river99
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venerdì 3 gennaio 2014
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"film favoloso che fa emozionare e riflettere"
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Impeccabile Ben Stiller che fa centro sia dietro che davanti alle telecamere. Insicuro nella vita reale trova il coraggio nei suoi sogni ad occhi aperti dove riesce a dichiararsi alla donna amata e ad "affrontare" il nuovo capo dell'azienda , ma per motivi di lavoro dovrà mettersi in viaggio dove riscoprirà se stesso facendo azioni impensabili fino a qualche giorno prima. Paesaggi e musiche da urlo, con il panorama Hilmalayano che fa venire i brividi come le musiche dei Of Monsters and Men, grande interpretazione del protagonista-regista che copre un ruolo ben diverso dai suoi soliti film (sperando ne faccia altri così) riuscendo ad emozionare i presenti in sala e spingendoli a non buttare i propri giorni e cercare una svolta significativa.
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Impeccabile Ben Stiller che fa centro sia dietro che davanti alle telecamere. Insicuro nella vita reale trova il coraggio nei suoi sogni ad occhi aperti dove riesce a dichiararsi alla donna amata e ad "affrontare" il nuovo capo dell'azienda , ma per motivi di lavoro dovrà mettersi in viaggio dove riscoprirà se stesso facendo azioni impensabili fino a qualche giorno prima. Paesaggi e musiche da urlo, con il panorama Hilmalayano che fa venire i brividi come le musiche dei Of Monsters and Men, grande interpretazione del protagonista-regista che copre un ruolo ben diverso dai suoi soliti film (sperando ne faccia altri così) riuscendo ad emozionare i presenti in sala e spingendoli a non buttare i propri giorni e cercare una svolta significativa. Nel film svolge un piccolo, ma importante, ruolo Sean Penn che nei pochi minuti di apparizione fa valere le sue immense doti di attore. Si parla di una meritatissima candidatura all'Oscar per questa pellicola.
"Vedere il mondo, cose pericolose da raggiungere, trovarsi l'un l'altro, e sentirsi" (slogan della rivista Life)
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gioygio
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sabato 4 gennaio 2014
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sentimentalismo semplice ma gradevole
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Ben Stiller si sa che da il suo meglio nelle commedie, ma voglio spezzare una lancia a favore di "I sogni segreti di Walter Mitty":
ottima fotografia, buon montaggio, decisamente divertenti le poche ma giuste scene comiche, storia semplice dai buoni sentimenti, messaggio didascalico senza pretese di profondità, ma niente di meno di tanti altri film americani di successo.
Quello che rimane di questa pellicola è sicuramente un bell'impatto visivo (grazie ad un ottimo lavoro digitale),una buona idea forse trattata con poca profondità, un monito per tutti coloro che non apprezzano la semplicità e l'importanza dell'onestà di lavoratori che ogni giorno con il loro sforzo e la loro passione costruiscono il futuro di piccole e grandi aziende.
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Ben Stiller si sa che da il suo meglio nelle commedie, ma voglio spezzare una lancia a favore di "I sogni segreti di Walter Mitty":
ottima fotografia, buon montaggio, decisamente divertenti le poche ma giuste scene comiche, storia semplice dai buoni sentimenti, messaggio didascalico senza pretese di profondità, ma niente di meno di tanti altri film americani di successo.
Quello che rimane di questa pellicola è sicuramente un bell'impatto visivo (grazie ad un ottimo lavoro digitale),una buona idea forse trattata con poca profondità, un monito per tutti coloro che non apprezzano la semplicità e l'importanza dell'onestà di lavoratori che ogni giorno con il loro sforzo e la loro passione costruiscono il futuro di piccole e grandi aziende.
Sarebbe potuto essere un film cult come Forrest Gump, ma in fondo Ben Stiller forse ha voluto semplicemente raccontare una storia con i suoi gusti e i suoi mezzi.
Apprezzo lo sforzo e lo consiglio!
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eugenio
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domenica 5 gennaio 2014
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l'eterno sognatore
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I sogni segreti di Walter Mitty, una parabola leggera dell'arte del sogno, ovvero della capacità di osservare con tono fantasioso eventi reali alterandoli sino a farli divenire impossibili. Il contesto sociale è quello scottante dei licenziamenti della nota rivista Life, dovuti al passaggio dall'"analogico" al digitale del settimanale e della necessità di ridurre "rami secchi" non più necessari.
Per celebrare degnamente il termine, uno stralunato archivista dei negativi, Walter, è incaricato di trovare l'ultima foto,quella definita perfetta dal migliore fotografo del mondo, disperso in un angolo imprecisato del pianeta.
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I sogni segreti di Walter Mitty, una parabola leggera dell'arte del sogno, ovvero della capacità di osservare con tono fantasioso eventi reali alterandoli sino a farli divenire impossibili. Il contesto sociale è quello scottante dei licenziamenti della nota rivista Life, dovuti al passaggio dall'"analogico" al digitale del settimanale e della necessità di ridurre "rami secchi" non più necessari.
Per celebrare degnamente il termine, uno stralunato archivista dei negativi, Walter, è incaricato di trovare l'ultima foto,quella definita perfetta dal migliore fotografo del mondo, disperso in un angolo imprecisato del pianeta.
Sarò proprio Walter che non ha mai viaggiato, incapace di relazionarsi e dichiarare i propri sentimenti alla donna (ex collega) amata, a partire per un viaggio alla ricerca della foto, eterna prova del suo rinnovato desiderio di evadere dalla realtà fittizia da lui stesso creata.
Affascinante nelle foto, demenziale in alcune scene con un'accattivante colonna sonora, Walter Mitty è una discreta commedia dove tutto è abbastanza noto e scorre calmo su un substrato di un vulcano sottomarino pronto a esplodere. Quello della fine delle illusioni.
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edgarallanpoet
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lunedì 6 gennaio 2014
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that is the purpose of life.
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In The secret life of Walter Mitty realtà e immaginazione trovano l’equilibrio reciproco che solo un giocoliere del cinema può creare. Si fatica a credere che il regista di questa pellicola sia lo stesso che si è prestato a film come Zoolander (2001) o Tropic Thunder (2008), ma così è. Ben Stiller abbandona la ricerca della risata facile e si addentra nello scontro tra realtà e finzione, senza tuttavia fare a meno della leggerezza.
Walter Mitty, al principio del film, è un personaggio reale, fin troppo. Risulta noioso, ingabbiato dentro i confini di una quotidianità claustrofobica. L’unica via di fuga per uscire dalla cella della ripetitività è la fantasia. Walter sogna… sogna continuamente infinite altre vite nelle quali l’unico filo conduttore è il desiderio di essere differente, non solo da se stesso, ma differente dal resto del mondo: eccezione tra la normalità che crea la bellezza del mondo.
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In The secret life of Walter Mitty realtà e immaginazione trovano l’equilibrio reciproco che solo un giocoliere del cinema può creare. Si fatica a credere che il regista di questa pellicola sia lo stesso che si è prestato a film come Zoolander (2001) o Tropic Thunder (2008), ma così è. Ben Stiller abbandona la ricerca della risata facile e si addentra nello scontro tra realtà e finzione, senza tuttavia fare a meno della leggerezza.
Walter Mitty, al principio del film, è un personaggio reale, fin troppo. Risulta noioso, ingabbiato dentro i confini di una quotidianità claustrofobica. L’unica via di fuga per uscire dalla cella della ripetitività è la fantasia. Walter sogna… sogna continuamente infinite altre vite nelle quali l’unico filo conduttore è il desiderio di essere differente, non solo da se stesso, ma differente dal resto del mondo: eccezione tra la normalità che crea la bellezza del mondo. I sogni di Walter, anonimo direttore dell’archivio negativi, sono un po’ quelli di tutti, forse troppo infantili, forse troppo esasperati, ma fondamentalmente simili a quelli di un uomo che guardandosi allo specchio si ritrova con i capelli che iniziano a innevarsi del bianco degli anni e si chiede cosa ne sia stato di ciò che voleva fare. Walter Mitty è l’everyman moderno, probabilmente anche per questo si stenta a immedesimarsi subito nel personaggio, infatti risulta più semplice riconoscersi in ciò che non si è piuttosto che nell’immagine riflessa in uno specchio. Così, come sempre da una crisi, ossia da una rottura nella continuità del quotidiano, inizia un cambiamento: la fantasia inizia a lasciar posto alla realtà che risulta altrettanto sorprendente e addirittura superiore in quanto facente parte di un mondo fisico che infrange i limiti della mente e mette al mondo un uomo nuovo che guarda e viene guardato dal mondo con occhi diversi. To see the world, things dangerous to come to, to see behind walls, draw closer, to find each other, and to feel. That is the purpose of life. Vedere il mondo: ancora una volta “vedere” è il verbo che fa da colonna sonora alla vita, ciò che si vede è la conseguenza di ciò che ogni uomo fa e, prima ancora, immagina di fare; questa è l’essenza del film, l’alchimia perfetta tra immaginazione e realtà, non mondi opposti che si contrappongono ma radici nascoste di uno stesso fiore.
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davide chiappetta
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lunedì 24 febbraio 2014
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oltre il giardino
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I sogni segreti di Walter Mitty è una commovente e visivamente splendida metafora dell'esistenza. È l'invito a prendere in mano le redini della propria vita, ad attingere al proprio personale passato, a ciò che si è stati un tempo per tener testa all'oggi, per superare le implacabili tempeste che la vita non finirà mai di scatenarci addosso. È un inno all'autostima, un'esortazione a credere in se stessi, a scoprire quella peculiare bellezza interiore che ognuno possiede. Basta aggiustare il tiro e saper indirizzare lo sguardo. Il film tocca molti temi senza appesantirne nessuno di esso, si parla di opposizione di tutto ciò che è cartaceo/online, virtuale/tattile, vecchio/nuovo ma più che altro tra spettatore-sognatore(Walter, e noi stessi come comuni spettatori di film) e il regista che fa i film(Sean il fotografo, che paradossalmente è anche Ben Stiller che fa sognare noi con questa storia) e inoltre credo che sia una dichiarazione d'amore di Stiller per Life una delle più belle riviste mai esistite sulla faccia della terra che ha dato onore e prestigio in particolare a Kubrick e Capa almeno i più conosciuti.
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I sogni segreti di Walter Mitty è una commovente e visivamente splendida metafora dell'esistenza. È l'invito a prendere in mano le redini della propria vita, ad attingere al proprio personale passato, a ciò che si è stati un tempo per tener testa all'oggi, per superare le implacabili tempeste che la vita non finirà mai di scatenarci addosso. È un inno all'autostima, un'esortazione a credere in se stessi, a scoprire quella peculiare bellezza interiore che ognuno possiede. Basta aggiustare il tiro e saper indirizzare lo sguardo. Il film tocca molti temi senza appesantirne nessuno di esso, si parla di opposizione di tutto ciò che è cartaceo/online, virtuale/tattile, vecchio/nuovo ma più che altro tra spettatore-sognatore(Walter, e noi stessi come comuni spettatori di film) e il regista che fa i film(Sean il fotografo, che paradossalmente è anche Ben Stiller che fa sognare noi con questa storia) e inoltre credo che sia una dichiarazione d'amore di Stiller per Life una delle più belle riviste mai esistite sulla faccia della terra che ha dato onore e prestigio in particolare a Kubrick e Capa almeno i più conosciuti.
Ci sarebbe molto da parlare sulla struttura sbilanciata (ma poi lo è veramente?) e di qualche soluzione narrativa telefonata, inoltre a mio avviso alcuni personaggi non sono messi ben a fuoco, come la sorella del protagonista o il figlio della sua amata collega che hanno si è no due o tre scene e potevano essere ben sviluppati o al massimo eliminati dalla storia, lo stesso per quel che riguarda qualche sequenza come quella iniziale del salvataggio del cagnolino o della lotta sulle strade di NY che si, sono molto divertenti, fedeli allo stampo comico stilleriano, ma sono anche fracassoni e virano troppo sul genere super-eroi e se vogliamo scollati dall'umore generale del film (maliconico-meditativo come Walter Mitty), in compenso l'intero film non ti lascia respirare dall'inizio alla fine, e finalmente non stonano affatto alcune frasi musicali che accompagnano la storia e che appaiono nei posti più disparati della scenografia, dai muri di un aereoporto fino a una fiancata di una montagna; in pratica a Ben Stiller che si è fatto da se, è riuscito a trasmettere emozioni musica-immagine più di qualsiasi altro regista sfornato da MTV; il film dalla sceneggiatura apparentemente semplice come i sogni che fa Walter è profondo e intenso, forse è uno dei pochi che fa sentire potentemente la quintessenza del cinema, quello di dare grandi emozioni, le stesse che prova di nascosto il grigio impiegato e timido sognatore che si trasforma in uomo avventuroso e che riesce finalmente a dare un senso alla sua vita; e tutto questo è reso in modo abbastanza credibile da alcuni tocchi di sceneggiatura fine e ottima regia: basti pensare quando Walter da lezioni di skate al ragazzino, le sue acrobazie non sono altro che semi di quel che succederà quasi immediatamente dopo, e gli incidenti che subisce quanto sogna a occhi aperti durante questi escursus avventurosi sono un monito accolto subito da Walter (il lancio della bicicletta è una cesura netta con la sua precedente mania onirica), inoltre in tema di cinema come fornitrice di immagini e sogni vi è un altro attinente reso perfettamente nelle scene finali quando Walter incontra Sean e quest'ultimo all'ultimo momento desiste nel riprendere il felino fantasma delle nevi: quanto hai una cosi gran bellezza davanti ai tuoi occhi devi lasciare tutti i tecnicismi analogici o digitali per goderti il momento irripetibile a costo di essere l'unico osservatore e forse anche non guadagnarci niente a livello economico o sociale. Ad altre letture verrebbe da pensare che tutto il film non sia altro che un lungo sogno ad occhi aperti, che parte proprio quando il protagonista eroe caduto da una montagna si materializza davanti la bella collega con in mano un uccello al posto di un cellulare quasi ad anticipare quel che accadrà dopo, o l'andamento da sogno del film in cui tutto si svolge e si svela come nei migliori romanzi d'avventura, se fosse cosi sembrerebbe proprio sia lo stato malato mentale del famoso giardiniere di 'Oltre il giardino' nel quale l'anziano protagonista viveva delle stesse situazioni che vedeva dalla tv, e che Stiller dice essersi ispirato più dell'evidente e scontato 'Sogni proibiti' dal quale peraltro la trama si discosta di molto, e questo spiega possibilmente la presenza di Sellers nella foto gigante appesa al muro e quello di Shirley MacLaine che fu anch'essa protagonista nel film vincitore di Oscar, se ci aggiungiamo anche che il fotogramma finale che vira verso il bianco verso un possibile risveglio... ma forse tutto questo è stato creato di proposito per depistare lo spettatore. Non immaginavo proprio che il simpaticissimo attore e bravo regista del cult 'Giovani carini e disoccupati' potesse superare se stesso e toccare alti vertici in quanto a lirismo poetico, il film oltre a spingerti in ulteriori visioni per la profondità delle immagini e dei simboli, esso ti lascia a bocca aperta per le riprese da sogno di herzoghiana memoria, ma basta ancora meno, basta la scena dell'elicottero sulle note della classica e stupenda 'Space Oddity', o i 17 km di strada libera sullo skateboard sotto il vulcano o lo scatto finale su carta stampata per innamorarsi di questo meraviglioso film. Stiamo parlando di autentico capolavoro? Non lo so. Posso solo dire in questo più che in altri casi 'ai posteri l'ardua sentenza'.
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claudiofedele93
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lunedì 14 aprile 2014
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il nuovo film di stiller con alti e bassi!
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Walter Mitty (Ben Stiller) lavora in una prestigiosa rivista fotografica che sta per chiudere i battenti (LIFE). La sua caratteristica peculiare è quella di viaggiare con la mente, immaginandosi in situazione in cui è un eroe sprezzante del pericolo e desiderato dalla donna che ama. Quando Mitty e la sua collega, della quale è segretamente innamorato, rischiano di perdere il lavoro si trova costretto a fare i conti con la realtà e osare l’inimmaginabile: passare all’azione.
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Walter Mitty (Ben Stiller) lavora in una prestigiosa rivista fotografica che sta per chiudere i battenti (LIFE). La sua caratteristica peculiare è quella di viaggiare con la mente, immaginandosi in situazione in cui è un eroe sprezzante del pericolo e desiderato dalla donna che ama. Quando Mitty e la sua collega, della quale è segretamente innamorato, rischiano di perdere il lavoro si trova costretto a fare i conti con la realtà e osare l’inimmaginabile: passare all’azione. Lo farà partendo per uno straordinario viaggio in posti sperduti alla ricerca di una preziosa fotografia.
Quinta prova da regista per Ben Stiller, uno dei re della commedia Americana degli ultimi anni, già dietro la macchina da presa per quell’acclamato Tropic Thunder che nel 2008 aveva entusiasmato critica e pubblico; Stavolta lasciata da parte la parodia bellica e le spacconate militari, Stiller si concentra nel dirigere una sorta di remake di Sogni Proibiti di McLeod, privilegiando, dell’intera vicenda, la parte on the road e lasciando da parte il lato noir della storia tratta dal racconto di James Thurber.
Un film che se da una parte incanta per le sue scenografie e gli scorci panoramici che ci sa regalare per la maggior parte del tempo di luoghi quali la Groelandia,l’Himalaya e l’Islanda, dall’altra appare un po’ incerto e poco incisivo nelle sequenze ambientate negli spazi urbani americani seppur, comunque, esso si vesta di una sua morale ed una sua critica alla società moderna. Mitty, il sognatore del ventunesimo secolo, è un perdente, un uomo che lavora da 16 anni per una nota rivista fotografica e che tuttavia non si sente realizzato, né tanto meno sicuro di se, ciò infatti non gli permette di farsi notare dalla donna di cui si è innamorato portandolo a conoscerla attraverso un sito di incontri on-line. Con il cambio di gestione della rivista di cui è dipendente, i suoi nuovi dirigenti non solo lo deridono ma gli fanno capire che non avrà vita facile e che al minimo intoppo saranno felicissimi di licenziarlo senza tanti convenevoli. Ecco, dunque, la leggera,ma concreta, critica che Stiller muove contro l’America di Obama, la quale soffre della crisi economica esattamente come ogni altro paese del mondo, che “gode” di dirigenti e padroni il cui unico pensiero è solo quello di far il maggior numero di incassi, liquidare tutte quelle persone che avevano messo anima e corpo nel loro lavoro per tanti anni e chiudere la porta ai sogni delle gente.
E su questo aspetto il film non soffre di alcuna debolezza, poiché grazie ad un ritmo semplice, non particolarmente frenetico e a volte malinconico ed al contempo scanzonato, esso riesce a lanciare qualche arringa contro un sistema che non solo nega l’immaginazione ma annienta anche l’uomo, il quale non si sente affatto realizzato nell’ambiente di lavoro né in esso e per esso viene premiato o quanto meno rispettato; nell’era del “Yes, We Can” di “Think Different" e dei Social Network Walter Mitty trova la sua momentanea libertà in uno dei tanti momenti in cui si estranea dal mondo eppure, quando in ballo c’è la stabilità e il posto di lavoro si mette da parte la fantasia e si fa un po’ di tutto per correre ai ripari, per cercare di non essere buttato fuori a calci, per cercare di continuare a sbarcare il lunario senza immaginare che proprio tutto ciò darà il via ad un netto cambiamento.
Parte così l’avventura del protagonista interpretato da Stiller, il quale sarà proprio grazie ai suoi viaggi ed alle nuove esperienze attorno al mondo, alla ricerca di una fotografia essenziale per l’ultimo numero di LIFE, che imparerà cosa è davvero importante nella vita e cosa egli voglia davvero da essa. Un film che dunque porta a riflettere e ci spinge a realizzare i nostri sogni, goderci la nostra esistenza e gettarci nel vortice dell’avventura, ma non è tutto oro quel che brilla, poiché dinanzi ai tanti episodi (alcuni dei quali un po’ troppo irreali) vi è comunque una storia che non riesce a convincere e conquistare appieno, portando questo prodotto lontano da un’eccellenza che la si può trovare solo esteticamente grazie anche ad un’ottima e sobriamente satura fotografia.
Stiller gioca molto sulle immagini e con i colori, sfrutta ogni suo paesaggio a disposizione ma si dimentica, di tanto in tanto, di tenere con i piedi per terra il suo film, lasciandosi andare a volte in eccessi e non mostrando il giusto approfondimento nonché i giusti toni drammatici che avrebbero alla fine giovato al prodotto. Non si può, però, criticare del tutto un opera che nella filmografia del comico americano rappresenta forse il suo lato più maturo, ma è comunque giusto far notare che Mitty si mostra come un ibrido, una storia triste, allegra, irreale quanto può essere un sogno e che dunque, di conseguenza, non sempre risulta brillante o coinvolgente.
I Sogni Segreti di Walter Mitty è un lavoro indubbiamente interessante, un film godibile che riesce comunque a farsi apprezzare non tanto per la storia, quanto per alcune idee visive e messaggi verso una società difficile da elogiare ed a volte persino da inquadrare nel futuro; la pellicola inoltre ha il suo punto di forza nelle scenografie e nel voler mettere in scena la bellezza della natura ed il tutto inoltre è accompagnato da una discreta messa in scena ed una buona colonna sonora in cui fanno capolino testi di David Bowie e gli Of Monsters and Men. Con i suoi alti e bassi, l’ultima opera di Ben Stiller non può né essere catalogata come un capolavoro né però come un fallimento, essa va presa esattamente così come ci viene proposta, con la sua poca serietà e la sua non costante componente comica, un film che esattamente come un sogno o un momento di incantamento si lascia trasportare dalla fantasia di chi l’ha narrata e diretta e forse, proprio come per le grandi avventure, l’inaspettato è l’elemento che nel bene o nel male, contraddistingue maggiormente l’esito di una storia.
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alexander 1986
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lunedì 21 aprile 2014
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il viaggio immaginario di walter è tutto fumo
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Walter Mitty (Ben Stiller) lavora da molti anni come archivista dei negativi presso la prestigiosa rivista 'Life'. Quest'ultima è in procinto di chiudere i battenti (almeno per quanto concerne la versione cartacea) e i suoi arroganti dirigenti rottamatori intendono finire in bellezza con l'ultima foto del grande reporter Sean O'Connell (Sean Penn). Peccato che il negativo non si trovi. Walter, che nella vita ha vissuto grandi avventure solo in numerosi (e un po' patologici) sogni ad occhi aperti, d'impeto decide di partire per un viaggio in giro per il mondo alla ricerca di Sean, tra i ghiacci del nord Europa e gli altopiani asiatici. Naturalmente egli tornerà da questa avventura trasformato, in senso positivo.
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Walter Mitty (Ben Stiller) lavora da molti anni come archivista dei negativi presso la prestigiosa rivista 'Life'. Quest'ultima è in procinto di chiudere i battenti (almeno per quanto concerne la versione cartacea) e i suoi arroganti dirigenti rottamatori intendono finire in bellezza con l'ultima foto del grande reporter Sean O'Connell (Sean Penn). Peccato che il negativo non si trovi. Walter, che nella vita ha vissuto grandi avventure solo in numerosi (e un po' patologici) sogni ad occhi aperti, d'impeto decide di partire per un viaggio in giro per il mondo alla ricerca di Sean, tra i ghiacci del nord Europa e gli altopiani asiatici. Naturalmente egli tornerà da questa avventura trasformato, in senso positivo.
Annunciato in pompa magna come il nuovo 'Forrest Gump', questo film rappresenta semmai l'approdo di Stiller a quella fase cui sembra che ogni comico, piccolo o grande, tende ad arrivare: quella del declino sentimentalistico e patetico. Ci è finito l'ultimo Chaplin, così come Peter Sellers e persino Jim Carrey. Non ho mai apprezzato la sua comicità, eppure ho intravisto nello Stiller regista negli ultimi anni una creatività e un'intelligenza superiori a quelle necessarie alla creazione di questo film; il quale è un film semplice, anzi sempliciotto, gonfio di buoni sentimenti e ordinato come un bel presepe. Il nostro eroe ottiene tutto ciò che desidera, i cattivi sono castigati, la morale delle piccole cose trionfa sul denaro e sull'ambizione.
Ma non è questa la ragione che rende 'WM' un film trascurabile. Tutt'al più lo si potrebbe definire 'carino' senza aggiungere nulla. Una delle solite polpettine sul volemose bene' anticapitalista e pauperista.
Il vero problema è che nel film viene esposta una trasformazione del personaggio senza che se ne spieghino le effettive ragioni. Può una corsa in bicicletta in Groenlandia, o un tramonto sull'Himalaya, far di un mediocre impiegatuccio un novello Indiana Jones? Ovviamente no, ma le scarse idee di Stiller e sceneggiatore non sanno come mantenere le promesse pronunciate a inizio film, e quindi puntano tutto sulla distrazione dell'occhio dello spettatore mediante la spettacolarità scenografica. Dati gli standard cui siamo abituati oggigiorno, tale espediente non si può certo definire azzeccato.
Le parti migliori del film sono indubbiamente quelle più propriamente comiche. Purtroppo, però, come detto sopra il buon Stiller ha deciso di puntare forte su un registro diverso ma non a lui congeniale.
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fabiofeli
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giovedì 16 gennaio 2014
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la più bella foto è quella non scattata
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Il film The secret life of Walter Mitty di Norman Mc Leod con Danny Kaye e Virginia Mayo (1947) uscito in Italia con il titolo Sogni proibiti ebbe un buon successo. Nel rifacimento in vesti moderne Walter Mitty (Ben Stiller, attore e regista) è un archivista di foto della prestigiosa rivista Life, che svolge un lavoro delicato, ma sedentario. E’ assillato dalla madre, Edna (Shirley MacLaine) e dalla sorella Odessa (Kathryn Hahn), rapidissima ad eclissarsi quando si presentano noie. A Walter restano i sogni per evadere dalla realtà ed ogni tanto “si incanta”: vive una seconda vita fantastica nella quale opera un prodigioso salvataggio alla Superman del cagnolino zoppo di Cheryl (Kristen Wiig), collega di lavoro della quale è innamorato.
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Il film The secret life of Walter Mitty di Norman Mc Leod con Danny Kaye e Virginia Mayo (1947) uscito in Italia con il titolo Sogni proibiti ebbe un buon successo. Nel rifacimento in vesti moderne Walter Mitty (Ben Stiller, attore e regista) è un archivista di foto della prestigiosa rivista Life, che svolge un lavoro delicato, ma sedentario. E’ assillato dalla madre, Edna (Shirley MacLaine) e dalla sorella Odessa (Kathryn Hahn), rapidissima ad eclissarsi quando si presentano noie. A Walter restano i sogni per evadere dalla realtà ed ogni tanto “si incanta”: vive una seconda vita fantastica nella quale opera un prodigioso salvataggio alla Superman del cagnolino zoppo di Cheryl (Kristen Wiig), collega di lavoro della quale è innamorato. Quando appare il “cattivo” di turno, il bieco e perfido Ted (Adam Scott), che ha l’incarico di trasformare la rivista cartacea in un giornale on-line, con ovvi ridimensionamenti del personale, Walter finisce sotto schiaffo, perché non trova il negativo di una foto del grande Sean O’Connell (Sean Penn), destinata alla copertina dell’ultimo numero di carta di Life. Il sogno di un duello mozzafiato con Ted nel traffico cittadino è una magra consolazione per Walter. Deve ritrovare il negativo perso della grande foto. Ed è costretto ad abbandonare la scrivania per un viaggio mirabolante, una specie di caccia al tesoro per ritrovare Sean e il prezioso negativo. Finisce nel Mare Artico in mezzo agli quali, in Islanda durante un’eruzione, in Afghanistan in guerra e sull’Himalaya. Roba da non credere, altro che i sogni degli “incantamenti”. Ma il negativo era da un’altra parte, forse perduto per sempre, e ritrovare Sean non servirà allo scopo. Sean, addirittura, non scatta la foto del leopardo bianco, il leggendario leopardo fantasma, perché a volte è meglio conservare il ricordo di qualcosa solo nell’archivio della mente e dell’anima. La conclusione della vicenda pare scontata, e anche la storia con Cheryl sembra sfumare …
Il commento banale che sortisce è che la realtà, con la bellezza dei paesaggi attraversati, con le corse sfrenate a piedi, in bicicletta o con lo skateboard, supera di gran lunga la fantasia. L’equazione parallela è che un qualcosa di tangibile, come una rivista di carta, batte qualsiasi surrogato virtuale, come un’emozione vera e un amore corrisposto superano qualsiasi spericolata romantica fantasia o un corteggiamento virtuale. L’evasione nel sogno come faceva Tom Courtenay in Billy il Bugiardo di Schlesinger, barricandosi nel regno di Ambrosia, generava comicità e amare riflessioni. Qui il comico scaturisce non solo dalle fantasie del protagonista ma anche dalle situazioni disperate nelle quali si caccia. Ma non tutto fila alla perfezione nella storia narrata, nonostante l’impegno e la bravura degli attori. Rifugiarsi nei bei (?) “vecchi tempi” è un’operazione che nel mondo di oggi non ha più senso: la realtà è spietata e non basta una bella azione per cancellare i misfatti commessi ogni giorno in nome del profitto, così come non basta mostrare bei paesaggi incontaminati, dei quali tutti abbiamo una smisurata nostalgia, per cancellare gli obbrobri urbani e lo sfacelo, la contaminazione e la desertificazione dei territori. Il lavoro digitale su scene e immagini, in palese contraddizione con il cinema del “bel tempo che fu”, è eseguito con grande perizia e aggiunge paradossalmente, è il caso di dirlo, valore al film.
Valutazione **1/2
FabioFeli
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delirante poesia
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giovedì 16 gennaio 2014
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se avete voglia di viaggiare...
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Un uomo dalla fervida immaginazione si trova a sperimentare l'inimmaginabile.
Il film di e con Ben Stiller è un trionfo per gli occhi. Dove non arrivano i dialoghi arriva la splendida fotografia e le musiche. Film che sarà apprezzato anche dai detrattori di Stiller, se mai ce ne fossero. Si passa da scene spassose a panorami mozzafiato, passando per la sequenza che da sola vale il prezzo del biglietto: Stiller irride con gran classe il 'vecchio virgulto' Benjamin Button. Un film per tutti ma, davvero per tutti e chi cerca film di questo tipo spesso ha vita difficile e scarso spettro di scelta. Da tener caro.
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alexandra.c
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giovedì 30 gennaio 2014
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i sogni ad occhi aperti a volte si avverano
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Tratto da un racconto pubblicato nel 1939 dal New Yorker, un film che senz'altro tratteggia perfettamente la cecità sviluppata dall'uomo blasè nei confronti della bellezza nella sua più semplice accezione, ma che dimostra anche come talvolta le dinamiche umane non cambino col passare del tempo.
Così come nel 1939 anche oggi Walter Mitty è un uomo fortemente ancorato alle sue abitudini e alla sua "normale" vita da impiegato, da cui però fugge spesso grazie ai suoi sogni ad occhi aperti.Saranno la dedizione e l'amore per il suo lavoro a portarlo ad affrontare le sue paure e il suo Io, fino ad allora relegato ai suoi sogni.
Un road movie leggero ma non per questo privo di significati, in cui il viaggio non è solo geografico ma anche di maturazione interiore.
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Tratto da un racconto pubblicato nel 1939 dal New Yorker, un film che senz'altro tratteggia perfettamente la cecità sviluppata dall'uomo blasè nei confronti della bellezza nella sua più semplice accezione, ma che dimostra anche come talvolta le dinamiche umane non cambino col passare del tempo.
Così come nel 1939 anche oggi Walter Mitty è un uomo fortemente ancorato alle sue abitudini e alla sua "normale" vita da impiegato, da cui però fugge spesso grazie ai suoi sogni ad occhi aperti.Saranno la dedizione e l'amore per il suo lavoro a portarlo ad affrontare le sue paure e il suo Io, fino ad allora relegato ai suoi sogni.
Un road movie leggero ma non per questo privo di significati, in cui il viaggio non è solo geografico ma anche di maturazione interiore. Una ricerca di se stessi nella bellezza pura e semplice, che Walter vedrà nei visi di chi incontrerà e nei luoghi che percorrerà nel corso del film.A fare da cornice abbiamo una fotografia che rapisce e ben si addice a una pellicola in cui i paesaggi diventano protagonisti e le musiche ne rendono ancor più vivide le immagini.
Stupisce un Ben Stiller capace di far sorridere, ma questa volta anche di far riflettere sul valore che attribuiamo a noi stessi e al nostro ruolo nel mondo e all'importanza delle piccole cose, sopratutto in un periodo storico in cui la disillusione non coinvolge solo lo spettatore ma anche il cinema e il teatro.
Sebbene la trama sia lontana dal racconto primo di James Thurber, da cui si prende libera ispirazione, credo si rispecchi pienamente nel filo conduttore dei racconti di Thurber e nella sua "filosofia" di vita racchiusa perfettamente in queste parole:"Non guardare al passato con rabbia o al futuro con ansia, ma guardati attorno con attenzione". Insomma un elogio alla bellezza delle piccole cose credo che serva oggi più che mai e a Ben Stiller è riuscita in piena regola.
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