flyanto
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martedì 22 marzo 2016
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un'inchiesta davvero scottante nonché scomoda
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Ennesimo film statunitense sul giornalismo e sullo scandalo riguardante il mondo della politica "Truth" esce nelle sale cinematografiche nel corso di questi giorni. Cambiano gli scandali, cambiano gli attori, cambia la regia e la redazione del giornale in questione, ma anche in questa occasione viene presentato un fatto di grave denuncia realmente accaduto e portato alla luce da un team di abili ed indefessi giornalisti.
In "Truth" viene rappresentato lo scandalo che riguardò l'ex-presidente degli Stati Uniti George Bush ai tempi del suo operato giovanile presso l'esercito statunitense nel corso del conflitto in Vietnam. Scoperta la sua "falsa gloria" e portata alla luce tutta la corruzione che ruotò intorno a far sì che venisse mascherato il cattivo operato del suddetto Bush, una valida giornalista del network televisivo CBS (Cate Blanchett) insieme ad un gruppo di collaboratori, anch'essi giornalisti (Robert Redford, Dennis Quaid, ecc.
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Ennesimo film statunitense sul giornalismo e sullo scandalo riguardante il mondo della politica "Truth" esce nelle sale cinematografiche nel corso di questi giorni. Cambiano gli scandali, cambiano gli attori, cambia la regia e la redazione del giornale in questione, ma anche in questa occasione viene presentato un fatto di grave denuncia realmente accaduto e portato alla luce da un team di abili ed indefessi giornalisti.
In "Truth" viene rappresentato lo scandalo che riguardò l'ex-presidente degli Stati Uniti George Bush ai tempi del suo operato giovanile presso l'esercito statunitense nel corso del conflitto in Vietnam. Scoperta la sua "falsa gloria" e portata alla luce tutta la corruzione che ruotò intorno a far sì che venisse mascherato il cattivo operato del suddetto Bush, una valida giornalista del network televisivo CBS (Cate Blanchett) insieme ad un gruppo di collaboratori, anch'essi giornalisti (Robert Redford, Dennis Quaid, ecc...), raccoglie tutto il materiale a sostegno di quest'accusa. Ma il Governo, non approvando ovviamente ciò, si adopera in ogni modo a dimostrare che le accuse e le indagini condotte sono false in quanto non originali i documenti che le testimonierebbero e, pertanto, impossibili a verificarsi ed a ritenersi come veritiere. Dopo numerose battaglie legali, la perdita anche del proprio posto di lavoro presso il giornale, i coraggiosi giornalisti riusciranno a dimostrare finalmente la verità e la fondatezza delle proprie accuse, riabilitando il proprio nome e la propria professione e confermando, dunque, l'accusa iniziale rivolta a George Bush.
Il film, ribadisco, pur entrando a far parte del filone dei films-denuncia (si ricordi, per esempio, il lontano "Tutti gli Uomini del Presidente con lo stesso Robert Redford) risulta nuovo e quanto mai avvincente grazie alla regia scorrevole ed incisiva di James Vanderbilt e grazie soprattutto alla presenza di attori di un certo calibro, quali Robert Redford che, sebbene invecchiato emana sempre un suo fascino professionale nonchè dal punti di vista estetico, e Cate Blanchett che si conferma ancora una volta un'ottima e versatile attrice. A parte il giudizio morale sulla vicenda, qui poco importante, altro non vi è da aggiungere in riferimento a questa pellicola se non il consiglio di andarla a vedere come prova di buon cinema ed anche, perchè no?, come spunto di riflessione.
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vincenzo ambriola
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sabato 26 marzo 2016
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il destino di chi comanda
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Nel 2004 una giornalista della CBS (Mary Mapes) organizza una squadra per scoprire la verità su un episodio del giovane G. W. Bush, a quel tempo presidente degli Stati Uniti. Dan Rather le da fiducia e mette in onda una puntata di "60 minuti" in cui ricostruisce la vicenda, basata in gran parte su copie di vecchi documenti. Anziché essere il grande scoop è solo l'inizio di un inarrestabile processo mediatico sulla veridicità delle accuse al presidente, che si concluderà con l'addio al giornalismo di Dan Rather e al licenziamento di Mary Mapes. Film discontinuo, oscillante tra il giornalismo militante, alla ricerca di fonti attendibili, di incastri tra avvenimenti e documenti, sempre in volo da una parte all'altra della nazione, e la vita privata di una giornalista con i suoi problemi familiari, più o meno risolti.
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Nel 2004 una giornalista della CBS (Mary Mapes) organizza una squadra per scoprire la verità su un episodio del giovane G. W. Bush, a quel tempo presidente degli Stati Uniti. Dan Rather le da fiducia e mette in onda una puntata di "60 minuti" in cui ricostruisce la vicenda, basata in gran parte su copie di vecchi documenti. Anziché essere il grande scoop è solo l'inizio di un inarrestabile processo mediatico sulla veridicità delle accuse al presidente, che si concluderà con l'addio al giornalismo di Dan Rather e al licenziamento di Mary Mapes. Film discontinuo, oscillante tra il giornalismo militante, alla ricerca di fonti attendibili, di incastri tra avvenimenti e documenti, sempre in volo da una parte all'altra della nazione, e la vita privata di una giornalista con i suoi problemi familiari, più o meno risolti. Vanderbilt cerca di volare alto ma poi cade proprio in ciò che vuole condannare, la verifica del carattere tipografico con cui è stato scritto il (falso) documento, argomento che prende quasi tutta la parte centrale della storia. Dopo aver visto questo film sappiamo qualcosa di più di Bush? No, lo vediamo solo per qualche minuto alla fine, parlare vittorioso alla televisione. Ci resta il sospetto che non sia andato in Vietnam per poi mandare i suoi soldati a morire in Iraq. Ma questo, alla fine, è il destino di chi comanda.
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