flyanto
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giovedì 2 aprile 2015
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quando l'amore va oltre i confini della memoria
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Film in cui si racconta di una donna abbastanza giovane alla quale, nel corso della rivoluzione culturale voluta da Mao Tse Tung in Cina, viene arrestato e deportato nei campi di lavoro per svariati anni il marito. Ella sarà così costretta a vivere e mantenere la propria figlia piccola da sola fino a quasi la sua età adulta, aspettando e sperando, nel frattempo, sempre il ritorno del suo consorte. Ma quando questi finalmente riuscirà a tornare ed a ricongiungersi con lei, sarà ormai troppo tardi perchè ella, colpita da una forma di profonda amnesia, non lo riconoscerà più.
Quest'ultima opera del regista cinese Zhang Yimou presenta una storia molto delicata e romantica di una donna che attende incessantemente il ritorno del proprio amato consorte nel corso di tutta la sua esistenza, peraltro assai grama in quanto sola ed in condizione di forzata obbedienza al Partito Nazionale.
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Film in cui si racconta di una donna abbastanza giovane alla quale, nel corso della rivoluzione culturale voluta da Mao Tse Tung in Cina, viene arrestato e deportato nei campi di lavoro per svariati anni il marito. Ella sarà così costretta a vivere e mantenere la propria figlia piccola da sola fino a quasi la sua età adulta, aspettando e sperando, nel frattempo, sempre il ritorno del suo consorte. Ma quando questi finalmente riuscirà a tornare ed a ricongiungersi con lei, sarà ormai troppo tardi perchè ella, colpita da una forma di profonda amnesia, non lo riconoscerà più.
Quest'ultima opera del regista cinese Zhang Yimou presenta una storia molto delicata e romantica di una donna che attende incessantemente il ritorno del proprio amato consorte nel corso di tutta la sua esistenza, peraltro assai grama in quanto sola ed in condizione di forzata obbedienza al Partito Nazionale. E il senso dolente di un tempo mai più ritrovato e per sempre, dunque, perduto aleggia per tutta la durata del film strettamente unito al profondo e sincero affetto dei due coniugi forzatamente divisi ed, in pratica, mai più ritrovatisi. E per questo sentimento d'amore incondizionato qui descritto, soprattutto per ciò che concerne la devozione e la cura con cui il marito assiste la consorte ormai senza più speranza o risoluzione, la pellicola, sia pure in una forma molto meno tragica e molto meno disperata, bensì più poetica, richiama un poco "Amour" di Michael Haneke con Jean-Louis Trintignant ed Emauelle Riva.
Ottimi tutti gli attori del cast scelti da Yimou: Gong Li, finalmente ritornata alla collaborazione professkionale con lui, nella parte della moglie ben presenta con l'espressione smarrita del volto la sua condizione di donna innamorata ma, smemorata e vivente in un mondo ormai a sè stante e distaccato dalla realtà, Dao Ming Chan nella parte del consorte che con la dolcezza dello sguardo manifesta palesemente ed in maniera molto toccante l'amore sconfinato che egli prova per la propria donna ed infine la ragazzina, nel ruolo della figlia poco più che adolescente, prima scontrosa ed un poco antipatica e poi "complice" e spettatrice impotente dell'amore profondo dei suoi genitori.
Molto toccante e poetico e con un velo di tristezza.
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silvano bersani
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lunedì 30 marzo 2015
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la cina torna ad essere vicina
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Rimaniamo sempre affascinati dinnanzi all'opera del genio artistico di Zhang. Conseguenza di quella sottile ansia che ci porta ad esplorare l'universo parallelo, ma infine mai così distante, di una cultura e di una civiltà che solo la geografia colloca apparentemente dall'altra parte del mondo.
Zhang, giova ricordarlo, arriva, anzi esplode sugli schermi europei in virtù di opere come Lanterne Rosse o Hero o La Foresta dei pugnali volanti o come l'epico La Città Proibita, vero fiume in piena tanta è la materia che lui mette dentro la pellicola, vera festa per gli occhi e astuto gioco tra la simmetrica geometria della sceneggiatura e della composizione formale dell'immagine.
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Rimaniamo sempre affascinati dinnanzi all'opera del genio artistico di Zhang. Conseguenza di quella sottile ansia che ci porta ad esplorare l'universo parallelo, ma infine mai così distante, di una cultura e di una civiltà che solo la geografia colloca apparentemente dall'altra parte del mondo.
Zhang, giova ricordarlo, arriva, anzi esplode sugli schermi europei in virtù di opere come Lanterne Rosse o Hero o La Foresta dei pugnali volanti o come l'epico La Città Proibita, vero fiume in piena tanta è la materia che lui mette dentro la pellicola, vera festa per gli occhi e astuto gioco tra la simmetrica geometria della sceneggiatura e della composizione formale dell'immagine.
Poi talvolta dismette il fulgore di quelle immagini epiche e si ritira in opere intimiste o minimaliste, quasi in deferente omaggio alla cifra narrativa della nouvelle vague, e sembra apparentemente un altro quando propone opere come Mille miglia lontano o come quest'ultimo Lettere di uno sconosciuto, leggera e struggente meditazione sul dolore umano. Ma solo apparentemente un altro, perchè è sempre sua la mano che mette in scena in un sottile gioco di simmetrie incrociate i tre personaggi di questa triade dolorosa, personaggi talvolta rigidi o quasi ingabbiati nel loro ruolo, ma è evidente che in questo aspetto Zhang ci mette dentro tutta la tradizione del teatro del suo paese, e i personaggi medesimi sono quasi maschere di una tragica commedia dell'arte, e dunque archetipi. Sicuramente qualcuno dirà che questoa estenuata ricerca di rigore formale nella sceneggiatura è un difetto. A noi invece non dispiace affatto.
Il tema del film è semplicissimo: la Storia (quella con la maiuscola) commette tanti errori e chi paga per questi errori sono le persone, gli individui. E gli individui giocano le proprie carte nella dimensione esistenziale degli affetti famigliari. E' dunque così distante la poetica di Zhang dalla nostra sensibilità? Dei protagonisti il film racconta l'epilogo, la dolorosa e paziente ricerca di una catarsi sempre più rattrappita e interiorizzata. Ma non ci sfugge, nel sottile gioco dei contrasti, il ruggito forte e potente di ruoli e di vicende pregresse ben più eclatanti. In questo aspetto la materia narrativa, apparentemente sepolta nella cifra minimalista dell'immagine, è veramente tanta.
Il film, lo intuirà chi ha avuto la pazienza di leggere sino qui, è veramente piaciuto. Abbiamo apprezzato il tono perentorio e lucido del giudizio del regista sulla Storia (in questo caso si parla della Rivoluzione Culturale delle Guardie Rosse del Presidente Mao), forse mai così definitivo come in questa occasione, e ci siamo commossi per il dolore del Padre (ancora maiuscolo, perchè lui certo e un archetipo, ma è potente l'identificazione dell'autore con questo personaggio), che richiamando su di se ogni colpa tenta di ricucire con devozione e pazienza il residuato di ciò che se non può più essere la famiglia che gli è stata negata, almeno ne è la dolorosa rappresentazione.
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[+] il commovente “ritorno a casa” di zhang yimou
(di antonio montefalcone)
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nanni
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giovedì 2 aprile 2015
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lettere da uno sconosciuto
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La rivoluzione culturale avrebbe dovuto far fare alla giovane rivoluzione comunista cinese un salto di qualità nella realizzazione del cosiddetto uomo nuovo, invece, per moltissimi aspetti fu solo un’esperienza criminale al pari di tutti gli altri regimi totalitari e di uomini nuovi, come ci descrive zhang Yimou, neanche l'ombra.
È dentro questo quadro, sottolineando quella mancata realizzazione e senza voler essere veementemente anticomunista che l'autore svolge la narrazione di “lettere da uno sconosciuto”.
Quando Lu verrà arrestato, per le sue idee poco rivoluzionarie e spedito in un campo di rieducazione, la sua giovane moglie e madre farà ogni sacrificio per salvargli la vita, sacrifici che poi pagherà con la propria salute in tutti i sensi.
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La rivoluzione culturale avrebbe dovuto far fare alla giovane rivoluzione comunista cinese un salto di qualità nella realizzazione del cosiddetto uomo nuovo, invece, per moltissimi aspetti fu solo un’esperienza criminale al pari di tutti gli altri regimi totalitari e di uomini nuovi, come ci descrive zhang Yimou, neanche l'ombra.
È dentro questo quadro, sottolineando quella mancata realizzazione e senza voler essere veementemente anticomunista che l'autore svolge la narrazione di “lettere da uno sconosciuto”.
Quando Lu verrà arrestato, per le sue idee poco rivoluzionarie e spedito in un campo di rieducazione, la sua giovane moglie e madre farà ogni sacrificio per salvargli la vita, sacrifici che poi pagherà con la propria salute in tutti i sensi.
La loro giovane figlia, ingenua e ambiziosa, all’inseguimento di un ruolo da ballerina protagonista in uno spettacolo di giovani rivoluzionari, rischierà di perderli entrambi.
Deng, tornando dalla prigionia durante la quale non ha mai smesso di amarla scoprirà il prezzo che Deng pagò per salvarlo e la accudirà con un amore immutato, inesauribile, tenero e profondo che salverà anche la loro figlia.
Zhang Yimou, dunque, torna con un film sull’amore, il sacrificio, la gratitudine, la riconoscenza.
Di contro, però, è anche un film sulla predazione che, sempre in agguato, non fatica certo a mettere in risalto il peggio, anche quello, secondo il regista, inesauribile,(non c’è rivoluzione che tenga) dell’essere umano
Mai inutilmente commovente, perfetto tecnicamente, con una Gong Li immensa è da non perdere.
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goldy
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sabato 28 marzo 2015
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questo si che è amore
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Una storia struggente per dedizione e amore vero. Una ricordo delle devastazioni provocate dall'assurdità della Rivoluzione Culturale a uomini e famiglie paragonabili in certi casi alle deportazioni ebraiche. . Zan Yi Mou ricorda alle nuove generazioni un periodo di grandi sconvolgimenti che benchè dettate dall'intenzione di capovolgere le scale di valori del mondo occidentale si rivelarono utopiche e crudeli. Non è una rievocazione storica ma parte dal vissuto di due cittadini le cui vite sono uscite rovinate e per sempre da questi eventi, E' un bel modo di leggere la storia osservando l'infinitamente piccolo del vissuto di due oscuri individui che subiranno conseguenze irreparabili volute dall'assurdità della storia.
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Una storia struggente per dedizione e amore vero. Una ricordo delle devastazioni provocate dall'assurdità della Rivoluzione Culturale a uomini e famiglie paragonabili in certi casi alle deportazioni ebraiche. . Zan Yi Mou ricorda alle nuove generazioni un periodo di grandi sconvolgimenti che benchè dettate dall'intenzione di capovolgere le scale di valori del mondo occidentale si rivelarono utopiche e crudeli. Non è una rievocazione storica ma parte dal vissuto di due cittadini le cui vite sono uscite rovinate e per sempre da questi eventi, E' un bel modo di leggere la storia osservando l'infinitamente piccolo del vissuto di due oscuri individui che subiranno conseguenze irreparabili volute dall'assurdità della storia. Forse il regista ha sentito la necessità di richiamare l'attenzione su un passato recente che sembra essere lontanissimo a giovani che sembrano essrere attenti e attratti solo da un boom economico ottenebrante. E che brava Gong Li che da ruoli di affascinante e bellissima attrice nei film precedenti qui accetta un ruolo dimesso dove il suo fascino viene oscurato e cancellato per far posto a una donna dolente e malata.
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luigi chierico
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venerdì 15 aprile 2016
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2 parte quando l’amore e’ poesia
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Un film capolavoro a mio giudizio perché non manca di nulla; la lentezza e l’apparente poco dialogo sono assolutamente necessari a non far allontanare lo spettatore dalla realtà, come anche la fotografia bellissima non si avvale del colore e della bellezza esteriore, lasciando che sul bianco e nero emerga generalmente solo il rosso, colore caro alla Cina, vedi la bandiera e il famoso libretto di Mao Zedong, la colonna sonoora molto bella ed adeguato,il canto finale solenne ed appaganta, l’amore riunisce la famiglia, poco conta l’aspetto fisico per fare dall’Amore una cosa grande e sacra, non occorre essere Apollo e Dafne per vivere l’Amore.
Per chi ancora sa amare per una intera vita, nel bene e nel male, sarà facile immedesimarsi nel dolore di questa coppia di innamorati alla ricerca di sé stessi in una affannosa strategia e in una paziente attesa; per molti dagli amori stagionali il film sublime e commuovente sarà invece banale ed assurdo, incomprensibile.
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Un film capolavoro a mio giudizio perché non manca di nulla; la lentezza e l’apparente poco dialogo sono assolutamente necessari a non far allontanare lo spettatore dalla realtà, come anche la fotografia bellissima non si avvale del colore e della bellezza esteriore, lasciando che sul bianco e nero emerga generalmente solo il rosso, colore caro alla Cina, vedi la bandiera e il famoso libretto di Mao Zedong, la colonna sonoora molto bella ed adeguato,il canto finale solenne ed appaganta, l’amore riunisce la famiglia, poco conta l’aspetto fisico per fare dall’Amore una cosa grande e sacra, non occorre essere Apollo e Dafne per vivere l’Amore.
Per chi ancora sa amare per una intera vita, nel bene e nel male, sarà facile immedesimarsi nel dolore di questa coppia di innamorati alla ricerca di sé stessi in una affannosa strategia e in una paziente attesa; per molti dagli amori stagionali il film sublime e commuovente sarà invece banale ed assurdo, incomprensibile. In virtù di questo convincimento mi sento di poter dire che il film è un capolavoro per pochi, e non me ne vogliono tutti gli altri. chibar22@libero.it
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luigi chierico
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venerdì 15 aprile 2016
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1/ parte quando l’amore e’ poesia
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L’approccio con questo delicatissimo film che fa dell’Amore una poesia, una lirica,non è certo facile. Per poterlo apprezzare in tutta la sua portata è necessario essere capaci di immedesimarsi nella storia, nei personaggi, in un mondo che non ci appartiene. Ambientato nel periodo che ha preceduto e seguito la rivoluzione culturale di Mao in Cina (1966 – 1969) il film riporta una storia iniziata appunto prima e finita dopo tale periodo.
Il regista non si pronuncia sulle conseguenze socio-politiche ed economiche che ne derivarono in una popolazione di circa 800 milione a quell’epoca( attualmente la Cina ne conta circa 1 miliardo e mezzo) ma punta il suo obiettivo su un microrganismo, una modesta famiglia formata da una coppia innamorata ed una figlia.
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L’approccio con questo delicatissimo film che fa dell’Amore una poesia, una lirica,non è certo facile. Per poterlo apprezzare in tutta la sua portata è necessario essere capaci di immedesimarsi nella storia, nei personaggi, in un mondo che non ci appartiene. Ambientato nel periodo che ha preceduto e seguito la rivoluzione culturale di Mao in Cina (1966 – 1969) il film riporta una storia iniziata appunto prima e finita dopo tale periodo.
Il regista non si pronuncia sulle conseguenze socio-politiche ed economiche che ne derivarono in una popolazione di circa 800 milione a quell’epoca( attualmente la Cina ne conta circa 1 miliardo e mezzo) ma punta il suo obiettivo su un microrganismo, una modesta famiglia formata da una coppia innamorata ed una figlia. Il professore Lu Yanshi,egregiamente interpretato da Dao Ming Chen, la moglie Feng Wanyu, altrettanto egregiamente interpretata dalla bella ed espressiva Gong Li,ed infine dalla figlia aspirante ballerina Dan Dan, Huiwen Zhang. Le terribili trasformazioni a cui conduce qualsiasi rivoluzione portano anche a tanto dolore e spesso a terribili conseguenze. Abbiamo assistito nella storia più recente a conflitti che hanno portato gli italiani ad essere l’un contro l’altro armati, o quella femminile di cui al recente film”Suffragette”. Il regista Zhang Yimou si è cimentato questa volta a far vivere il dramma di una famiglia, che certo ha colpito tantissime altre in maniera diversa ma anche simile. Lo fa muovendosi lentamente quasi sempre rinchiuso in una stanza,un microcosmo in cui c’è solo amore e dolore, speranza e sconcerto, in cui si respira aria di malinconia ed abbandono in una affannosa e continua ricerca d’un raggio di luce. Piove spesso. tante lacrime dal cielo quanto quelle versate dal cuore di Lu che cerca negli occhi languidi della moglie una risposta. I tasti di un pianoforte che accompagnano tutto il film , ad un certo momento riportano alla memoria una dolcissima musica e battono come fossero le pulsazione del cuore in attesa, un fascio di luce entra nella stanza e si posa su Lu e Feng quasi a volerli abbracciare,il momento è magico, la mano di lei lentamente si avvicina per posarsi sulla spalla del marito, con questa immagine dolcissima si ha l’illusione che la lontananza sia finita, ma il film è fatto di continua suspense sino alla fine, quando con la neve arriva l’inverno e con esso la fine della vita o della speranza. Le lettere, trascorse o appena scritte, rimangono ancora l’unico vero modo per poter comunicare, servono a ridare vita, a riaprire un varco nel cuore che l’oblio e la dimenticanza hanno fatalmente chiuso a chi tenta di rientrarci di diritto. La lettura di parole,parole,parole è ancora accompagnata da una musica che fa da sottofondo quasi a voler inciderle nel cuore di chi ardentemente le ascolta nel tripudio di un amore che la rivoluzione, sacrificandolo ad un’ideale, ha ucciso. Una rivoluzione che ha visto portare lo sfacelo in una società di appena tre persone, la figlia contro il padre, la madre contro la figlia, una moglie ed un marito disperatamente alla loro ricerca, ciascuno innamorato sino all’inverno, Lu e Feng, sono novelli Orfeo ed Euridice che per amarsi si sono persi per sempre. segue 2/parte
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fabiofeli
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lunedì 6 aprile 2015
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lei non mi ricorda, ma io so bene chi è lei
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Non ha dubbi Feng (Gong Li), una donna cinese, il marito della quale, Lu (Dao Ming Chen), è stato imprigionato per motivi politici all’inizio della Rivoluzione Culturale ed è riuscito a fuggire dal campo di lavoro: se si farà vivo, cercherà di aiutarlo a nascondersi nonostante le sanzioni che tale comportamento provocherebbe. Non ha ugualmente dubbi Dan Dan (Huiwen Zhang), la figlia adolescente di Lu che studia con grande determinazione danza in una scuola di partito e sogna il ruolo di protagonista nel balletto “Il Distaccamento Rosso Femminile”: lei denuncerà il padre che non vede dall’età di tre anni, se avrà notizie di lui, perché la devozione al partito nella “nuova era” è più forte del legame familiare e perché un comportamento opposto distruggerebbe la realizzazione del suo sogno.
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Non ha dubbi Feng (Gong Li), una donna cinese, il marito della quale, Lu (Dao Ming Chen), è stato imprigionato per motivi politici all’inizio della Rivoluzione Culturale ed è riuscito a fuggire dal campo di lavoro: se si farà vivo, cercherà di aiutarlo a nascondersi nonostante le sanzioni che tale comportamento provocherebbe. Non ha ugualmente dubbi Dan Dan (Huiwen Zhang), la figlia adolescente di Lu che studia con grande determinazione danza in una scuola di partito e sogna il ruolo di protagonista nel balletto “Il Distaccamento Rosso Femminile”: lei denuncerà il padre che non vede dall’età di tre anni, se avrà notizie di lui, perché la devozione al partito nella “nuova era” è più forte del legame familiare e perché un comportamento opposto distruggerebbe la realizzazione del suo sogno. E’ ineluttabile che la denuncia della figlia provochi la cattura del fuggiasco, che viene riportato al campo di lavoro. Col cambio di clima politico, anni dopo, Lu può tornare a casa, ma una brutta sorpresa lo attende: Feng non lo riconosce scambiandola per un odioso funzionario del partito. Dan Dan non ha più danzato perché a nulla è servita la sua denuncia: la madre l’ha cacciata di casa ed ora vive in uno stambugio lavorando come operaia. Lu comincia una paziente opera di ricostruzione di un rapporto con la moglie cercando di risvegliarne la memoria: le legge le lettere scritte al campo di lavoro e suona al pianoforte un brano musicale a loro familiare. Ma Feng attende inutilmente Lu alla stazione ferroviaria il 5 di ogni mese, perché una lettera ricevuta le annuncia il ritorno del marito, appunto, il 5 di un imprecisato mese …
La storia dolente e poetica di Yimou narra, come in un racconto di Carver in “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”, quale danno abbia provocato ai rapporti umani una malintesa via al progresso sociale: la rimozione del ricordo è l’emblema della distruzione dell’amore in nome di un progresso solo economico, che non va di pari passo con quello umano. In un film di Godard la Cina è vicina, ma è lontana, molto lontana dal trovare una saldatura tra un passato arcaico e contadino ed un presente moderno ed industriale: la psiche umana non riesce a superare l’enorme salto di tempo nel cambiamento troppo ravvicinato senza subire cesure e ferite insanabili. La critica si è divisa sul giudizio del film e sulla recitazione di Gong Li, che privilegia toni crepuscolari e sommessi. Ma è innegabile il rigore narrativo di Yimou in questo film da vedere.
Valutazione *** 1/2
Fabiofeli
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gabrielebaldin
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martedì 21 aprile 2015
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il ricordo di un tempo che fu
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Ancora una volta il grande regista Zhang Yimou dimostra di essere uno dei registi migliori, più raffinati che ci siano
Questo film che inizia con un tono più acceso, più movimentato passa poi ad uno stile più calmo, pacato, lento, si potrebbe dire che segue la vita della protagonista, i suoi cambiamenti sia fisici ma soprattutto mentali.
In completo disaccordo con la recensione io ho trovato splendida come sempre Gong Li, e giustissima la sua interpretazione della seconda parte, quando finita la rivoluzione culturale la ritroviamo ormai ombra di quella insegnante e donna che era stata, la vediamo girare piano e quasi sofferente, smarrita per casa e anche fuori, per poi capire che ormai la sua mente non è più lucida, ma senza capire il vero motivo, uno pensa che possa essere un inizio di demenza o di alzheimer, oppure una conseguenza della caduta e ferita alla testa in stazione quando cercava di portare viveri e coperte al marito fuggitivo, insomma lo spettatore non riesce a capire il vero motivo di questo cambiamento dell'insegnante Feng, però soffre nel vedere che finalmente il marito libero che torna a casa e trova una moglie che non è più in grado di riconoscerlo e lo aspetterà per tutta la vita, nonostante lui le rimarrà sempre a suo fianco fingendosi un'altra persona, e poi come non commuoversi (io ho proprio pianto) in quella scena in cui lui entra nella casa di lei (la loro casa) in una delle tante volte in cui lei era uscita x andare a cercarlo in stazione, si siede davanti al piano e mentre lei sale le scale inizia a suonare .
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Ancora una volta il grande regista Zhang Yimou dimostra di essere uno dei registi migliori, più raffinati che ci siano
Questo film che inizia con un tono più acceso, più movimentato passa poi ad uno stile più calmo, pacato, lento, si potrebbe dire che segue la vita della protagonista, i suoi cambiamenti sia fisici ma soprattutto mentali.
In completo disaccordo con la recensione io ho trovato splendida come sempre Gong Li, e giustissima la sua interpretazione della seconda parte, quando finita la rivoluzione culturale la ritroviamo ormai ombra di quella insegnante e donna che era stata, la vediamo girare piano e quasi sofferente, smarrita per casa e anche fuori, per poi capire che ormai la sua mente non è più lucida, ma senza capire il vero motivo, uno pensa che possa essere un inizio di demenza o di alzheimer, oppure una conseguenza della caduta e ferita alla testa in stazione quando cercava di portare viveri e coperte al marito fuggitivo, insomma lo spettatore non riesce a capire il vero motivo di questo cambiamento dell'insegnante Feng, però soffre nel vedere che finalmente il marito libero che torna a casa e trova una moglie che non è più in grado di riconoscerlo e lo aspetterà per tutta la vita, nonostante lui le rimarrà sempre a suo fianco fingendosi un'altra persona, e poi come non commuoversi (io ho proprio pianto) in quella scena in cui lui entra nella casa di lei (la loro casa) in una delle tante volte in cui lei era uscita x andare a cercarlo in stazione, si siede davanti al piano e mentre lei sale le scale inizia a suonare ... e lei sente per le scale la musica del piano e riconosce la musica del marito e poi piano entra in casa lei lo osserva di schiena, lui continua a suonare senza mai girarsi, piangono entrambi, lei lentamente appoggia la mano sulla spalla di lui ... poi lui si gira, la abbraccia (e pianti loro, pianti miei....) e per qualche secondo hai l'illusione che finalmente lei si sia ricordata di lui e invece niente .... tutto precipita quando lei poco dopo si allontana, convinta ancora che quell'uomo non sia il suo Lu ... verso la fine poi si scoprirà anche il vero motivo per la parziale perdita di memoria della protagonista (una verità dolorosa e tragica) e poi sul finale, molti anni dopo, loro due vecchi, lei che ormai ha una mente ed uno sguardo persi, non si ricorda ormai quasi di nulla, tranne quel piccolo ma per lei enorme particolare segnato su un foglio appeso al muro di andare a prendere il marito in stazione il 5, e ogni giorno gira le pagine di un calendario, e ogni mese il giorno 5 si prepara per andare in stazione ad aspettare il marito che non vedrà mai arrivare, perchè già le sta accanto come una persona diversa, perchè nella sua mente ormai persa l'unica immagine del marito che riconosce è quella di quando erano giovani, dunque l'immagine del marito invecchiato è diversa da quella che la sua menta ricorda, dunque non potrà mai rincontrare fisicamente quel giovanotto che lei ricorda, così non le resterà che per il resto della sua vita consolarsi con le tante lettere scritte dal marito e con quella speranza che il 5 del mese (che non è specificato un mese, dunque sarà il 5 di ogni mese) finalmente potrà rincontrarlo !
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filippo catani
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lunedì 5 settembre 2016
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lottare per amore
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Cina. Un professore, oppositore del regime, dopo essere stato tradito dalla figlia finisce per essere rieducato nell'ambito della rivoluzione culturale promossa da Mao. Una volta rientrato dalla prigionia, l'uomo cerca di riconquistare l'affetto della moglie che però soffre di amnesie.
Yimou ci regala un melodramma intenso calato nella difficile realtà della Cina pre e post Rivoluzione culturale. Impossibile non appassionarsi alla vicenda del povero professore che prima viene tradita dalla figlia desiderosa di mettersi in luce con il partito per avere la parte principale in un balletto. Quindi poi pronto a tutto per riconquistare la donna che ama ma che però non lo riconosce più (struggenti le immagini di quando lei si reca quotidianamente alla stazione in attesa del marito).
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Cina. Un professore, oppositore del regime, dopo essere stato tradito dalla figlia finisce per essere rieducato nell'ambito della rivoluzione culturale promossa da Mao. Una volta rientrato dalla prigionia, l'uomo cerca di riconquistare l'affetto della moglie che però soffre di amnesie.
Yimou ci regala un melodramma intenso calato nella difficile realtà della Cina pre e post Rivoluzione culturale. Impossibile non appassionarsi alla vicenda del povero professore che prima viene tradita dalla figlia desiderosa di mettersi in luce con il partito per avere la parte principale in un balletto. Quindi poi pronto a tutto per riconquistare la donna che ama ma che però non lo riconosce più (struggenti le immagini di quando lei si reca quotidianamente alla stazione in attesa del marito). Allo stesso tempo emergono le vessazioni e privazioni che l'uomo ha subito durante la prigionia dove scriveva lettere alla moglie su qualsiasi pezzo di carta avesse a disposizione fossero anche frontespizi di libri. Ed è proprio attraverso queste letture che l'uomo cercherà disperatamente di riunire la propria famiglia. Un film toccante e ben recitato.
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stefano manferlotti
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mercoledì 28 dicembre 2016
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i mali della rivoluzione culturale
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A ben vedere, il film mira ad evidenziare in sottofondo, vale a dire senza proclami e senza sottolineature esplicite (con tanta maggiore efficacia, quindi) le devastazioni prodotte dalla cosiddetta "rivoluzione culturale": fra queste, l'annientamento di affetti primari, in specie all'interno della famiglia, che in Cina è da millenni l'istituzione fondamentale della società. Il tema centrale è questo. Ottima l'intenzione ma, come è già stato sottolineato da altri, il film fa presto a snervarsi in un sentimentalismo privo di palpiti autentici, che lascia lo spettatore deluso di fronte ad una grande occasione mancata. La gamma espressiva degli attori è ridotta al minimo, il che rende ripetitive e in parte prolisse troppe scene.
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A ben vedere, il film mira ad evidenziare in sottofondo, vale a dire senza proclami e senza sottolineature esplicite (con tanta maggiore efficacia, quindi) le devastazioni prodotte dalla cosiddetta "rivoluzione culturale": fra queste, l'annientamento di affetti primari, in specie all'interno della famiglia, che in Cina è da millenni l'istituzione fondamentale della società. Il tema centrale è questo. Ottima l'intenzione ma, come è già stato sottolineato da altri, il film fa presto a snervarsi in un sentimentalismo privo di palpiti autentici, che lascia lo spettatore deluso di fronte ad una grande occasione mancata. La gamma espressiva degli attori è ridotta al minimo, il che rende ripetitive e in parte prolisse troppe scene. Non mancano, per fortuna, momenti di bella intensità. Un buon film, insomma, ma da un regista di quella stazza era lecito attendersi qualcosa di più.
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