hollyver07
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giovedì 20 febbraio 2014
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la catarsi di una madre
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Ciao. Philomena è una anziana donna angosciata dal tormento datole dalla forzata separazione dal figlio il quale, negli anni 50, fu venduto (per adozione si... ma non siamo lontani dai limiti della tratta di schiavi) ad una facoltosa coppia di americani. I fatti ebbero origine nella cattolica Irlanda, nazione che oltre ad una cronica povertà ed ad una religiosità negletta ed oscurantista in quel periodo poteva anche "vantare" il commercio di giovani vite che venivano strappate a giovani ed indigenti madri, la maggior parte delle quali non erano nemmeno in grado di ricomprarsi la libertà dai collegi dove sovente venivano rinchiuse - Nota: la reclusione delle giovani adolescenti non era una pratica comune ai soli Irlandesi, anche in Italia veniva fatto ricorso a tali soluzioni in presenza di gruppi familiari numerosi e poveri.
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Ciao. Philomena è una anziana donna angosciata dal tormento datole dalla forzata separazione dal figlio il quale, negli anni 50, fu venduto (per adozione si... ma non siamo lontani dai limiti della tratta di schiavi) ad una facoltosa coppia di americani. I fatti ebbero origine nella cattolica Irlanda, nazione che oltre ad una cronica povertà ed ad una religiosità negletta ed oscurantista in quel periodo poteva anche "vantare" il commercio di giovani vite che venivano strappate a giovani ed indigenti madri, la maggior parte delle quali non erano nemmeno in grado di ricomprarsi la libertà dai collegi dove sovente venivano rinchiuse - Nota: la reclusione delle giovani adolescenti non era una pratica comune ai soli Irlandesi, anche in Italia veniva fatto ricorso a tali soluzioni in presenza di gruppi familiari numerosi e poveri. Ad ogni buon conto, Philomena ebbe a subire tale sventurata sorte e la vicenda ne narra le vicissitudini adolescenziali e la successiva ricerca del figlio e della sua storia. Preferisco soffermarmi sulla qualità estetica del film, piuttosto che sulle acide riflessioni che potrei fare sulla vicenda; onestamente sarei davvero spietato nei giudizi sulla chiesa cattolica, la religione e gli usi ed abusi che certe ambienti allora e tutt'ora operano sotto l'egida di dogmi medievali. Il film è ottimamente realizzato ed è ovviamente focalizzato sui ruoli di Steve Coogan (Sixsmith) e Judi Dench (Philomena). Davvero ottima la prova attoriale di entrambi con un plauso davvero convinto a quella di J. Dench. Dietro l'intensa espressione dell'attrice compaiono, per navigata arte, le convincenti sfumature degli stati d'animo di Philomena la quale, di scena in scena, forma un'immagine ben distinta del personaggio e dei momenti narrativi che la riguardano - Prestazione artistica che davvero meriterebbe l'oscar. Ottima, a mio avviso, la regìa di Stephen Frears, concentrata nella narrazione della storia sopratutto attraverso la rappresentazione del non facile rapporto tra Philomena e Sixsmith. Bello e sentito il flashback della storia di Philomena da adolescente, è anche una buona occasione per percepire un religioso... sangue marcio...! Cosa dire... film da vedere e rivedere. Saluti
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omero sala
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domenica 16 febbraio 2014
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basta crederci
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Leggo che il film è stato premiato perché “offre un intenso e sorprendente ritratto di una donna resa libera dalla fede … che nella sua ricerca della verità, sarà sollevata dal peso di una ingiustizia subita grazie alla sua capacità di perdonare”.
Mi chiedo quanto di questa capacità di perdonare sia da attribuire alla fede e quanto alla stanchezza o alla coriacea assuefazione al dolore tipica di chi ha subito ingiustizie devastanti e non riesce a reagire alla cattiveria se non con lo sbigottimento passivo.
In genere queste vittime consapevoli giustificano (anzi coonestano, nobilitano) la loro indolenza (che in qualche modo è non-dolenza, atarassia) e quasi consacrano la loro incapacità di lasciarsi assalire (giustamente) dalla rabbia e di reagire (come si dovrebbe) con delle ragioni di fede.
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Leggo che il film è stato premiato perché “offre un intenso e sorprendente ritratto di una donna resa libera dalla fede … che nella sua ricerca della verità, sarà sollevata dal peso di una ingiustizia subita grazie alla sua capacità di perdonare”.
Mi chiedo quanto di questa capacità di perdonare sia da attribuire alla fede e quanto alla stanchezza o alla coriacea assuefazione al dolore tipica di chi ha subito ingiustizie devastanti e non riesce a reagire alla cattiveria se non con lo sbigottimento passivo.
In genere queste vittime consapevoli giustificano (anzi coonestano, nobilitano) la loro indolenza (che in qualche modo è non-dolenza, atarassia) e quasi consacrano la loro incapacità di lasciarsi assalire (giustamente) dalla rabbia e di reagire (come si dovrebbe) con delle ragioni di fede.
Philomena intrisa di religiosità, come lo sono le irlandesi nate negli anni Venti, rientra in questa categoria.
Il perdono per lei è più appagante della vendetta, più accettabile e consono alla sua esistenza della indignazione. La remissività si è “stagionata” in lei. Nel suo intimo è convinta che l’indulgenza le faccia guadagnare indulgenze e che la comprensione della cattiveria altrui le faccia meritare hic et nunc la serenità (altrimenti impossibile per gli oppressi) e nel vicinissimo “futuro” la rivincita costituita dalla pace eterna.
La fede produce energie, è vero. Ma questo non avviene a causa di misteriose infusioni di fluidi extraterrestri. La forza di chi ha fede è endogena, generata da meccanismi psichici legati alla presa di distanza di chi sente l’insopprimibile bisogno di sopravvivere e di superare il panico della finitezza guardando oltre.
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omero sala
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sabato 15 febbraio 2014
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basta crederci
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Leggo che il film è stato premiato perché “offre un intenso e sorprendente ritratto di una donna resa libera dalla fede … che nella sua ricerca della verità, sarà sollevata dal peso di una ingiustizia subita grazie alla sua capacità di perdonare”.
Mi chiedo quanto di questa capacità di perdonare sia da attribuire alla fede e quanto alla stanchezza e alla coriacea assuefazione al dolore tipica di chi ha subito ingiustizie devastanti e non riesce a reagire all’aspra cattiveria se non con lo sbigottimento passivo; e giustifica poi (anzi coonesta, nobilita, consacra) questa indolenza (non-dolenza) e l’incapacità di lasciarsi (giustamente) assalire dalla rabbia e di reagire … con delle ragioni di fede (della quale Philomena è intrisa, come lo sono le irlandesi nate negli anni Venti).
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Leggo che il film è stato premiato perché “offre un intenso e sorprendente ritratto di una donna resa libera dalla fede … che nella sua ricerca della verità, sarà sollevata dal peso di una ingiustizia subita grazie alla sua capacità di perdonare”.
Mi chiedo quanto di questa capacità di perdonare sia da attribuire alla fede e quanto alla stanchezza e alla coriacea assuefazione al dolore tipica di chi ha subito ingiustizie devastanti e non riesce a reagire all’aspra cattiveria se non con lo sbigottimento passivo; e giustifica poi (anzi coonesta, nobilita, consacra) questa indolenza (non-dolenza) e l’incapacità di lasciarsi (giustamente) assalire dalla rabbia e di reagire … con delle ragioni di fede (della quale Philomena è intrisa, come lo sono le irlandesi nate negli anni Venti). Ragioni appaganti, che fanno meritare hic et nunc la serenità (altrimenti impossibile per gli oppressi) e nel vicinissimo “futuro” la rivincita costituita dalla pace eterna.
La fede produce energie, è vero. Ma questo non avviene a causa di misteriose infusioni di fluidi extraterrestri. La forza di chi ha fede è endogena, generata da meccanismi psichici legati alla presa di distanza di chi sente l’insopprimibile bisogno di sopravvivere, di superare il panico della finitezza guardando oltre.
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pier delmonte
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mercoledì 12 febbraio 2014
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anima pura
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devo dire che non mi sono commosso nel vedere questo film ma per tutta la sua durata ho avuto il cuore caldo, coccolato dalla purezza della protagonista, un viaggio semplice, e per questo confortante, tra le pieghe dei sentimenti, insomma, non mi interessava tanto sapere come andava a finire la storia, l'importante era accompagnare questa signora a ritroso nel tempo tra hotel di lusso, bmw e notebook... con l'aiuto di un regista, attori e fotografia praticamente perfetti.
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vavanzi
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lunedì 10 febbraio 2014
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stephen frears e judy dench al top
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Una grandissima attrice, una trama profonda, una regia perfetta fanno di questo film un capolavoro da non perdere.
Judy Dench da Oscar (consiglio vivamente di vederlo in lingua originale)
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barone di firenze
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lunedì 27 gennaio 2014
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new england
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Finalmente da una decina di anni il cinema inglese a ripreso vigore, gli attori che vengono quasi tutti dal teatro sono splendidi. Judi Dench e Steeve Coogan sopno eccezionali. Bella la storia bella la fotografia bravi gli attori. Un bravo anche al regista ai comprimari e alle comparse, tutto perfetto, che posso dire di più?
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bigio
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sabato 25 gennaio 2014
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come riuscire a sorridere quando sei triste
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E' stato detto sul cinema...che sarebbe stata un'invenzione senza successo e invece...come avremmo potuto godere delle sensazioni meravigliose che oggi ci regala. Perdonate la divagazione ma è quello che ho pensato uscendo dal cinema dopo aver visto questo bel film, pieno di stati d'animo: dalla tristezza al sorriso e viceversa in brevi spazi di tempo, riflessioni su un tema serio come la religiosità, affrontati da punti di vista diversi. Protagonisti, non solo uno: Philomena ma due personaggi Judi Dench e Steve Coogan - Mamma in cerca di un figlio la prima, giornalista il secondo, entrambi con una forte personalità e modi diversi di affrontare ingiustizie subìte o dolore. Come nella frase di lancio da me scelta per questo film, lo spettatore passa dalla tristezza al sorriso - non facile impresa per chi fa cinema- non voglio esagerare ma sensazioni simili le ho provate con alcuni film di Chaplin, uno + degli altri "Luci della Città.
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E' stato detto sul cinema...che sarebbe stata un'invenzione senza successo e invece...come avremmo potuto godere delle sensazioni meravigliose che oggi ci regala. Perdonate la divagazione ma è quello che ho pensato uscendo dal cinema dopo aver visto questo bel film, pieno di stati d'animo: dalla tristezza al sorriso e viceversa in brevi spazi di tempo, riflessioni su un tema serio come la religiosità, affrontati da punti di vista diversi. Protagonisti, non solo uno: Philomena ma due personaggi Judi Dench e Steve Coogan - Mamma in cerca di un figlio la prima, giornalista il secondo, entrambi con una forte personalità e modi diversi di affrontare ingiustizie subìte o dolore. Come nella frase di lancio da me scelta per questo film, lo spettatore passa dalla tristezza al sorriso - non facile impresa per chi fa cinema- non voglio esagerare ma sensazioni simili le ho provate con alcuni film di Chaplin, uno + degli altri "Luci della Città. Tutti eccellenti, anche se al posto del personaggio di Coogan, molto bravo, avrei visto ...lascio a voi la scelta.
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cizeta
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domenica 19 gennaio 2014
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voto personale = 9
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Beh che dire?! Un film che lascia un segno a tutti coloro che lo hanno visto... ben girato ed egregiamente strutturato, credo si sia sbagliato quasi nulla in Philomena. Dench e Coogan egregi, poca da dire.
Cosa mi è piaciuto? Beh posso assolutamente dirlo... Tutto! Egregia scrittura, interpretazione, fotografia, montaggio... la storia in se era già un film di assoluta profondità e amaro.
Cosa non mi è piaciuto? Del film nulla... Di quello che la storia recente ci ha lasciato tante cose non mi piacciono...
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