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catcarlo
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giovedì 14 gennaio 2016
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macbeth
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Se, come in questo caso, in fase di lancio si punta soprattutto sui nomi degli attori, o magari dei produttori, scrivendo in piccolo o addirittura tralasciando quello del regista, qualche sospetto si insinua. Una diffidenza che si somma alla constatazione che alla tragedia scespiriana si sono ispirati in millanta, da Verdi a Kurosawa, e che sul grande schermo i risultati sono stati spesso egregi a partire dal maestro giapponese e proseguendo con artisti del calibro di Welles e Polanski. Tutti presupposti che portano ad avvicinarsi con fare dubbioso al film del giovane australiano Kurzel che invece, seppur solo al suo secondo lungometraggio, riesce a vincere la sfida dando al racconto una ben precisa impronta visiva tanto da ripagare appieno la scommessa fatta su di lui da SeeSaw (‘Il discorso del re’, ‘Shame’).
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Se, come in questo caso, in fase di lancio si punta soprattutto sui nomi degli attori, o magari dei produttori, scrivendo in piccolo o addirittura tralasciando quello del regista, qualche sospetto si insinua. Una diffidenza che si somma alla constatazione che alla tragedia scespiriana si sono ispirati in millanta, da Verdi a Kurosawa, e che sul grande schermo i risultati sono stati spesso egregi a partire dal maestro giapponese e proseguendo con artisti del calibro di Welles e Polanski. Tutti presupposti che portano ad avvicinarsi con fare dubbioso al film del giovane australiano Kurzel che invece, seppur solo al suo secondo lungometraggio, riesce a vincere la sfida dando al racconto una ben precisa impronta visiva tanto da ripagare appieno la scommessa fatta su di lui da SeeSaw (‘Il discorso del re’, ‘Shame’). Lavorando sulla base della sceneggiatura che Jakob Koskoff, Todd Louiso e Michael Lesslie hanno tratto dalla tragedia asciugando parecchio, ma mantenendo l’essenziale (anche se forse nella seconda parte si salta in modo un po’ troppo secco da una situazione alla successiva), Kurzel firma un dramma cupo e violento, pieno sì di clamore e di furia, ma che sa farsi ricordare pure per altri motivi. Innanzitutto per i piccoli, ma decisivi scarti dall’opera originaria – le streghe trasfigurate in quattro donne simboleggianti le età della vita, i figli dei protagonisti interpretati da bambini, la conclusione riambientata accennandone la drammaticità – e poi, con importanza decisiva, per il mirabile lavoro sulle immagini riguardo al quale è doveroso elogiare lo splendido contributo della fotografia di Adam Arkapaw, capace di rendere nitidi gli interni alla luce delle candele o dell’architettura gotica (seppur il gotico, ai tempi di Macbeth, dovessero ancora pensarlo) in contrasto a una natura non certo benigna. Gli esterni scozzesi appaiono gelidi e quasi senza vita – ma in che postaccio viveva il barone di Glamis? – sottolineati come sono da colori di smorta freddezza: una scelta cromatica che si ribalta quando il bosco di Birnam decide di andare a Dunsinane in un finale di notevole pessimismo in cui, morto Macbeth e sfinito Macduff (Sean Harris), gli eserciti continuano a marciare prefigurando il destino delle generazioni a venire. Si chiude così un cerchio, visto che la vicenda comincia con una sorta di battaglia dei giovanissimi conto il traditore Macdonwald, confuso e brutale scontro nella brughiera durante il quale, grazie a un efficace uso del rallentatore, viene messo in risalto il ruolo di Macbeth che fa giustizia, ma incontra per la prima volta le streghe che ne segneranno la condotta successiva. Il personaggio principale è l’immagine di quanto la brama di potere possa travolgere un uomo, in fondo leale e buono, in una spirale di perversione ai limiti della follia e oltre, laddove la moglie, che all’inizio è solletica l’ambizione del marito, ha almeno la forza e la disperazione, di ritrarsi dall’orrore: è forse per riavvicinarsi a lei dopo aver perso l’unico figlio che Macbeth (‘lui non ha figli!’ grida Macduff nel momento del massimo dolore) stabilisce di avverare la profezia, ma una volta oltrepassata la soglia del tradimento risulta impossibile tornare indietro, si tratti di colpire alle spalle l’amicizia (Banquo, interpretato da Paddy Considine) o la pietà (la famiglia di Macduff). L’apertura del funerale del piccolo erede di Glamis è l’unica aggiunta che convince poco, assieme forse alla realizzazione di alcune scene, come quella che precede il regicidio (nei panni di Duncan c’è David Thewlis) in cui le movenze teatrali di Macbeth contrastano con l’ambientazione naturale: sull’altro piatto della bilancia stanno però numerosi i momenti emozionanti, dalla preghiera finale di Lady Macbeth all’annuncio della sventura a Macduff per finire con il (celeberrimo) compianto del protagonista sul letto di morte della consorte. Tutto il cast si dimostra all’altezza del compito, con la parziale eccezione di Jack Reynor come Malcolm, ma è indiscutibile che l’attenzione sia tutta per l’interpretazione dei ruoli principali che, in effetti, non tradiscono le attese: Fassbender dà un’altra prova di sentirsi a suo agio con un personaggio tutto meno che simpatico cercando di farne brillare l’umanità, ma forse si fa preferire Cotillard nell’esprimere la nascosta fragilità di Lady Macbeth. In originale, il suo accento francese ha fatto storcere il naso a qualcuno, come del resto la babele di inflessioni dei vari attori, ma pare polemica inconsistente considerando il valore universale dell’opera che va ben al dilà dello ‘scottish play’: questione che non tocca lo spettatore italiano che non si può comunque lamentarsi di un buon doppiaggio.
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filippo catani
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mercoledì 13 gennaio 2016
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una potente trasposizione
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Macbeth è un valoroso combattente. Al termine di una battaglia riceve una profezia che gli rivela che diventerà re. Istigato dalla moglie, l'uomo ucciderà il sovrano e ne prenderà il posto abbandonandosi a una spirala di violenza sempre peggiore.
Bellissima e potentissima trasposizione del dramma di Shakespeare recitato proprio con i dialoghi teatrali. Innanzitutto è ammirevole il fatto di averlo girato nell'ambito in cui si svolgono i fatti e non ambientarlo in altri luoghi o tempi. Inoltre ci troviamo davanti ad una fotografia meravigliosa dove le parole sembrano echeggiare di valle in valle da cielo oscuro a nebbia. Veniamo poi alle interpretazioni.
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Macbeth è un valoroso combattente. Al termine di una battaglia riceve una profezia che gli rivela che diventerà re. Istigato dalla moglie, l'uomo ucciderà il sovrano e ne prenderà il posto abbandonandosi a una spirala di violenza sempre peggiore.
Bellissima e potentissima trasposizione del dramma di Shakespeare recitato proprio con i dialoghi teatrali. Innanzitutto è ammirevole il fatto di averlo girato nell'ambito in cui si svolgono i fatti e non ambientarlo in altri luoghi o tempi. Inoltre ci troviamo davanti ad una fotografia meravigliosa dove le parole sembrano echeggiare di valle in valle da cielo oscuro a nebbia. Veniamo poi alle interpretazioni. Fassbender è meraviglioso nel ruolo del sofferente e divorato dall'odio e dall'ambizione Machbeth che ormai finisce per temere la sua stessa ombra una volta scoperchiato il vaso di Pandora. Accanto a lui una bellissima e mefistofelica Cotillard che non esita a trascinare il mare verso i porti più oscuri per diventare regina di Scozia ma poi anche lei stessa perderà il controllo di un uomo in preda a una sanguinaria follia. Insomma un film potente tratto da un'opera sempre attuale e che ha in questa trasposizione cinematografica un bellissimo manifesto. Complimenti al regista Kurtzel.
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ruzzante
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mercoledì 13 gennaio 2016
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due ore di recitazione: mah ...
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... sinceramente mi sfugge il senso di trasportare di peso un dramma teatrale sul grande schermo, senza un minimo di adattamento all'assai differente mezzo di comunicazione.
L'idea di recitatare un dramma shakespeariano "paro - paro", così come è stato scritto, davanti alla macchina da presa mi pare totalmente sbagliata in linea di principio, e non avrebbe potuto fare altro che dar luogo ad un risultato assai mediocre, nonostante gli sforzi del bravissimo Fassbender.
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giadas
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domenica 10 gennaio 2016
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omg, shekspeare in love
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Quando teatro e cinema si incontrano non può che uscirne un semi capolavoro. Semi perché la sensazione del teatro non può trasudare dal grande schermo, e la magia della settima arte non può sbocciare in un lavoro da palcoscenico. Comunque bellissimo film. Un po' pesante in alcuni punti, soprattutto nei dialoghi che si attengono quasi completamente fedelmente al testo originale (ovviamente tradotto). Forse alcuni attori scelti sono troppi simili far loro e ciò crea un po' di confusione nel seguire il film. Avendo già letto la tragedia, ho comunque trovato qualche punto un po' ostico. Nulla da dire sulle performance: un fantastico Macbeth e una paradisiaca Lady Macbeth (diciamo che è riuscita ad avere l'occhio da pazza).
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Quando teatro e cinema si incontrano non può che uscirne un semi capolavoro. Semi perché la sensazione del teatro non può trasudare dal grande schermo, e la magia della settima arte non può sbocciare in un lavoro da palcoscenico. Comunque bellissimo film. Un po' pesante in alcuni punti, soprattutto nei dialoghi che si attengono quasi completamente fedelmente al testo originale (ovviamente tradotto). Forse alcuni attori scelti sono troppi simili far loro e ciò crea un po' di confusione nel seguire il film. Avendo già letto la tragedia, ho comunque trovato qualche punto un po' ostico. Nulla da dire sulle performance: un fantastico Macbeth e una paradisiaca Lady Macbeth (diciamo che è riuscita ad avere l'occhio da pazza). Scenografia e costumi attinenti al vero storico, e anche la semplicità degli oggetti di scena rispecchia la tragedia elisabettiana. Forse la fotografia non convince molto con un utilizzo forse eccessivo del rosso ad indicare il destino sanguinoso dei personaggi. Finale, mi spiace dirlo, che fa perdere la 5 stella al film: troppo lungo e inverosimile. La morte di Macbeth portata all'inverosimile rende il tutto quasi comico, quando di comico non c'è niente. Comunque un'ottima pellicola
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fabiofeli
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domenica 10 gennaio 2016
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ambizione e perdizione
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Nella Scozia medievale Macbeth (Michael Fassbender ) è un guerriero valoroso e conquista la stima di re Duncan che gli tributa un titolo nobiliare. Ma l’ambizione della moglie Annis (Marion Cotillard) spinge il consorte all’assassinio del re e allo sterminio della famiglia di un altro nobile sul quale si scarica la colpa del delitto.
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Nella Scozia medievale Macbeth (Michael Fassbender ) è un guerriero valoroso e conquista la stima di re Duncan che gli tributa un titolo nobiliare. Ma l’ambizione della moglie Annis (Marion Cotillard) spinge il consorte all’assassinio del re e allo sterminio della famiglia di un altro nobile sul quale si scarica la colpa del delitto. Macbeth sale al trono, ma ormai il destino gli è contrario; nonostante l’eliminazione del suo amico Banquo, che può trasformarsi in temibile avversario, le cupe profezie delle streghe, apparentemente impossibili, si verificano completamente: Macbeth non avrà figli che saliranno al trono, la foresta di Birnam in fiamme lancerà fumi e scintille contro il castello di Dunsinane ed un uomo, Mcduff, non partorito da una donna, ma nato con l’aiuto dei chirurghi, lo ucciderà.
La tragedia di Shakespeare conta diverse trasposizioni cinematografiche di valore: quella di Orson Welles girata in appena tre settimane con un budget limitatissimo si fondava sulla recitazione dello stesso regista e su una fotografia molto contrastata; quella di Kurosawa era originale per la scelta della tecnica espressiva del teatro del No; la versione di Polanski, ancora sotto choc per l’omicidio di Sharon Tate, privilegiava toni cupi e sanguinosi.
L’ossequio di Kurzel al testo letterario è rigoroso. La fotografia fa uso di cupi toni neri e di rossi sanguigni, ma talvolta scivola nell’estetizzante. La Cotillard è fedele al personaggio ambizioso e intrigante; Fassbender incarna il travaglio del rimorso ed il terrore delle predizioni che lo porteranno alla perdizione. Nonostante tutto il film non attinge al capolavoro, ma è da vedere.
Valutazione ***
FabioFeli
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daniela tosi
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domenica 10 gennaio 2016
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peccato la foresta in fiamme!
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Da attempata insegnante d'inglese, innamorata delle tragedie shakespeariane, sono andata a vedere il Macbeth di Kurzel con qualche pregiudizio. Temevo, infatti, che la cruda, scarna atmosfera che pervade l'opera di Shakespeare, potesse essere sovraccaricata di inutili fronzoli cinematografici che attraggono un pubblico più amante degli effetti speciali che dell'indagine dei più profondi risvolti dell'animo umano.
Sarebbe stato facile cadere in questo errore, la lugubre, primitiva atmosfera scozzese ben si presterebbe a tale manipolazione, ma così non è stato.
La trasposizione cinematografica di Kurzel fa muovere i personaggi proprio in quello scenario cupo e misterioso che molti lettori di Macbeth hanno immaginato leggendo l'opera di Shakespeare.
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Da attempata insegnante d'inglese, innamorata delle tragedie shakespeariane, sono andata a vedere il Macbeth di Kurzel con qualche pregiudizio. Temevo, infatti, che la cruda, scarna atmosfera che pervade l'opera di Shakespeare, potesse essere sovraccaricata di inutili fronzoli cinematografici che attraggono un pubblico più amante degli effetti speciali che dell'indagine dei più profondi risvolti dell'animo umano.
Sarebbe stato facile cadere in questo errore, la lugubre, primitiva atmosfera scozzese ben si presterebbe a tale manipolazione, ma così non è stato.
La trasposizione cinematografica di Kurzel fa muovere i personaggi proprio in quello scenario cupo e misterioso che molti lettori di Macbeth hanno immaginato leggendo l'opera di Shakespeare.
Avendo visto la versione in lingua originale ho apprezzato molto la recitazione di Fassbender ed ancora di più quella di Marion Cotillard che rappresenta perfettamente "il pugno di ferro in guanto di velluto" che ci fa amare e odiare questa donna diabolica ed angelica al tempo stesso.
Credo proprio che Shakespeare non si rivolterà nella tomba, ma forse una domanda se la farà: "Perché avete modificato il potente, inesorabile effetto della foresta di Birnam che si muove verso l castello di Dunsinane?"
Già, perché? Shakespeare crea l'effetto del movimento facendo nascondere i soldati di Malcolm e Macduff dietro rami e fronde strappate alla foresta il che rende concretamente l'idea dell'avvicinamento al castello. L'effetto speciale l'aveva già creato l'autore secoli fa, l'idea era geniale, perché stravolgerla bruciando la foresta?
Ecco, questo mi piacerebbe tanto chiederlo al regista che avrà le mie quattro stelline, ma.....non la quinta,sorry!
Daniela Tosi
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jackiechan90
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domenica 10 gennaio 2016
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il bello è brutto ma il film è solo molto bello
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Nell'anno shakesperiano (400 anni dalla morte, 1616-2016) esce al cinema la settima trasposizione dell'opera più breve e più cruenta del Grande Bardo, quel "MacBeth" che già aveva ispirato grandi registi del passato come Orson Welles, Akira Kurosawa e Roman Polanski. La scelta del regista Justin Kurzel è soprattutto quella della trasposizione rispettosa e oggettiva della tragedia. Nell'epoca di "Game of thrones", "True Detective" (da cui il film riprende molti stilemi) e "Vikings", serie tv che hanno innovato il period drama e il fantasy medievale e hanno lasciato un sostrato ben preciso nell'immaginario collettivo, il film si gioca tutto sul realismo e sulla complessità. I dialoghi, altisonanti e difficili, sono ripresi interamente dalla tragedia e vengono attaccati ai personaggi tramite voci fuori campo e inquadrature fisse sui volti dei personaggi.
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Nell'anno shakesperiano (400 anni dalla morte, 1616-2016) esce al cinema la settima trasposizione dell'opera più breve e più cruenta del Grande Bardo, quel "MacBeth" che già aveva ispirato grandi registi del passato come Orson Welles, Akira Kurosawa e Roman Polanski. La scelta del regista Justin Kurzel è soprattutto quella della trasposizione rispettosa e oggettiva della tragedia. Nell'epoca di "Game of thrones", "True Detective" (da cui il film riprende molti stilemi) e "Vikings", serie tv che hanno innovato il period drama e il fantasy medievale e hanno lasciato un sostrato ben preciso nell'immaginario collettivo, il film si gioca tutto sul realismo e sulla complessità. I dialoghi, altisonanti e difficili, sono ripresi interamente dalla tragedia e vengono attaccati ai personaggi tramite voci fuori campo e inquadrature fisse sui volti dei personaggi. Operazioni necessarie per poter trasporre i monologhi numerosi nell'opera, molto efficaci in ambito teatrale ma meno in quello cinematografico. Sono presenti, inoltre, molte sequenze dove i monologhi sono intervallati da musiche e frame come nella bellissima ed efficace scena iniziale della battaglia dove le coreografie dei soldati al rallenty si mescolano a inquadrature girate a mano facendola sembrare quasi una danza. Il tutto scandito da ampie panoramiche della lands scozzesi (quasi come una sorta di western medievale) la cui luce cambia ogni volta a seconda degli avvenimenti e riflette la psicologia dei personaggi così come gli interni che passano dalla semplicità degli accampamenti militari allo sfarzo ridondante dei palazzi che sono grandi chiese buie e malamente illuminate con luci artificiali per indicare la morale ormai corrotta dei personaggi.
Si può dire, infatti, che il paesaggio sia il terzo protagonista principale del film dopo i due protagonisti principali, i coniugi MacBeth interpretati in maniera ottima da Michael Fassbender (in odore da Oscar anche se per un altro film) e Marion Cotillard. Un'ambientazione che viene rappresentata in tutte le sue sfumature passando dai colori freddi iniziali fino al rosso finale che riempie di sangue tutto lo schermo.
per quanto riguarda le poche innovazioni rispetto al testo teatrale anche quelle sono piuttosto azzeccate: veramente commoventi i dialoghi di lady MacBeth in cui viene data una spiegazione particolare della rabbia che la muove, causata da una maternità mancata e fortemente desiderata, che dà al personaggio una sfumatura fragile che nelle precedenti trasposizioni precedenti mancava; così come la scena finale che lascia aperte varie interpretazioni sul destino dei sopravvissuti e la scelta di ampliare il numero di streghe (4 invece che 3) rappresentanti le varie fasi della vita dell'uomo.
Un film certamente non facile, adatto per chi ha già letto la tragedia, ma che ridà importanza al testo e ai dialoghi. Un'operazione di traduzione dell'opera colossale e ben fatta, paragonabile solo all'ottimo "Hamlet" di Kennet Branagh.
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[+] pro vikings
(di ruger357mgm)
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miguel angel tarditti
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domenica 10 gennaio 2016
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shakespeare vive
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SHAKESPEARE VIVE.
En la versión cinematográfica de Justin Kurtzel
MACBETH, Gran Bretaña, 2015
Pocas veces una film combina, al mismo tiempo un lenguaje teatral con uno cinematográfico, con éxito.
Expresiones artísticas tan parecidas y tan diferentes.
Justin Kurtzel con su Macbeth, logra momentos en que nos acomoda en la sala más oscura, y momentos en que la luz de los exteriores explota como soles embrujados, en un ejercicio de estilo excéntrico y bello.
De soles embrujados, o de nieblas inquietantes? claro, porque están las brujas. Brujas que parecen simples estáticas mujeres conocedoras del futuro y testimonios presentes del futuro.
Un Macbeth y una Lady Macbeth que proponen, interpretan, sus más famosos momentos con una expresividad de asombrosa inexpresividad.
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SHAKESPEARE VIVE.
En la versión cinematográfica de Justin Kurtzel
MACBETH, Gran Bretaña, 2015
Pocas veces una film combina, al mismo tiempo un lenguaje teatral con uno cinematográfico, con éxito.
Expresiones artísticas tan parecidas y tan diferentes.
Justin Kurtzel con su Macbeth, logra momentos en que nos acomoda en la sala más oscura, y momentos en que la luz de los exteriores explota como soles embrujados, en un ejercicio de estilo excéntrico y bello.
De soles embrujados, o de nieblas inquietantes? claro, porque están las brujas. Brujas que parecen simples estáticas mujeres conocedoras del futuro y testimonios presentes del futuro.
Un Macbeth y una Lady Macbeth que proponen, interpretan, sus más famosos momentos con una expresividad de asombrosa inexpresividad.
Parece un contrasentido sin duda, pero es la calidad de actores de impresionante magnitud, que hablan en los momentos de mayor conflicto, en los momentos de mayor fuerza dramática, con una naturalidad que sacude.
Sacude también la versión propuesta por el regista Justin Kurzel, porque lleva el relato a la potencia de mayor intensidad posible.
La ambición y la crueldad, de Macbeth, y de su mujer, resultan en esta mega dimensión estilística, una metáfora que desnuda a modo de paradigma, la parte más ruin de la condición humana, esa que anidan en la profundidad de las ciertas almas deformadas, enfermas.
Ambición de poder sin límites, crueldad inhumana, corrupción, envidia, que en su exteriorización gritan un aspecto deplorable de la defectuosa condición humana.
Tanto la corrupción que anida en la ambición de un poder ilimitado, un poder que usa la crueldad, o que envidia hasta tocar la destrucción, buscando una deseada felicidad, pero en modo impropio. Causas destrucción o muerte, como en el caso del Macbeth de Shakespeare.
Michael Fassbender (Macbeth), Marion Cotillard (Lady Macbeth)
Sean Harris (Macduff), y el resto del excelente elenco, junto a la fantástica puesta de Justin Kurzel, nos hacen vibrar de emoción al comprobar que Shakespeare vive.
Y que viva!
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vincenzo ambriola
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sabato 9 gennaio 2016
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maschere di guerra
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La storia di Macbeth, magistralmente raccontata da Shakespeare, è universalmente nota. La bramosia del potere, l'accecamento della ragione, il delirio assassino e, infine, la morte catartica, mostrano in Macbeth l'essenza violenta e brutale dell'uomo, la sua irrefrenabile volontà di dominio e possesso. Justin Kurzil racconta Macbeth senza alcuna metafora, in presa diretta, quasi documentaristica. Volge la sua attenzione all'ambientazione, ai costumi, ai movimenti di scena. Distilla il testo originale, mantenendo la recitazione teatrale, senza semplificarlo o banalizzarlo. Bravissimo Fassbender e tutti i personaggi maschili, cupi, severi, a volte un po' tetri nelle loro maschere da guerra. Fuori luogo Marion Cotillard, incapace di trasfigurare il desiderio di onnipotenza, prima, e la consapevolezza del dramma, dopo.
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isin89
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sabato 9 gennaio 2016
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macbender
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Ennesimo adattamento alla tragedia delle tragedie, il Macbeth di William Shakespeare già portato sul grande schermo da quei mostri sacri che prendono il nome di Orson Welles, Akira Jurosawa e Roman Polanski. Justine Kurzel approda quasi inconsapevolmente a questo mondo stregato nel quale finisce per trovarsi un pelo fuori luogo. Il suo Macbeth è un lavoro complesso ma affascinante, un'opera apprezzabile che pecca nel tentativo di voler andare oltre le sue limitate possibilità volendo essere più di quello che in realtà è. Kurzel non è Kenneth Branagh e ciò che ne esce è un prodotto riuscito solo a metà.
Se da un lato stupisce ed abbaglia per il suo spettrale incanto, dall'altro finisce per essere schiacciato dall'onere del nome che porta.
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Ennesimo adattamento alla tragedia delle tragedie, il Macbeth di William Shakespeare già portato sul grande schermo da quei mostri sacri che prendono il nome di Orson Welles, Akira Jurosawa e Roman Polanski. Justine Kurzel approda quasi inconsapevolmente a questo mondo stregato nel quale finisce per trovarsi un pelo fuori luogo. Il suo Macbeth è un lavoro complesso ma affascinante, un'opera apprezzabile che pecca nel tentativo di voler andare oltre le sue limitate possibilità volendo essere più di quello che in realtà è. Kurzel non è Kenneth Branagh e ciò che ne esce è un prodotto riuscito solo a metà.
Se da un lato stupisce ed abbaglia per il suo spettrale incanto, dall'altro finisce per essere schiacciato dall'onere del nome che porta. Michael Fassbender e Marion Cotillard sono perfetti per impersonare la follia dei due coniugi così come lo sono le titaniche ambientazioni della Scozia del basso medioevo, probabilmente una delle componenti di maggior rilievo della pellicola. A un primo approccio può apparire legnoso e sfiancante a causa dell'eccessiva voglia di “poeticizzare” anche le virgole rendendo la narrazione troppo macchinosa e inadatta al contesto. Poi ci si accorge che il vero problema non risiede tanto nella scrittura quanto in un (forse esagero) errato approccio alla regia. Il voler rendere a tutti i costi la pellicola una sorta di visione autoriale di un regista che è ancora fin troppo inesperto ed acerbo e che probabilmente (non possiamo saperlo) tutta questa vena autoriale non possiede.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere e il suo operato offre molti spunti interessanti come le bellissime riprese durante i combattimenti, condite con tanto di ralenti e di fermo immagine che ho trovato potenti e d'effetto, oltre che ottime inquadrature in campo lungo sulle gelide distese scozzesi, ottimizzate da una fotografia all'altezza del compito. Nonostante i numerosi difetti che possiede non me la sento di bocciarlo dal momento che, a fine visione, mi sono trovato in ogni caso soddisfatto. Sarà l'ammirazione verso le opere dello stesso Shakespeare o l'operato del disumano Fassbender ma questo Macbeth, tutto sommato, mi è piaciuto. Lungi dal considerarlo un prodotto totalmente riuscito ma l'emozione suscitata in certi momenti è innegabile. Non potrei aggiungerei altro se non che (e forse la mia recensione si riassumerebbe in queste semplici parole) Justine Kurzel e compagni avrebbero potuto, date gli spunti, fare molto ma molto di meglio.
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