L'intrepido |
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Un film di Gianni Amelio.
Con Antonio Albanese, Livia Rossi, Gabriele Rendina, Alfonso Santagata, Sandra Ceccarelli
Commedia,
durata 104 min.
- Italia 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 5 settembre 2013.
MYMONETRO
L'intrepido
valutazione media:
2,55
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Film coraggioso, ma discutibiledi Gianni QuiliciFeedback: 1078 | altri commenti e recensioni di Gianni Quilici |
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mercoledì 16 ottobre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L’intrepido di Amelio: sì o no? Sì. Perché? Perché è un film, anche se discutibile, coraggioso e onesto, cioè non furbo, e cinematografico. E’ coraggioso, perché presenta come protagonista un “idiota dostoevskiano”, che appare (o è) agli occhi degli spettatori, più simbolico che realistico, senza far ridere (come Charlot), e senza false drammatizzazioni o peggio sentimentalizzazioni. L’intrepido non è , come si è scritto, una commedia; è una tragedia aperta tuttavia al futuro. La tragedia è in Antonio, il protagonista, che però non l’accetta, ma soprattutto nei due giovani, suo figlio, un talento creativo senza sbocchi, e la ragazza, Lucia, che occasionalmente conosce. Tragedia che Gianni Amelio ha il merito cinematografico di lasciare il più possibile implicita, e di far vedere più che di dire. L’apertura al futuro è nel protagonista che, nella sua bontà, spesso autolesionista, evita il conflitto diretto, preferendo istintivamente subire o fuggire, non rassegnandosi e conservando dignità e umanità. Questo a me pare anche il limite del film, perché sottolinea un’identificazione di Amelio con il protagonista. Antonio non viene mai messo in discussione, neppure quando le sue scelte appaiono così deboli, da diventare poco credibili, masochistiche: lui che vende i fiori nei ristoranti per finire, alla fine, in Albania in una miniera. Ne’ sono convincenti la figura materna della sua ex moglie e del suo nuovo compagno, invece, cinico e arrogante. La parte più riuscita del film è forse nel rapporto con la ragazza. Antonio affettuoso e creativo; lei percettiva ed essenziale con una disperazione appena accennata, ma veritiera. E nella fotografia di Luca Bigazzi, che disegna una Milano buia e anonima tra uffici, cantieri e strade senza anima. Antonio Albanese si conferma un attore duttile, capace di utilizzare con sobrietà più registri: ironico e disperato, malinconico e seduttivo; mentre i due debuttanti Livia Rossi e Gabriele Rendina hanno il volto e le espressioni giuste.
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