ely57
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mercoledì 30 aprile 2014
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gli istinti declinati
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Da Joe a Siegman abbiamo visto nei due volumi filmici presentati, la rappresentazione di tutte le possibili declinazioni della parte istintuale - sessuale che viene cosi dimostrata da Trier come sempre presente chi più, chi meno in ogni essere umano: dall'amorfo, vergine e complessato anziano professore che esterna, dopo una vita nelle tenebre, un filo di desiderio, sino alla bulimia estrema e patologica della protagonista, passando da chi in modo forse consapevole o forse no, ha desideri pedofili istintivi solo a parlarne...
Tutte le casistiche sono state analizzate ed esplicitate: chi vive una pesante patologia vivendo compulsivamente tutte le esperienze sessuali possibili ed estreme ogni giorno, chi in una vita intera desidera e prova un approccio sessuale una volta sola sino a chi non sa e non sperimenterà mai la propria vera tendenza di attrazione istintiva verso i bambini essendo un pedofilo potenziale.
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Da Joe a Siegman abbiamo visto nei due volumi filmici presentati, la rappresentazione di tutte le possibili declinazioni della parte istintuale - sessuale che viene cosi dimostrata da Trier come sempre presente chi più, chi meno in ogni essere umano: dall'amorfo, vergine e complessato anziano professore che esterna, dopo una vita nelle tenebre, un filo di desiderio, sino alla bulimia estrema e patologica della protagonista, passando da chi in modo forse consapevole o forse no, ha desideri pedofili istintivi solo a parlarne...
Tutte le casistiche sono state analizzate ed esplicitate: chi vive una pesante patologia vivendo compulsivamente tutte le esperienze sessuali possibili ed estreme ogni giorno, chi in una vita intera desidera e prova un approccio sessuale una volta sola sino a chi non sa e non sperimenterà mai la propria vera tendenza di attrazione istintiva verso i bambini essendo un pedofilo potenziale. Ogni essere umano ha quindi, in questo laboratorio scientifico Trieriano, la parte istintiva-sessuale più o meno sviluppata e chi più chi meno consapevolmente vissuta.
Siamo tutti nature diverse, come l'albero scuro e drammatico modanato dagli agenti esterni ma forte e resistente o come i campi di graminacee dell'incipit del volume due saturi di tanto colore oro e vitalità. Non esiste la normalità essa la lasciamo ai codici sociali e ipocriti.
Grande Trier!
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(di kondor17)
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raysugark
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lunedì 2 novembre 2015
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nymphomaniac volume 2
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Il secondo volume di Nymphomaniac si presenta ancora più cruento e più esplicito rispetto al primo volume. La pellicola rappresenta più in profondità la rabbia e la disperazione di Joe dopo essersi separato da Jerome e da suo figlio. Joe andando da K cerca di riprovare le stesse grandi sensazioni di lussuria, anche se a lei personalmente non gli porta a uscire dalla sua disperazione. Le parti fondamentali della pellicola sono le memorie di suo padre, colui che passeggiava con Joe da bambina attorno a un parco, dove cadono le foglie dagli alberi.
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Il secondo volume di Nymphomaniac si presenta ancora più cruento e più esplicito rispetto al primo volume. La pellicola rappresenta più in profondità la rabbia e la disperazione di Joe dopo essersi separato da Jerome e da suo figlio. Joe andando da K cerca di riprovare le stesse grandi sensazioni di lussuria, anche se a lei personalmente non gli porta a uscire dalla sua disperazione. Le parti fondamentali della pellicola sono le memorie di suo padre, colui che passeggiava con Joe da bambina attorno a un parco, dove cadono le foglie dagli alberi.
Anche se il secondo volume della pellicola è più pesante rispetto al primo volume, sono state tagliate diverse scene per contenuti espliciti come il pezzo stomachevole dell'aborto.
Lars Von Trier è riuscito completare un vero capolavoro in due volumi, sulla profonda riflessione della lussuria e allo stesso tempo sui temi che vanno oltre alla lussuria per farne un paragone.
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susyf
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martedì 2 agosto 2016
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nymphomaniac volume 2: il racconto continua
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Joe continua il suo racconto, il suo dramma nel non provare più alcun appagamento dal sesso e la ricerca di nuove esperienze che le consentano di raggiungere nuovamente l'orgasmo. Jerome,infatti, la lascia libera nel vivere esperienze sessuali anche con altri uomini e così le vivrà con due uomini di colore, si darà al sesso sadomaso ed inseguito a quello con una donna. Il suo isolamento continua e si acuisce sempre più anche perchè la sua ricerca del piacere la porta all'essere abbandonata dal marito e dal figlio, neanche per lui infatti riesce ad andare oltre questa sua ossessione. Viene umiliata, usata e ferita a causa delle conseguenze della ninfomania ma è completamente schiava di se stessa e pur frequentando un centro di riabilitazione non riesce a liberarsi della sua dipendenza.
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Joe continua il suo racconto, il suo dramma nel non provare più alcun appagamento dal sesso e la ricerca di nuove esperienze che le consentano di raggiungere nuovamente l'orgasmo. Jerome,infatti, la lascia libera nel vivere esperienze sessuali anche con altri uomini e così le vivrà con due uomini di colore, si darà al sesso sadomaso ed inseguito a quello con una donna. Il suo isolamento continua e si acuisce sempre più anche perchè la sua ricerca del piacere la porta all'essere abbandonata dal marito e dal figlio, neanche per lui infatti riesce ad andare oltre questa sua ossessione. Viene umiliata, usata e ferita a causa delle conseguenze della ninfomania ma è completamente schiava di se stessa e pur frequentando un centro di riabilitazione non riesce a liberarsi della sua dipendenza. Seligman la continua ad ascoltare e concluso il racconto riassume la vita di Joe trovando le giustificazioni a tutte le sue azioni e minimizzando i fatti anche più terribili. Joe però si rende conto di quanto tutta la sua vita sia stata all'insegna della solitudine, infelicità ed egoismo e vuole cambiare promette a se stessa e a Seligman che lo farà e che combatterà contro se stessa per farlo e se necessario anche contro gli altri con tutta la forza che ha. Seligman la lascia poi riposare ma poco dopo entra nella sua camera per sperimentare l'esperienza sessuale che mai aveva vissuto prima d'ora. Alla fine del secondo capitolo scopriamo quindi chi è Joe, cosa ha vissuto e chi ha intenzione di diventare ma scopriamo anche Seligman uomo che ha vissuto una vita sui libri che della vita vera sa ben poco e che vede tutto con estrema superficialità e falso intellettualismo non si rende conto della sofferenza provata da Joe, della disperazione sua e di quella di chi le è stato vicino e a sottolinearlo è il fatto che proprio quando Joe vuole cambiare e diventare una persona migliore Seligman pensa soltanto a usarla per provare ''curiosità'' intellettuale. Lars Von Trier dirige un film raffinato, unico e la cui impronta si vede dai dialoghi semplici ma mai banali e da un umorismo molto amaro, ci vuole insegnare l'egoismo del nostro tempo e per farlo utilizza gli emarginati della società quelli di cui nessuno parla per falso pudore e ipocrisia ma che sono vicini a noi più che mai e l'origine del loro male non è nient'altro che da cercare nelle caratteristiche della nostra società. Ma il regista ci fa riflettere anche sull' importanza di analisi delle vicende umane e della vita da una parte troviamo Joe che è guidata solo dall' istinto e dall'altra Seligman solo dalla ragione entrambi però sono dei falliti umanamente a causa di questa loro estrema radicalizzazione nell'affrontare le vicende che li coinvolgono.
Da vedere assolutamente per riflettere e scoprire che in fondo Lars Von Trier è molto più moralizzante di quanto si possa pensare.
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melvin ii
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domenica 27 aprile 2014
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siamo tutti un po joe..
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Il biglietto d’acquistare per “Nymphomaniac - Volume 2” è 1)Manco regalato 2) Omaggio 3)Di Pomeriggio 4) Ridotto 5)Sempre
“Nymph()maniac - parte 2” è un film drammatico del2013 scritto e diretto da Lars von Trier. Con: Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Stacy Martin, Christian Slater, Shia La Beouf, Willem Dafoe, Mia Goth, Jamie Bell.
Delusione è questo il sentimento che mi ha invaso poche ore fa alla fine della proezione della seconda parte del film di Lars Von Trier.
Se il primo film mi era piaciuto molto, regalandomi emozioni e spunti di riflessioni, il secondo mi ha lasciato con un gusto amaro in bocca.
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Il biglietto d’acquistare per “Nymphomaniac - Volume 2” è 1)Manco regalato 2) Omaggio 3)Di Pomeriggio 4) Ridotto 5)Sempre
“Nymph()maniac - parte 2” è un film drammatico del2013 scritto e diretto da Lars von Trier. Con: Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Stacy Martin, Christian Slater, Shia La Beouf, Willem Dafoe, Mia Goth, Jamie Bell.
Delusione è questo il sentimento che mi ha invaso poche ore fa alla fine della proezione della seconda parte del film di Lars Von Trier.
Se il primo film mi era piaciuto molto, regalandomi emozioni e spunti di riflessioni, il secondo mi ha lasciato con un gusto amaro in bocca.
“Nynph()maniac parte II” è come se dopo aver mangiato un ottimo antipasto e primo, il resto del pranzo risultasse deludente e non all’altezza dell’aspettative.
Avevamo lasciato alla fine del primo capitolo la nostra protagonista giovane Joe(Martin) disperata perchè incapace di raggiungere il piacere durante l’amplesso amoroso con il suo Jerome(Beouf).
Cosi la matura Joe(Gainsbourg) riprende il racconto della sua vita al vecchio Seligman.
Nonostante l’assenza dell’orgasmo, la nostra protagonista comunque tenta di formare una famiglia con Jerome, diventando anche madre del piccolo Marcel.
Joe è diventata donna, ma i suoi impulsi sessuali sono comunque forti che il solo Jerome non è sufficiente a soddisfarli. Spinta dallo stesso compagno a fare altre esperienze per placare “la sua fame”, tra cui anche un divertente menage a trois con due uomini di colore,
Ma un tema di questo secondo capitolo è come spesso il sesso non significhi piacere e coccole, anzi.
Joe alla ricerca dell’orgasmo perduto entra nel mondo del sadomaso, sottoponendosi “alle cure” del misterioso del giovane K(Bell) ogni notte.
Il dolore, la violenza e le umiliazioni inflitte da K diventano per Joe l’unico modo per provare qualcosa. Non riesce più rinunciarci al punto d’abbandonare la famiglia, dopo l’ultimatum di Jerome.
Joe ormai sola, prova d’arginare i suoi impeti con una terapia di gruppo, ma senza fortuna.
Così decide di vivere fino in fondo la “sua malattia” e di reagire a un mondo incapace d’amarla e accoglierla.
Si illude di trovare l’amore con un'altra donna, ma sarà ancora una volta delusa.
Anche in questo secondo capitolo, il regista affronta il tema della colpa, del dolore e della sofferenza in contrapposizione alla gioia giocando sul tema sesso e dei suoi estremi, come se fosse un cattolico integralista, ma stavolta il risultato non convince lo spettatore.
Probabilmente i tagli della censura hanno inciso maggiormente nella struttura della sceneggiatura e soprattutto nei dialoghi, rendendo l’opera meno brillante e incisiva della prima parte.
La “confessione laica” di Joe e il controcanto di Seligman sono meno coinvolgenti ed ispirati.
Si delinea la figura di Seligman come antitesi di Joe
Il film ha un ritmo lento e a tratti monocorde risultando molto celebrale e assai poco provocatorio.
Le discusse scene hard sono anche in questo secondo capitolo “contenute”, ma rispetto al primo capitolo, hanno meno forza d’impatto visivo nel racconto.
Joe raccontando di sé, muta ed evolve, espiando i suoi presunti peccati.
Nel finale scopriamo chi e perché ha aggredito Joe lasciandola ferita e priva di senso per strada.
L’ultima scena è un misto d’ilarità, grottesco e cupezza che comunque sconcerta lo spettatore.
Lo spettatore dopo 4 ore di racconto, non può non pensare che in fondo dentro di noi, abbiamo un po’ di Joè.
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hidalgo
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lunedì 28 aprile 2014
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un film per lars
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Commentare un film di Lars von Trier è sempre difficile. In questo caso, è addirittura proibitivo. Reputo questo Nymphomaniac una sorta di autobiografia morale del regista, un film personale in cui von Trier, furbescamente, mette a nudo se stesso. Impossibile (almeno per me) non pensare che la protagonista sia l'alter ego del buon Lars, il quale dice e ci dice tramite Joe tutto quello che gli passa per la testa. Joe non è una sesso-dipendemte, ma una ninfomane. Non è "malata", così come non lo è Lars von Trier nell'ostentare la sua passione(?) per il sadomasochismo e per la provocazione estrema e disturbante. Provateci voi a dire che un pedofillo che riesce a controllare la sua perversione è da ammirare.
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Commentare un film di Lars von Trier è sempre difficile. In questo caso, è addirittura proibitivo. Reputo questo Nymphomaniac una sorta di autobiografia morale del regista, un film personale in cui von Trier, furbescamente, mette a nudo se stesso. Impossibile (almeno per me) non pensare che la protagonista sia l'alter ego del buon Lars, il quale dice e ci dice tramite Joe tutto quello che gli passa per la testa. Joe non è una sesso-dipendemte, ma una ninfomane. Non è "malata", così come non lo è Lars von Trier nell'ostentare la sua passione(?) per il sadomasochismo e per la provocazione estrema e disturbante. Provateci voi a dire che un pedofillo che riesce a controllare la sua perversione è da ammirare... in questo, io ammiro il regista danese per il coraggio e la capacità di sconvolgere e scandalizzare. Quello che non sono riuscito ad ammirare fino in fondo, per mie colpe probabilmente, è il film in sè. Una lunga parabola nichilista e provocatoria, dal mio punto di vista. Un film forte ma anche un pò noioso, tutto sommato fine a se stesso. Lars von Trier cerca il Sgnificato mettendo in mezzo un pò di tutto, dalla filosofia alla religione, dal sesso all'amore, dal ricordo indelebile di un padre all'assenza totale di una madre. A mio avviso, e ripetendo che forse il problema è solo mio, l'assenza totale è anche quella di un trama, di un qualcosa che dia al film un senso che possa appartenere a tutti e non solo a von Trier. Nota di merito per il finale, davvero riuscito e pietrificante. Nymphomaniac è un'opera che a volte sconvolge e a volte scade nel ridicolo. Un pò come Antichrist, a cui il film attinge senza mezze misure.
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[+] bravissimo
(di luanaa)
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mauridal
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giovedì 22 maggio 2014
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quando il freddo del nord gioca brutti scherzi.
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Quando un racconto per quanto complesso e articolato con intrecci e rimandi , con personaggi che appunto debbono dimostrare una complessità dell'proprio essere all'interno di una storia, fa ricorso al linguaggio espressivo dei capitoli e della suddivisione schematica per temi , intitolati didascalicamente, allora abbiamo una netta sensazione di una difficoltà autoriale a concepire una libertà creativa nel comporre un'opera di qualunque natura essa sia. Nell'arte di più ,intendiamo in musica, in letteratura anche nelle arti figurative avviene che un autore quando è veramente libero di esprimersi , ma nella piena libertà creativa, difficilmente ricorre a schemi geometrici, per organizzare la narrazione imbrigliandola in maniera tale da non lasciare libero a sua volta il fruitore di farsi trasportare oppure no, dall'opera.
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Quando un racconto per quanto complesso e articolato con intrecci e rimandi , con personaggi che appunto debbono dimostrare una complessità dell'proprio essere all'interno di una storia, fa ricorso al linguaggio espressivo dei capitoli e della suddivisione schematica per temi , intitolati didascalicamente, allora abbiamo una netta sensazione di una difficoltà autoriale a concepire una libertà creativa nel comporre un'opera di qualunque natura essa sia. Nell'arte di più ,intendiamo in musica, in letteratura anche nelle arti figurative avviene che un autore quando è veramente libero di esprimersi , ma nella piena libertà creativa, difficilmente ricorre a schemi geometrici, per organizzare la narrazione imbrigliandola in maniera tale da non lasciare libero a sua volta il fruitore di farsi trasportare oppure no, dall'opera. Il regista Lars Von Trier con il suo film Ninfomania vuole rendere lo spettatore prigioniero del suo schema, del suo pensiero, in materia di sesso e perversione o patologie psicopatiche. Tutto giustificato per il trascorso consenso che si è guadagnato come autore e regista,cinematografico. In realtà il cinema è uno strumento male usato nelle mani di Von Trier , per i sui temi poteva usare con gli stessi schemi altre forme espressive. Il cinema no. iL cinema di Von Trier, raggiungendo un così vasto pubblico,e agendo sulla immaginario così immediatamente, tanto che impedisce subito una analisi profonda, tale che uno spettatore comune possa rifiutare o accettare il discorso.IL film così diviene una labirintica trappola mentale, per un pubblico anche consenziente, in qualche modo obbligato ad essere inquadrato negli schemi nei, dogmi, nelle paranoie mistico- filosofiche, nonchè- storico matematico - geometriche dell'autore. IL tutto con la pretesa di estrinsecarel'intero l'apparato psicoanalitico sotteso alle patologie sessuali. Ma non basta, Il racconto , i personaggi, l'ambientazione appartengono tipicamente ad una cultura nord europea di stampo luterano- protestante, tanto per etichettare, con una visione della società ed una individuale, che nel sud del mondo non trovano riscontro. La donna e l'uomo di Von Trier sono personaggi lontani dalle società meridionali dove il sesso, le perversioni, sono più viscerali, sono presenti nella vita naturale, più che in quella mentale. Forse anche il regista lo ha colto, solo nella scena dei fratelli africani che litigano in dialetto per la modalita della azione sessuale nei confronti della donna oggetto ,azione intesa forse ironicamente come una faccenda da sbrigare. Tutto il resto del film oscilla tra varie pendenze , poco attendibili per una storia cinematografica. Altra sarebbe stata la visione pure morale e psicoanalitica di un Bergman regista sì cinematografico , profondamente nordico ma capace di universalizzare il suo mondo imperfetto.Ci auguriamo, che Von Trier maturi una crescita in tutti i sensi, lasciando liberi tutti gli spettatori europei dei suoi futuri film, di entrare ma anche di uscire dalle sue storie senza essere legati e frustati sul popò come vorrebbe fare.
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odisseus
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lunedì 26 maggio 2014
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film di sesso che non parla di sesso. da vedere!
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"Forse l'unica differenza fra me e gli altri è che io ho preteso di più dal tramonto... Colori più spettacolari quando il sole arriva all'orizzonte. Forse è questo il mio unico peccato."
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"Forse l'unica differenza fra me e gli altri è che io ho preteso di più dal tramonto... Colori più spettacolari quando il sole arriva all'orizzonte. Forse è questo il mio unico peccato."
[PREMESSA FONDAMENTALE: questo film non parla di SESSO ma di SOLITUDINE.]
Un film (come prevedibile censurato in Italia) che accompagna Joe, la protagonista, lungo un percorso che potrà sembrare in discesa, ma in realtà è tutto in salita. Una salita da quel 3+2 che le segnerà la vita, un' esperienza rovinosa di cui non pentirsi, ma contro cui (cercare di) combattere, nonostante i perbenismi giudicanti e falsamente moralisti di una società misogina. Una società che finge di comprendere il disagio sfilacciato nelle perversioni(lo sono?) di Joe e di aiutarla ma in realtà non fa che affossarla e sopraffarla nel momento in cui ella decide di riprendersi i diritti che aveva cercato e mai ottenuto. Nel momento in cui Joe chiude gli occhi, all' alba che piccola si insinua oltre la finestra, decisa e risoluta a cambiar verso, è proprio lì' che si rende conto di essere realmente sola e che la sua "salvezza" non è da demandare ad una psicoterapeuta nè a nessun altro che non sia sè stessa. Perchè il vero cambiamento è quello lento, che matura e cresce dentro di noi; quello che approfonda le sue radici nelle esperienze vere, vissute e ricercate, non quello imposto e calato dall' alto. In questo senso il cammino labirintico di Joe ha un senso tutt' altro che perverso e deviato... Lei è come l' albero che, isolato e deviato, cresce sulla cima di una roccia silenziosa, lì ad osservare le cose dall' alto eppure con le radici fortemente incanalate in profondità, nella terra.
Solo alla fine della sua ricerca Joe trova veramente se stessa, come forse non avrebbe potuto se non attraverso quel percorso incerto. Acquisisce consapevolezza di sè in una società in cui "non trova posto e nè può accettare la società stessa".
Un film che dice molto, decisamente più positivo di Dogville(da rivedere) e Antichrist, per quanto ai più sembrerà un film sconcio e perverso, banale. Figo il richiamo(anche se rischia di essere autoreferenziale) al prologo di Antichrist che t' inganna!
Lars von trier ci apre gli occhi, e attraverso di essi, la mente, facendoci osservare realmente e concretamente le cose come sono dall' altra parte dello sguardo di chi ci parla, immergendoci nel suo vissuto, scandito in due volumi che ti tengono incollato allo schermo nella speranza che i titoli di coda arrivino il più tardi possibile. Bel film!
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flyanto
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mercoledì 30 aprile 2014
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sempre più verso l'abisso più totale
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Proseguimento della prima parte (Nymphomaniac - Volume 1) in cui la protagonista, ferita e soccorsa in strada da un uomo anziano che la conduce e la cura nella propria casa, continua a raccontare al proprio ospite le sue voglie e manie sessuali, alla ricerca, con l'avanzamento dell'età, di emozioni sempre più forti ed audaci. Ricorrendo smodatamente ai piaceri ed alle esperienze più estreme ella incorrerà in avventure erotiche con più persone contemporaneamente ed addirittura ad esperienze sado masochiste o di genere lesbo in seguito alle quali riuscirà o tenterà di sentirsi viva. Tutto ciò verso l'abisso più totale.
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Proseguimento della prima parte (Nymphomaniac - Volume 1) in cui la protagonista, ferita e soccorsa in strada da un uomo anziano che la conduce e la cura nella propria casa, continua a raccontare al proprio ospite le sue voglie e manie sessuali, alla ricerca, con l'avanzamento dell'età, di emozioni sempre più forti ed audaci. Ricorrendo smodatamente ai piaceri ed alle esperienze più estreme ella incorrerà in avventure erotiche con più persone contemporaneamente ed addirittura ad esperienze sado masochiste o di genere lesbo in seguito alle quali riuscirà o tenterà di sentirsi viva. Tutto ciò verso l'abisso più totale....
La seconda parte di Nymphomaniac, anch'essa rigorosamente mutilata di svariate scene per motivi di censura, risulta senza dubbio più cruda della prima, soprattutto per l'eccesso di certe situazioni a cui la protagonista, ormai più adulta, ricorre per sentirsi più viva e provare emozioni. L'abisso verso cui si dirige, ormai all'estremo della sua patologica depressione, la condurrà verso un finale inaspettato e quanto mai in linea con tutta la vicenda ed il pensiero sostenuto da Lars Von Triers nelle molte ore della narrazione della vicenda. Direi che il regista danese abbia quanto mai azzeccato il finale che per lo spettatore si rivelerà essere l'unico modo in cui una tale storia poteva finire. Direi, sublime quasi ad innalzare il pregio di questa pellicola che induce lo spettatore a porsi numerosi quesiti in fatto di nevrosi, religione, principi morali e della società in generale. Troppo ci sarebbe da dire e da discutere....
Ottimi gli attori: Charlotte Gainsbourg, la protagonista adolescente ormai cresciuta, praticamente perfetta nella sua parte di donna fortemente disturbata, Stellan Skarsgard in quello, come nel Volume 1, di acuto e paziente uditore, Jamie Bell, ormai lontano dalle sue evoluzioni di ballerino in "Billy Elliot", qui in veste di dispensatore di cruenti piaceri sado maso, e poi ancora Shia LE Boeuf e molti altri...
In conclusione non mi trovo troppo d'accordo con coloro che reputano la seconda parte del film come inferiore rispetto alla prima: a mio modesto parere il volume secondo, anch'esso diviso rigorosamente in capitoli come il primo e come varie opere precedenti di Triers, costituisce il perfetto proseguo del precedente, in conseguente sintonia ed equilibrio.
Anche per Nymphomaniac - Vol. 2, consiglio l'astensione di spettatori facilmente impressionabili e soprattutto legati a troppo rigidi principi morali
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aleksandra czuba
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giovedì 22 maggio 2014
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nymphomaniac come una morality play.
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Lars von Trier non ha mai badato al benessere degli spettatori. Disturbarli il più possibile è sempre stato uno dei suoi obiettivi principali. Una volta raggiunto lo status di grande autore cinematografico, non ha posto limiti alla sua creatività nel raccontare storie impiantate sul tragico destino del protagonista. La sua fama di grande provocatore gli ha sempre attirato sia buona che cattiva pubblicità. Nymphomaniac ha diviso il pubblico tra i fan fedeli, curiosi di vedere la sua nuova opera, e quelli che a priori si rifiutano di essere tormentati. Non è solamente un film pieno di erotismo, come avremmo potuto aspettarci dalle fuorvianti e misteriose campagne pubblicitarie. Avremmo dovuto ricordare che il regista non si è mai permesso di sottomettere la trama e lo spessore dei personaggi a una forma solamente raffinata o provocatoria: pochi registi sono stati in grado di conferire ai personaggi, soprattutto femminili, la profondità delle sue protagoniste, Bess de Le onde del destino su tutti.
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Lars von Trier non ha mai badato al benessere degli spettatori. Disturbarli il più possibile è sempre stato uno dei suoi obiettivi principali. Una volta raggiunto lo status di grande autore cinematografico, non ha posto limiti alla sua creatività nel raccontare storie impiantate sul tragico destino del protagonista. La sua fama di grande provocatore gli ha sempre attirato sia buona che cattiva pubblicità. Nymphomaniac ha diviso il pubblico tra i fan fedeli, curiosi di vedere la sua nuova opera, e quelli che a priori si rifiutano di essere tormentati. Non è solamente un film pieno di erotismo, come avremmo potuto aspettarci dalle fuorvianti e misteriose campagne pubblicitarie. Avremmo dovuto ricordare che il regista non si è mai permesso di sottomettere la trama e lo spessore dei personaggi a una forma solamente raffinata o provocatoria: pochi registi sono stati in grado di conferire ai personaggi, soprattutto femminili, la profondità delle sue protagoniste, Bess de Le onde del destino su tutti. Con Nymphomaniac il regista danese ci dona più del solito del suo genio, grazie a una forma particolare del film: una sorta di morality play in episodi, un dramma allegorico, filosofico e teleologico, sulla condizione umana; nell’arco della sua vita solitaria la protagonista Joe (Charlotte Gainsbourg), messa a confronto con le proprie intime intenzioni, deve continuamente scegliere tra la dannazione e la salvezza. Gli oltre quarant’anni di vita di Joe sono ripercorsi in otto capitoli. Gli episodi di flashback sono intessuti nel suo racconto nel presente, che costituisce una forma di confessione dei suoi peccati. Joe è una ninfomane, è convinta della sua dannazione ma non prova il pentimento. Il suo confessore Seligman (Stellan Skarsgård), un vecchio intellettuale rimasto celibe, le lancia una luce di speranza e con pazienza e tenacia cerca le giustificazioni dei suoi peccati nella storia dell’umanità. La vita e l’esplorazione del proprio corpo da parte di Joe diviene oggetto di una fredda indagine parascientifica, in cui lei viene studiata come una rappresentante di una specie animale nel suo habitat biologico. Nel discorso tra i due non mancano riferimenti matematici, biologici, culturali e musicali, in cui le esperienze vissute da Joe sembrano essere guidate da delle leggi fisse di questo universo, in questo senso al di fuori del bene e del male. Joe non è solo una sesso-dipendente che andrebbe curata, è una donna che non si accontenta facilmente del ruolo che la società ha previsto per lei. Joe vuole di più, dal tramonto, dagli uomini e dal proprio corpo. Il sesso è solo l’effetto collaterale della sua complessa personalità, e così è trattato dal regista. L’erotismo non è dunque l’argomento centrale del film, piuttosto è uno degli elementi indispensabili per capire a fondo una donna come Joe. Lars von Trier, pur abusando a volte di didascalie e iperboli, riesce a gettare una luce nuova sulla complessa sessualità umana, impigliata nel combattimento con l’ordine sociale, la religione e la cultura. Un film che, con mano ironica, oltrepassa la sensibilità collettiva, opponendo l’estasi sessuale alla soddisfazione intellettuale, come alternative alla ricerca della felicità. Un film che rischia di raggelare e disarmare gli spettatori, ma da vedere, col cuore e soprattutto con la mente.
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