debboschi
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lunedì 4 gennaio 2016
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macbeth è la potenza dell'immaginazione
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Dopo Welles, Kurosawa e Polanski, è il regista australiano Justin Kurzel ad accettare la sfida di portare sullo schermo una delle opere più potenti e controverse di William Shakespeare: Macbeth. Sfruttando quella che è una delle principali caratteristiche delle opere shakespereane, vale a dire la loro attualità, Kurzel ci racconta la vicenda del valoroso generale Macbeth ( Michael Fassbender), già indicato come futuro sovrano di Scozia, che cade vittima di una sfrenata sete di potere e, al fine di accelerare la propria ascesa al trono, assassina, in complotto con la moglie Lady Macbeth (Marion Cotillard), il reggente in carica. Quello dell'avidità e del successo da raggiungere senza scrupoli sono temi oggi più che mai attuali, come la questione dei soldati perseguitati dai loro incubi di guerra:"anche se ci troviamo nella Scozia dell'undicesimo secolo, vediamo personaggi, stati d'animo e demoni comuni all'uomo di ogni epoca", ha precisato il regista.
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Dopo Welles, Kurosawa e Polanski, è il regista australiano Justin Kurzel ad accettare la sfida di portare sullo schermo una delle opere più potenti e controverse di William Shakespeare: Macbeth. Sfruttando quella che è una delle principali caratteristiche delle opere shakespereane, vale a dire la loro attualità, Kurzel ci racconta la vicenda del valoroso generale Macbeth ( Michael Fassbender), già indicato come futuro sovrano di Scozia, che cade vittima di una sfrenata sete di potere e, al fine di accelerare la propria ascesa al trono, assassina, in complotto con la moglie Lady Macbeth (Marion Cotillard), il reggente in carica. Quello dell'avidità e del successo da raggiungere senza scrupoli sono temi oggi più che mai attuali, come la questione dei soldati perseguitati dai loro incubi di guerra:"anche se ci troviamo nella Scozia dell'undicesimo secolo, vediamo personaggi, stati d'animo e demoni comuni all'uomo di ogni epoca", ha precisato il regista. Ed è nell'aderenza al testo teatrale che risiede la potenza evocativa del film, in quella fedeltà al dramma shakespereano, soprattutto dal punto di vista linguistico, che ha permesso di portare in superficie tante insidie quanti sono i punti di vista interpretativi.
L'ambientazione ha un ruolo fondamentale in quanto contribuisce alla centralità del personaggio di Macbeth: la sua discesa agli inferi è accompagnata da paesaggi che si fanno sempre più tetri, in un crescendo di nebbia fitta, pioggia e oscurità che coinvolgono lo spettatore conducendolo sin negli angoli più remoti di una tragedia fosca, cruenta in cui dominano il male e l'insanità mentale. L'arduo compito di portare sulla scena questo eroe tragico che è Macbeth, il demone che vede nell'assassinio l'unica via per la propria realizzazione, ma che contemporaneamente prova rimorso pur essendo incapace di pentimento, è affidato a Michael Fassbender, che ci regala un'interpretazione forte, intensa, con il grande pregio di non dare risposte, ma di suscitare domande ed indurci a riflettere. L'attore irlandese è magistrale nel muoversi nel gioco delle rifrazioni, riuscendo così a dare corpo a quelle che non sono solo le ambiguità del personaggio, ma della vicenda stessa. Questo perchè il "suo" Macbeth è più che una proiezions psicologica. Non è da ciò che traspare dalla recitazione che l'attore rivela il personaggio, bensì da una naturale vocazione a permettere ad ogni altro nel film di estendere, attraverso di lui, le proprie azioni ed emozioni, sino a farle sconfinare in luoghi inediti, trasformandone le tonalità e restituendole con effetti diversi, amplificati. In questo modo, nel suo errare da un personaggio ad un altro, diventa egli stesso, nello stesso momento, luogo di proiezione e luogo d'origine del dramma esistenziale, in quella logica del "toujours possible" che è la dimensione cinematografica.
Il rosso è il colore dominante nel finale dl film, che ci lascia con l'immagine di una Scozia imbrattata di quello stesso sangue "che torna sempre ad infettar colui che l'ha insegnato", come un'eterna condanna, un destino già scritto in quell'immagine di morte presente nella scena d'inizio, quella del funerale del figlio di Macbeth, presagio di una corona senza discendenza e di una fine ennunciata, poichè come dice Macbeth stesso:"la vita è solo un'ombra che cammina: un povero attore che incede e si agita sul palcoscenico, e poi non lo si sente più: è una storia raccontata da un idiota, piena di rumori e rabbia, che non significa niente".
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irene
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venerdì 8 gennaio 2016
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formidabile
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Magnifico film, che rilegge in maniera moderna, ma senza frizzi e lazzi, attenendosi rigorosamente al classico, un testo di per sé meraviglioso. Ciò che fa la differenza rispetto ad altre rilettura (di questa o di altre opere di Shakespeare) è la potenza delle immagini, sono le atmosfere di Scozia, la nebbia, la pioggia, i paesaggi brulli punteggiati di laghi e di neve, la luce delle candele, i colori sempre più saturi, fino al rosso finale del fuoco, del tramonto e del sangue. E la fantastica intensità, i primissimi piani sui volti feriti e tormentati, gli occhi che piangono e amano, le mani che accarezzano e uccidono. La Cotillard è una stupenda Lady Macbeth pericolosa e fragile, Fassbender ("è nato per questo ruolo", come dare torto al critico inglese che l'ha scritto?) è un gigantesco, magnetico, fragile e terribile grande uomo, al di là della sua crudeltà e del suo coraggio.
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ruger357mgm
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venerdì 8 gennaio 2016
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la densa notte del nostro ambizioso
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La brama di potere ai tempi dell'IS.La materialità del sangue, delle viscere, dell'assassinio, in tutta la sua potenza, mostrata senza veli, come un video del califfo. Ambientazioni suggestive e aderenti al racconto, costumi essenziali, azioni sceniche dolenti. la fa da padrone assoluto la lingua del bardo, cui rende omaggio la fisicità di un gigantesco Fassbender, il cui viaggio al termine della notte parte dall'ambizione e finisce nella follia, trascinando con se la diafana, mortifera musa: una lady dal pallore febbricitante e dalla sensualità dissimulata. Tradisce e sgozza Macbeth, prima il suo benefattore e sovrano Banquo, poi la famiglia del nobile MacDuff, non nato da donna, che arrivato al redde rationem lo colpirà nello spirito ancor prima che nel corpo.
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La brama di potere ai tempi dell'IS.La materialità del sangue, delle viscere, dell'assassinio, in tutta la sua potenza, mostrata senza veli, come un video del califfo. Ambientazioni suggestive e aderenti al racconto, costumi essenziali, azioni sceniche dolenti. la fa da padrone assoluto la lingua del bardo, cui rende omaggio la fisicità di un gigantesco Fassbender, il cui viaggio al termine della notte parte dall'ambizione e finisce nella follia, trascinando con se la diafana, mortifera musa: una lady dal pallore febbricitante e dalla sensualità dissimulata. Tradisce e sgozza Macbeth, prima il suo benefattore e sovrano Banquo, poi la famiglia del nobile MacDuff, non nato da donna, che arrivato al redde rationem lo colpirà nello spirito ancor prima che nel corpo. Regia anonima,in giusti i paragoni con Polanski e Welles, ma con uno scenario simile a poco serve,cast stellare che da ottima prova,anche se manca una versione di Branagh cui confrontare il recitativo di Fasbbender. Come colonna sonora forse sarebbe stato meglio usare i suoni dei Sigùr Ròs. Comunque Imperdibile.
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alex2044
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martedì 19 gennaio 2016
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la magia della parola
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Dopo un inizio guerresco , impreziosito da scene visivamente molto gradevoli ma forse un po' di routine il film si immerge sempre di più nella magica atmosfera Shakespiriana e continua così in crescendo fino alla sua conclusione, catturando l'attenzione dello spettatore con dialoghi sublimi . Certo che con un dialoghista del genere il regista ha avuto la strada spianata per realizzare un film di forte impatto emotivo non dovendo contare solamente sulla struttura tendenzialmente spettacolare della storia . Gli attori sono tutti bravi ma naturalmente Fassbender , con il suo sguardo magnetico , li sovrasta tutti , aiutato peraltro da un doppiaggio formidabile per nulla enfatico ma chiaro e foneticamente ammaliante fino ad arrivare ad essere un compendio della colonna sonora e non solo un fatto verbale .
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Dopo un inizio guerresco , impreziosito da scene visivamente molto gradevoli ma forse un po' di routine il film si immerge sempre di più nella magica atmosfera Shakespiriana e continua così in crescendo fino alla sua conclusione, catturando l'attenzione dello spettatore con dialoghi sublimi . Certo che con un dialoghista del genere il regista ha avuto la strada spianata per realizzare un film di forte impatto emotivo non dovendo contare solamente sulla struttura tendenzialmente spettacolare della storia . Gli attori sono tutti bravi ma naturalmente Fassbender , con il suo sguardo magnetico , li sovrasta tutti , aiutato peraltro da un doppiaggio formidabile per nulla enfatico ma chiaro e foneticamente ammaliante fino ad arrivare ad essere un compendio della colonna sonora e non solo un fatto verbale . Insomma il film mi è piaciuto anche perchè il regista ha preso la saggia decisione di evitare inutili voli pindarici ed interpretativi che troppo spesso diventano inutili fardelli per un opera , quella di Shakespeare , la cui grandiosità esige prima di tutto rispetto ed anche un po' di modestia nell'affrontarla . Ci pensa lui ad attirare l'attenzione dello spettatore anche il più distratto con la magia dei suoi testi , godiamoceli , ecco una volta tanto , al cinema , le parole hanno surclassato le immagini ed il nostro spirito ne ha tratto giovamento .
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jackiechan90
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domenica 10 gennaio 2016
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il bello è brutto ma il film è solo molto bello
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Nell'anno shakesperiano (400 anni dalla morte, 1616-2016) esce al cinema la settima trasposizione dell'opera più breve e più cruenta del Grande Bardo, quel "MacBeth" che già aveva ispirato grandi registi del passato come Orson Welles, Akira Kurosawa e Roman Polanski. La scelta del regista Justin Kurzel è soprattutto quella della trasposizione rispettosa e oggettiva della tragedia. Nell'epoca di "Game of thrones", "True Detective" (da cui il film riprende molti stilemi) e "Vikings", serie tv che hanno innovato il period drama e il fantasy medievale e hanno lasciato un sostrato ben preciso nell'immaginario collettivo, il film si gioca tutto sul realismo e sulla complessità. I dialoghi, altisonanti e difficili, sono ripresi interamente dalla tragedia e vengono attaccati ai personaggi tramite voci fuori campo e inquadrature fisse sui volti dei personaggi.
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Nell'anno shakesperiano (400 anni dalla morte, 1616-2016) esce al cinema la settima trasposizione dell'opera più breve e più cruenta del Grande Bardo, quel "MacBeth" che già aveva ispirato grandi registi del passato come Orson Welles, Akira Kurosawa e Roman Polanski. La scelta del regista Justin Kurzel è soprattutto quella della trasposizione rispettosa e oggettiva della tragedia. Nell'epoca di "Game of thrones", "True Detective" (da cui il film riprende molti stilemi) e "Vikings", serie tv che hanno innovato il period drama e il fantasy medievale e hanno lasciato un sostrato ben preciso nell'immaginario collettivo, il film si gioca tutto sul realismo e sulla complessità. I dialoghi, altisonanti e difficili, sono ripresi interamente dalla tragedia e vengono attaccati ai personaggi tramite voci fuori campo e inquadrature fisse sui volti dei personaggi. Operazioni necessarie per poter trasporre i monologhi numerosi nell'opera, molto efficaci in ambito teatrale ma meno in quello cinematografico. Sono presenti, inoltre, molte sequenze dove i monologhi sono intervallati da musiche e frame come nella bellissima ed efficace scena iniziale della battaglia dove le coreografie dei soldati al rallenty si mescolano a inquadrature girate a mano facendola sembrare quasi una danza. Il tutto scandito da ampie panoramiche della lands scozzesi (quasi come una sorta di western medievale) la cui luce cambia ogni volta a seconda degli avvenimenti e riflette la psicologia dei personaggi così come gli interni che passano dalla semplicità degli accampamenti militari allo sfarzo ridondante dei palazzi che sono grandi chiese buie e malamente illuminate con luci artificiali per indicare la morale ormai corrotta dei personaggi.
Si può dire, infatti, che il paesaggio sia il terzo protagonista principale del film dopo i due protagonisti principali, i coniugi MacBeth interpretati in maniera ottima da Michael Fassbender (in odore da Oscar anche se per un altro film) e Marion Cotillard. Un'ambientazione che viene rappresentata in tutte le sue sfumature passando dai colori freddi iniziali fino al rosso finale che riempie di sangue tutto lo schermo.
per quanto riguarda le poche innovazioni rispetto al testo teatrale anche quelle sono piuttosto azzeccate: veramente commoventi i dialoghi di lady MacBeth in cui viene data una spiegazione particolare della rabbia che la muove, causata da una maternità mancata e fortemente desiderata, che dà al personaggio una sfumatura fragile che nelle precedenti trasposizioni precedenti mancava; così come la scena finale che lascia aperte varie interpretazioni sul destino dei sopravvissuti e la scelta di ampliare il numero di streghe (4 invece che 3) rappresentanti le varie fasi della vita dell'uomo.
Un film certamente non facile, adatto per chi ha già letto la tragedia, ma che ridà importanza al testo e ai dialoghi. Un'operazione di traduzione dell'opera colossale e ben fatta, paragonabile solo all'ottimo "Hamlet" di Kennet Branagh.
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(di ruger357mgm)
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filippo catani
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mercoledì 13 gennaio 2016
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una potente trasposizione
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Macbeth è un valoroso combattente. Al termine di una battaglia riceve una profezia che gli rivela che diventerà re. Istigato dalla moglie, l'uomo ucciderà il sovrano e ne prenderà il posto abbandonandosi a una spirala di violenza sempre peggiore.
Bellissima e potentissima trasposizione del dramma di Shakespeare recitato proprio con i dialoghi teatrali. Innanzitutto è ammirevole il fatto di averlo girato nell'ambito in cui si svolgono i fatti e non ambientarlo in altri luoghi o tempi. Inoltre ci troviamo davanti ad una fotografia meravigliosa dove le parole sembrano echeggiare di valle in valle da cielo oscuro a nebbia. Veniamo poi alle interpretazioni.
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Macbeth è un valoroso combattente. Al termine di una battaglia riceve una profezia che gli rivela che diventerà re. Istigato dalla moglie, l'uomo ucciderà il sovrano e ne prenderà il posto abbandonandosi a una spirala di violenza sempre peggiore.
Bellissima e potentissima trasposizione del dramma di Shakespeare recitato proprio con i dialoghi teatrali. Innanzitutto è ammirevole il fatto di averlo girato nell'ambito in cui si svolgono i fatti e non ambientarlo in altri luoghi o tempi. Inoltre ci troviamo davanti ad una fotografia meravigliosa dove le parole sembrano echeggiare di valle in valle da cielo oscuro a nebbia. Veniamo poi alle interpretazioni. Fassbender è meraviglioso nel ruolo del sofferente e divorato dall'odio e dall'ambizione Machbeth che ormai finisce per temere la sua stessa ombra una volta scoperchiato il vaso di Pandora. Accanto a lui una bellissima e mefistofelica Cotillard che non esita a trascinare il mare verso i porti più oscuri per diventare regina di Scozia ma poi anche lei stessa perderà il controllo di un uomo in preda a una sanguinaria follia. Insomma un film potente tratto da un'opera sempre attuale e che ha in questa trasposizione cinematografica un bellissimo manifesto. Complimenti al regista Kurtzel.
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tmpsvita
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lunedì 19 giugno 2017
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un film di immagini potenti e dialoghi profondi
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Film fatto di immagini intense, potenti e dense, rese così da una fotografia molto elaborata che spazia tra colori accesi, forti e decisi a colori tristi, deboli, malinconici; e di dialoghi tanto profondi quanto taglienti.
Realizzato con una regia molto studiata, piena di virtuosismi e artisticamente interessante, che rende si il film affascinante e ammirevole ma che in alcuni, fortunatamente pochi, frangenti risulta un po' presuntuoso , come se già il regista sapesse di star facendo un film importante, destinato a lasciare un segno ( infatti inserito in concorso a Cannes nel 2015), cosa che però non è successa, è stato ingiustamente snobbato dal pubblico, generando un piccolo flop al box Office.
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Film fatto di immagini intense, potenti e dense, rese così da una fotografia molto elaborata che spazia tra colori accesi, forti e decisi a colori tristi, deboli, malinconici; e di dialoghi tanto profondi quanto taglienti.
Realizzato con una regia molto studiata, piena di virtuosismi e artisticamente interessante, che rende si il film affascinante e ammirevole ma che in alcuni, fortunatamente pochi, frangenti risulta un po' presuntuoso , come se già il regista sapesse di star facendo un film importante, destinato a lasciare un segno ( infatti inserito in concorso a Cannes nel 2015), cosa che però non è successa, è stato ingiustamente snobbato dal pubblico, generando un piccolo flop al box Office.
Ed è un peccato perché è più che evidente che qui Michael Fassbender ha dato il meglio di se, dando voce e corpo in maniera più che notevole ad un ruolo davvero difficile da interpretare, ha regalato al pubblico un'interpretazione molto sentita e credibile.
Marion Cotillard calza a pennello nel ruolo di Lady Macbeth, da lei recitata in maniera impeccabile, che però in questo adattamento viene un po' troppo messo da parte, nonostante sia il personaggio più interessante dell'intera tragedia.
Il film termina con una sequenza, dipinta di un rosso sangue misto arancione tramonto, notevolmente emozionante e visivamente accattivante.
Certo c'è da dire che non è un film leggero, anzi tutt'altro è molto pesante e infatti la sua durata, neanche poi troppo lunga, si fa sentire.
VOTO: 7/10
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redrose
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venerdì 8 gennaio 2016
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macbeth
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Se non fosse per l’intensa espressività di Michael Fassbender, che comunica con il suo sguardo l’evoluzione diabolica del personaggio (e che con un bagno nelle acque torbide e gelate della Scozia vale da solo il prezzo del biglietto), sarebbe difficile digerire un tale “polpettone”: un ibrido poco convincente a metà strada tra 300 e Braveheart.
Deduco sia alquanto complicato ridurre la trama di uno dei capolavori di Shakespeare, e il regista Justin Kurzel cerca di riportare fedelmente sul grande schermo l'intera storia, conservando nella loro interezza e complessità linguistica i dialoghi shakespeariani: ma che fatica seguire!
Purtroppo questo contributo si limita alla messinscena della tragedia shakespeariana, in una Scozia selvaggia e arida, che sembra l’anticamera dell’inferno: per il resto l'adattamento è talmente fedele e devoto al testo da risultare poco originale e, nonostante sia viva e fiammeggiante un’estetica impeccabile, questa di certo non semplifica la complessità dialogica dell’opera teatrale.
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Se non fosse per l’intensa espressività di Michael Fassbender, che comunica con il suo sguardo l’evoluzione diabolica del personaggio (e che con un bagno nelle acque torbide e gelate della Scozia vale da solo il prezzo del biglietto), sarebbe difficile digerire un tale “polpettone”: un ibrido poco convincente a metà strada tra 300 e Braveheart.
Deduco sia alquanto complicato ridurre la trama di uno dei capolavori di Shakespeare, e il regista Justin Kurzel cerca di riportare fedelmente sul grande schermo l'intera storia, conservando nella loro interezza e complessità linguistica i dialoghi shakespeariani: ma che fatica seguire!
Purtroppo questo contributo si limita alla messinscena della tragedia shakespeariana, in una Scozia selvaggia e arida, che sembra l’anticamera dell’inferno: per il resto l'adattamento è talmente fedele e devoto al testo da risultare poco originale e, nonostante sia viva e fiammeggiante un’estetica impeccabile, questa di certo non semplifica la complessità dialogica dell’opera teatrale.
Non mi soffermerò particolarmente sulla trama, che vi consiglio di approfondire se avete intenzione di vederlo, ma è interessante invece cogliere l’aspetto umano (o “disumano” sarebbe il caso di dire) del personaggio Macbeth che, da prode e fiero comandante si trasforma in un mostro assettato di sangue, cedendo alla propria brama di potere per seguire la profezia che lo ha indicato come il futuro re di Scozia, istigato da una moglie ambiziosa e senza scrupoli che lo porterà ad impazzire.
Un’ ascesa al trono che peserà non poco sulle coscienze dei due protagonisti, con l’uccisione del re in carica, e che invocherà una serie di ulteriori delitti sempre più sanguinari, poiché l’uomo, divorato da dubbi e paure e tormentato da visioni inquietanti, cercherà di eliminare tutti i suoi potenziali nemici
Magnetica l’interpretazione di Marion Cotillard, nella parte di Lady Macbeth, moglie dalla maternità frustrata, il cui volto apparentemente angelico cela un'anima corrotta e contaminata dal male, e il cui obiettivo primario è manovrare il marito come una marionetta.
Dal punto di vista della tecnica e dell’estetica, l'utilizzo della slow motion nelle sequenze di battaglia, la desaturazione dei colori, la studiata lentezza dei movimenti contribuiscono in misura essenziale a rafforzare il sanguinario percorso di Macbeth e restituiscono sicuramente una sorta di dignità all’opera; ma l’azione, tra studiati rallenty e virtuosismi scenici, non concede spazio alle emozioni che risultano addomesticate in una sceneggiatura troppo rigida con una ridondanza verbale eccessiva, impantanandola in un prodotto troppo ‘formale’.
Il senso di inevitabile e tragica astrazione dalla realtà, l'ossessione per il potere che si manifesta in sete di distruzione, il Castello che sembra evocare una prigione dell’anima, la foresta di Birnam, che nel finale 'avanza' contro Macbeth: sono tutti segnali che la figura umana si è dissolta definitivamente, mentre si spalanca un inferno di fuoco e di sangue, ma tolto questo aspetto “fantasy” rimane ben poco. E nell'epilogo, durante il duello conclusivo fra Macbeth e il suo giustiziere Macduff, i filtri rossi della fotografia imprimono il carattere di un'opera coraggiosamente visionaria ma troppo essenziale. Scarno.
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vincenzo ambriola
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sabato 9 gennaio 2016
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maschere di guerra
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La storia di Macbeth, magistralmente raccontata da Shakespeare, è universalmente nota. La bramosia del potere, l'accecamento della ragione, il delirio assassino e, infine, la morte catartica, mostrano in Macbeth l'essenza violenta e brutale dell'uomo, la sua irrefrenabile volontà di dominio e possesso. Justin Kurzil racconta Macbeth senza alcuna metafora, in presa diretta, quasi documentaristica. Volge la sua attenzione all'ambientazione, ai costumi, ai movimenti di scena. Distilla il testo originale, mantenendo la recitazione teatrale, senza semplificarlo o banalizzarlo. Bravissimo Fassbender e tutti i personaggi maschili, cupi, severi, a volte un po' tetri nelle loro maschere da guerra. Fuori luogo Marion Cotillard, incapace di trasfigurare il desiderio di onnipotenza, prima, e la consapevolezza del dramma, dopo.
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miguel angel tarditti
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domenica 10 gennaio 2016
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shakespeare vive
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SHAKESPEARE VIVE.
En la versión cinematográfica de Justin Kurtzel
MACBETH, Gran Bretaña, 2015
Pocas veces una film combina, al mismo tiempo un lenguaje teatral con uno cinematográfico, con éxito.
Expresiones artísticas tan parecidas y tan diferentes.
Justin Kurtzel con su Macbeth, logra momentos en que nos acomoda en la sala más oscura, y momentos en que la luz de los exteriores explota como soles embrujados, en un ejercicio de estilo excéntrico y bello.
De soles embrujados, o de nieblas inquietantes? claro, porque están las brujas. Brujas que parecen simples estáticas mujeres conocedoras del futuro y testimonios presentes del futuro.
Un Macbeth y una Lady Macbeth que proponen, interpretan, sus más famosos momentos con una expresividad de asombrosa inexpresividad.
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SHAKESPEARE VIVE.
En la versión cinematográfica de Justin Kurtzel
MACBETH, Gran Bretaña, 2015
Pocas veces una film combina, al mismo tiempo un lenguaje teatral con uno cinematográfico, con éxito.
Expresiones artísticas tan parecidas y tan diferentes.
Justin Kurtzel con su Macbeth, logra momentos en que nos acomoda en la sala más oscura, y momentos en que la luz de los exteriores explota como soles embrujados, en un ejercicio de estilo excéntrico y bello.
De soles embrujados, o de nieblas inquietantes? claro, porque están las brujas. Brujas que parecen simples estáticas mujeres conocedoras del futuro y testimonios presentes del futuro.
Un Macbeth y una Lady Macbeth que proponen, interpretan, sus más famosos momentos con una expresividad de asombrosa inexpresividad.
Parece un contrasentido sin duda, pero es la calidad de actores de impresionante magnitud, que hablan en los momentos de mayor conflicto, en los momentos de mayor fuerza dramática, con una naturalidad que sacude.
Sacude también la versión propuesta por el regista Justin Kurzel, porque lleva el relato a la potencia de mayor intensidad posible.
La ambición y la crueldad, de Macbeth, y de su mujer, resultan en esta mega dimensión estilística, una metáfora que desnuda a modo de paradigma, la parte más ruin de la condición humana, esa que anidan en la profundidad de las ciertas almas deformadas, enfermas.
Ambición de poder sin límites, crueldad inhumana, corrupción, envidia, que en su exteriorización gritan un aspecto deplorable de la defectuosa condición humana.
Tanto la corrupción que anida en la ambición de un poder ilimitado, un poder que usa la crueldad, o que envidia hasta tocar la destrucción, buscando una deseada felicidad, pero en modo impropio. Causas destrucción o muerte, como en el caso del Macbeth de Shakespeare.
Michael Fassbender (Macbeth), Marion Cotillard (Lady Macbeth)
Sean Harris (Macduff), y el resto del excelente elenco, junto a la fantástica puesta de Justin Kurzel, nos hacen vibrar de emoción al comprobar que Shakespeare vive.
Y que viva!
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