kondor17
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domenica 5 aprile 2015
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bellissimo
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Difficile postare un commento. Metà autobiografia, metà arte, anzi arti, allo stato puro. E con due artisti del genere - Salgado raccontato e che racconta e Wenders che disegna e descrive - il risultato non poteva che essere fantastico. Un film che arricchisce, come la lettura di un buon libro. Voto 8+
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no_data
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giovedì 26 febbraio 2015
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emozionante
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Il viaggio straordinario di un uomo che racconta con la fotografia gli orrori e le meraviglie del mondo.
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epassp
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giovedì 19 febbraio 2015
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film fotografico
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Pellicola fondata esclusivamente sulla fotografia. Immagini fantastiche, a volte crude e commoventi. Molto particolare
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enzo70
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giovedì 29 gennaio 2015
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un’esposizione lenta e profonda sugli uomini
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“Un film sulla vita di un fotografo”, così inizia questa pellicola, relegata dalla grande distribuzione in cui un italiano su due legge in media un libro all’anno a minuscole sale per amatori. Ma questo film è diretto da Wenders ed il fotografo è Sebastiao Salgado e, quindi, il risultato è un impressionante documentario che racconta l’incredibile esperienza di un uomo che, a sua volta, ha raccontato la gente nelle sue diverse dimensioni . E’ un film duro, alcune fotografie, schiaffate sullo schermo a memoria del dolore, sono dei pugni nell’anima della nostra indifferenza al dolore del mondo. Ma quelle fotografie sono immagini di vite vissute e finite, per fame, guerra, cialtroneria, violenza; sogni infranti e, qualche volta, ma poco realizzati, come quello dello stesso fotografo di far tornare all’antico splendore la sua fazenda.
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“Un film sulla vita di un fotografo”, così inizia questa pellicola, relegata dalla grande distribuzione in cui un italiano su due legge in media un libro all’anno a minuscole sale per amatori. Ma questo film è diretto da Wenders ed il fotografo è Sebastiao Salgado e, quindi, il risultato è un impressionante documentario che racconta l’incredibile esperienza di un uomo che, a sua volta, ha raccontato la gente nelle sue diverse dimensioni . E’ un film duro, alcune fotografie, schiaffate sullo schermo a memoria del dolore, sono dei pugni nell’anima della nostra indifferenza al dolore del mondo. Ma quelle fotografie sono immagini di vite vissute e finite, per fame, guerra, cialtroneria, violenza; sogni infranti e, qualche volta, ma poco realizzati, come quello dello stesso fotografo di far tornare all’antico splendore la sua fazenda. Wenders decide di dividere il film sostanzialmente in capitoli, sulla base dei lavori di Salgado, intercalandolo con paragrafi riferiti, invece, alla vita del fotografo. Emergono così i caratteri della quotidianità dell’uomo, la moglie, i figli, le scelte di vita, e quelle dell’artista, dell’esploratore. E l’obiettivo sul mondo si apre con un’esposizione lenta e profonda.
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mauridal
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giovedì 22 gennaio 2015
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salgado, un fotografo epico
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Il fotografo Salgado, Sebastião Salgado, protagonista in questo fim : IL SALE DELLA TERRA di Wim Wenders, ha una peculiarità che lo contraddistingue da tutti gli altri fotografi , ha vissuto una vita intensa ed intrecciata ai luoghi che ha visitato e fotografato. Quando la fotografia non solo registra e restituisce la realtà oggettiva, ma ne interpreta lo spirito, e ne restituisce l’identità emozionale, allora il fotografo deve necessariamente essere un’artista che possiede le qualità per operare la trasformazione di una realtà visiva in immagine fenomenica. E’ ciò che avviene per Salgado fotografo, e per i posti visitati e vissuti da Salgado stesso , che non sono solo paesaggi naturali o territori abitati da varia umanità , ma diventano luoghi pieni di storia e di significati umani ed il film di Wenders documenta i passaggi , le vicende i personaggi, che hanno portato alla realizzazione e dei reportage e dei lavori fotografici a tema che il fotografo ha realizzato in tutta la sua carriera.
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Il fotografo Salgado, Sebastião Salgado, protagonista in questo fim : IL SALE DELLA TERRA di Wim Wenders, ha una peculiarità che lo contraddistingue da tutti gli altri fotografi , ha vissuto una vita intensa ed intrecciata ai luoghi che ha visitato e fotografato. Quando la fotografia non solo registra e restituisce la realtà oggettiva, ma ne interpreta lo spirito, e ne restituisce l’identità emozionale, allora il fotografo deve necessariamente essere un’artista che possiede le qualità per operare la trasformazione di una realtà visiva in immagine fenomenica. E’ ciò che avviene per Salgado fotografo, e per i posti visitati e vissuti da Salgado stesso , che non sono solo paesaggi naturali o territori abitati da varia umanità , ma diventano luoghi pieni di storia e di significati umani ed il film di Wenders documenta i passaggi , le vicende i personaggi, che hanno portato alla realizzazione e dei reportage e dei lavori fotografici a tema che il fotografo ha realizzato in tutta la sua carriera. Wenders tuttavia ha realizzato un suo film , attraverso le fotografie di Salgado, a sua volta reinterpretando il significato di una vita intera spesa per la fotografia, dando valore all’ uomo Salgado alle sue scelte fin da giovane alle sue opere e al suo impegno politico culturale nella fotografia di denuncia della condizione umana di povertà e di sottomissione per intere popolazioni e dell’africa e dell’ oriente. Un film sull’arte di fotografare la realtà dunque ma rispettando il “ genius loci” ovvero entrando all’interno della magia dei luoghi e dei suoi abitanti , cosa che solo pochi riescono a fare e la sinergia tra Wenders e Salgado si estrinseca nella realizzazione di questo film che infine racchiude due visioni del mondo simili e convergenti . E la complicità tra i due autori si evince nelle ripetute interviste che in momenti diversi Salgado concede a Wenders raccontando di sé ma anche delle vicende familiari a lui care, il padre la moglie e il figlio,Juliano che vediamo sin da piccolo e che da grande addirittura collabora come vice regia, accanto a Wenders per questo film. Come risulta chiaro Wenders ha voluto omaggiare con ammirazione e l’arte e la vita di Salgado chissà se non con un grado di identificazione con il personaggio, dai tratti avventurieri di tipo Herzoghiano, una figura ideale di guerriero epico conquistatore di territori cosmici, dagli spazi infiniti, dai deserti africani alle foreste equatoriali. Conquiste dell’immaginario dunque che la fotografia restituisce al mondo per sempre.
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jacklucas1979
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sabato 3 gennaio 2015
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"un fotografo è colui che disegna con la luce"
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Un'esperienza magistrale, Wenders racconda con grande discrezione la sorprendente carriera artistica di Salgado. Riuscendo con intelligenza a utilizzare il mezzo cinematografico come strumento per esaltare quello fotografico.
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casval
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sabato 20 dicembre 2014
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salgado... e basta
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5 mostre fotografiche da vedere tutte insieme comodamente seduti sulla poltrona di un cinema. Un racconto efficace, immagini di grandissima maestria, ma non era esattamente questo quello che mi aspettavo.
E' vero che spesso bastano le immagini a raccontare, ma come film avrei voluto che fosse più dinamico. Wim Wenders avrebbe potuto puntare sul commento delle immagini non solo da parte dell'autore, ma anche sulle impressioni dei diretti coinvolti o di esperti.
Il film vuole invece presentare le foto e accompagnarle con alcune descrizioni di Salgado.
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5 mostre fotografiche da vedere tutte insieme comodamente seduti sulla poltrona di un cinema. Un racconto efficace, immagini di grandissima maestria, ma non era esattamente questo quello che mi aspettavo.
E' vero che spesso bastano le immagini a raccontare, ma come film avrei voluto che fosse più dinamico. Wim Wenders avrebbe potuto puntare sul commento delle immagini non solo da parte dell'autore, ma anche sulle impressioni dei diretti coinvolti o di esperti.
Il film vuole invece presentare le foto e accompagnarle con alcune descrizioni di Salgado. Forse una struttura troppo lineare che poi offre un unico punto di vista abbastanza monotono. Inoltre non presenta descrizioni riguardanti le tecniche di fotografia, che invece, in quantità non troppo esagerata, sarebbero state apprezzate molto dagli appassionati.
Il regista ha lasciato che le immagini parlassero, dimenticandosi che questo può accadere in una mostra, ma non in un film. Sulla pellicola la significatività delle immagini potrebbe rifrangersi esponenzialmente nelle emozioni di chi le guarda, presentando pareri molteplici, diverse prospettive ed emozioni. Questo non è stato per niente sfruttato.
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(di maria f.)
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scriptavolant
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martedì 9 dicembre 2014
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l'occhio dell'umanità
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Se ad un opera d'arte chiedete non meno che vi cambi la vita, oggi come oggi siete in difficoltà ma non disperati: andate a vedere 'Il sale della terra' scritto (insieme a David Rosier e Camile Delafon) e diretto da Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, il film sulla vita e l'opera di Sebastiao Salgado e della sua famiglia, in primis della moglie Leila.
Definire Salgado un fotografo è quanto meno riduttivo. La poetica che percorre tutta la sua opera è monumentale, un'opera di assoluto genio dal respiro universale. Il film ripercorre la vita di Salgado seguendo il percorso dei suoi progetti artistici e quello che ne viene fuori è una sinfonia di immagini dalla potenza creatrice annichilente.
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Se ad un opera d'arte chiedete non meno che vi cambi la vita, oggi come oggi siete in difficoltà ma non disperati: andate a vedere 'Il sale della terra' scritto (insieme a David Rosier e Camile Delafon) e diretto da Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, il film sulla vita e l'opera di Sebastiao Salgado e della sua famiglia, in primis della moglie Leila.
Definire Salgado un fotografo è quanto meno riduttivo. La poetica che percorre tutta la sua opera è monumentale, un'opera di assoluto genio dal respiro universale. Il film ripercorre la vita di Salgado seguendo il percorso dei suoi progetti artistici e quello che ne viene fuori è una sinfonia di immagini dalla potenza creatrice annichilente.
Lo sguardo di Salgado ha penetrato l'umanità nel suo intimo fino a sollevarsi e ritrarre il teatro delle sue vicende, il mondo. Uno sguardo orbitale, totale, che restituisce nella fotografia e nella narrazione per immagini movimenti dell'anima, del corpo e della materia di cui sono fatti gli uomini e che è la medesima, ci dice Salgado, di cui è fatta la natura e la vita. Una fotografia che ha saputo cogliere oltre alla luce anche un elemento difficilmente catturabile nella sua essenza dalle immagini: il tempo. Il tempo nelle fotografie di Salgado non è l'istante, non è il tempo dell'umanità, è il tempo geologico, totale, scolpito nella plasticità della materia ritratta, sia essa, la pelle di uomo, la corteccia di un albero, i corrugati della terra, il moto dell'acqua. E se Wenders da cineasta si deve essere posto il problema di come rendere 'cinema' la fotografia, deve aver superato facilmente il dilemma scegliendo di 'ritrarsi' (o farsi ritrarre da Salgado) e far parlare l'arte dell'amico e la dinamica eterna della sua fotografia.
La poetica di Salgado è Omerica, Dantesca, mitopoietica; con la sua opera, ha scritto un testo 'sacro' della fotografia. Se in principio era il verbo, per Salgado, la massima non vale; In principio fu la luce. E se oltre la fotografia, seguiamo la vicenda umana, dalla discesa agli inferi per testimoniare i genocidi delgi ultimi trent'anni, fino alla risalita, la parabola di Salgado non ci restituisce l'immagine di un creativo ma di un creatore. La famiglia Salgado è riuscita a far ricrescere letteramente la foresta sulla terra arida e sterile sulla quale una volta sorgeva la rigogliosa Fazenda del padre di Sebastiao. Fino ad Oggi, in quindici anni, L'Instituto Terra ha piantato quattro milioni di alberi di foresta subtropicale, restituendo al mondo un pezzo di natura così com'era allo stato prima dell'antropizzazione che ne aveva determinato la morte per 'erosione'. L'arte genera la vita.
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marcellodangelo1979
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sabato 6 dicembre 2014
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per nulla autocelebrativo
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Perfetto per far conoscere a tutti chi realmente sia Salgado.
Per nulla autocelebrativo e ostentato, anzi direi delicato. Un esempio di come un documentario possa esser osservato attraverso una macchina fotografica.
La fotografia è un'arte ma è una piacevole sorpresa per me accorgermi che in certi momenti possa trascendere dall'immagine per accostarsi alla pittura.
Molto toccanti le scene iniziali, la ricerca dell'argento e la vita nei campii.
Direi splendido lavoro .
Consigliato
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ennas
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venerdì 5 dicembre 2014
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il sale e il fiele della terra
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Ad una mostra di fotografia, un visitatore si ferma a lungo davanti a una foto. E’ il ritratto di una donna cieca tuareg e il suo occhio spento sprigiona scintille. Il visitatore è il regista Wim Wenders che comprerà quella foto, appendendola di fronte alla propria scrivania. Questa fascinazione, darà il via al prodursi di un incontro fra due grandi talenti: il regista Wenders e il fotografo che ha scattato quella foto – Sebastiao Salgado.
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Ad una mostra di fotografia, un visitatore si ferma a lungo davanti a una foto. E’ il ritratto di una donna cieca tuareg e il suo occhio spento sprigiona scintille. Il visitatore è il regista Wim Wenders che comprerà quella foto, appendendola di fronte alla propria scrivania. Questa fascinazione, darà il via al prodursi di un incontro fra due grandi talenti: il regista Wenders e il fotografo che ha scattato quella foto – Sebastiao Salgado.
Questo dettaglio ci viene narrato nel film “il sale della terra”, dalla voce del regista che ha scelto di far parlare, per i restanti dialoghi, lo stesso Salgado, protagonista vivente di questo documentario su di lui.
Già con “Pina” , Wenders aveva costruito un film-dedicato ma, in quel caso, il soggetto Pina Bausch, non era più vivente e questa è una differenza non da poco fra i due film.
Ne “Il sale della terra” Wenders, avendo la possibilità e scegliendo di far raccontare in prima persona all’anziano Salgado il suo straordinario percorso artistico e di vita, evita -a mio parere- di assumere un ruolo di officiante agiografico, privilegiando nel contempo, l’aspetto umano dell’artista. Questo approccio della regia, può prestare, ( sempre a mio parere), il fianco ad accuse di acriticità e di celebrazione di un mito. Il rischio viene annullato dalla maestria che il regista dimostra nella costruzione di questo film.
Anzitutto, ad una spettatrice come me , sul generis, amante ma non troppo esperta di cinema, ne’ –pur conoscendo in parte l‘opera di Salgado – esperta di fotografia, il film riesce a trasmettere, l’ammirazione grata (merce rara e preziosa) che un artista riesce a provare per l’opera di un altro artista.
Salgado, nel film, ci racconta il suo vivo interesse per gli umani : sono essi il sale della terra, pensava agli esordi del suo percorso. Nella sua lunga ricerca, l’amaro fiele che è parte di questo sale, lo condurrà alle soglie dell’odio. Si sentirà “ammalato nell’anima”, “ la razza umana è la più feroce e violenta del pianeta” dirà dopo gli anni della fame e della morte in diretta che, lui ha cercato, con la sua arte, di testimoniarci. Fortunatamente, ha trovato la strada per ricucire la sua lacerazione. La natura contiene le possibilità di riparare e prevenire il male.
Di questa lunga odissea umana ed artistica, il regista Wenders è riuscito, da maestro del cinema, ad armonizzare i vari piani del racconto. Il suo film suscita un ampio ventaglio di emozioni: meraviglia per la bellezza delle immagini, pugno sullo stomaco dalle atrocità, dalle pene da girone infernale documentate dalle foto, da rizzarci i capelli, il respiro planetario di speranza che conclude questo lungo itinerario. Niente di quel che vediamo in questo film può lasciarci indifferenti. Questo splendido documento di vita di un artista, ci parla anche di noi. Da non perdere.
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