Historia del Miedo

Film 2014 | Drammatico 79 min.

Regia di Benjamín Naishtat. Un film con Jonathan Da Rosa, Tatiana Giménez, Mirella Pascual, Claudia Cantero, Francisco Lumerman. Cast completo Genere Drammatico - Argentina, Uruguay, Germania, Francia, 2014, durata 79 minuti. - MYmonetro 2,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 10 febbraio 2014

Una calda estate. Un quartiere con un enorme parco. Un campo abbandonato e un'incontrollabile ondata di fumo scatenano il caos e l'incertezza.

Consigliato nì!
2,25/5
MYMOVIES 1,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO NÌ
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Critica
Premi
Cinema
Trailer
Esordio poco efficace nel lungometraggio di Naishtat, che mescola un po' di cinema alla Dumont con qualche figura alla Seidl.
Recensione di Giancarlo Zappoli
lunedì 10 febbraio 2014
Recensione di Giancarlo Zappoli
lunedì 10 febbraio 2014

Un elicottero della polizia sorvola dei quartieri periferici di una grande città argentina invitando gli abitanti ad allontanarsi. Da quel momento una sottile paura invade le persone ognuna delle quali la affronta come sa e come può.
Benjamin Naishtat è al suo esordio nel lungometraggio dopo due corti che hanno ottenuto importanti riconoscimenti e in cui sembra aver mostrato le proprie doti di regista a proprio agio con il cinema sperimentale. Non è quindi consentito dubitare che sulla misura breve il suo controllo della sceneggiatura sia efficace. Non altrettanto si può dire per questo suo passaggio al lungometraggio che lo ha visto in Concorso alla 64^ Berlinale. L'intenzione c'era ed era più che valida: mostrare come l'Argentina non si sia mai ripresa dalla crisi economica di qualche anno fa e che ora rischia di ripresentarsi. Un timore diffuso, instillato anche dal potere politico, ha spinto tutti verso la sensazione quotidiana di una precarietà del vivere che rende molti più fragili e asservibili.
Naishtat, che deve avere una buona conoscenza del cinema in genere e di quello europeo in particolare, mescola un po' di cinema alla Dumont con qualche figura alla Seidl (anche se con molta più moderazione) e ci aggiunge due inquadrature con una luce presa di peso da Melancholia di Lars Von Trier. Gli fa difetto però l'autorialità dei nomi citati ed è convinto che bloccare per minuti la macchina da presa davanti a un'abitazione in cui suona un allarme od utilizzare l'escamotage di un blackout per far emergere le angosce di ognuno sia sufficiente. All'elenco di diverse facce che chiede di fare a un suo personaggio ne manca una: quella dell'inutile noia.

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