maurizio meres
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sabato 21 dicembre 2013
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il cinema e' questo
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Film ad alto contenuto emotivo una storia reale riportata con grande accuratezza da un bravissimo regista attraverso una situazione politico sociale religiosa di un Irlanda degli anni 50/60 e oltre che cercava un integrazione Europeistica ma nascondeva tutta la sua egoistica indifferenza sociale ,la cronaca di quel periodo ne è piena di questi casi di abusi ora finalmente trapelati,quando si dice gli Stati Uniti sono stati fatti dall'irlandese forse è vero"grande popolo" .Ritornando al film come mia abitudine non racconto mai la trama anche se questa volta essendo tratto da un romanzo che consiglio di leggere soprattutto per approfondire la storia di quel periodo tutti la conoscono, una scenografia stupenda , fotografia magistrale cambi di scena da grande film mai una scena di inutile ,gli attori stupendi grandissima recitazione di entrambi attraverso i loro sguardi e i loro occhi che parlavano il film poteva anche essere muto.
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Film ad alto contenuto emotivo una storia reale riportata con grande accuratezza da un bravissimo regista attraverso una situazione politico sociale religiosa di un Irlanda degli anni 50/60 e oltre che cercava un integrazione Europeistica ma nascondeva tutta la sua egoistica indifferenza sociale ,la cronaca di quel periodo ne è piena di questi casi di abusi ora finalmente trapelati,quando si dice gli Stati Uniti sono stati fatti dall'irlandese forse è vero"grande popolo" .Ritornando al film come mia abitudine non racconto mai la trama anche se questa volta essendo tratto da un romanzo che consiglio di leggere soprattutto per approfondire la storia di quel periodo tutti la conoscono, una scenografia stupenda , fotografia magistrale cambi di scena da grande film mai una scena di inutile ,gli attori stupendi grandissima recitazione di entrambi attraverso i loro sguardi e i loro occhi che parlavano il film poteva anche essere muto.Non vedere questo film significa non essere mai andati al cinema .
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[+] vero
(di vincensanchez)
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ennas
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lunedì 23 dicembre 2013
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philomena : un profumo d'aria aperta
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Molto rischioso adattare allo schermo una storia “vera” come “Philomena” , rischio di pietismo : vicenda drammatica di una ragazza madre alla quale viene sottratto e venduto il figlio. Rischio di ripetizione: Il film “Magdalene” di Mullan era già stato un’implacabile atto d’accusa contro l’ordine religioso che con la violenza del fanatismo dogmatico aveva esercitato un potere di vita e di morte per le sue “protette”.
Merito della regia di Stephen Frears è di aver evitato questi rischi proponendoci un viaggio dentro e fuori questa vicenda che ne fa un documento di storia personale ma anche la storia di un’incontro.
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Molto rischioso adattare allo schermo una storia “vera” come “Philomena” , rischio di pietismo : vicenda drammatica di una ragazza madre alla quale viene sottratto e venduto il figlio. Rischio di ripetizione: Il film “Magdalene” di Mullan era già stato un’implacabile atto d’accusa contro l’ordine religioso che con la violenza del fanatismo dogmatico aveva esercitato un potere di vita e di morte per le sue “protette”.
Merito della regia di Stephen Frears è di aver evitato questi rischi proponendoci un viaggio dentro e fuori questa vicenda che ne fa un documento di storia personale ma anche la storia di un’incontro.
E’ un viaggio, questa ricerca del figlio perduto, un sentiero originale che affianca Martin Sixmith, disilluso giornalista- forzatamente dimesso perché scomodo-, scettico e razionale “ex credente e Philomena anziana ex infermiera irlandese: un tran-tran domestico di incolta semplicità, letture da soap-opera e una fede religiosa praticata con convinzione, nonostante l’insulto di quella chiesa che le ha sottratto il figlio.
Grazie all’inarrivabile , eccelsa bravura dell’attrice Judi Dench , il personaggio “Philomena” è un concentrato stupefacente di umanità: dolente e serena, curiosa e riservata, credente ma non fanatica, dubbiosa sui peccati ma non sessuofobica, ingenua ma non ottusa, dotata di umorismo , una miscellanea di umana simpatia.
Ottimo anche l’attore Steve Coogan, ( anche sceneggiatore e produttore ) che interpreta Martin: rende con grande efficacia il carattere di questo intellettuale un po’ spocchioso, disincantato ed arrabbiato, nemico del’ipocrisia e amante della giustizia.
Il fulcro di questo film è per me, questo confronto fra due universi mentali ed esistenziali così differenti e la loro resa filmica è perfetta. Il confronto vero: (sappiamo quanto è arduo), quello che non tenta di prevaricare o fagocitare l’altro, trasforma sempre i soggetti coinvolti, non solo inducendoli al comune rispetto ma provocando una “contaminazione “ reciproca senza rinnegare se stessi. Questo mutuo arricchimento non offusca ne eclissa le responsabilità e nello splendido finale di questo film non annega la realtà in un bagno assolutorio : risaltano per contrasto i mali come sono, le atrocità appaiono ancora più atroci, le nefandezze più nefande e più crudele il fanatismo di ogni tipo. Merito di una regia calibratissima nei dettagli, anche i più scontati, una sceneggiatura accurata, una fotografia splendida e un cast d’eccezione. Il risultato è per me un film imperdibile.
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[+] umanità e spessore in un capolavoro da non perdere
(di antonio montefalcone)
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michele
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venerdì 20 dicembre 2013
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fra tragedia e commedia
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Irlanda 1952. La giovane Philomena Lee rimane incinta e viene disonorata dalla famiglia che la spedisce in un convento di suore. Qui partorisce, ma il bambino che potrà vedere soltanto per un’ora al giorno, qualche anno dopo viene dato in adozione.
2002. Sono trascorsi cinquant'anni, Philomena non ha ancora smesso di cercare il suo bambino e un giornalista, appena licenziato, venuto a sapere della vicenda, si unisce all’anziana madre nelle ricerche del figlio, con il pretesto di cercare una storia da raccontare che possa rilanciare così la sua carriera.
Il nuovo film di Stephen Frears si candida per essere uno dei più bei film dell’anno, se non il migliore in assoluto.
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Irlanda 1952. La giovane Philomena Lee rimane incinta e viene disonorata dalla famiglia che la spedisce in un convento di suore. Qui partorisce, ma il bambino che potrà vedere soltanto per un’ora al giorno, qualche anno dopo viene dato in adozione.
2002. Sono trascorsi cinquant'anni, Philomena non ha ancora smesso di cercare il suo bambino e un giornalista, appena licenziato, venuto a sapere della vicenda, si unisce all’anziana madre nelle ricerche del figlio, con il pretesto di cercare una storia da raccontare che possa rilanciare così la sua carriera.
Il nuovo film di Stephen Frears si candida per essere uno dei più bei film dell’anno, se non il migliore in assoluto. Questo giudizio se lo era già aggiudicato tra gli spettatori che a Settembre lo avevano visionato in anteprima mondiale alla 70 Mostra Internazionale dell’arte cinematografica di Venezia, dove, seppur non ottenendo il massimo riconoscimento, aveva convinto tutti, risultando di gran lunga il miglior lungometraggio selezionato. Non aveva vinto il Leone d’Oro, (film troppo superiore alla concorrenza), ma aveva ottenuto un altro importante riconoscimento durante la serata di premiazione, l’osella per la miglior sceneggiatura. E non a caso direi. Il punto di forza del film risiede indubbiamente nella sua scrittura. A metà strada tra la commedia e il dramma, la sceneggiatura appare particolarmente brillante ed esilarante nei momenti più leggeri, in cui si ride e altrettanto intensa ed emotivamente coinvolgente quando invece si dispiegano i vari passaggi drammatici della storia. Ci si diverte quindi da un lato, ma si piange anche dall’altro e il merito di questa perfetta commistione tra i due generi oltre che della sceneggiatura come detto, è anche di chi si fa carico di valorizzarla, ovvero degli interpreti Judi Dench e Steve Coogan. Una coppia perfetta, in cui entrambi gli attori incarnano al meglio rispettivamente il ruolo della vecchia un po’ svampita, fuori dal mondo, ma anche piena di quell'amore che solo una madre è in grado di provare e del giornalista rampante in cerca di riscatto e di rilancio. Un’alchimia intensa e divertente che cresce sempre di più man mano che la storia procede e che sembra un po’ ricostruire quel rapporto tra madre e figlio che la protagonista non è mai riuscita a vivere. Frears irrompe senza mezze misure in quel mondo cattolico bigotto ed estremista che ha trasformato il concetto di fede da un credo ad un’ideologia, vissuta ai limiti del fanatismo, non come una speranza, ma piuttosto come un dogma. La critica del regista inglese è forte, fortissima, ma anche altrettanto intelligente. Se infatti, ci pone davanti ad una vicenda quanto mai drammatica, Frears sa dosare perfettamente la tragedia che mette in scena attraverso meravigliosi momenti di humor tipicamente inglese che controbilanciano perfettamente la storia, riuscendo a regalare allo spettatore lacrime e risate, gioie e dolori.
Michele Iovine
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goldy
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sabato 21 dicembre 2013
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la maieutica ci salva
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La magia del cinema si verifica quando c'è una storia da raccontare e un regista capace di farlo. Pensate che melassa avrebbe potuto uscire da una storia come questa in mano a un regista incapace! Non oso pensarlo.
Il tema del perdono mi sembre essere quello che accalora maggiormente e in questo senso io che non sono credente, sono con la protagonista. Il suo non è un perdono buonista ma è frutto della pietà cui è necessario ricorrere quando ci si metta nei panni delle suore. Che vita hanno avuto? Quanto amore hanno ricevuto nella loro infanzia? In che ambiente si sono formate? Quanta opportunità di scegliere hanno avuto? Sono state condannate alla castità e all'ubbidienza in età adolescenziale per poi magari rendersi conto nel corso della vita che probabilmente non ne valeva la pena.
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La magia del cinema si verifica quando c'è una storia da raccontare e un regista capace di farlo. Pensate che melassa avrebbe potuto uscire da una storia come questa in mano a un regista incapace! Non oso pensarlo.
Il tema del perdono mi sembre essere quello che accalora maggiormente e in questo senso io che non sono credente, sono con la protagonista. Il suo non è un perdono buonista ma è frutto della pietà cui è necessario ricorrere quando ci si metta nei panni delle suore. Che vita hanno avuto? Quanto amore hanno ricevuto nella loro infanzia? In che ambiente si sono formate? Quanta opportunità di scegliere hanno avuto? Sono state condannate alla castità e all'ubbidienza in età adolescenziale per poi magari rendersi conto nel corso della vita che probabilmente non ne valeva la pena. Vogliamo farci carico anche della crudeltà delle loro vite? Tutti sappiamo che suore come quelle del film sono esistite perchè vittime a loro volta di convinzioni ottuse che hanno caratterizzato la morale cattolica per secoli. Quanta acredine, aridità, rancore ci sono nelle parole della suora nella scena finale. Urla più a se stessa, sulla vita che non ha avuto, sulla rinuncia a cui è stata obbligata . Compensiamola almeno con la nostra pietà e con il perdono che Philomena le accorda di slancio. Lei, donna semplice che esprime la forza e la verità delle cose semplici.
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homer52
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lunedì 30 dicembre 2013
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l'essenza della fede
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Philomena è profondamente credente, nonostante le ingiustizie subite, perché crede, giustamente, più a Dio stesso che all'istituzione ecclesiastica. E' qui una delle problematiche fondamentali che il film racconta. Inoltre altro argometo importante che viene affrontato è quello dell'etica dei mass-media: è giusto sacrificare la privacy della persona a scapito della notizia anche quando si potrebbe informare corretamente senza necessariamente mettere allo scoperto le generalità della persona stessa? Philomena vuole trovare suo figlio e capire se lui in tutti quegli anni l'ha pensata perchè solo in questo caso gli si rivelerebbe e lo farebbe perciò per lui non egoisticamente per sè stessa.
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Philomena è profondamente credente, nonostante le ingiustizie subite, perché crede, giustamente, più a Dio stesso che all'istituzione ecclesiastica. E' qui una delle problematiche fondamentali che il film racconta. Inoltre altro argometo importante che viene affrontato è quello dell'etica dei mass-media: è giusto sacrificare la privacy della persona a scapito della notizia anche quando si potrebbe informare corretamente senza necessariamente mettere allo scoperto le generalità della persona stessa? Philomena vuole trovare suo figlio e capire se lui in tutti quegli anni l'ha pensata perchè solo in questo caso gli si rivelerebbe e lo farebbe perciò per lui non egoisticamente per sè stessa. Questa donna ha una tale delicatezza di pensiero che è veramente struggente ed accattivante. Altra considerazione che mi viene da fare su questo film è che Frears riesce a condurre la narrazione di una storia così drammatica in modo molto sobrio e privo di eccessiva pesantezza melodrammatica(grazie anche all'ottima interpretazione di Judi Dench) mettendo così in evidenza le varie problematiche senza appesantirle di quel cupo, nichilistico e melenso pathos cui ci ha abituati, ahimè, in questi ultimi anni il cinema italiano. Strameritato perciò il successo che questo film sta avendo nel mondo.
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irenemelis
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domenica 22 dicembre 2013
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il peccato pù grave
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Come si può sopravvivere alla perdita del proprio figlio? E si può farlo celando a tutti questo segreto?
Philomena, nel film omonimo di Stephen Frears (tratto da una storia vera, quella di Philomena Lee), ci riesce per quasi mezzo secolo, fino al giorno in cui è sorpresa in lacrime dalla figlia con la foto sbiadita di un bimbetto di tre anni. È Anthony, il figlio che appena sedicenne ha partorito in un convento delle Magdalene dove in Irlanda del Nord fino agli anni Cinquanta venivano segregate le ragazze che con la loro condotta avevano oltraggiato l’onore della famiglia.
La colpa di queste ragazze era d’essersi macchiate del peccato d’aver ceduto al piacere della carne al di fuori dal contesto matrimoniale e, per questo, una volta scoperte erano ripudiate dalle famiglie e mandate nei conventi Magdalene e lì “dimenticate” per sempre.
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Come si può sopravvivere alla perdita del proprio figlio? E si può farlo celando a tutti questo segreto?
Philomena, nel film omonimo di Stephen Frears (tratto da una storia vera, quella di Philomena Lee), ci riesce per quasi mezzo secolo, fino al giorno in cui è sorpresa in lacrime dalla figlia con la foto sbiadita di un bimbetto di tre anni. È Anthony, il figlio che appena sedicenne ha partorito in un convento delle Magdalene dove in Irlanda del Nord fino agli anni Cinquanta venivano segregate le ragazze che con la loro condotta avevano oltraggiato l’onore della famiglia.
La colpa di queste ragazze era d’essersi macchiate del peccato d’aver ceduto al piacere della carne al di fuori dal contesto matrimoniale e, per questo, una volta scoperte erano ripudiate dalle famiglie e mandate nei conventi Magdalene e lì “dimenticate” per sempre. Il loro destino era di stare nella congregazione delle suore che le sfruttavano fino alla maggiore età facendole lavorare nel servizio di lavanderia e stireria gestito all’interno del convento.
Philomena, era una di quelle ragazze che, orfana di madre, durante un giro al Luna Park cede al corteggiamento di un ragazzo incontrato per caso, viene rinchiusa dal padre in convento dove partorisce e qui, dopo tre anni in cui può incontrare il bambino per un’ora algiorno, assiste impotente alla cessione del suo piccolo ad una coppia senza figli, una delle tante che arriva al convento per adottare bambini scegliendoli come al supermercato fra i tanti disponibili figli delle ragazze “recluse”.
Tornata libera, cerca Anthony per decenni tentando di avere dalle suore informazioni sul nome dei genitori adottivi. Invano. Fino a quando la figlia scopre il suo segreto e chiede a un giornalista di aiutarla. Non è un giornalista qualsiasi ma il famoso Martin Sixsmith,coinvolto nello scandalo di insabbiamento di notizie sull’11 settembre e, per questo, costretto a dimettersi da corrispondente della BBC e dall’ufficio stampa del Ministero dei Trasporti nel Governo Blair.
Sixsmith, ancora provato per la sua vicenda lavorativa, accetta per danaro di scrivere un pezzo su di Philomena pregiudizialmente convinto che si tratti di una delle tante “storie vere” da rotocalco in cui persone semplici e prive di una vera profondità interiore raccontano vicende strappalacrime ad un pubblico affamato di emozioni a buon mercato.
Le cose andranno diversamente: Sixsmith conoscerà una donna solo apparentemente fragile e ingenua che, ad una ragionevole rabbia per quanto subìto, saprà contrapporre la pacatezza, la gentilezza e la fede ma scoprirà anche qualcosa di sè stesso.
Nel lungo viaggio negli Stati Uniti, dove Sixsmith attraverso i canali dell’ufficio immigrazione è riuscito a ritrovare il filo di Arianna che li conduce al figlio perduto, il giornalista e Philomena avranno modo di definire i temi che muovono le loro vite fino al drammatico ritorno nel convento irlandese che cela il segreto della sentenza di condanna perpetua per le ragazze e i bambini che ha ospitato.
Qui, Martin, sollecitato da Philomena, sarà costretto a rimettersi in discussione scoprendo che rabbia e rancore rendono la vita infelice.
Philomena, invece, riconsidererà il peccato che ha giustificato il suo destino di gioventù. Finalmente, davanti alla consapevolezza di una maternità naturale della quale è stata privata lei e il suo bambino cresciuto lontano, sotto lo sguardo ancora rancoroso di una vecchia suora, Philomena si interrogherà se il peccato maggiore sia stato il suo di aver partorito non sposata o quello dell’istituzione religiosa che le ha mentito. E davanti allo sguardo stupito di tutti saprà, ancora una volta, offrire una testimonianza non comune.
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diomede917
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sabato 21 dicembre 2013
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philomena un nome di mamma
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Dopo il premio di consolazione all'ultimo Festival di Venezia e il tributo a Toronto arriva nelle sale Philomena.
Ispirato a una storia vera il film narra le traversie di una donna che impegna quasi 50 anni della propria vita alla ricerca del figlio sottratto ignobilmente dalle suore del convento dove stava espiando la colpa del suo peccato.
Le malefatte di questo ordine religioso erano state già narrate da Peter Mullan in Magdalene contenendo la rabbia urlata del suo regista.
Philomena invece ha in se le caratteristiche del suo regista, uno che sa dosare sapientemente dramma, denuncia sociale e toccare le corde giuste dello spettatore.
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Dopo il premio di consolazione all'ultimo Festival di Venezia e il tributo a Toronto arriva nelle sale Philomena.
Ispirato a una storia vera il film narra le traversie di una donna che impegna quasi 50 anni della propria vita alla ricerca del figlio sottratto ignobilmente dalle suore del convento dove stava espiando la colpa del suo peccato.
Le malefatte di questo ordine religioso erano state già narrate da Peter Mullan in Magdalene contenendo la rabbia urlata del suo regista.
Philomena invece ha in se le caratteristiche del suo regista, uno che sa dosare sapientemente dramma, denuncia sociale e toccare le corde giuste dello spettatore.
Partendo dal libro di Martin Sixsmith Frears è abile nel mascherare il suo atto di accusa nei confronti della Chiesa Cattolica usando la gara di bravura interpretativa dei suoi interpreti che incarnano alla magnificamente le due facce della medaglia della storia.
Judy Dench (al limite della perfezione) è Philomena rea di essere una ragazza madre nel periodo sbagliato.......costretta a espiare il suo peccato in questo rigidissimo convento irlandese che si vede scippata del suo unico amore racconta la sua storia a un giornalista politico in disgrazia che cerca di riciclarsi scrivendo un libro strappalacrime.....
L'incontro e confronto tra questi due caratteri uno fortemente Nazionalpopolare l'altro decisamente radical chic è la vera chiave di lettura che permette a Frears di non farsi prendere troppo dalla rabbia (anche se la decana delle suore ti leva gli schiaffi dalle mani) e di incastrare la sua opera di denuncia all'interno di una storia d'amore materno che strappa più volte lacrime e sorrisi a egual misura....
I puristi criticano il fatto che sia un film troppo orientato agli Oscar anzi che ai Festival......ma da quando è un peccato fare film per vincere gli Oscar?
Voto 8
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mickey97
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domenica 22 dicembre 2013
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philomena: un magnifico esempio di vita
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Siamo nell'Irlanda del 1952 ed una giovane donna di nome Philomena Lee si innamorò di un uomo ignara di tutte le sofferenze che avrebbe patito in seguito specialmente a causa di una gravidanza, la quale portò la sua famiglia a disonorarla e spedirla in un convento dove partorisce per poi vedere il suo bambino solo un'ora al giorno sino a quando arrivò persino il giorno in cui gli e lo portarono via e da allora Philomena dovette patire una lunga serie di sofferenze, le quali comunque non spensero in lei la speranza di ritrovare il figlio. Sono passati cinquant'anni e Philomena ancora risulta perfettamente memore del suo passato così come appare speranzosa di poter riabbracciare un giorno il figlio andato perduto, in questo troverà aiuto in un giornalista che seppur inizialmente controvoglia decide di aiutarla accantonando per il momento l'idea di scrivere qualcosa riguardo la storia russa.
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Siamo nell'Irlanda del 1952 ed una giovane donna di nome Philomena Lee si innamorò di un uomo ignara di tutte le sofferenze che avrebbe patito in seguito specialmente a causa di una gravidanza, la quale portò la sua famiglia a disonorarla e spedirla in un convento dove partorisce per poi vedere il suo bambino solo un'ora al giorno sino a quando arrivò persino il giorno in cui gli e lo portarono via e da allora Philomena dovette patire una lunga serie di sofferenze, le quali comunque non spensero in lei la speranza di ritrovare il figlio. Sono passati cinquant'anni e Philomena ancora risulta perfettamente memore del suo passato così come appare speranzosa di poter riabbracciare un giorno il figlio andato perduto, in questo troverà aiuto in un giornalista che seppur inizialmente controvoglia decide di aiutarla accantonando per il momento l'idea di scrivere qualcosa riguardo la storia russa. Philomena in cuor suo conobbe fin troppi turbamenti, i quali scossero la sua anima, l'anima di una grande donna alla quale non costa niente sperare perchè è solo la speranza che può risultare più forte della paura di perdere un figlio. Philomena: la donna col cuore spezzato, il quale batte ugualmente ma in nome della speranza, la quale però non riesce a cucire le ferite insite in quest'ultimo, infatti è come se fosse trafitto a giudicare dall'immenso dolore che solo una madre può provare alla perdita del figlio amato. Ma Philomena, donna dal cuor gentile riesce a perdonare perchè non vuole odiare, rappresentando così un magnifico esempio di vita. Un film che fa riflettere, la performance di Judi Dench è tanto brillante quanto magistrale così come quella di Steve Coogan, il quale si ritrova nei panni del giornalista. Il film di Stephen Frears si candida automaticamente come uno dei più belli dell'anno, risultando sicuramente degno di più oscar. Il film trova la sua forza in quello che racconta anche se dopo un bellissimo e toccante prologo, comincia nella parte centrale a perdere d'intesità, ma ciò viene giustificato dall'eccellente finale a dir poco sorprendente. Philomena, davvero una gran film, il quale senza ombra di dubbio ha lasciato il segno.
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pascale marie
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sabato 28 dicembre 2013
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la forza del perdono
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Un film delicato, sincero, profondo, emozionante, elegante e purtroppo anche crudele. La storia è ben raccontata ed interpretata magistralmente da tutti gli interpreti oltre ai principali Steve Coogan e Judy Dench che come sempre è al massimo della sua recitazione. Nella tragedia della vicenda davvero vergognosa, Stephen Frears trova anche lo spazio, giusto, per farci sorridere dolcemente e con malinconia. Philomena è una ragazza e poi una donna coraggiosa, forte e veramente credente. Non è una persona stupida, al contrario è una persona con un alto senso morale. La sua fede non è bigotta nè ipocrita, lei è la vera portatrice della parola di quel Dio in cui ha sempre creduto e rispettato malgrado tutto.
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Un film delicato, sincero, profondo, emozionante, elegante e purtroppo anche crudele. La storia è ben raccontata ed interpretata magistralmente da tutti gli interpreti oltre ai principali Steve Coogan e Judy Dench che come sempre è al massimo della sua recitazione. Nella tragedia della vicenda davvero vergognosa, Stephen Frears trova anche lo spazio, giusto, per farci sorridere dolcemente e con malinconia. Philomena è una ragazza e poi una donna coraggiosa, forte e veramente credente. Non è una persona stupida, al contrario è una persona con un alto senso morale. La sua fede non è bigotta nè ipocrita, lei è la vera portatrice della parola di quel Dio in cui ha sempre creduto e rispettato malgrado tutto. Philomena ha dimostrato col suo sincero perdono di aver capito e messo in atto gli insegnamenti che la Chiesa Cattolica predica da sempre, cosa che invece, alcune suore del convento non hanno fatto e non hanno capito nascoste nel loro modo di credere e nella loro falsa religione. Un film davvero da non perdere.
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no_data
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domenica 5 gennaio 2014
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non riesce a commuovere
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Il film non convince completamente.
Philomena, l'anziana protagonista, recita bene ma più che quando parla è reale quando tace e guarda.
Martin, il giornalista che l'aiuta a ritrovare il figlio, invece non è credibile. Non è dentro al personaggio. Ne rimane fuori per incapacità a entrare nella parte.
E' chiaramente anaffettivo.
Anche il pubblico rimane perplesso e non appagato neanche dal 'lieto' fine del raggiungimento dello scopo di Philomena.
Colonna sonora e riprese esterne mediocri.
Peccato!
[+] film sopravvalutato
(di robert mann)
[ - ] film sopravvalutato
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