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Ultimo aggiornamento mercoledì 16 settembre 2015
Un'avvincente avventura del giovane Detective Dee nella capitale imperiale.
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CONSIGLIATO SÌ
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Cina, 665 d.C., epoca della dinastia Tang. Molti avvenimenti concomitanti lasciano intravedere un disegno nascosto ai danni dell'Impero: la flotta viene annientata da un mostro marino mentre una cortigiana misteriosa attira le attenzioni di bande di criminali. Il capo della Da Lisi, la polizia di stato, è incaricato di risolvere il caso pena la decapitazione; sulla sua strada incontra l'ambiziosa recluta Di Renje, che si rivelerà determinante per risolvere la situazione.
Era ampiamente prevedibile che Tsui Hark tornasse ad occuparsi delle faccende del Detective Dee, versione romanzata e fantasy del realmente esistito giudice Di Renjie. Dopo un decennio di insuccessi al box-office e perdita di credibilità presso la critica, Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma, uscito nel 2010, ha rappresentato una riscossa inaspettata per il regista-simbolo della New Wave di Hong Kong. Il passo che Tsui compie in Young Detective Dee: Rise of the Sea Dragon si fa quindi rischioso, dovendo coniugare la volontà di riproporre la spettacolarità del predecessore - con l'aggiunta del 3D figlio delle sperimentazioni introdotte in Flying Swords of Dragon Gate - e la scelta di rinunciare all'appeal legato a un protagonista come Andy Lau, rimpiazzato nella sua versione giovanile dal semi-carneade taiwanese Mark Zhao. Se l'effetto "giovane Indiana Jones" è fortunatamente scongiurato, questo avviene in virtù di ciò che Tsui costruisce attorno al suo eroe più che agli effettivi meriti del mono-espressivo Zhao. Il nuovo Dee differisce per più di un verso dal precedente: maggiore enfasi sui poteri al limite dell'extra-sensoriale - Dee legge il labiale da distanze impossibile, vede attraverso i tessuti e prevede il futuro o quasi, oltre a doti deduttive degne del miglior Sherlock Holmes e di lotta pari a quelle di Wong Fei-hung - e attenuazione della componente anarchica, con adesione osservante ai voleri dell'Imperatrice Wu, nuovamente interpretata da Carina Lau. Attorno alla figura dell'Imperatrice si articola ancora una volta il sottotesto più politico della vicenda, quello che merita un maggiore approfondimento al di fuori della componente puramente ludico-spettacolare. Se i combattimenti e le piroette aiutate da cavi invisibili o da delizie CGI occupano quantitativamente buona parte delle due ore abbondanti di Young Detective Dee, è nelle invettive anti-imperiali (e per traslato contemporanee e anti-governative) che pulsa il cuore del film. Tsui individua nel consumo smodato di un tè pregiato il punto debole della classe nobiliare, mettendo a nudo il consumismo imperante del nuovo e mascherato capitalismo cinese, con il sarcasmo implacabile di un antidoto a base di urina, che costringe i regnanti (come in un gigantesco sberleffo di giullare) a una solenne cerimonia prima di assumerlo. Grazie a momenti come questo, propri della tagliente sensibilità di Tsui, Young Detective Dee convince, pur nella sua manifesta imperfezione ed eterogeneità, alternando colpi di scena pari solo ai saliscendi di ritmo e narrazione. Se lo spirito da romanzo di avventura rivolto a tutti non conquista più come nel film precedente, la visionarietà compie un passo in avanti, tra cromatismi degni del Kurosawa di Kagemusha, citazioni inattese (Il mostro della Laguna Nera, se non Swamp Thing di Alan Moore) e slanci fantastici all'altezza del Barone di Munchausen (un cavallo che corre più veloce sott'acqua che in superficie). Come se l'attenzione all'intreccio e alla sua riuscita - prolissità evidenti come il monotono confronto con il mostro marino, la scelta di abbandonare totalmente l'impianto whodunit rivelando il villain a metà film - fosse infinitamente meno importante per Tsui Hark, che dimostra ancor più in Young Detective Dee di essere prima di tutto uno sperimentatore indefesso, stimolato anziché disturbato dall'evolversi delle tecnologie al servizio del cinema e dalla possibilità di utilizzare gli ingenti fondi della Cina continentale per realizzare ciò che a Hong Kong si rivelava impossibile.
Questo presequel di un altro film sul"Detective Dee", 2011, è fantasticamente spumeggiante di colori, loro tonalità, forme, effetti speciali, riproponendo quell'immaginario fantastico e avventuroso della Cina tradizionale(qu all0epoca della dinastia Tang, VII° secolo della nostra era)con tanto di rituali, magia-ossia quanto attinigibile dalla letteratura cinese classica, [...] Vai alla recensione »