veritasxxx
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martedì 7 ottobre 2014
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sin city 2, che peccato...
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Robert Rodriguez ritorna a collaborare con Frank Miller per il secondo episodio dell'epica saga a fumetti, confermando gran parte del cast del film originale: Mickey Rourke (Marv il gorilla), Jessica Alba (la spogliarellista Nancy), Powers Boothe (il senatore Roark), Rosario Dawson (Gail, la regina della città vecchia) e introducendo nuovi interpreti con risultati perfino più convincenti della prima parte: Josh Brolin nel ruolo di Dwight, illuso da una fatalissima e letale Ava-Eva Green, Joseph Gordon-Levitt nella parte dell'imprudente giocatore di poker Johnny, Ray Liotta, Christopher Meloni di True Blood e il gradito ritorno (al futuro) di Christopher Lloyd.
La fotografia riprende il bianco e nero del primo Sin City ma aggiunge un tocco di colore in alcuni dettagli per mettere in risalto dei particolari, pur mantenendo le trovate grafiche del fumetto (il sangue bianco e il chiaro-scuro solarizzato che riproduce molto fedelmente le tavole delle graphic novels di Miller).
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Robert Rodriguez ritorna a collaborare con Frank Miller per il secondo episodio dell'epica saga a fumetti, confermando gran parte del cast del film originale: Mickey Rourke (Marv il gorilla), Jessica Alba (la spogliarellista Nancy), Powers Boothe (il senatore Roark), Rosario Dawson (Gail, la regina della città vecchia) e introducendo nuovi interpreti con risultati perfino più convincenti della prima parte: Josh Brolin nel ruolo di Dwight, illuso da una fatalissima e letale Ava-Eva Green, Joseph Gordon-Levitt nella parte dell'imprudente giocatore di poker Johnny, Ray Liotta, Christopher Meloni di True Blood e il gradito ritorno (al futuro) di Christopher Lloyd.
La fotografia riprende il bianco e nero del primo Sin City ma aggiunge un tocco di colore in alcuni dettagli per mettere in risalto dei particolari, pur mantenendo le trovate grafiche del fumetto (il sangue bianco e il chiaro-scuro solarizzato che riproduce molto fedelmente le tavole delle graphic novels di Miller).
Pur mantenendo un livello di intrattenimento di buon livello, il film soffre inevitabilmente dell'effetto "già visto", anche se a quasi dieci anni di distanza era prevedibile una seconda puntata, considerato il buon successo di pubblico della prima. I personaggi già visti (Mickey Rourke, Jessica Alba e le brevi apparizioni dello spirito del defunto Bruce Willis) non risultano particolarmente accattivanti e anzi sembrano un po' fiacchi nelle motivazioni che li spingono verso le loro azioni; per far meglio comprendere le loro psicologie un breve flashback della prima parte non avrebbe guastato. Quello che spicca è invece la perfetta intesa tra Josh Brolin e Eva Green, ancora una volta nella parte della femme fatale mangiauomini che sembra esserlesi cucita addosso dopo le performances di personaggi simili in "Dark Shadows" e "300 l'alba di un impero". La Green è assolutamente perfetta nell'interpretare la perfida e calcolatrice Ava e lo stesso Miller non sarebbe stato in grado di disegnare niente di più affascinante e perfido per la sua città del peccato.
La scelta di lasciare per il finale la resa dei conti tra Jessica Alba e il senatore Roark non risulta molto azzeccata, visto che rispetto alla conturbante storia di amore-odio tra Ava e Dwight la vendetta della bella Nancy risulta piuttosto fiacca e scontata. Questo è un po' il limite del film: un tono da racconto noir con il protagonista di turno che racconta i suoi pensieri con una voce fuori campo dalla prima all'ultima scena, e uno scarso sviluppo della storia che non si evolve in maniera efficace verso il finale e che diventa, dopo la prima ora di visione, una successione piuttosto sterile di omicidi e regolamenti di conti, quasi fosse l'unica cosa a cui tutti i personaggi tengono davvero.
È una Sin City un po' prigioniera di sé stessa purtroppo, ed è un peccato perché con qualche accorgimento nella sceneggiatura e un dosaggio meglio bilanciato di malvagità e giustizia avrebbe potuto fornire un risultato anche migliore del primo episodio. Così com'è, "Sin City una donna per cui uccidere" rimane un buon seguito ma niente che faccia gridare al capolavoro.
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borro11
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martedì 7 ottobre 2014
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a sin city il tempo si e' fermato...
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Sono passati ormai 9 anni dall'uscita nelle sale del primo capitolo e (dopo svariati slittamenti) finalmente Rodriguez e Miller tornano sul luogo del delitto. Nella peccaminosa Sin City tutto è come era stato lasciato, bastano pochi minuti allo spettatore per essere immerso nello stesso ambiente in cui quasi un decennio fa era entrato per la prima volta. Un de ja vu. Già perchè il tempo non scorre a Sin City e ne è la riprova iil fatto che questa pellicola non sia né un vero e proprio sequel né tantomeno un prequel. Tutti le storie, indipendentemente dalla collocazione cronologica, sono pezzi di un mosaico più grande e più se ne aggiungono più questo appare oscuro e delineato, cruento e sanguinoso.
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Sono passati ormai 9 anni dall'uscita nelle sale del primo capitolo e (dopo svariati slittamenti) finalmente Rodriguez e Miller tornano sul luogo del delitto. Nella peccaminosa Sin City tutto è come era stato lasciato, bastano pochi minuti allo spettatore per essere immerso nello stesso ambiente in cui quasi un decennio fa era entrato per la prima volta. Un de ja vu. Già perchè il tempo non scorre a Sin City e ne è la riprova iil fatto che questa pellicola non sia né un vero e proprio sequel né tantomeno un prequel. Tutti le storie, indipendentemente dalla collocazione cronologica, sono pezzi di un mosaico più grande e più se ne aggiungono più questo appare oscuro e delineato, cruento e sanguinoso. L'atmosfera noir è resa magistralmente da neri profondi e bianchi accentuati, contorni netti e precisi ed in mezzo a loro torna la passione, la violenza sotto forma di colore. Le tre figure femminili sono estremamente diverse ma anche molto congiunte, Eva una femme fatale che gioca le sue carte spacciandosi per debole e indifesa, Nancy una ragazza distrutta dalla morte del suo unico amore e bramosa di vendetta, e le prostitute della Città Vecchia che difendono la loro supremazia territoriale in un territorio a gerarchia femmile. Dwight e Mav invece sono sempre gli stessi: crudeli, spietati, violenti ma di buon cuore. Nessuno però è esentato dalla violenza perchè quella è la via di sopravvivenza a Sin City. Lo spettatore viene messo a suo agio subito in questo clima familiare e studia ogni scena alla ricerca di rimandi e citazioni, ascolta ogni surreale dialogo assorto e si gode ogni singolo colore come un orgasmo visivo. Si potrebbe criticare il fatto che la pellicola non sia migliorata rispetto alla precedente, che sia rimasta ferma al 2005, ma siamo sicuri che lo spettatore voglia questo? La mia opinione è che un fan della saga, voglia ritrovarsi immediatamente nel clima del primo film senza aggiunte e tecnicismi vari, quasi come fosse in una bolla temporale. Perchè il tempo per la cupa, sanguinosa e violenta Sin City non scorre mai.
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mark0791
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lunedì 6 ottobre 2014
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sin city non perde il suo fascino
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Gli Americani lo hanno stroncato. A mio avviso, una stroncatura ingiustificata, soprattutto se paragonata agli elogi fatti ad altri film mediocri senza arte, infarciti solo di effetti speciali, ma con trame ridicole, attori mediocri e regia dozzinale. Per quanto il mio parere non sia superiore a quello di nessuno, Sin City:una donna per cui uccidere non perde il fascino che aveva il primo film del 2005.
Certo, non c’è più l’effetto sorpresa. Ma è un sequel, è fisiologico che non sia d’impatto quanto il primo film della serie, ma ciò non toglie assolutamente nulla a questo secondo capitolo che, con intelligenza, è stato girato seguendo la linea del suo fortunato predecessore.
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Gli Americani lo hanno stroncato. A mio avviso, una stroncatura ingiustificata, soprattutto se paragonata agli elogi fatti ad altri film mediocri senza arte, infarciti solo di effetti speciali, ma con trame ridicole, attori mediocri e regia dozzinale. Per quanto il mio parere non sia superiore a quello di nessuno, Sin City:una donna per cui uccidere non perde il fascino che aveva il primo film del 2005.
Certo, non c’è più l’effetto sorpresa. Ma è un sequel, è fisiologico che non sia d’impatto quanto il primo film della serie, ma ciò non toglie assolutamente nulla a questo secondo capitolo che, con intelligenza, è stato girato seguendo la linea del suo fortunato predecessore.
Coloro che hanno apprezzato il primo Sin City non potranno che restare nuovamente a bocca aperta di fronte alle oscure meraviglie della città del peccato. C’è chi definisce questo secondo capitolo come molto simile al primo. Ma non vedo cosa ci sia da stupirsi: il comparto registico e tecnico è rimasto lo stesso. E del resto, se il primo era riuscito bene, non avrei visto il motivo di cambiare rotta. Se un prodotto funziona, inutile stravolgerlo.
Ciò detto, Sin City: una donna per cui uccidere resta un film bellissimo da vedere e da sentire, che già solo per la pura maniera stilistica incanta lo spettatore. Il comparto grafico lascia a bocca aperta come nel primo film, con tagli geometrici in bianco e nero illuminati da qualche nota di colore. Musiche e dialoghi rapiscono, così come l’interpretazione praticamente perfetta del cast, il tutto incorniciato da una regia eccelsa.
Le trame, per quanto non particolarmente articolate, servono allo scopo (come tra l’altro era nel primo film) di introdurre e sviluppare i Personaggi, veri protagonisti della Città del peccato, da criminali dotati di etica e di morale a spietate valchirie sanguinarie.
Tra un cast di altissimo livello eccelle Eva Green, la dark lady sensuale e spietata; ipnotica e velenosa, la donna per cui uccidere del titolo regala un’interpretazione magistrale degna di oscar. Non solo: lei rappresenta la Città stessa. E’ Basin City, luogo ammaliatore con le sue stupende donne di strada e al contempo posto senza pietà per i deboli di cuore, la vera Donna per cui uccidere.
Sin City (tanto il primo capitolo quanto il secondo) può non piacere a tutti. Ma resta il fatto che Miller e Rodriguez (il quale, ricordiamolo, ha curato praticamente ogni aspetto del film, non solo la regia) hanno inventato un genere cinematografico, portando sullo schermo due film originali e unici, curati in ogni dettaglio. In mezzo a moltissimi film contemporanei senza un’impronta registica, senza originalità, questo film è un vero esempio di Settima Arte, un esempio di qualcosa di unico. E questo per me è ciò che ha più valore, ed è ciò che rende il dittico cinematografico sulla Città del Peccato un dittico di grande valore.
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[+] una signora per cui uccidere
(di citizen kane)
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ultimoboyscout
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lunedì 23 marzo 2015
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bentornati nella città del peccato.
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Il primo "Sin City" fu un successo folgorante, tanto che venne subito annunciato un sequel. Sono passati diversi anni da allora, tutti necessari per scrivere una storia all'altezza che legasse tra loro (con l'aiuto di William Monahan) due storie edite, "Un sabato notte come tanti" e "Una donna per cui uccidere", e altre due inedite di Miller, scritte appositamente per il film. Volti nuovi e cavalli di ritorno danno vita a storie e sottostorie che si intrecciano alla trama principale, Rodriguez è co-regista e co-sceneggiatore di un film tecnicamente fantastico, costruito su violenza e dialoghi hard boiled ma assolutamente inferiore all'originale nonostante il look stilizzato fatto di bianchi e neri sia lo stesso (in più c'è il 3D), un noir a tinte fortissime screziato di rosso sangue in cui oltre alle meravigliose protagoniste femminili, brilla la new entry, il richiestissimo Joseph Gordon-Levitt, ovvero il giocatore d'azzardo Johnny, che si mette contro l'uomo più potente della città.
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Il primo "Sin City" fu un successo folgorante, tanto che venne subito annunciato un sequel. Sono passati diversi anni da allora, tutti necessari per scrivere una storia all'altezza che legasse tra loro (con l'aiuto di William Monahan) due storie edite, "Un sabato notte come tanti" e "Una donna per cui uccidere", e altre due inedite di Miller, scritte appositamente per il film. Volti nuovi e cavalli di ritorno danno vita a storie e sottostorie che si intrecciano alla trama principale, Rodriguez è co-regista e co-sceneggiatore di un film tecnicamente fantastico, costruito su violenza e dialoghi hard boiled ma assolutamente inferiore all'originale nonostante il look stilizzato fatto di bianchi e neri sia lo stesso (in più c'è il 3D), un noir a tinte fortissime screziato di rosso sangue in cui oltre alle meravigliose protagoniste femminili, brilla la new entry, il richiestissimo Joseph Gordon-Levitt, ovvero il giocatore d'azzardo Johnny, che si mette contro l'uomo più potente della città. Le storie, tra prequel e sequel, meravigliano lo sguardo e anneriscono l'anima, lo stile da B-movie è la forza della pellicola che vive di azioni e reazioni over the top in una città dove si pecca e non c'è salvezza tra poliziotti e politici corrotti, malavita, vendette, gioco d'azzardo e mercimonio del corpo. L'episodio principale esalta l'opera e il pensiero di Miller grazie anche a una Eva Green splendida sirena ammaliatrice, mentre gli altri episodi sono un pizzico al di sotto delle aspettative, fatti di una scrittura piatta e un po' schematica. Il cinema non si fa più fumetto, stavolta è il fumetto a farsi cinema per un risultato un filo deludente, pellicola piacevole a cui manca qualcosa, soprattuto se la si confronta con l'originale. This rotten town it soils everibody...questa è comunque una sentenza!
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onufrio
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martedì 21 aprile 2015
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welcome to basin city
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Dopo quasi dieci anni dal successo del primo capitolo, il duo Miller/Rodriguez confeziona il tanto atteso sequel della città del peccato; Sin City non è cambiata, la gente è sempre la stessa ed il male in questa città non avrà mai fine. La storia riprende giustamente il capitolo originale e la prosegue; la speranza è quella di vederne di altri, ma possibilmente con un minor distacco di tempo fra di loro. Spettacolari e suggestivi sono ancora una volta la fotografia e gli effetti speciali; la voce fuori campo si presenta come sempre un'ottima alleata per il racconto del film.
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alexander 1986
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venerdì 20 febbraio 2015
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molto rodriguez, poco tarantino
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Un fotografo (Josh Brolin) incastrato da una vecchia fiamma (Eva Green) in un gioco letale di ricatti e violenze. Un giovane giocatore d'azzardo (Joseph Gordon-Levitt) intenzionato a far imbestialire un cattivissimo senatore (Powers Boothe), ficcandosi in una situazione più grande di lui. Una giovane spogliarellista dal passato difficile (Jessica Alba) che progetta una vendetta contro gente pericolosa. Un pugile (Mickey Rourke) sempre alla caccia di guai, e si infila in quelli degli altri. Sono le storie che caratterizzano questo secondo episodio della saga di Sin City, di cui il primo risale al già lontano 2005.
La regia è sempre quella di Robert Rodríguez, accompagnato da Frank Miller ovvero il mitico autore dell'opera a fumetti originale.
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Un fotografo (Josh Brolin) incastrato da una vecchia fiamma (Eva Green) in un gioco letale di ricatti e violenze. Un giovane giocatore d'azzardo (Joseph Gordon-Levitt) intenzionato a far imbestialire un cattivissimo senatore (Powers Boothe), ficcandosi in una situazione più grande di lui. Una giovane spogliarellista dal passato difficile (Jessica Alba) che progetta una vendetta contro gente pericolosa. Un pugile (Mickey Rourke) sempre alla caccia di guai, e si infila in quelli degli altri. Sono le storie che caratterizzano questo secondo episodio della saga di Sin City, di cui il primo risale al già lontano 2005.
La regia è sempre quella di Robert Rodríguez, accompagnato da Frank Miller ovvero il mitico autore dell'opera a fumetti originale. La continuità è data dai personaggi - nonostante un paio di cambi di interpreti (es. Brolin al posto di Clive Owen) - dall'intreccio a incastro, dalle fantasmagorie grafiche e dal registro narrativo caricaturale del vecchio noir all'americana. Stando così le cose ed essendo stato il primo Sin City un film valido e quasi cult, dovrebbe scattare per transitività un giudizio positivo anche per quest'ultimo episodio. Ciò non avviene proprio per colpa di quella continuità evidenziata sopra. Il duo Rodríguez-Miller, nel tentativo di replicare il successo del primo esperimento insieme, hanno puntato sulla riproposizione degli elementi più superficiali e meno importanti. Ciò che davvero contava ovvero il gioco, non solo citazionistico ma anche combinatorio e ironico, fra linguaggi di generi diversi, stavolta manca clamorosamente. Sicché questo Sin City '2' sembra solo una versione annacquata del primo. Poca cosa. Nemmeno una Green che recita nuda per quasi tutto il tempo può alzare il voto di questa piccola operazione commerciale.
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noia1
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martedì 28 ottobre 2014
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“dammi un dannato nome”
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Le vicende nella città di Basin City, tanta violenza all’insegna del grottesco e sequenze da capogiro.
Persino Robert Rodriguez poteva trasformarsi in un regista commerciale, e chi se l’aspettava. Questo seguito rispetto al primo di novità non ne ha, sempre la solita iperviolenza, i soliti protagonisti cupi e dannati, ambientazioni suggestive e la solita morale al confine tra il realistico e il tragico. Cambiano solo le vicende ma la formula è sempre quella se non nell’accentuarsi di ciò che più tiene appiccicati allo schermo, parlo delle efferatezze all’insegna dello splatter e delle sequenze oniriche, quelle di cui t’innamori e che riguarderesti all’infinito.
Protagonisti vissuti e dalla morale dubbia, che vincano o perdano non si ha mai la certezza della loro bontà d’animo o del contrario, a Sin City o vinci o perdi, la morale è un’altra cosa.
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Le vicende nella città di Basin City, tanta violenza all’insegna del grottesco e sequenze da capogiro.
Persino Robert Rodriguez poteva trasformarsi in un regista commerciale, e chi se l’aspettava. Questo seguito rispetto al primo di novità non ne ha, sempre la solita iperviolenza, i soliti protagonisti cupi e dannati, ambientazioni suggestive e la solita morale al confine tra il realistico e il tragico. Cambiano solo le vicende ma la formula è sempre quella se non nell’accentuarsi di ciò che più tiene appiccicati allo schermo, parlo delle efferatezze all’insegna dello splatter e delle sequenze oniriche, quelle di cui t’innamori e che riguarderesti all’infinito.
Protagonisti vissuti e dalla morale dubbia, che vincano o perdano non si ha mai la certezza della loro bontà d’animo o del contrario, a Sin City o vinci o perdi, la morale è un’altra cosa. Non so da dove cominciare, Mickey Rourke, Jessica Alba, Josh Brolin, sono solo le punte di diamante di una serie di attori carismatici e bravissimi, quasi che non recitino ma bensì vivano nel profondo le vicende della città.
In ogni caso vale la pena di vederlo, per chi non abbia ancora visto nessuno dei due film forse è meglio che parta proprio da questo data la sua vena commerciale, per chi invece il primo lo ha già visto, questo film è un’ottima occasione per un’abbuffata in due ore buone di tutto ciò che del primo ci è mancato e volevamo rivedere.
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elgatoloco
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lunedì 26 settembre 2016
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pura contaminatio: prendere o lasciare
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Già la formazione diversa dei due autori(Frank Miller& Robert Rodriguez)favorisce la contaminatio: se pur entrambi"post-moderns", l'uno prende spunto dalla graphic novel, l'altro ha una visione puramente filmica(da"specifico filmico", vien da dire, non fosse espressione bandita da taluni/e studiosi/e. Ma le contaminationes sono molte:bianco e nero e colore(nella stessa sequenza, quasi sempre), lo stile"cartoon style", ossia da"graphic novel"che però poi diviene"very movie", avventura pura versus darkness, reductio dei personaggi a elementi fumettistici(più che da "cartoon", attenzione)con il viraggio in colore bianco(il bianco è tout à fait un colore, lo si vede bene qui), la narrazione fuori campo da parte di un protagonista, l'alternanza tra quattro vicende diverse, senza che vi sia un vero"stacco"tra un episodio e l'altro, la totale sintesi(immaginabile, comunque, proiettabile da parte della mente dello spettatore)senza che essa si realizzi, anzi.
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Già la formazione diversa dei due autori(Frank Miller& Robert Rodriguez)favorisce la contaminatio: se pur entrambi"post-moderns", l'uno prende spunto dalla graphic novel, l'altro ha una visione puramente filmica(da"specifico filmico", vien da dire, non fosse espressione bandita da taluni/e studiosi/e. Ma le contaminationes sono molte:bianco e nero e colore(nella stessa sequenza, quasi sempre), lo stile"cartoon style", ossia da"graphic novel"che però poi diviene"very movie", avventura pura versus darkness, reductio dei personaggi a elementi fumettistici(più che da "cartoon", attenzione)con il viraggio in colore bianco(il bianco è tout à fait un colore, lo si vede bene qui), la narrazione fuori campo da parte di un protagonista, l'alternanza tra quattro vicende diverse, senza che vi sia un vero"stacco"tra un episodio e l'altro, la totale sintesi(immaginabile, comunque, proiettabile da parte della mente dello spettatore)senza che essa si realizzi, anzi...Prevale la dimensione"buia", dark, appunto, in questo"Sin City: A Dame To Die For", orgoglioso"Number Two", rispetto all'"One"di quasi dieci anni prima, con la"dark lady"sempre fortemente accentuata come tale, come vera protagonista, con uno stuolo di"cavalieri serventi"disposti a sacrificarsi per la"dama", appunto. Un retaggio stilnovista, da corti medievali, qui sostituite da locali equivoci, con sale da gioco"brucianti"o anche da ville lussuose ma profondamente"segnate", praticamente"contaminate"ab imo da un destino che sembra predisposto dal"malvagio dèmone", peraltro mai esemplificato-rappresentato... Una visione a tratti adrenalinica, senza respiro, che non richiede di essere razionalizzata, che non autorizza anzi alcuna"spiegazione"in termini "razionali", anche allargando il concetto di "razionalità"e di"ragione"molto oltre i termini consueti.IN questo ambito gli/le interpreti, da Josh Bolin a Mickey Rourke(irriconoscibile, d'accordo, ma perché rifarsi al Rourke di un quarto di secolo fa, senza considerare tutte le vicende che l'hanno"segnato"?), a Jessica Alba, a tanti/e altri/e, che qui assumono il carattere di"apparizioni", di"sagome", di"fantasmi"(lasciamo perdere il"fantasma filmico", almeno nell'accezione generalmente accettata), di qualcos'altro rispetto a quanto "normalmente"prendiamo-intendiamo per attori/attrici? Prendere o lasciare, insomma-o si accetta il"play"oppure si guarda qualcosa d'altro... El Gato
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flyanto
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lunedì 13 ottobre 2014
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continuano le avventure nella "città del peccato"
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Film in cui si narrano le varie avventure che si incrociano di un poliziotto, di una spogliarellista, di un detective privato, di una dark lady che seduce ed ammalia di continuo gli uomini, di una band di ragazze in difesa del proprio quartiere, ecc...
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Film in cui si narrano le varie avventure che si incrociano di un poliziotto, di una spogliarellista, di un detective privato, di una dark lady che seduce ed ammalia di continuo gli uomini, di una band di ragazze in difesa del proprio quartiere, ecc...
Questa pellicola costituisce la seconda e dunque il proseguo diretto dell'omonima prima e nuovamente si avvale della collaborazione di Robert Rodriguez e Frank Miller. Entrambi riportano sullo schermo, come nel precedente "Sin City", le avventure dei personaggi dell'omonima serie di fumetti ed ancora una volta quello che più risalta, contraddistingue e costituisce il pregio massimo del film è la sua grafica ed il suo montaggio, assai particolari e, direi, molto originali. Infatti il film è realizzato con immagini visive da cartoon a cui si frappongono le immagini degli attori in carne ed ossa. Un misto, inoltre, di fotogrammi in bianco e nero frammisti a fotogrammi, o meglio, ad immagini in parte a colori o addirittura tutte colorate, determinano una rappresentazione del tutto particolare e molto apprezzabile agli occhi dello spettatore. Insomma, quello che più si deve lodare di questa seconda opera (ma anche della prima) è appunto la sua presentazione più che la trama in sè, che risulta senza alcun dubbio assurda e fantastica sotto ogni aspetto, il mondo proprio dei fumetti dove tutto è fantasia e dove tutto è dominato principalmente dalla lotta tra il Bene ed il Male, tra i buoni ed i cattivi.
Tutti gli attori, da Mickey Rourke, a James Brolin, a Ray Liotta, ecc, come Eva Green, Jessica Alba e Rosario Dawson,per ciò che riguarda l'universo femminile, corrispondono molto bene ai propri ruoli e, sapientemente truccati ed agghindati, rendono quanto mai credibili ed affascinanti i loro personaggi di pura fantasia.
Ribadisco: un film molto ben realizzato ed inteso come puro e semplice scaccia pensieri.
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the thin red line
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domenica 12 ottobre 2014
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sequel colmo di forzature e avaro di novità
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Torna a distanza di ben 9 anni e dopo un interminabile attesa dei fan la città del peccato con un nuovo capitolo. Con un cast superlativo e una fotografia patinata all'estremo "Sin City - Una donna per cui Uccidere" non riesce a eguagliare la meraviglia del primo. Fermo restando che nel 2005 si presentò come una novità assoluta in termini tecnici di regia, fotografia e quant'altro, il vero e unico Sin City presentava un arco narrativo piuttosto suggestivo con frammenti di storie a sè che si incontravano nel finale con un montaggio azzeccatissimo e mirato a ottenere la massima attenzione dello spettatore per tutta la durata della pellicola. Non riesce ad imitarlo, invece, il capitolo 2 che sembra volerci svelare in fretta e furia l'epilogo di ogni storia senza lasciarci sorprese nell'epilogo e spezzettando grezzamente il film in 3 parti che nascono, vivono e muoiono senza lasciare nulla per il gran finale come invece ci si aspettava e dimenticandosi di creare un legame vero e sensato.
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Torna a distanza di ben 9 anni e dopo un interminabile attesa dei fan la città del peccato con un nuovo capitolo. Con un cast superlativo e una fotografia patinata all'estremo "Sin City - Una donna per cui Uccidere" non riesce a eguagliare la meraviglia del primo. Fermo restando che nel 2005 si presentò come una novità assoluta in termini tecnici di regia, fotografia e quant'altro, il vero e unico Sin City presentava un arco narrativo piuttosto suggestivo con frammenti di storie a sè che si incontravano nel finale con un montaggio azzeccatissimo e mirato a ottenere la massima attenzione dello spettatore per tutta la durata della pellicola. Non riesce ad imitarlo, invece, il capitolo 2 che sembra volerci svelare in fretta e furia l'epilogo di ogni storia senza lasciarci sorprese nell'epilogo e spezzettando grezzamente il film in 3 parti che nascono, vivono e muoiono senza lasciare nulla per il gran finale come invece ci si aspettava e dimenticandosi di creare un legame vero e sensato. Regia e fotografia sono all'altezza del primo e rappresentano tutto cio' che di buono san fare Rodriguez e Miller: la prima colma di primi piani e densa di particolari dei volti, la seconda con una patinatura volutamente piu' esagerata del primo. Qualche buona novità come l'introduzione di colori forti nel contesto del bianco e nero ma i personaggi principali sono stereotipati all'estremo e (solo a volte) quasi ridicoli, soprattutto Brolin (ad ogni colpo subito una metafora mi è sembrato esagerato). Tutto sommato questo secondo capitolo si fa ben guardare perchè, diciamoci la verità, lo stile della coppia Rodriguez-Miller non ha per niente stufato e va di moda, ma dopo quasi un decennio forse ci si aspettava troppo da questo sequel a tal punto dal rimanerne delusi se non in presenza di un capolavoro migliore del primo, e forse, è stato proprio questo a illuderci. Note liete: decisamente bravi e in palla quasi tutti gli interpreti (Brolin perfetto, Rourke come fosse a casa sua, stupefacente Eva Miller quasi sempre nuda eppure tutt'altro che indifesa ma ad eccellere è Powers Boothe (caratterista fantastico). debole invece la prova di jessica alba evidentemente non a suo agio nel ruolo di vendicatrice e a mio avviso protagonista dell'episodio più criticabile. In attesa del terzo capitolo (se uscirà davvero) non mi sento comunque di bocciarlo, ma decisamente di rimandarlo.
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