, un portatore della verità o, meglio, del buon senso e dei reali valori di giustizia ed equità ormai scomparsi o tenuti in poco conto ai giorni nostri. La sua presenza, carismatica, proprio grazie alla sua semplicità nel vestire e nell'atteggiarsi, scuote molti, se non tutti, i partecipanti al congresso risvegliando in loro la propria coscienza e facendoli ricredere sulle proprie posizioni prese o che avrebbero dovuto essere prese. Più di tutti, ovviamente, il direttore del fondo monetario, preso da una sorta di profondo rimorso e di disprezzo verso situazioni poco accettabili e difficili da prendere. In un mondo cinico e spietato come quello contemporaneo, e non soltanto nel campo della politica e dell'economia ad alti livelli, Andò ripropone in alcuni dei suoi personaggi (qui precisamente in quella del direttore del fondo monetario, in "Viva la Libertà" in quella del capo di un influente partito politico) una sorta di presa di coscienza "salvifica" per la propria anima e come unico spiraglio, forse, di un cambiamento reale verso una probabile positività. Servillo, nella sua, come sempre, magistrale interpretazione diventa dunque il portavoce di tutto ciò o, comunque, colui che provoca profondi cambiamenti interiori in alcuni individui e, se "Le Confessioni", per quanto ben girato e ben interpretato (peraltro da grossi nomi di attori italiani e non quali, Pierfrancesco Favino, Christopher Lambert, Connie Nielsen, ecc....) non risulta una novità per ciò che concerne la trama in generale, sicuramente il suo valore risiede tutto, appunto, nella performance quanto mai efficace di Toni Servillo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
maurizio meres
|
sabato 23 aprile 2016
|
salus è la salvezza
|
|
|
|
Film ben fatto,da interpretare in due direzioni opposte,la prima schematica e occidentalista,potere,lussuria,non fare nulla per i deboli,egoismo esistenziale,per loro potenti il futuro dei paesi più deboli non conta nulla,un racconto di politica economica,lento e noioso.
La seconda,chi è Salus,un monaco,sicuramente la figura più spirituale del cattolicesimo,il nome non scelto a caso dal regista può significare,salvezza,dell'anima,lui è lo specchio in cui ognuno può vedere la propria coscienza,una entità metafisica del credere ad un qualcosa di divino,nel film il bisogno di vedersi dentro diventa un utopia,nessuno dei potenti difatti ammette le proprie colpe,nessuno conosce il proprio essere,il potere sovrasta ogni ragione umana.
[+]
Film ben fatto,da interpretare in due direzioni opposte,la prima schematica e occidentalista,potere,lussuria,non fare nulla per i deboli,egoismo esistenziale,per loro potenti il futuro dei paesi più deboli non conta nulla,un racconto di politica economica,lento e noioso.
La seconda,chi è Salus,un monaco,sicuramente la figura più spirituale del cattolicesimo,il nome non scelto a caso dal regista può significare,salvezza,dell'anima,lui è lo specchio in cui ognuno può vedere la propria coscienza,una entità metafisica del credere ad un qualcosa di divino,nel film il bisogno di vedersi dentro diventa un utopia,nessuno dei potenti difatti ammette le proprie colpe,nessuno conosce il proprio essere,il potere sovrasta ogni ragione umana.Il Monaco è una entità,ascolta gli uccelli,parla con il cane,dialoga tramite il pensiero con un malato di alzheimer,niente lo turba,ma tutto ciò che ascolta lo rende disgustato.
Salus e la salute un elisir in cui i potenti si rigenerano,in una pulizia della loro coscienza,senza capire il messaggio sul significato della parola,altruismo,che in ognuno di noi la coscienza ci trasmette.Lui è la purezza dell'anima,esiste in ognuno di noi,senza che c'è ne rendiamo conto.
Magnificamente interpretato da un Servillo in ottima forma,come un direttore d'orchestra detta i tempi,poche parole ma atteggiamenti,espressioni,e soprattutto i silenzi danno al film la giusta atmosfera quasi surreale della trama,ottimamente recitata da tutti gli altri attori.
Ottima ambientazione,che rispecchia la tematica del film,lusso ai massimi livelli in un resort quasi monastico.
Se la seconda direzione è quella giusta diventa un bellissimo film.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maurizio meres »
[ - ] lascia un commento a maurizio meres »
|
|
d'accordo? |
|
vincenzo ambriola
|
sabato 30 aprile 2016
|
un monaco tiene testa ai potenti
|
|
|
|
A una singolare riunione del G8 partecipano tre ospiti della società civile, il direttore muore. Sarà stato un suicidio o un omicidio? Il monaco certosino, invitato senza plausibili ragioni dal direttore, si trova al centro di un dilemma che attanaglia i membri del G8: attuare le misure draconiane già accettate prima della morte del direttore. Un film lento, a tratti teatrale, dominato dalla figura imponente di Servillo, il monaco, che sovrasta gli altri protagonisti con il suo saio e il suo silenzio. Molto è lasciato allo spettatore, riempire le pause e interpretare le frasi solenni pronunciate dal monaco. Non amo questo stile, che trasmette una sensazione di pigrizia del regista quasi come se il film lo debba girare chi lo vede, ma Andò è riuscito a farmene apprezzare le pause, le inquadrature della natura, i suoni e le finzioni.
[+]
A una singolare riunione del G8 partecipano tre ospiti della società civile, il direttore muore. Sarà stato un suicidio o un omicidio? Il monaco certosino, invitato senza plausibili ragioni dal direttore, si trova al centro di un dilemma che attanaglia i membri del G8: attuare le misure draconiane già accettate prima della morte del direttore. Un film lento, a tratti teatrale, dominato dalla figura imponente di Servillo, il monaco, che sovrasta gli altri protagonisti con il suo saio e il suo silenzio. Molto è lasciato allo spettatore, riempire le pause e interpretare le frasi solenni pronunciate dal monaco. Non amo questo stile, che trasmette una sensazione di pigrizia del regista quasi come se il film lo debba girare chi lo vede, ma Andò è riuscito a farmene apprezzare le pause, le inquadrature della natura, i suoni e le finzioni. Per questo ho seguito con grande attenzione la storia di un monaco che tiene testa ai potenti, senza alcuna speranza di vincere una guerra ma con la certezza di averli fatti riflettere anche solo per un momento.
[-]
[+] pienamente d'accordo!
(di gianluca sersante)
[ - ] pienamente d'accordo!
|
|
[+] lascia un commento a vincenzo ambriola »
[ - ] lascia un commento a vincenzo ambriola »
|
|
d'accordo? |
|
maramaldo
|
lunedì 25 aprile 2016
|
economia, un volto del male...
|
|
|
|
...economisti ( i vari tipi di direttorio sovranazionale, alta e bassa finanza, banchieri di ogni pezzatura...) tutti creature malefiche: per loro altro che confessore, l'esorcista ci vuole. Su questa solida pregiudiziale e con tempismo perfetto, Andò ha montato una storia, non tanto di fantasia, con riferimenti e caratterizzazioni di immediata riconoscibilità. Non occorre dirlo, poteva venirne fuori un sermone tetro e angoscioso se non ci fosse stato il talento espressivo di Toni Servillo. Il regista gli ha cucito l'abito addosso e lui ha fatto il monaco, in grande, dando da solo spessore e significato all'intera vicenda in un film che scorre svelto e intrigante, a tratti persino divertente.
[+]
...economisti ( i vari tipi di direttorio sovranazionale, alta e bassa finanza, banchieri di ogni pezzatura...) tutti creature malefiche: per loro altro che confessore, l'esorcista ci vuole. Su questa solida pregiudiziale e con tempismo perfetto, Andò ha montato una storia, non tanto di fantasia, con riferimenti e caratterizzazioni di immediata riconoscibilità. Non occorre dirlo, poteva venirne fuori un sermone tetro e angoscioso se non ci fosse stato il talento espressivo di Toni Servillo. Il regista gli ha cucito l'abito addosso e lui ha fatto il monaco, in grande, dando da solo spessore e significato all'intera vicenda in un film che scorre svelto e intrigante, a tratti persino divertente. Con misura e semplicità: poche parole (la sua specialità), pause pregnanti, un virtuoso del silenzio. Gli si è fatto fare anche opera di cultura: riscopriamo, infatti, una figura poco nota, un cimelio del medio evo, il cistercense. Religioso che qui disorienta gli antagonisti col non fare capo ad una organizzazione; operatore del sacro che affronta i servi del maligno ( i perfidi banksters di alto bordo) munito della sola fede.
Padre Salus potrebbe sembrarre il protagonista. Non lo è. Soggetto della parabola è il grand commis del governo del mondo, Daniel Roché. E' lui che ha l'idea, sente l'urgenza, di parlare con un confessore: un professionista che non trema nel guardare gli abissi dell'anima e ad un tempo è autorizzato a dare un colpo di spugna alla colpa.
L'Autore ha tante cose da dire e tenta di dirle tutte. Contagiato dall'umiltà, mi limito invece ad una escursione nella psicologia del personaggio centrale. Nessuna simpatia ammanta questa figura, sgradevole anche visivamente. In bara, un feticcio ingombrante. Nessuno lo rimpiange, figurarsi quanto lo amassero in vita. Un infelice, insomma, che , nonostante il grande potere e la superiore intelligenza, teme di sbagliare qualcosa che potrebbe rivelarsi un crimine del quale emendarsi se non giustificarsi: il non avere pietà dei suoi simili.. Deve sacrificarne a causa di un astruso calcolo, parto del suo genio, che contiene la funzione relativa alla sofferenza dell'umanità mancando la quale non si arriva ad un risultato ottimale. Non intende rinnegare, però, la creazione della sua mente. Tipico peccato di superbia dell'intelletto, luciferino, del quale - chissà perchè - nessuno si pente. Lo sa lo scaltro scrutatore di coscienze, che gli somiglia ma che ha saputo svincolarsi in tempo dalle spire della logica. E così lo manda tranquillamente al diavolo, senza pensarci due volte. Non che non gli faccia pena, la misercordia fa parte del suo kit spirituale. Ne condivide alcune intuizioni. Roché si lamenta, lui, dell'impotenza e del fallimento, sentimenti che, cozzando con la superbia, creano il dramma e portano alla disperazione. Non influiamo su nulla. Ci preoccupiamo del futuro pur non avendo chiaro cos'è il tempo; pretendiamo di intervenire nella vita dei popoli senza essere padroni della nostra.
Le Confessioni terminano con Salus che si allontana dall'albergo maledetto, leggero, seguito dalla "belva", ora rabbonita ed ubbidiente (il nostro istinto assassino che non si domina ma che si può addomesticare). Frate bianco e cane nero vengono man mano rimpiccioliti dall'obiettivo quasi a significare l'occhio della coscienza che sminuisce sempre di più il segno fino ad otturarsi del tutto.
Abbiamo un apologo. Metafisico? Non del tutto. Manca un finale edificante. Non c'è neppure un intento moralistico. Andò non se li permette, con onestà (quella che non sempre gli procura buona stampa). E, poi, sul vero mistery, il Male, non indaga. In compenso, ci chiarisce le idee su alcuni suoi rappresentanti più in vista. Se può servire, grazie.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maramaldo »
[ - ] lascia un commento a maramaldo »
|
|
d'accordo? |
|
toni mais
|
martedì 26 aprile 2016
|
san francesco
|
|
|
|
Il personaggio illuminante di tutta la storia è quello del banchiere malato d'Alzheimer che poi tanto malato non è : ha dimenticato ,meglio dire ha fatto finta di dimenticare, le password dei suoi conti cifrati per impedire ai figli di commettere gli stessi suoi errori . Alla fine sarà lui a consegnare il registratore contenete il cantico degli uccelli al monaco che già precedentemente aveva ammansito Rolf. Dunque un San Francesco del tutto indifferente ad essere rinchiuso in una cella di una prigione piuttosto che in quella di un convento ,che ammansisce il lupo e parla agli uccelli e si volatilizza dinnanzi agli uomini più potenti della terra , altra metafora per significare che gli uomini più potenti della terra non possono neppure vedere , neppure se li hanno sotto gli occhi, i poveri, gli emarginati, i sacrificabili.
[+]
Il personaggio illuminante di tutta la storia è quello del banchiere malato d'Alzheimer che poi tanto malato non è : ha dimenticato ,meglio dire ha fatto finta di dimenticare, le password dei suoi conti cifrati per impedire ai figli di commettere gli stessi suoi errori . Alla fine sarà lui a consegnare il registratore contenete il cantico degli uccelli al monaco che già precedentemente aveva ammansito Rolf. Dunque un San Francesco del tutto indifferente ad essere rinchiuso in una cella di una prigione piuttosto che in quella di un convento ,che ammansisce il lupo e parla agli uccelli e si volatilizza dinnanzi agli uomini più potenti della terra , altra metafora per significare che gli uomini più potenti della terra non possono neppure vedere , neppure se li hanno sotto gli occhi, i poveri, gli emarginati, i sacrificabili... . Servillo l'ho trovato troppo uguale a se stesso e mi domando se mai potrà interpretare ruoli tanto diversi o se resterà intrappolato nel personaggio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a toni mais »
[ - ] lascia un commento a toni mais »
|
|
d'accordo? |
|
angelo umana
|
venerdì 6 maggio 2016
|
film da premio nobel
|
|
|
|
Se un summit internazionale tra ministri economici così come lo ha immaginato il regista Roberto Andò nel film Le Confessioni fosse possibile o reale, dove cioè ci fossero invitati con competenze diverse dall’economia, ad es. un monaco certosino (Tony Servillo), un’avvenente scrittrice di successo di libri per bambini (Connie Nielsen) e una rockstar, un vertice le cui conclusioni tenessero conto dei punti di vista di chi è lontano da teorie economiche, allora il film e il regista riceverebbero di certo un Nobel per la pace.
Il luogo prescelto è un albergo dall’aria claustrale dove un vero vertice di primi ministri si tenne nel 2007, ad Heiligendamm sulla costa tedesca di fronte alla Danimarca: c’era già la Merkel, c’erano ancora Prodi, Blair, Sarkozy, Abe, Putin, Bush, Schroeder.
[+]
Se un summit internazionale tra ministri economici così come lo ha immaginato il regista Roberto Andò nel film Le Confessioni fosse possibile o reale, dove cioè ci fossero invitati con competenze diverse dall’economia, ad es. un monaco certosino (Tony Servillo), un’avvenente scrittrice di successo di libri per bambini (Connie Nielsen) e una rockstar, un vertice le cui conclusioni tenessero conto dei punti di vista di chi è lontano da teorie economiche, allora il film e il regista riceverebbero di certo un Nobel per la pace.
Il luogo prescelto è un albergo dall’aria claustrale dove un vero vertice di primi ministri si tenne nel 2007, ad Heiligendamm sulla costa tedesca di fronte alla Danimarca: c’era già la Merkel, c’erano ancora Prodi, Blair, Sarkozy, Abe, Putin, Bush, Schroeder. Considerando la scelta della “location”, il film ha il sapore della presa in giro di questi vertici; qui non manca una contestazione di fanciulle nude, nella realtà la contestazione fu molto affollata e corredata di black-blocks. Questi ministri tutti “intappati”, eleganti ma prigionieri delle loro giacche e cravatte, dei loro riti e salamelecchi, delle lussuose auto nere o blu con vetri oscurati che li recludono e li tengono distanti dalle popolazioni per le quali decidono le condizioni di vita, sembrano vittime essi stessi. Le inquadrature aeree iniziali mostrano un nugolo di questi “corvi neri” che si apre all’arrivo di un’altra lucida Mercedes da cui sbarca il frate Roberto Salus in abito bianco, inspiegabile presenza per questi esperti, uno che non ha nemmeno un conto corrente, non soldi propri, che parla un linguaggio pacato ma improntato alla pace, al buon senso e, ça va sans dire, alla Chiesa che deve occuparsi di cimenti molto più grandi di quelli contabili. Queste immagini le accompagna una musica delle grandi occasioni, un inizio solenne.
Salus ha un suo apparecchietto portatile dove registra i cinguettii degli uccelli e una frase napoletana che sa di monito, di colpa e di espiazione: Quando in cielo un angioletto nun fa chille c’ha da fà, u Signori lu mette in una cella scura scura. Guarda due bambini appena fuori dall’aeroporto dove lo preleverà un’auto, che contrasto quell’innocenza con lo stile compassato del vertice a cui è invitato. Davvero vittime questi ministri, prendono aria davanti all’albergo in sedili coperti che sembrano gabbiette, le loro stanze hanno una vaga aria di loculi. La ministra canadese, anch’essa una bella presenza (Marie-Josée Croze), è molto umana, chiacchiera dei 200 milioni di senza lavoro dei paesi del G8 ma poi passa ai dovuti convenevoli coi colleghi e, lei “colomba”, si intrattiene amorevolmente nella stanza del “falco” ministro tedesco, Fuchs, per una notte sola si concede amanti che poi non vuole più rivedere. L’attore di Fuchs ha i soliti cattivi occhi di ghiaccio, ma affascinanti, di Richard Sammel (Appartamento ad Atene, Bastardi senza gloria, La vita è bella). Tutti hanno studiato molto Keynes, Ricardo e chissà quanto altro ma Non possono prevedere le conseguenze delle loro azioni, peròrestituiscono illusioni alla speranza. Noi che a questi incontri al vertice non possiamo prendere parte, vediamo per la prima volta queste eccellenze in vestaglia, quando la mattina dopo l’arrivo viene trovato morto nella sua camera il presidente del Fondo Monetario, Daniel Roché (Claude Auteuil), soffocato da un sacchetto di plastica stretto attorno al collo. Si era confessato col frate la sera prima: Salus era stato invitato da lui stesso su indicazione del ministro italiano (Pierfrancesco Favino), anch’egli col bisogno di confessarsi, dire ad altri i propri misfatti deve essere consolatorio. Il frate è stato dunque l’ultimo a vedere il Presidente, a lui che gli aveva chiesto perché volesse confessarsi Roché aveva risposto un premonitore Per non perdere tempo! Nella sua confessione quest’uomo così potente, che poteva disporre per sé di quante ricchezze volesse, che poteva inondare il pianeta di denaro (il “quantitative easing” che sta compiendo Draghi della Bce) oppure restringere l’afflusso di prestiti per i Paesi che non fanno bene i loro “compiti”, non intendeva certo svelare al frate la manovra che era stata decisa dai “grandi” del mondo e che si andava a discutere. La loro moderna società segreta di banchieri ha il vincolo del segreto come i frati hanno quello della confessione, pure se la loro decisione avrebbe reso alcuni Paesi ancora più poveri ed era una minaccia alla democrazia, del resto badano all’austerità più che alle sue conseguenze. I banchieri sono I soli che accettano che la vita sia imperfetta, dice Roché, la fame e la miseria possono poi incentivare lo sviluppo, attuano la distruzione creativa, ma sono impotenti, miscuglio di arroganza e mediocrità (queste “doti” ricordano molto quelle dei politici in ritiro spirituale di Todo Modo).
Coi moniti pacifici ma severi di Salus (di Inganni sono piene le case dei ricchi, di quelli che pagano scrupolosamente le tasse) la decisione non avrà luogo, e tocca proprio al “falco” tedesco annunciarlo. Magnifiche interpretazioni: la bravura del Tony Servillo attore si potrebbe riassumere nella credibilità che aveva sotto le vesti dell’”imprenditore” che ricicla rifiuti in Gomorra e in quella che ha qui nel ruolo di un frate di disarmante bontà, mistico, lontano dalle ricchezze del mondo, che sono al contempo miserie. Ottimo Claude Auteuil anche qui, come banchiere, e l’unico vero amico che accorre a Heiligendamm alla sua morte, Lambert Wilson. Magnifico film, da premio Nobel!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
gpistoia39
|
lunedì 25 aprile 2016
|
l'etica e la morale contro la spregiudicatezza
|
|
|
|
Tutto il film mi ricorda la Montagna Incantata di Thomas Mann. Dobbiamo abituarci ai dialoghi, tutto il film è pieno di pensieri morali e antimorali. Etica con indifferenza. Questo film è molto importante e dovrebbe arrivare al cuore, speriamo, di tutti quelli che non pensano più a dove stiamo andando a finire. Per ogni cittadino italiano in possesso di tutto più lo smartphone, in africa ci sono migliaia di persone che non hanno l'acqua e muoiono di fame. Con i soldi di ogni nostro smarphone, si potrebbe fare un pozzo d'acqua per gli africani. Noi siamo solo capaci di lamentarci di tutto: delle tasse, del servizio sanitario che non funziona, delle innumerevoli disfunzioni delle stato.
[+]
Tutto il film mi ricorda la Montagna Incantata di Thomas Mann. Dobbiamo abituarci ai dialoghi, tutto il film è pieno di pensieri morali e antimorali. Etica con indifferenza. Questo film è molto importante e dovrebbe arrivare al cuore, speriamo, di tutti quelli che non pensano più a dove stiamo andando a finire. Per ogni cittadino italiano in possesso di tutto più lo smartphone, in africa ci sono migliaia di persone che non hanno l'acqua e muoiono di fame. Con i soldi di ogni nostro smarphone, si potrebbe fare un pozzo d'acqua per gli africani. Noi siamo solo capaci di lamentarci di tutto: delle tasse, del servizio sanitario che non funziona, delle innumerevoli disfunzioni delle stato. Ma non sappiamo capire che noi rispetto agli africani abbiamo tutto, anche il superfluo. Il monaco confessore dovrebbe essere la nostra coscienza, Il presidente del fondo monetario Daniel Rochè, si suicida, anche lui diventa cosceinza, da spietato maneggiatore di denaro. I bancari non hanno cuore o se ce l'hanno non lo usano. Il monaco è la faccia della nostra coscienza che non vogliamo ascoltare, non abbiamo pietà, non vogliamo perdere tempo, non vogliamo essere pensatori, vogliamo solo il denaro, tutti. siamo veramente messi mali e continuiamo a fregarcene, speriamo almeno che alla fine ci sia davvero il Buon Dio a salvarci o almeno chi per lui.
Belli gli esterni quasi in bianco e nero, bello il mare quasi bianco, bello tutto, bellissimo non riesco neppure ad esprimermi come vorrei, su questo film molto complicato che rischierei di banalizzarlo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gpistoia39 »
[ - ] lascia un commento a gpistoia39 »
|
|
d'accordo? |
|
fabio57
|
martedì 26 aprile 2016
|
notevole
|
|
|
|
Veramente notevole quest'ultimo film di Andò.Bella e intensa riflessione sulle contraddizioni che affligono l'animo umano. Dei notabili potenti,si tratta del ghota della politica internazionale,riuniti per prendere decisioni importanti,pur avendo in mano le sorti del destino economico dell'umanità, si rivelano incapaci di gestire la situazione,allorquando viene meno il loro capo.Di fronte alla loro arrogante impotenza,si pone la semplicità disarmante ed efficace di un prete certosino,che ha dalla sua soltanto una fede incrollabile e la forza di carattere, di chi non può essere corrotto o comprato da chichessia, perchè non ha niente e non vuole niente.
[+]
Veramente notevole quest'ultimo film di Andò.Bella e intensa riflessione sulle contraddizioni che affligono l'animo umano. Dei notabili potenti,si tratta del ghota della politica internazionale,riuniti per prendere decisioni importanti,pur avendo in mano le sorti del destino economico dell'umanità, si rivelano incapaci di gestire la situazione,allorquando viene meno il loro capo.Di fronte alla loro arrogante impotenza,si pone la semplicità disarmante ed efficace di un prete certosino,che ha dalla sua soltanto una fede incrollabile e la forza di carattere, di chi non può essere corrotto o comprato da chichessia, perchè non ha niente e non vuole niente.Solo il silenzio è la sua unica "arma" ,ma è sufficiente per tenere a bada l'insulsa petulanza di chi lo assilla per "sapere".
Una regia asciutta e un'interpretazione maiuscola danno spessore e profondità ad un lavoro assolutamente straordinario.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabio57 »
[ - ] lascia un commento a fabio57 »
|
|
d'accordo? |
|
mauridal
|
martedì 26 aprile 2016
|
l'eretico al summit
|
|
|
|
A volte quando il silenzio ti aiuta a non giudicare, a non assolvere né condannare, quando sei parte di un gioco più grande di te ,ma pur sempre un gioco a cui non vale la pena giocare perché i grandi o presunti tali che giocano non sono compagni di gioco, ma acerrimi nemici la cui posta in gioco è la distruzione totale e senza resa, allora ben venga un eretico , un monaco eretico votato al silenzio e all'ascolto delle altrui pene , ma senza poteri, senza alcuna voglia di possedere niente neanche la propria vita. Ben venga e si sieda pure al tavolo dei potenti della terra che giocano ad affondare o a salvare popolazioni e nazioni intere sulla base del dio denaro e del suo profitto.
[+]
A volte quando il silenzio ti aiuta a non giudicare, a non assolvere né condannare, quando sei parte di un gioco più grande di te ,ma pur sempre un gioco a cui non vale la pena giocare perché i grandi o presunti tali che giocano non sono compagni di gioco, ma acerrimi nemici la cui posta in gioco è la distruzione totale e senza resa, allora ben venga un eretico , un monaco eretico votato al silenzio e all'ascolto delle altrui pene , ma senza poteri, senza alcuna voglia di possedere niente neanche la propria vita. Ben venga e si sieda pure al tavolo dei potenti della terra che giocano ad affondare o a salvare popolazioni e nazioni intere sulla base del dio denaro e del suo profitto.Ben venga il monaco Salus, che professa la sua eresia di fronte agli adoratori della moneta, feticcio di economie che non producono vita e benessere , bensì illusioni di progresso con annesse guerre e distruzioni . Il monaco Salus non è un politico , neanche un religioso teologo, ma sa fare un po' di conti, perché era un matematico, da giovane laico e si accorge che al tavolo del Summit alias G8 siedono dei personaggi che, ai vertici dell'economia mondiale e della politica internazionale, a conti fatti non sono che delle anime perse senza speranza, e che non possono neanche dare speranza e occasione di vita ai popoli che governano, anzi ,per le leggi che loro stessi si danno sono condannati a infliggere anche pesanti condizioni , alle nefaste conseguenti decisioni da loro prese. Questo film, Le Confessioni , non può dire nulla di nuovo, né indicare vie di uscita, ma come ogni opera di ingegno creativo, che può e deve farlo, mette in chiaro la situazione, che tutti sanno , ma nessuno riesce ad affrontare risolutamente come molti vorrebbero e chiedono .Un film è una visione dell'immaginario di un autore e non un'azione diretta a cambiare il mondo , come molti tra spettatori delusi e critici integerrimi credono di volere. Ma perché affrontare temi così totali e non scendere alle cecchozalonate di sicuro effetto su tutti e dico proprio tutti , i palati. La mia risposta è dalla parte dell'eretico Salus che alligna anche nel povero regista Roberto Andò , Quando un angioletto non parla, finisce rinchiuso in una cella scura ma quando un uccellino tropicale raro canta, tutta la foresta zittisce e lo ascolta. vorrei inutilmente paragonare questo cinema narrativo -politico al cinema dei tanti Rosi, Taviani Petri, con le tante facce di G. Volontè, infatti credo basti una singola espressione di Servillo monaco Salus a compendiare i personaggi antecedenti dei film degli autori citati . Una visione da pubblico maturo , non chiede alla fine del film, e allora? ma innesca coma da qui, ora, una discussione che andrebbe fatta sempre in ogni occasione che ci riguarda, ma oh, pardon ! si trattava di un pubblico maturo.?!( mauridal)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauridal »
[ - ] lascia un commento a mauridal »
|
|
d'accordo? |
|
pintaz
|
giovedì 12 maggio 2016
|
il tempo non esiste, e' solo una dimensione...
|
|
|
|
... dell'anima!
Questa è una delle risposte ghiaccio che il monaco Servillo esprime a uno dei componenti del G8. Film di Andò che va a scoprire l'anima ancora prima dei compromessi fra potenti. Appena inizia il film si vede il monaco che con una scusa, provando il proprio registratore, esprrime le parole di una poesia di Ferdinando Russo si capisce già molto sul senso della pellicola. Quanno ncielo n'angiulillo nun fa chello c'ha da fà, 'o Signore int'a na cella scura 'o fa nzerrà.
Il pretesto della morte di Auteil serve soltanto per far uscire allo scoperto il complesso rapporto fra politica, politicanti e politichese.
[+]
... dell'anima!
Questa è una delle risposte ghiaccio che il monaco Servillo esprime a uno dei componenti del G8. Film di Andò che va a scoprire l'anima ancora prima dei compromessi fra potenti. Appena inizia il film si vede il monaco che con una scusa, provando il proprio registratore, esprrime le parole di una poesia di Ferdinando Russo si capisce già molto sul senso della pellicola. Quanno ncielo n'angiulillo nun fa chello c'ha da fà, 'o Signore int'a na cella scura 'o fa nzerrà.
Il pretesto della morte di Auteil serve soltanto per far uscire allo scoperto il complesso rapporto fra politica, politicanti e politichese. Alcuni, fra cui un grande Favino, cominciano ad avere rimorsi e, in un meraviglioso momento di cinema, il confronto serrato con il padre spirituale gli sarà utile per cercare la salvezza interiore piuttosto che una facile popolarità all'interno del gruppo. Viene fuori in maniera piuttosto netta la sensazione che, ad un certo punto della vita, l'anima non pesa soltanto 21 grammi, come si usa dire, ma diventa un macigno difficile da sopportare non venendo, allo stesso tempo, supportata da ragioni di sorta. La scena del cane che si ribella alle parole fuffa nella riunione finale è un simbolo inequivocabile di come il popolino, nonostante stia a cuccia, possa recepire più di quanto non si possa pensare. E se il monaco nell'ultima parte, mentre esegue una sorta di omelia testamento davanti a tutti i presenti non fosse altro che il nostro io che giornalmente domanda senza ottenere alcuna risposta?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pintaz »
[ - ] lascia un commento a pintaz »
|
|
d'accordo? |
|
|