Gli autori Mike Bonanno, Andy Bichlbaum e Laura Nix si cimentano in un documentario che riflette sul trascorrere del tempo. Espandi ▽
La troupe della commedia The Yes Men organizza eventi e comunicati stampa nel tentativo di portare l'attenzione verso i pericoli ambientali e l'avidità delle aziende. Recensione ❯
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Il film, prodotto dall'Associazione AntropoLogiche e sostenuto da Toscana Film Commission, vede la partecipazione di Alessandra Pauncz, psicologa e psicoterapeuta CAM, oltre a numerose/i altre/i specialiste/i. Espandi ▽
Sono storie di violenza quotidiana quelle che ci vengono narrate in questo documentario. Violenze che colpiscono le donne. Il focus, però, non è puntato tanto su quelle fisiche, quanto su quelle 'invisibili' poiché nascoste tra le pareti delle case, celate nell'omertà culturale, nelle abitudini quotidiane, nella discriminazione di genere come 'normalità'... Soprusi che non lasciano lividi e ferite visibili, e che fanno da preludio alle barbarie più eclatanti ed estreme, quei fatti di cronaca che affollano i palinsesti medianici, rei di vendere il sangue che dicono di denunciare. Recensione ❯
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Uno dei più grandi sperimentatori cinematografici francesi, Alain Cavalier, alla regia di un curioso documentario dedicato al rapporto tra uomini e cavalli. Espandi ▽
Il documentario racconta l''affascinante rapporto fisico e spirituale che si è instaurato tra un nobile quadrupede di nome Caravaggio e il suo istruttore Bartabas (nome d'arte di Clement Marty, famoso coreografo di animali). Toilette mattutina, esercizi, attese, prove di passi di danza, di vari tipi di corse... Recensione ❯
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Un mockumentary girato con gli studenti della Scuola d'Arte Cinematografica "Gianmaria Volontè". Espandi ▽
Trattasi di un mockumentary che è stato realizzato dagli allievi della Scuola d'Arte Cinematografica "Gianmaria Volontè" con la supervisione del regista Daniele Vicari e della direttrice teatrale Imogen Kusch, e con la partecipazione dell'attore Paolo Giovannucci, in quanto coach ed interprete. Recensione ❯
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Un'esplorazione delle profondità dove pulsano cuore e viscere della Rumba cubana. Espandi ▽
L'ultimo capitolo della relazione di lunga data tra Gilles Peterson, DJ e giornalista della BBC attento ai suoni globali, e la musica di Cuba è questo documentario diretto da Charlie Inman in cui il produttore britannico esplora le radici della Rumba cubana. Creato intorno a interviste a figure chiave del genere appartenenti a diverse generazioni musicali dell'isola, il film traccia la storia del valore di questo ritmo in un paese dove un passato scrupolosamente preservato è stato da tempo affiancato all'innovazione.
Il 30 novembre 2016, l'Unesco ha inserito La rumba cubana nella lista del "patrimonio culturale immateriale" dell'umanità, perché è un "simbolo dell'intera società" cubana e "difende il diritto alla diversità culturale basata sul rispetto reciproco". Recensione ❯
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Girato nell'arco di cinque anni, dal 2009 al 2013, (prima, durante e dopo la Primavera araba), Yallah! Underground segue alcuni degli artisti più influenti e progressisti della cultura underground araba di oggi, e documenta i loro lavori, sogni e paure in un momento di grande sconvolgimento per le loro società.
Questi giovani artisti hanno lottato per anni per esprimersi liberamente e rappresentano una nuova generazione di Arabi che integra perfettamente gli aspetti di diverse culture e filosofie nel proprio stile di vita e nel proprio lavoro. Recensione ❯
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Giuseppe è il figlio di Nino, grande cacciatore di Pesce Spada con l'arpione. Il giovane è indeciso se seguire le orme del padre o meno. Espandi ▽
Da oltre 2000 anni nello Stretto di Messina, tra la Sicilia e la Calabria, sopravvive la caccia al pesce spada con l'arpione, una delle pratiche più antiche del Mediterraneo. Giuseppe è il figlio di Nino, uno dei migliori cacciatori dello Stretto, ma non si è mai deciso a uccidere e si sta laureando in biologia marina. Il dilemma di Giuseppe è il dilemma dei nostri tempi, tra lo sfruttamento della natura e una nuova coscienza ambientale. Giuseppe diventerà un vero cacciatore, ma a favore di una tradizione che è sempre riuscita a trovare il giusto equilibrio tra preda e predatore. Recensione ❯
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Un buco nel muro attraverso cui due prigionieri si guardano e pian piano si innamorano, anche se il viso e il corpo di lei sono sempre più segnati dalle torture. Sembra un romanzo ma è la storia di Amer e Raghda incarcerati in Siria per aver partecipato alle proteste contro il governo di Assad. Una volta liberati, i due giovani coronano il loro sogno di una famiglia; ma con l'arrivo della primavera araba, diventata un simbolo della rivoluzione, Raghda viene di nuovo arrestata, poi esiliata in Francia. Sean McAllister racconta un'odissea lunga quattro anni, tra gli sconvolgimenti della guerra civile e quelli della vita familiare che va in pezzi, mentre si dipana il dramma di una donna costretta a scegliere tra l'amore per il marito e i figli e i suoi ideali di libertà. Recensione ❯
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Mona vive in Italia da 18 anni ma sogna di tornare in Egitto; i suoi due figli, entrambi nati in Italia, amano l'Egitto ma non lascerebbero mai l'Italia; suo marito Ahmed detesta l'Egitto e non ama l'Italia... Qual è, se c'è, il loro luogo comune? Concentrandosi sulla figura forte della protagonista, questo film racconta cosa sono una comunità, una patria, una famiglia e quanto è complesso il concetto di "casa". Lo fa attraversando con Mona le vicissitudini di uno sfratto, la scelta dell'occupazione, un'Odissea italiana difficile ma anche capace di rivelare nuove dimensioni di solidarietà. Fino a un simbolico ritorno in Egitto, dove Mona ha lasciato un fratello a cui ha fatto da madre, e dove ha riposto la speranza per il futuro. Recensione ❯
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Racconto di una comunità di esuli che si fa archetipico e universale, rispettosa inchiesta su una deportazione sostanzialmente priva di copertura mediatica. Documentario, Italia2015. Durata 90 Minuti.
Un documentario sui figli della guerra abkhazo-georgiana del 1992-1993. Espandi ▽
In un'ex scuola occupata, le famiglie di profughi georgiani scampate alla guerra d'Abcasia vivono nella nostalgia di un passato eletto a presente e futuro. Una riflessione sulla perdita forzata dei luoghi d'origine, la paura di dimenticare le proprie radici e il mito del ritorno a una Terra Promessa. Recensione ❯
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È possibile conciliare i rischi dell'alpinismo con la scelta di diventare genitori? Ma soprattutto, è giusto decidere di affrontare situazioni potenzialmente molto rischiose, mettendo a rischio la propria vita, nel momento in cui c'è un figlio a casa che aspetta? La regista decide di affrontare questa domanda invitando un gruppo di persone accomunate dall'aver perso durante l'infanzia un genitore sul K2. La montagna si mostra qui come luogo ultimo, in più sensi: sia come limite estremo a cui tendere, sia come luogo conclusivo di un'esistenza. Attraverso il montaggio di materiali d'archivio, interviste e riprese di questa insolita spedizione, la regista ci interroga sul significato della sfida, della montagna e della genitorialità. Recensione ❯
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Sono tornati. Qualcuno lo ha sentito dire in giro, qualcuno giura di averli visti che si aggiravano nei boschi, qualcun altro li ha sentiti ululare nella notte. I pastori mostrano i resti dei loro animali sbranati. I fotografi si avventurano sulle montagne per avvistarli. I guardia parco seguono impronte sulla neve e piazzano le foto-trappole. Riemergono storie dal passato e gli abitanti dei paesi di montagna si interrogano sul loro futuro. Amati, odiati, idealizzati. I lupi sono tornati sulle Alpi. Recensione ❯
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In una scuola cattolica è il 2008 dopo Cristo. Nelle aule ebraiche invece è il 5768 e fra i banchi islamici è il 1428. In una città come Roma e in tante altre metropoli ci sono bambini che vanno a scuola nello stesso momento, nella stessa città ma a migliaia di anni di distanza. A partire da questa simbolica differenza il documentario racconta il primo incontro dei bambini con l'insegnamento della fede a cui appartengono. Il film è stato girato in tre classi confessionali di Roma: la scuola elementare ebraica "V. Polacco", la scuola cattolica "A. Rosmini" e la scuola integrativa della moschea "El Fath". Recensione ❯
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Napoletana, artista totale, femminista. Lina Mangiacapre ha lasciato una vasta produzione come pittrice, romanziera, poeta, fotografa, musicista, sceneggiatrice, regista di cinema e di teatro, critica cinematografica, editrice. La ricerca di libertà di Lina Mangiacapre si rispecchiava nel suo look provocatorio e senza tempo: i fantasiosi abiti mitologici, dark o punk rock con cui amava coprirsi il corpo sottile, i cilindri e le bombette, i grandi occhiali a farfalla, le ciocche di capelli colorate, il suo aspetto androgino - queer ante litteram - sono rimasti impressi nella memoria di chi l'ha conosciuta. Recensione ❯
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