giadas
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domenica 10 gennaio 2016
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omg, shekspeare in love
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Quando teatro e cinema si incontrano non può che uscirne un semi capolavoro. Semi perché la sensazione del teatro non può trasudare dal grande schermo, e la magia della settima arte non può sbocciare in un lavoro da palcoscenico. Comunque bellissimo film. Un po' pesante in alcuni punti, soprattutto nei dialoghi che si attengono quasi completamente fedelmente al testo originale (ovviamente tradotto). Forse alcuni attori scelti sono troppi simili far loro e ciò crea un po' di confusione nel seguire il film. Avendo già letto la tragedia, ho comunque trovato qualche punto un po' ostico. Nulla da dire sulle performance: un fantastico Macbeth e una paradisiaca Lady Macbeth (diciamo che è riuscita ad avere l'occhio da pazza).
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Quando teatro e cinema si incontrano non può che uscirne un semi capolavoro. Semi perché la sensazione del teatro non può trasudare dal grande schermo, e la magia della settima arte non può sbocciare in un lavoro da palcoscenico. Comunque bellissimo film. Un po' pesante in alcuni punti, soprattutto nei dialoghi che si attengono quasi completamente fedelmente al testo originale (ovviamente tradotto). Forse alcuni attori scelti sono troppi simili far loro e ciò crea un po' di confusione nel seguire il film. Avendo già letto la tragedia, ho comunque trovato qualche punto un po' ostico. Nulla da dire sulle performance: un fantastico Macbeth e una paradisiaca Lady Macbeth (diciamo che è riuscita ad avere l'occhio da pazza). Scenografia e costumi attinenti al vero storico, e anche la semplicità degli oggetti di scena rispecchia la tragedia elisabettiana. Forse la fotografia non convince molto con un utilizzo forse eccessivo del rosso ad indicare il destino sanguinoso dei personaggi. Finale, mi spiace dirlo, che fa perdere la 5 stella al film: troppo lungo e inverosimile. La morte di Macbeth portata all'inverosimile rende il tutto quasi comico, quando di comico non c'è niente. Comunque un'ottima pellicola
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catcarlo
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giovedì 14 gennaio 2016
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macbeth
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Se, come in questo caso, in fase di lancio si punta soprattutto sui nomi degli attori, o magari dei produttori, scrivendo in piccolo o addirittura tralasciando quello del regista, qualche sospetto si insinua. Una diffidenza che si somma alla constatazione che alla tragedia scespiriana si sono ispirati in millanta, da Verdi a Kurosawa, e che sul grande schermo i risultati sono stati spesso egregi a partire dal maestro giapponese e proseguendo con artisti del calibro di Welles e Polanski. Tutti presupposti che portano ad avvicinarsi con fare dubbioso al film del giovane australiano Kurzel che invece, seppur solo al suo secondo lungometraggio, riesce a vincere la sfida dando al racconto una ben precisa impronta visiva tanto da ripagare appieno la scommessa fatta su di lui da SeeSaw (‘Il discorso del re’, ‘Shame’).
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Se, come in questo caso, in fase di lancio si punta soprattutto sui nomi degli attori, o magari dei produttori, scrivendo in piccolo o addirittura tralasciando quello del regista, qualche sospetto si insinua. Una diffidenza che si somma alla constatazione che alla tragedia scespiriana si sono ispirati in millanta, da Verdi a Kurosawa, e che sul grande schermo i risultati sono stati spesso egregi a partire dal maestro giapponese e proseguendo con artisti del calibro di Welles e Polanski. Tutti presupposti che portano ad avvicinarsi con fare dubbioso al film del giovane australiano Kurzel che invece, seppur solo al suo secondo lungometraggio, riesce a vincere la sfida dando al racconto una ben precisa impronta visiva tanto da ripagare appieno la scommessa fatta su di lui da SeeSaw (‘Il discorso del re’, ‘Shame’). Lavorando sulla base della sceneggiatura che Jakob Koskoff, Todd Louiso e Michael Lesslie hanno tratto dalla tragedia asciugando parecchio, ma mantenendo l’essenziale (anche se forse nella seconda parte si salta in modo un po’ troppo secco da una situazione alla successiva), Kurzel firma un dramma cupo e violento, pieno sì di clamore e di furia, ma che sa farsi ricordare pure per altri motivi. Innanzitutto per i piccoli, ma decisivi scarti dall’opera originaria – le streghe trasfigurate in quattro donne simboleggianti le età della vita, i figli dei protagonisti interpretati da bambini, la conclusione riambientata accennandone la drammaticità – e poi, con importanza decisiva, per il mirabile lavoro sulle immagini riguardo al quale è doveroso elogiare lo splendido contributo della fotografia di Adam Arkapaw, capace di rendere nitidi gli interni alla luce delle candele o dell’architettura gotica (seppur il gotico, ai tempi di Macbeth, dovessero ancora pensarlo) in contrasto a una natura non certo benigna. Gli esterni scozzesi appaiono gelidi e quasi senza vita – ma in che postaccio viveva il barone di Glamis? – sottolineati come sono da colori di smorta freddezza: una scelta cromatica che si ribalta quando il bosco di Birnam decide di andare a Dunsinane in un finale di notevole pessimismo in cui, morto Macbeth e sfinito Macduff (Sean Harris), gli eserciti continuano a marciare prefigurando il destino delle generazioni a venire. Si chiude così un cerchio, visto che la vicenda comincia con una sorta di battaglia dei giovanissimi conto il traditore Macdonwald, confuso e brutale scontro nella brughiera durante il quale, grazie a un efficace uso del rallentatore, viene messo in risalto il ruolo di Macbeth che fa giustizia, ma incontra per la prima volta le streghe che ne segneranno la condotta successiva. Il personaggio principale è l’immagine di quanto la brama di potere possa travolgere un uomo, in fondo leale e buono, in una spirale di perversione ai limiti della follia e oltre, laddove la moglie, che all’inizio è solletica l’ambizione del marito, ha almeno la forza e la disperazione, di ritrarsi dall’orrore: è forse per riavvicinarsi a lei dopo aver perso l’unico figlio che Macbeth (‘lui non ha figli!’ grida Macduff nel momento del massimo dolore) stabilisce di avverare la profezia, ma una volta oltrepassata la soglia del tradimento risulta impossibile tornare indietro, si tratti di colpire alle spalle l’amicizia (Banquo, interpretato da Paddy Considine) o la pietà (la famiglia di Macduff). L’apertura del funerale del piccolo erede di Glamis è l’unica aggiunta che convince poco, assieme forse alla realizzazione di alcune scene, come quella che precede il regicidio (nei panni di Duncan c’è David Thewlis) in cui le movenze teatrali di Macbeth contrastano con l’ambientazione naturale: sull’altro piatto della bilancia stanno però numerosi i momenti emozionanti, dalla preghiera finale di Lady Macbeth all’annuncio della sventura a Macduff per finire con il (celeberrimo) compianto del protagonista sul letto di morte della consorte. Tutto il cast si dimostra all’altezza del compito, con la parziale eccezione di Jack Reynor come Malcolm, ma è indiscutibile che l’attenzione sia tutta per l’interpretazione dei ruoli principali che, in effetti, non tradiscono le attese: Fassbender dà un’altra prova di sentirsi a suo agio con un personaggio tutto meno che simpatico cercando di farne brillare l’umanità, ma forse si fa preferire Cotillard nell’esprimere la nascosta fragilità di Lady Macbeth. In originale, il suo accento francese ha fatto storcere il naso a qualcuno, come del resto la babele di inflessioni dei vari attori, ma pare polemica inconsistente considerando il valore universale dell’opera che va ben al dilà dello ‘scottish play’: questione che non tocca lo spettatore italiano che non si può comunque lamentarsi di un buon doppiaggio.
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flyanto
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giovedì 14 gennaio 2016
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ennesima e riuscita trasp cinematografica di macbe
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Portare sullo schermo un testo classico di un grande autore, tanto più del livello di Shakespeare, non è stat e non è mai un'impresa facile in quanto si rischia o di creare un'opera alquanto prolissa o di non riportarla con la giusta atmosfera, insomma di realizzarla in una maniera fortemente deludente. Ed invece non è quello che fortunatamente succede con la pellicola di Justin Kurzel che propone la tragedia shakespeariana di Macbeth, di non facile condensazione per ciò che riguarda la complicata trama e gli svariati ed intrinsechi significati.
Nel raccontare la storia del valoroso condottiero scozzese Macbeth, fedele servitore del suo sovrano, che viene in pratica "sobillato" dall'ambiziosa e bella moglie a ribellarsi a lui al fine di rubargli il trono, con conseguenti delitti, avvenimenti tragici di ogni sorta, nonchè finali rimorsi, Kurzel filma un'opera straordinariamente riuscita in quanto molto ben girata, fedele il più possibile al testo originario, perfetta per ciò che riguarda la riproduzione dell'epoca e dell'ambientazione storica, nonchè per l'azzeccata e felice scelta degli ottimi attori, Michael Fassbender nel ruolo di Macbeth e Marion Cotillard in quello di sua moglie in primis, e molti altri.
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Portare sullo schermo un testo classico di un grande autore, tanto più del livello di Shakespeare, non è stat e non è mai un'impresa facile in quanto si rischia o di creare un'opera alquanto prolissa o di non riportarla con la giusta atmosfera, insomma di realizzarla in una maniera fortemente deludente. Ed invece non è quello che fortunatamente succede con la pellicola di Justin Kurzel che propone la tragedia shakespeariana di Macbeth, di non facile condensazione per ciò che riguarda la complicata trama e gli svariati ed intrinsechi significati.
Nel raccontare la storia del valoroso condottiero scozzese Macbeth, fedele servitore del suo sovrano, che viene in pratica "sobillato" dall'ambiziosa e bella moglie a ribellarsi a lui al fine di rubargli il trono, con conseguenti delitti, avvenimenti tragici di ogni sorta, nonchè finali rimorsi, Kurzel filma un'opera straordinariamente riuscita in quanto molto ben girata, fedele il più possibile al testo originario, perfetta per ciò che riguarda la riproduzione dell'epoca e dell'ambientazione storica, nonchè per l'azzeccata e felice scelta degli ottimi attori, Michael Fassbender nel ruolo di Macbeth e Marion Cotillard in quello di sua moglie in primis, e molti altri.... I due protagonisti principali si rivelano infatti quanto mai all'altezza dei propri difficili e complicati personaggi dalle molte contraddizioni e sfaccettature. Ma quello che ancor più si ammira in questa pellicola è la ricchezza dei temi rappresentati (il senso e la sete di potere, la vanità, la cupidigia frammisti alle varie debolezze ed incertezze umane, ecc....) che, del resto, Shakespeare ha trattato, e che il regista australiano è riuscito sapientemente a condensare ed a rendere esplicite in una forma diretta e semplice e pertanto accessibile a tutti. Pertanto, un'opera così altamente complessa, qui non risulta assolutamente complicata e pesante, ma soltanto altamente apprezzabile e godibile.
Un'ultima annotazione: ho trovato assai sbagliato e poco pertinente presentare nel trailer il "Macbeth" di Justin Kurzel come un'opera richiamante nell'epoca (e probabilmente anche nei contenuti) alla tanto fortunata serie televisiva de "Il Trono di Spade". Per quanto quest'ultima risulti oggettivamente un prodotto ben confezionato, essa non ha nulla da spartire nè con la perfezione di questa versione cinematografica, nè e soprattutto con il capolavoro shakespeariano.
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raysugark
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venerdì 1 dicembre 2017
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macbeth by justine kurzel
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Le opere teatrali di William Shakespeare sono riconosciute per avere uno stile particolare, di cui i personaggi vengono sviluppati attraverso dei monologhi e dialoghi sia poetiche che volgari. L'ambientazione delle opere si spostano da una parte all’altra, di cui non si fermano mai in un solo posto. Purché le opere di Shakespeare siano considerate classiche, i temi delle opere teatrali sono anche moderni. Le commedie di Shakespeare riescono a divertire con un umorismo, che riesce a far divertire il pubblico al momento giusto.
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Le opere teatrali di William Shakespeare sono riconosciute per avere uno stile particolare, di cui i personaggi vengono sviluppati attraverso dei monologhi e dialoghi sia poetiche che volgari. L'ambientazione delle opere si spostano da una parte all’altra, di cui non si fermano mai in un solo posto. Purché le opere di Shakespeare siano considerate classiche, i temi delle opere teatrali sono anche moderni. Le commedie di Shakespeare riescono a divertire con un umorismo, che riesce a far divertire il pubblico al momento giusto. Invece le tragedie di Shakespeare possono dare diverse emozioni, riuscendo a far commuovere il pubblico. Il cineasta Justin Kurzel assieme Michael Fassbender e Marion Cotillard si mettono a lavoro, per sviluppare un riadattamento del classico di Shakespeare, Macbeth conosciuto anche come la Tragedia di Scozia. Il tema principale di Macbeth è l’abuso di potere, da cui trasforma il valoroso generale scozzese, in un tiranno che sporcherà le sue mani di sangue. Il film diventa immediatamente coinvolgente, dalla sequenza di apertura fino alla sequenza di chiusura. Macbeth di Justin Kurzel è di grande impatto visivo, di cui il suo stile è più cinematografico che teatrale. Il film viene aiutato sia dalla fotografia sia dal montaggio, di cui unendosi riescono a mantenere un ritmo coinvolgente. Il cast riesce a dare un’ottima performance, rimanendo nei loro personaggi senza stonare. Michael Fassbender riesce a rimanere nel suo personaggio soprattutto per seguire, come Macbeth una volta messo al trono come re di Scozia diventa il male capace di commettere atti orribili. La colonna sonora di Jed Kurzel, è coinvolgente da unirsi l’atmosfera senza stonare il ritmo della sonorità. Il film non sarà riuscito a incassare superando il costo del budget, ma ha almeno ricevuto le critiche positive.
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fabio 3121
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lunedì 25 gennaio 2021
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un macbeth in "slow motion"
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Dal regista semisconosciuto australiano Justin Kurzel vediamo l'ennesimo adattamento cinematografico del dramma di Shekspeare. Il valoroso condottiero Macbeth (Michael Fassbender) ricevuta la profezia da 3 donne/streghe di diventare il futuro Re di Scozia, spinto anche dalla brama di potere di Lady Macbeth (Marion Cotillard), pugnala nel sonno il Re Duncan macchiandosi di un atroce omicidio ma facendo ricadarne la colpa ad altri. Così Macbeth viene incoronato Re di Scozia e pur non avendo figli/eredi si macchia di altri assassini fino alla sua morte per mano di Macduff. Il film, girato in Scozia, è ambientato tra le foreste e il castello reale all'interno del quale è stata ricreata, con l'uso di molte candele, una buona fotografia.
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Dal regista semisconosciuto australiano Justin Kurzel vediamo l'ennesimo adattamento cinematografico del dramma di Shekspeare. Il valoroso condottiero Macbeth (Michael Fassbender) ricevuta la profezia da 3 donne/streghe di diventare il futuro Re di Scozia, spinto anche dalla brama di potere di Lady Macbeth (Marion Cotillard), pugnala nel sonno il Re Duncan macchiandosi di un atroce omicidio ma facendo ricadarne la colpa ad altri. Così Macbeth viene incoronato Re di Scozia e pur non avendo figli/eredi si macchia di altri assassini fino alla sua morte per mano di Macduff. Il film, girato in Scozia, è ambientato tra le foreste e il castello reale all'interno del quale è stata ricreata, con l'uso di molte candele, una buona fotografia. I costumi ci riportano all'età medioevale. I dialoghi, se da un lato ripropongono fedelmente il testo di Shakespeare, dall'altro risultano troppo lenti per i tempi cinematografici facendo a tratti perdere di coinvolgimento alla storia. Buona la prova attoriale dei 2 protagonisti principali Fassbender e Cotillard. Le musiche di Jed Kurzel (fratello del regista) molto spesso invadono le scene rendendosi talvolta esagerate e inappropriate. Infine ritengo che l'utilizzo dello "slow motion" per le scene di battaglia adottato dal regista sia stata una scelta del tutto infelice. Non basta inoltre un pò di fumo e far prevalere di coloro rosso le predette scene per trasmettere una tragedia. In conclusione, solo grazie al cast, la pellicola raggiunge appena la sufficienza, voto 6/10.
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daniela tosi
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domenica 10 gennaio 2016
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peccato la foresta in fiamme!
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Da attempata insegnante d'inglese, innamorata delle tragedie shakespeariane, sono andata a vedere il Macbeth di Kurzel con qualche pregiudizio. Temevo, infatti, che la cruda, scarna atmosfera che pervade l'opera di Shakespeare, potesse essere sovraccaricata di inutili fronzoli cinematografici che attraggono un pubblico più amante degli effetti speciali che dell'indagine dei più profondi risvolti dell'animo umano.
Sarebbe stato facile cadere in questo errore, la lugubre, primitiva atmosfera scozzese ben si presterebbe a tale manipolazione, ma così non è stato.
La trasposizione cinematografica di Kurzel fa muovere i personaggi proprio in quello scenario cupo e misterioso che molti lettori di Macbeth hanno immaginato leggendo l'opera di Shakespeare.
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Da attempata insegnante d'inglese, innamorata delle tragedie shakespeariane, sono andata a vedere il Macbeth di Kurzel con qualche pregiudizio. Temevo, infatti, che la cruda, scarna atmosfera che pervade l'opera di Shakespeare, potesse essere sovraccaricata di inutili fronzoli cinematografici che attraggono un pubblico più amante degli effetti speciali che dell'indagine dei più profondi risvolti dell'animo umano.
Sarebbe stato facile cadere in questo errore, la lugubre, primitiva atmosfera scozzese ben si presterebbe a tale manipolazione, ma così non è stato.
La trasposizione cinematografica di Kurzel fa muovere i personaggi proprio in quello scenario cupo e misterioso che molti lettori di Macbeth hanno immaginato leggendo l'opera di Shakespeare.
Avendo visto la versione in lingua originale ho apprezzato molto la recitazione di Fassbender ed ancora di più quella di Marion Cotillard che rappresenta perfettamente "il pugno di ferro in guanto di velluto" che ci fa amare e odiare questa donna diabolica ed angelica al tempo stesso.
Credo proprio che Shakespeare non si rivolterà nella tomba, ma forse una domanda se la farà: "Perché avete modificato il potente, inesorabile effetto della foresta di Birnam che si muove verso l castello di Dunsinane?"
Già, perché? Shakespeare crea l'effetto del movimento facendo nascondere i soldati di Malcolm e Macduff dietro rami e fronde strappate alla foresta il che rende concretamente l'idea dell'avvicinamento al castello. L'effetto speciale l'aveva già creato l'autore secoli fa, l'idea era geniale, perché stravolgerla bruciando la foresta?
Ecco, questo mi piacerebbe tanto chiederlo al regista che avrà le mie quattro stelline, ma.....non la quinta,sorry!
Daniela Tosi
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fabiofeli
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domenica 10 gennaio 2016
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ambizione e perdizione
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Nella Scozia medievale Macbeth (Michael Fassbender ) è un guerriero valoroso e conquista la stima di re Duncan che gli tributa un titolo nobiliare. Ma l’ambizione della moglie Annis (Marion Cotillard) spinge il consorte all’assassinio del re e allo sterminio della famiglia di un altro nobile sul quale si scarica la colpa del delitto.
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Nella Scozia medievale Macbeth (Michael Fassbender ) è un guerriero valoroso e conquista la stima di re Duncan che gli tributa un titolo nobiliare. Ma l’ambizione della moglie Annis (Marion Cotillard) spinge il consorte all’assassinio del re e allo sterminio della famiglia di un altro nobile sul quale si scarica la colpa del delitto. Macbeth sale al trono, ma ormai il destino gli è contrario; nonostante l’eliminazione del suo amico Banquo, che può trasformarsi in temibile avversario, le cupe profezie delle streghe, apparentemente impossibili, si verificano completamente: Macbeth non avrà figli che saliranno al trono, la foresta di Birnam in fiamme lancerà fumi e scintille contro il castello di Dunsinane ed un uomo, Mcduff, non partorito da una donna, ma nato con l’aiuto dei chirurghi, lo ucciderà.
La tragedia di Shakespeare conta diverse trasposizioni cinematografiche di valore: quella di Orson Welles girata in appena tre settimane con un budget limitatissimo si fondava sulla recitazione dello stesso regista e su una fotografia molto contrastata; quella di Kurosawa era originale per la scelta della tecnica espressiva del teatro del No; la versione di Polanski, ancora sotto choc per l’omicidio di Sharon Tate, privilegiava toni cupi e sanguinosi.
L’ossequio di Kurzel al testo letterario è rigoroso. La fotografia fa uso di cupi toni neri e di rossi sanguigni, ma talvolta scivola nell’estetizzante. La Cotillard è fedele al personaggio ambizioso e intrigante; Fassbender incarna il travaglio del rimorso ed il terrore delle predizioni che lo porteranno alla perdizione. Nonostante tutto il film non attinge al capolavoro, ma è da vedere.
Valutazione ***
FabioFeli
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vanessatalanta
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giovedì 21 gennaio 2016
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una delusione
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Che dire? Una fotografia magnifiica, un rispetto totale del grandioso testo shakespeariano... e poi? Una colonna sonora insopportabile che ti fa anelare il silenzio che ti farebbe meglio concentrare sull'azione. Un Fassbender di buon liivello, ma già dall'inizio il suo sguardo sempre allucinato non mi fa apprezzare la metamorfosi da uomo di valore e onesto ad assassino e traditore senza perdono, avrei preferito il volto "normale" e mutevole di un Ewan McGregor su cui cogliere lo smarrimento, gli effetti del plagio della moglie e poi la follia senza controllo e la finale consapevolezza della stessa. La Cotillard totalmente fuori ruolo, il suo faccino, malgrado tutti gli sforzi, non riesce ad esprimere l'ambizione e la crudeltà di Lady Machbeth, non ha neppure l'ambiguità diabolica del viso della Binoche, per dire.
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Che dire? Una fotografia magnifiica, un rispetto totale del grandioso testo shakespeariano... e poi? Una colonna sonora insopportabile che ti fa anelare il silenzio che ti farebbe meglio concentrare sull'azione. Un Fassbender di buon liivello, ma già dall'inizio il suo sguardo sempre allucinato non mi fa apprezzare la metamorfosi da uomo di valore e onesto ad assassino e traditore senza perdono, avrei preferito il volto "normale" e mutevole di un Ewan McGregor su cui cogliere lo smarrimento, gli effetti del plagio della moglie e poi la follia senza controllo e la finale consapevolezza della stessa. La Cotillard totalmente fuori ruolo, il suo faccino, malgrado tutti gli sforzi, non riesce ad esprimere l'ambizione e la crudeltà di Lady Machbeth, non ha neppure l'ambiguità diabolica del viso della Binoche, per dire. non oso pensare a Glenn Close o a Merryl Streep nella stessa parte qualche anno fa... Alcune licenze assurde: l'apparete pentimeto della Lady di fronte al rogo dei figli e della moglie di Macduff, e lo stesso rogo, privo di senso, perché un' esecuzione pubblica quando una veloce pugnalata alla gola avrebbe ottenuto lo scopo? E perché aggiungere una bambina o una nana alle tre streghe? Adoro Macbeth e l'ho guardato , ma ho rimpianto quasi ad ogni fotogramma la geniale versione di Welles, realizzata con un budget ridicolo e che in quanto ad atmosfere per non parlare di recitazione, seppellisce questa, e il bellisiimo Trono di sangue di Kurosawa, un'interpretazione geniale di un dramma senza tempo, l'ambizione che distrugge l'essere umano. Naturalmente questa è solo la mia personale opinione.
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valerio
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giovedì 11 febbraio 2016
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leggere il libro è sicuramente più emozionante
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Justin Kurzel ripropone sullo schermo la più celebre delle tragedie shakespeariane, la tragedia dell’assassinio, del male, della paura.
Non a caso il nero e il rosso sono i colori che predominano per tutta la pellicola, come fili conduttori che uniscono gli elementi fondamentali che Shakespeare stesso ha voluto rendere protagonisti: il buio, il sangue, la morte.
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Justin Kurzel ripropone sullo schermo la più celebre delle tragedie shakespeariane, la tragedia dell’assassinio, del male, della paura.
Non a caso il nero e il rosso sono i colori che predominano per tutta la pellicola, come fili conduttori che uniscono gli elementi fondamentali che Shakespeare stesso ha voluto rendere protagonisti: il buio, il sangue, la morte. Il nero, indosso ai personaggi, a contrasto del rosso, che padroneggia lo sfondo dei paesaggi.
I dialoghi, perfettamente fedeli all’opera teatrale, limitano i personaggi, li rendono prigionieri di un qualcosa di finto e non in grado di esprimere veramente le loro ansie o di soddisfare la loro ambizione al potere.
Marion Cotillard (scelta un po’ azzardata quella di proporre una Lady Macbeth dal volto così angelico) viene coperta per tutto il film da vestiti bianchi, come se il regista volesse nascondere il suo lato oscuro, “umanizzare” il suo personaggio laddove invece richiedeva esplicitamente essere quello più assetato di potere, la vera mente della storia, l’artefice della tragedia. La geniale scena del sonnambulismo, dove Shakespeare mette in evidenza le contraddizioni del personaggio di Lady Macbeth che solo con il sonno affiorano, viene banalmente sostituita da una più semplice confessione/monologo nella stessa chiesa in cui lei aveva architettato il regicidio.
La battaglia per il potere viaggia di pari passo con la battaglia dei sentimenti dei personaggi, mai sicuri delle vicende, sempre accompagnati dal dubbio, e gli slow-motion che caratterizzano queste scene sottolineano il fatto che non ci è concesso conoscere l’esito dello scontro così in fretta, ma che ci venga solo anticipato dalle profezie delle streghe che appaiono e scompaiono negli sfondi sfocati.
Nonostante siano passati secoli, gli argomenti trattati da Shakespeare riescono ad arrivare a noi, ai nostri sentimenti, o a volte siamo noi stessi ad immedesimarci nei personaggi. Purtroppo in questo film non succede.
VL.
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khaleb83
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lunedì 23 maggio 2016
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maestosamente epico
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Si accusa questa versione del MacBeth di peccare di originalità. E' possibile, confesso la mia ignoranza riguardo le precedenti versioni senza particolare imbarazzo.
Ciò non toglie che il film abbia una potenza evocativa di rara portata, rendendo vive e brucianti le parole di Shakespeare riportate fedelmente sullo schermo; scelta difficile e coraggiosa, non importa che altri l'abbiano presa in precedenza, perché rende questo MacBeth ancora più impegnativo laddove comunque la storia in sé è talmente densa di significati, espliciti e reconditi, da renderlo difficile da digerire.
I punti di forza del film, meriti del Bardo a parte, sono sicuramente la fotografia estrema, che ricorda un po' il Refn più sperimentalista, e la recitazione di Fassbender, assolutamente magistrale nel rendere i mutamenti del personaggio e la sua completa follia.
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Si accusa questa versione del MacBeth di peccare di originalità. E' possibile, confesso la mia ignoranza riguardo le precedenti versioni senza particolare imbarazzo.
Ciò non toglie che il film abbia una potenza evocativa di rara portata, rendendo vive e brucianti le parole di Shakespeare riportate fedelmente sullo schermo; scelta difficile e coraggiosa, non importa che altri l'abbiano presa in precedenza, perché rende questo MacBeth ancora più impegnativo laddove comunque la storia in sé è talmente densa di significati, espliciti e reconditi, da renderlo difficile da digerire.
I punti di forza del film, meriti del Bardo a parte, sono sicuramente la fotografia estrema, che ricorda un po' il Refn più sperimentalista, e la recitazione di Fassbender, assolutamente magistrale nel rendere i mutamenti del personaggio e la sua completa follia. Anche una colonna sonora un po' strana, forse addirittura ostica ai primi ascolti, riesce a calare ancora di più lo spettatore nell'atmosfera desiderata. Quella di una Scozia la cui brulla brughiera diventa un personaggio vivente, e se non palesemente ostile comunque privo di qualsiasi pietà.
Nota dolente del film? La Cotillard, come suo solito assolutamente non all'altezza del ruolo assegnatole. Inutilmente caricata e melodrammatica, priva di spessore, riesce a rendere la potenza drammatica del suo personaggio un mero capriccio. Se in alcuni momenti il MacBeth di Kurzel è imperfetto, e in particolar modo la prima metà del secondo tempo subisce un rallentamento del ritmo che fa sì da apertura per la ripresa finale, ma dura troppo e rischia di spegnere l'entusiasmo e l'attenzione, la protagonista femminile è un difetto macroscopico, quasi imperdonabile, soprattutto quando accostata a Fassbender che invece recita con il fervore di un'anima dannata.
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