stella_85
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mercoledì 6 aprile 2016
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veloce come il vento: il cinema che spiazza
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Non sono un’appassionata di corse automobilistiche, non sono una fan sfegatata di Stefano Accorsi e non sono una fiera paladina del cinema italiano. Ma ieri ho visto Veloce come il Vento e sono rimasta spiazzata. Una cosa su tutte: l’abilità degli sceneggiatori di creare un personaggio come Loris De Martino. Un personaggio che sarebbe potuto rimanere schiacciato dall’etichetta del tossicodipendente tot court ma che invece stupisce e colpisce. Un personaggio ironico nella sua tragicità, completo nel suo essere interiormente frammentato. Un eterno fuori luogo che trova, in questa storia, un rifugio accogliente.
E Stefano Accorsi ne è l’incarnazione pressoché perfetta.
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Non sono un’appassionata di corse automobilistiche, non sono una fan sfegatata di Stefano Accorsi e non sono una fiera paladina del cinema italiano. Ma ieri ho visto Veloce come il Vento e sono rimasta spiazzata. Una cosa su tutte: l’abilità degli sceneggiatori di creare un personaggio come Loris De Martino. Un personaggio che sarebbe potuto rimanere schiacciato dall’etichetta del tossicodipendente tot court ma che invece stupisce e colpisce. Un personaggio ironico nella sua tragicità, completo nel suo essere interiormente frammentato. Un eterno fuori luogo che trova, in questa storia, un rifugio accogliente.
E Stefano Accorsi ne è l’incarnazione pressoché perfetta. E’ riuscito ad andare oltre i soliti ammiccamenti e i soliti incastri in cui siamo abituati a vederlo, mantenendo però quella credibilità e quella realisticità che sono la perla neanche troppo nascosta di questo film. Matilda De Angelis, anche lei aiutata da una sceneggiatura che le regala, caso raro per il cinema italiano, un personaggio femminile protagonista e trainante, duro e umano al tempo stesso, si leva immediatamente e senza passare per il via, l’etichetta di esordiente.
Il tutto condito da una regia mai banale, che offre inquadrature poetiche (vedi la scena della piscina) e rumorose, supportate da un audio e da una colonna sonora sempre un passo avanti.
E dopo una stagione ricca di colpi di scena, il cinema italiano, che per me vuol dire sceneggiatori coraggiosi, registi visionari, artisti e tecnici da far invidia e attori che non hanno paura di sporcarsi, forse, è davvero tornato.
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[+] stefano accorsi ha fatto tanti bei film
(di vapor)
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shakermaker86
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mercoledì 6 aprile 2016
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torna l'adrenalina nel cinema italiano.
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Dopo anni e anni di moscerie e problematiche sociali, il cinema italiano si riprende l'azione con tanto di inseguimenti automobilistici e, per un po', speriamo per tanto, si allontana da quella proverbiale noia che per troppo tempo l'ha contraddistinto tra casi umani e gente che sussurra.
Matilda De Angelis e Stefano Accorsi interepretano i due fratelli De Martino, burrascosamente riavvicinatisi dopo la morte del padre: la prima è una pilota diciassettenne, il secondo è una vecchia gloria del rally rovinata dall'abuso di droghe. Il film riesce ad accoppiare in maniera superlativa l'azione ai rapporti familiari e umani, senza mai cadere nel patetico e nel sentimentalista.
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Dopo anni e anni di moscerie e problematiche sociali, il cinema italiano si riprende l'azione con tanto di inseguimenti automobilistici e, per un po', speriamo per tanto, si allontana da quella proverbiale noia che per troppo tempo l'ha contraddistinto tra casi umani e gente che sussurra.
Matilda De Angelis e Stefano Accorsi interepretano i due fratelli De Martino, burrascosamente riavvicinatisi dopo la morte del padre: la prima è una pilota diciassettenne, il secondo è una vecchia gloria del rally rovinata dall'abuso di droghe. Il film riesce ad accoppiare in maniera superlativa l'azione ai rapporti familiari e umani, senza mai cadere nel patetico e nel sentimentalista.
Ci si avvicina al mondo dei rally rendendolo interessante anche per chi, come me, vede la macchina solo come un mezzo di trasporto.
Da vedere in un cinema, il più grosso che conoscete.
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_red_
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mercoledì 6 aprile 2016
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cuore e asfalto
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Un film che inaspettatamente si gioca più sui dettagli che sulle grandi imprese. I denti marci di Loris De Martino, gli occhiali tondi del piccolo Nico, la ciocca azzurra di Giulia. Tutto ha un senso e tutto trova il suo posto in quel massimo sistema che è il mondo delle corse automobilistiche che fa da sfondo contenutistico e contenitore ad una storia di affetti celati, balbettati, rimandati. La storia si gioca su due piani diversi, l’uno adrenalinico, colorato e rumoroso, l’altro discreto, quotidiano, silenzioso. Una regia attenta e scrupolosa e un Accorsi davvero straordinario rendono questo film una scommessa vinta su tutti i fronti.
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captain sensible
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mercoledì 6 aprile 2016
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l'emozione corre sul vento...
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Che io mi ricordi, era un po' di tempo che non si vedeva al cinema un film sulle corse automobilistiche made in Italy, era un genere che aveva un certo successo tra gli anni 60 e 70, ma in tempi recenti mi ricordo solo alcuni bipic televisivi. Mi sembra quindi originale la scelta di genere da parte del regista. La storia di questo dramma familiare sembra comunque ispirata alla lontana alla vita del pilota Carlo Capone. Sembra più reale la pianura padana, luogo dove sono ambientate le corse GT. Bravi tutti gli interpreti: Stefano Accorsi dà prova di sè, con una recitazione sopra le righe, in cui si dimostra credibile nella parte del fratello perduto, ma non troppo... l'esordiente Matilde De Angelis, in realtà la vera protagonista, si dimostra comunque molto brava e alla sua altezza.
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Che io mi ricordi, era un po' di tempo che non si vedeva al cinema un film sulle corse automobilistiche made in Italy, era un genere che aveva un certo successo tra gli anni 60 e 70, ma in tempi recenti mi ricordo solo alcuni bipic televisivi. Mi sembra quindi originale la scelta di genere da parte del regista. La storia di questo dramma familiare sembra comunque ispirata alla lontana alla vita del pilota Carlo Capone. Sembra più reale la pianura padana, luogo dove sono ambientate le corse GT. Bravi tutti gli interpreti: Stefano Accorsi dà prova di sè, con una recitazione sopra le righe, in cui si dimostra credibile nella parte del fratello perduto, ma non troppo... l'esordiente Matilde De Angelis, in realtà la vera protagonista, si dimostra comunque molto brava e alla sua altezza. Solo una nota: in qualche momento il film sembra cedere alla tentazione di ammiccare ai film di cassetta americani, ma poi riacquista il suo taglio orginale. Piacerà sicuramente agli amanti delle corse automobilistiche, ma non solo.
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eden artemisio
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mercoledì 13 aprile 2016
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quando è veloce il vento scuote
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Viene detto che è un film di genere. Si può anche aggiungere che, intenzionalmente o no, lo schema della sceneggiatura è esattamente conforme agli insegnamenti di Robert McKee, l’autore della Bibbia degli sceneggiatori, con la struttura della storia in tre atti, l’evento sconvolgente nei primi 10 minuti, la progressione della storia attraverso il contrasto psicologico dei personaggi e il colpo di scena finale. I tratti ora riassunti sono chiaramente riconoscibili e testimoniano l’attenzione degli autori alla costruzione della sceneggiatura che, però, nonostante sia osservante di una certa linearità formale e sia anche basata su una storia vera, lascia qualche dubbio sulla credibilità di un vago happy end, improbabile più che inaspettato.
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Viene detto che è un film di genere. Si può anche aggiungere che, intenzionalmente o no, lo schema della sceneggiatura è esattamente conforme agli insegnamenti di Robert McKee, l’autore della Bibbia degli sceneggiatori, con la struttura della storia in tre atti, l’evento sconvolgente nei primi 10 minuti, la progressione della storia attraverso il contrasto psicologico dei personaggi e il colpo di scena finale. I tratti ora riassunti sono chiaramente riconoscibili e testimoniano l’attenzione degli autori alla costruzione della sceneggiatura che, però, nonostante sia osservante di una certa linearità formale e sia anche basata su una storia vera, lascia qualche dubbio sulla credibilità di un vago happy end, improbabile più che inaspettato. Quanto appena evidenziato è, però, soltanto pignoleria. Perché poi quello che conta è se lo spettatore viene catturato dalla storia e se riesce ad innamorarsi un poco dei personaggi. Loris De Martino (Accorsi), ex talento della velocità è ormai schiavo della droga. Ex tutto, si lascia sballottare dalle vicende della sua vita tossica che cerca continuamente di raddrizzare, senza riuscirci, ma testimoniando il coraggio e l’umanità del vecchio campione, la stoffa dei De Martino, lo stesso talento che scorre nel sangue della sorella diciassettenne, Giulia, che a volte appare una bambina ed altre volte una donna o, forse meglio, una bambina con una forza ed una determinazione insolita ed uno straordinario carico di responsabilità che le cade addosso con l’improvvisa morte del padre, l’assenza della madre, il fratellino Nico da accudire e la gestione difficilissima del fratellone tossico che le piomba in casa contro la sua volontà, ma di cui ha anche un po’ bisogno. L’intuito mi ha suggerito di non lasciarmi scappare questo film. L’ho visto e non me ne sono pentito, anzi.
Eden Artemisio
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(di enrico danelli)
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poldino
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venerdì 29 aprile 2016
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azione e sentimento
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L'ultimo film di Matteo Rovere mi è piaciuto molto. Mescola sapientemente azione e sentimento. La protagonista Giulia De Martino viene da una famiglia che da generazioni sforna campioni di corse automobilistiche. Anche lei è un pilota, un talento eccezionale che a soli diciassette anni partecipa al Campionato GT, sotto la guida del padre Mario. Ma un giorno tutto cambia e Giulia si trova a dover affrontare da sola la pista e la vita. A complicare la situazione il ritorno inaspettato del fratello Loris, ex pilota ormai totalmente inaffidabile, ma dotato di uno straordinario sesto senso per la guida. Saranno obbligati a lavorare insieme, in un susseguirsi di adrenalina ed emozioni che gli farà scoprire quanto sia difficile e importante provare ad essere una famiglia.
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L'ultimo film di Matteo Rovere mi è piaciuto molto. Mescola sapientemente azione e sentimento. La protagonista Giulia De Martino viene da una famiglia che da generazioni sforna campioni di corse automobilistiche. Anche lei è un pilota, un talento eccezionale che a soli diciassette anni partecipa al Campionato GT, sotto la guida del padre Mario. Ma un giorno tutto cambia e Giulia si trova a dover affrontare da sola la pista e la vita. A complicare la situazione il ritorno inaspettato del fratello Loris, ex pilota ormai totalmente inaffidabile, ma dotato di uno straordinario sesto senso per la guida. Saranno obbligati a lavorare insieme, in un susseguirsi di adrenalina ed emozioni che gli farà scoprire quanto sia difficile e importante provare ad essere una famiglia.
Tutti gli attori sono bravissimi, le scene in pista sono girate benissimo e ottima anche la sceneggiatura scritta a sei mani.
Consigliato a chi vuole passare due ore guardando cinema italiano di qualità.
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panjaman
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sabato 9 aprile 2016
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rovere a tavoletta
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Il nuovo film di Matteo Rovere "Veloce Come Il Vento" è buono come il culatello e scatenato come un vitellone della costiera romagnola ad agosto, alla vista di un pullman pieno di tedesche.
Scene al cardiopalma si susseguono in una narrazione veloce e tagliente, condita da interpretazioni serie e ben costruite (uno dei migliori Accorsi a mio parere, come solo il rodato cinema di Ozpetek era capace a mostrare, fino adesso). Riesce senza confusione a regalare momenti di tensione alla "Duel", curvando stretto su ridanciani momenti di pura tamarraggine alla "Fast&Furious", arrivando però a sgommare sempre in avanti, nella giusta direzione ed incredibilmente, con maturità.
La regia di Rovere è quindi cosa rara per l'Italia e, lasciatemelo dire, va senza dubbio ad aggiungersi alla lista di pellicole che recentemente hanno portato a doverci ricredere sulla qualità del cinema nostrano.
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Il nuovo film di Matteo Rovere "Veloce Come Il Vento" è buono come il culatello e scatenato come un vitellone della costiera romagnola ad agosto, alla vista di un pullman pieno di tedesche.
Scene al cardiopalma si susseguono in una narrazione veloce e tagliente, condita da interpretazioni serie e ben costruite (uno dei migliori Accorsi a mio parere, come solo il rodato cinema di Ozpetek era capace a mostrare, fino adesso). Riesce senza confusione a regalare momenti di tensione alla "Duel", curvando stretto su ridanciani momenti di pura tamarraggine alla "Fast&Furious", arrivando però a sgommare sempre in avanti, nella giusta direzione ed incredibilmente, con maturità.
La regia di Rovere è quindi cosa rara per l'Italia e, lasciatemelo dire, va senza dubbio ad aggiungersi alla lista di pellicole che recentemente hanno portato a doverci ricredere sulla qualità del cinema nostrano.
Le sue pecche ce l'ha, non lo nego; magari nella poca caratterizzazione di alcuni personaggi secondari che in alcune scene chiave di certo non brillano. Ma sono semplici dettagli se si guarda al pacchetto completo. Dettagli messi a tacere dal rombo del Peugeot turbo 16 di De Martino.
Per concludere, quello di Rovere è un cinema a tavoletta, noncurante di prendere di traverso alcune strade pericolose, lastricate da tabù fin troppo tipici del nostro Bel Paese e a guadagnarsi la mia personale bandiera a scacchi, piazzandosi sul podio dei film di genere automobilistico più interessanti che abbia mai visto.
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salvo
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domenica 10 aprile 2016
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adrenalina allo stato puro
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Qualsiasi commento sarebbe vano per descrivere la potenza del film, mai potrebbe sostituire la visione del film, che consiglio vivamente agli appassionati di cinema. Si perché questa è la dimostrazione che la voglia di rivedere il cinema italiano a 360 gradi è ancora accesa, la determinazione di questo team, che si è imbattuto in una sfida del genere, è stato pienamente ripagato. Finalmente la qualità espressiva degli attori, magnifici in questo caso Accorsi e la De Angelis, è stata messa in risalto, la forza dei dialoghi è stata catalizzata da un montaggio sonoro inaudito nel panorama italiano. È il coronamento della capacità drammaturgica tipicamente italiana, che negli ultimi anni è stata obiettivamente in declino.
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Qualsiasi commento sarebbe vano per descrivere la potenza del film, mai potrebbe sostituire la visione del film, che consiglio vivamente agli appassionati di cinema. Si perché questa è la dimostrazione che la voglia di rivedere il cinema italiano a 360 gradi è ancora accesa, la determinazione di questo team, che si è imbattuto in una sfida del genere, è stato pienamente ripagato. Finalmente la qualità espressiva degli attori, magnifici in questo caso Accorsi e la De Angelis, è stata messa in risalto, la forza dei dialoghi è stata catalizzata da un montaggio sonoro inaudito nel panorama italiano. È il coronamento della capacità drammaturgica tipicamente italiana, che negli ultimi anni è stata obiettivamente in declino.
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no_data
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lunedì 11 aprile 2016
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se hai tutto sotto controllo...
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“Se hai tutto sotto controllo significa che non stai andando veloce”. E' la frase del pilota Mario Andretti, buona per le corse ma non per la vita, che compare in apertura di VELOCE COME IL VENTO, quarto lungometraggio di Matteo Rovere. Siamo nel mondo delle corse, già affrontato in modo convincente qualche anno fa da Daniele Vicari, con VELOCITA' MASSIMA, interpretato da Valerio Mastandrea. Qui però la vicenda si svolge a Imola e dintorni, per antonomasia terra di motori, meccanici e piloti, ispirata alla vita del pilota Carlo Capone. Nel film si chiama Loris De Martino, che era stato un promettente pilota chiamato “il ballerino”, prima di diventare un tossico scoppiato.
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“Se hai tutto sotto controllo significa che non stai andando veloce”. E' la frase del pilota Mario Andretti, buona per le corse ma non per la vita, che compare in apertura di VELOCE COME IL VENTO, quarto lungometraggio di Matteo Rovere. Siamo nel mondo delle corse, già affrontato in modo convincente qualche anno fa da Daniele Vicari, con VELOCITA' MASSIMA, interpretato da Valerio Mastandrea. Qui però la vicenda si svolge a Imola e dintorni, per antonomasia terra di motori, meccanici e piloti, ispirata alla vita del pilota Carlo Capone. Nel film si chiama Loris De Martino, che era stato un promettente pilota chiamato “il ballerino”, prima di diventare un tossico scoppiato. E' famiglia dedita alle corse la sua. Anche Giulia, la sorella diciassettenne, è pilota. Il padre Mario, che ha impegnato la casa per farla correre nel campionato italiano GT, muore improvvisamente e Loris ricompare dopo dieci anni per il funerale. Aiuterà la sorella nel tentativo di vincere il campionato e salvare la casa. Accorsi è bravissimo a rendere credibile un personaggio così al limite. Brava è anche la giovane Matilda de Angelis. Ma bravo è soprattutto Rovere a tenere in mano il film mischiando le molte scene “di corsa” alle vicende umane dei protagonisti, piene di compassione. Se un appunto si può fare al film, riguarda il finale non del tutto coerente, ma più ancora l'espediente, fin troppo furbo, del cimitero. Un'opera interessante soprattutto perché esce dagli schemi abituali di tanto cinema nostrano. Ed è una buona notizia perché, in questo senso, VELOCE COME IL VENTO va ad aggiungersi al recente Jeeg-Robot di Mainetti. Hai visto mai che la diversificazione non diventi frequente, mantenendo magari questo livello cinematografico.
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jacopo mancini
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martedì 10 maggio 2016
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un grande film
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“Veloce come il vento” è un film di Matteo Rovere con Matilda De Angelis e Stefano Accorsi, prodotto da Domenico Procacci.
Racconta la storia di Giulia De Martino, una ragazza di 17 anni che corre nel campionato automobilistico italiano GT. La sua guida, il padre Mario, ha improvvisamente un infarto durante una gara. Al funerale ecco arrivare il fratello maggiore, Loris, un tempo pilota di talento, adesso tossicodipendente lontanissimo dalla famiglia. Le strade di Loris e Giulia si incrociano, nel bene e nel male, fino a quando il fratello diventa allenatore della ragazza.
Non ho mai amato le corse automobilistiche, un elemento che potrebbe tenere distanti molti spettatori dal cinema.
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“Veloce come il vento” è un film di Matteo Rovere con Matilda De Angelis e Stefano Accorsi, prodotto da Domenico Procacci.
Racconta la storia di Giulia De Martino, una ragazza di 17 anni che corre nel campionato automobilistico italiano GT. La sua guida, il padre Mario, ha improvvisamente un infarto durante una gara. Al funerale ecco arrivare il fratello maggiore, Loris, un tempo pilota di talento, adesso tossicodipendente lontanissimo dalla famiglia. Le strade di Loris e Giulia si incrociano, nel bene e nel male, fino a quando il fratello diventa allenatore della ragazza.
Non ho mai amato le corse automobilistiche, un elemento che potrebbe tenere distanti molti spettatori dal cinema. E sarebbe accaduto anche nel mio caso, se non avessi dato fiducia al film.
Ebbene, “Veloce come il vento” è veramente un grande film. E non occorre essere appassionati di auto per avvertire il piacere della visione.
La regia è davvero potente, i due attori estremamente convincenti; la fotografia, il montaggio e tutti gli altri reparti sono all’altezza della situazione.
È vero: ci sono alcuni problemi nelle scelte di sceneggiatura; le scene di inseguimento nella città, per esempio, appaiono un po’ forzate. Eppure non possiamo permetterci, solo per questo, di prendere le distanze da un’opera che per il resto è ottima.
Il ritmo è decisamente piacevole, la musica sostiene i tempi della narrazione, l’estetica visiva è funzionale al racconto. Il linguaggio di Rovere intrattiene e coinvolge, regalando al pubblico puro spettacolo. Il regista si sa muovere egregiamente sia quando mostra le corse in pista, ricche di adrenalina, sia quando osserva le sottili dinamiche emotive che si sviluppano tra i personaggi nelle scene di vita quotidiana: queste due dimensioni del racconto si intrecciano perfettamente tra loro.
“Veloce come il vento” è una prova di elevato spessore. Per realizzare un film di questo tipo ci vogliono altissime capacità, ci vuole proprietà di linguaggio e una notevole maestria, da tutti i punti di vista.
Si esce contenti dal cinema, perché questa opera fa ben sperare per il futuro delle persone che hanno lavorato al film: credo proprio che ci trasmetteranno ancora emozioni e soddisfazioni davvero importanti. E dunque complimenti a Rovere, un regista giovane, coraggioso e bravissimo, complimenti agli interpreti, complimenti a tutti.
È questo il cinema di cui dobbiamo gioire e andare orgogliosi.
Da non perdere.
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