filippo catani
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lunedì 12 gennaio 2015
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un esperimento in classe
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Un professore romano tiene un corso di italiano ad un gruppo di immigrati che cerca faticosamente di inserirsi nella realtà italiana.
Un po' film e anche un po' documentario l'opera di Gaglianone unisce infatti alla finzione cinematografica anche la dura e cruda realtà quando un evento inaspettato finirà per sconvolgere la prosecuzione stessa della pellicola. Per il resto la storia mostra i racconti, i sogni, le aspettative e le delusioni di un gruppo di immigrati provenienti da un po' tutti i continenti e che si trovano ad affrontare l'avventura italiana a partire dalla lingua. C'è chi è scappato dalla guerra, chi dalla fame, chi alla ricerca di un futuro migliore e chi per cercare di mandare un po' di soldi alle famiglie d'origine.
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Un professore romano tiene un corso di italiano ad un gruppo di immigrati che cerca faticosamente di inserirsi nella realtà italiana.
Un po' film e anche un po' documentario l'opera di Gaglianone unisce infatti alla finzione cinematografica anche la dura e cruda realtà quando un evento inaspettato finirà per sconvolgere la prosecuzione stessa della pellicola. Per il resto la storia mostra i racconti, i sogni, le aspettative e le delusioni di un gruppo di immigrati provenienti da un po' tutti i continenti e che si trovano ad affrontare l'avventura italiana a partire dalla lingua. C'è chi è scappato dalla guerra, chi dalla fame, chi alla ricerca di un futuro migliore e chi per cercare di mandare un po' di soldi alle famiglie d'origine. Ecco allora che questi uomini e donne devono fare i conti non solo con i pregiudizi che li precedono ma anche e soprattutto con lo sfruttamento a cui vanno incontro nel mondo del lavoro. Un validissimo Mastandrea fa da testa di ponte a questo gruppo di ragazzi che ha accettato di collaborare al film. Fa piacere notare che ultimamente sta tornado in voga il cinema in classe per raccontare i disagi delle nostre generazioni (per citarne tre basti pensare a l'Onda, Deteachment e La Classe).
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liuk!
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mercoledì 28 maggio 2014
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inguardabile
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Non ho resistito molto, lo ammetto, quindi non vi saprei dire nulla sul finale: pellicola veramente scadente, mezzo reality, mezzo film di denuncia, mezza presa diretta... totale c*****a!
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flyanto
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lunedì 24 marzo 2014
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cosa vuol dire essere immigrati in un paese strani
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Film documentario su di un maestro di una scuola serale per stranieri adulti. Nel corso delle riprese egli, interpretato da Valerio Mastrandrea, viene filmato quotidianamente mentre fa lezione e si intrattiene con i suoi allievi provenienti da tutte le parti del mondo. Il suo metodo d'insegnamento è semplice e diretto al fine di semplificare il più possibile il modo di fare loro apprendere la lingua italiana, già di per sè molto complessa. Con loro il docente Mastrandrea intrattiene anche dei rapporti di amicizia e fiducia e si intuisce chiaramente che tutti gli allievi stranieri lo ricambiano sinceramente. Purtroppo a calare un'ombra spessa su tutto ciò sono le scadenze dei permessi di soggiorno non rinnovabili di alcuni immigrati e così, con il conseguente rimpatrio, l'interruzione di un rapporto di amicizia e di sostegno e soprattutto della speranza, ormai per loro svanita, di costruirsi un futuro migliore nel nostro paese.
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Film documentario su di un maestro di una scuola serale per stranieri adulti. Nel corso delle riprese egli, interpretato da Valerio Mastrandrea, viene filmato quotidianamente mentre fa lezione e si intrattiene con i suoi allievi provenienti da tutte le parti del mondo. Il suo metodo d'insegnamento è semplice e diretto al fine di semplificare il più possibile il modo di fare loro apprendere la lingua italiana, già di per sè molto complessa. Con loro il docente Mastrandrea intrattiene anche dei rapporti di amicizia e fiducia e si intuisce chiaramente che tutti gli allievi stranieri lo ricambiano sinceramente. Purtroppo a calare un'ombra spessa su tutto ciò sono le scadenze dei permessi di soggiorno non rinnovabili di alcuni immigrati e così, con il conseguente rimpatrio, l'interruzione di un rapporto di amicizia e di sostegno e soprattutto della speranza, ormai per loro svanita, di costruirsi un futuro migliore nel nostro paese.
Con questo documentario il regista Daniele Gaglianone presenta dietro un soggetto molto semplice e quanto mai realistico le crude condizioni in cui gli stranieri, sia pure immigrati regolarmente, sono costretti a vivere ed i numerosi e continui problemi che devono affrontare giorno per giorno, non sempre dall'esito positivo. Lo spirito della narrazione è quanto mai obiettivo, lineare atto proprio a renderci consapevoli di realtà forse dallo spettatore immaginate, ma mai abbastanza in quanto da lui non vissute. Essendo tutti allievi immigrati regolarmente e duri ed onesti lavoratori, chi guarda questo film non può fare a meno che essere partecipe della loro triste e misera condizione, di persone soprattutto lontane dai propri affetti e dai propri usi e costumi. Insomma, una forma sottile di denuncia da parte del cinema che però di fronte alla cruda realtà ed alle severe e giuste leggi italiane, sembra voler comunicare il regista, si deve fermare ed arrendersi.
Valerio Mastrandrea nel ruolo del maestro si pone in maniera assai naturale e dunque vera e quanto mai convincente, confermando le sue doti di attore ma anche e sopratutto qualità umane.
Interessante e per riflettere.
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maria f.
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venerdì 14 febbraio 2014
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evviva i buoni film!
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E’ un film documentario interessantissimo, più documentario di film.
Valerio Mastandrea è un attore di grande spessore.
Per lui non deve essere stato semplice entrare e uscire dal ruolo. E proprio questo suo alternarsi e mescolarsi nella parte di attore/insegnante e in quella di uomo che osserva ed è coinvolto nella vita degli stranieri, ci ha trasmesso e spiattellato in faccia di quale realtà siamo circondati, sì, perché purtroppo, noi di fronte a questi racconti di vite martoriate, rimaniamo, troppo spesso solo spettatori.
E’ stato raccapricciante ascoltare le storie di questi giovani, costretti a elemosinare nei vari uffici per ottenere un permesso di soggiorno, obbligati ad accettare in un Paese sconosciuto, a qualsiasi prezzo un qualsiasi lavoro sottopagato per aiutare la propria famiglia, attraversare l’inferno per scappare da guerre, di notte poi, cercare un riparo che dovranno pagare una cifra esorbitante accatastati in luridi giacigli, tutto ciò mi ha fatto inorridire.
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E’ un film documentario interessantissimo, più documentario di film.
Valerio Mastandrea è un attore di grande spessore.
Per lui non deve essere stato semplice entrare e uscire dal ruolo. E proprio questo suo alternarsi e mescolarsi nella parte di attore/insegnante e in quella di uomo che osserva ed è coinvolto nella vita degli stranieri, ci ha trasmesso e spiattellato in faccia di quale realtà siamo circondati, sì, perché purtroppo, noi di fronte a questi racconti di vite martoriate, rimaniamo, troppo spesso solo spettatori.
E’ stato raccapricciante ascoltare le storie di questi giovani, costretti a elemosinare nei vari uffici per ottenere un permesso di soggiorno, obbligati ad accettare in un Paese sconosciuto, a qualsiasi prezzo un qualsiasi lavoro sottopagato per aiutare la propria famiglia, attraversare l’inferno per scappare da guerre, di notte poi, cercare un riparo che dovranno pagare una cifra esorbitante accatastati in luridi giacigli, tutto ciò mi ha fatto inorridire.
Queste vicende dolorose le conosco molto bene, ma risentirle per me è come se fosse sempre la prima volta……….
La rabbia monta, e ti chiedi perché il nostro”Bel Paese” tanto amato da tutti, non è capace di accogliere, supportare, indirizzare, ma soprattutto come mai i nostri politici che si riempiono la bocca della nostra “Costituzione” non fanno niente per evitare per esempio situazioni vergognose di degrado e soste che si protraggono a tempo indeterminato nei così detti “Centri di accoglienza per immigrati”.
Gente così dovrebbe essere bandita per sempre e non avere mai più l’opportunità di rappresentarci.
Mi fermo qui perché mi accorgo di non essere in grado di esprimere come vorrei la mia indignazione, mi mancano i termini adeguati, i miei pensieri sono tanti ma non trovano la via giusta, un percorso, per essere resi concreti attraverso l’uso del linguaggio, della parola.
Grazie a tutti coloro, che hanno reso possibile la realizzazione di quest’opera, stranieri e no.
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joecondor
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domenica 26 gennaio 2014
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film interessante ...da far vedere alle scuole
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Ho visto la mia classe ,a Roma un bel film al Nuovo Cinema Aquila interessante film… ma sono stupito di una cosa perché questo film interessante è proiettato in una sola sala a Roma così la distribuzione uccide un film che dovrebbero vedere i ragazzi soprattutto perchè tratta un tema di integrazione razziale…ma perché in una sola sala a Roma ?Come si può pensare che un film così possa incassare qualcosina ? Zalone invece era proiettato in tante sale quando il suo film è zero tema sociale …La mia classe è un film che le scuole italiane dovrebbero assolutamente vedere…per i ragazzi
Forse è troppo breve ma stà bene il commento finale del sempre bravo Mastandrea...in un bel racconto finale "IL CAGNOLINO ED IL SUO PADRONE".
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Ho visto la mia classe ,a Roma un bel film al Nuovo Cinema Aquila interessante film… ma sono stupito di una cosa perché questo film interessante è proiettato in una sola sala a Roma così la distribuzione uccide un film che dovrebbero vedere i ragazzi soprattutto perchè tratta un tema di integrazione razziale…ma perché in una sola sala a Roma ?Come si può pensare che un film così possa incassare qualcosina ? Zalone invece era proiettato in tante sale quando il suo film è zero tema sociale …La mia classe è un film che le scuole italiane dovrebbero assolutamente vedere…per i ragazzi
Forse è troppo breve ma stà bene il commento finale del sempre bravo Mastandrea...in un bel racconto finale "IL CAGNOLINO ED IL SUO PADRONE"...film coraggioso...
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robynieri
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giovedì 23 gennaio 2014
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originale, toccante, impegnato
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Finalmente un film impegnato, di quelli che ti svegliano la coscienza, e ti fanno riflettere sulla miseria e sulla disuguaglianza del mondo contemporaneo. In questo mare di sentimenti, Valerio Mastandrea sa nuotare come forse nessun altro in Italia, in questo momento. Bravo.
Il film, manca l'appuntamernto con il traguardo di "capolavoro", perché alla fine risulta troppo breve e si perde un po' nei meandri della sceneggiatura, risultando forse un po' incompiuto.
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riccardo tavani
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martedì 21 gennaio 2014
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dare voce e visione al cinema che non ce l'ha
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Dare voce a chi non ce l’ha, a chi è tolta, a chi non sa o viene impedito di esprimersi. Dare voce ha il senso di dare o ridare una possibilità, una chance storica, sociale a chi viene o è stata negata. Questo sembra essere iscritto nel Dna espressivo dell’arte. In questo film questo dare voce, in quanto possibilità, assume una duplice faccia: cinematografica e civile. C’è, infatti, da una parte, un produttore, Gianluca Arcopinto della Pablo, il quale non è nuovo a dare una possibilità di espressione a progetti, idee di cinema che esulano dalle vie canoniche. Dall’altra, due sceneggiatori, Claudia Russo e Gino Clemente, che insieme a un regista, Daniele Gaglianone, danno voce a un gruppo di immigrati, provenienti da diversi punti del pianeta. Dare voce qui significa letteralmente offrire loro la possibilità di esprimere pensieri e sentimenti nella lingua del Paese nel quale sono approdati, l’Italia. Claudia Russo, oltre a quello di sceneggiatrice, fa anche il lavoro di insegnante di italiano per immigrati in una scuola periferica di Roma. L’idea originaria del film è stata sua. Dal copione che ne scaturisce si passa alla ricerca del variegato gruppo di trasmigranti che comporranno la classe di studenti, poi alle troupe per le riprese. Qui il progetto iniziale cambia inaspettatamente pelle. Tutto perché uno degli immigrati selezionati è colpito da decreto di espulsione e non più legalmente lavorare sul set (e neanche altrove). Il film si fa allora non più pura fiction ma neanche reale docu-fiction. Qualcosa di diverso, non facilmente catalogabile. Ai partecipanti è spiegato che l’attore Valerio Mastrandea sarà il loro maestro di italiano, ma essi saranno attori solo di se stessi, senza copione, se non quello di ciò che pensano e sentono. Anche Mastrandea, in realtà, è costretto poi ad improvvisare, ad adattarsi alle situazioni che si determinano spontaneamente sulla scena, ovvero tra i banchi di quella classe, e dimostra di saperlo fare egregiamente. Si è detto che il film, insieme ai convincenti e coinvolgenti momenti di autenticità, sconta anche i difetti, gli intoppi di un simile meccanismo narrativo, che non nasconde, ma semmai mette bene in mostra l’intervento della troupe e del regista in alcune scene cruciali. Può essere anche vero, ma non si tiene conte dell’alto valore di attiva sperimentazione sul campo che un film come questo rappresenta in un momento di cambiamento profondo dell’espressione cinematografica. Cambiamento dovuto all’irruzione di nuovi media elettronici come telefoni mobili, tablet, macchine fotografiche in grado di riprendere, montare e mettere direttamente sul web, e, insieme, di mutati canoni espressivi. Gianluca Arcopinto sarà anche un produttore minore, con disponibilità ridotte di budget, ma non lo è certamente nella visione del cinema, perché anzi si dimostra all’avanguardia più di molti altri. La struttura sperimentale di questo film, inoltre, non diminuisce affatto il gradimento, la partecipazione emotiva del pubblico alle vicende, alle situazioni che scorrono sullo schermo, anzi! Si è deciso, alla stessa stregua, che il film non abbia neanche una distribuzione canonica nelle sale. Si punta tutto sulla richiesta diretta, sul passaparola, sulla connettività e convergenza degli spettatori a dare voce, visione - in prima persona e insieme - al loro nuovo cinema e ai suoi nuovi soggetti.
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francesca50
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domenica 19 gennaio 2014
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film noioso!
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Sono andata convinta di vedere un buon prodotto; invece mi sono trovata di fronte a un film che dopo un inizio non dico promettente ma passabile è precipitato nella noia più mortale, al punto che mi sarei addormentata se non fosse che era di pomeriggio.
Un film che vuole toccare la problematica dell'immigrazione, ma che, al contrario di altri film che mi hanno presa e commossa (non ricordo il titolo ma bello era il film che fa vedere come un francese aiuta un clandestino a passare lo stretto e a raggiungere l'Inghilterra nascondendolo in casa propria), è un film il quale dice cose scontate e non si capisce dove voglia approdare.
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Sono andata convinta di vedere un buon prodotto; invece mi sono trovata di fronte a un film che dopo un inizio non dico promettente ma passabile è precipitato nella noia più mortale, al punto che mi sarei addormentata se non fosse che era di pomeriggio.
Un film che vuole toccare la problematica dell'immigrazione, ma che, al contrario di altri film che mi hanno presa e commossa (non ricordo il titolo ma bello era il film che fa vedere come un francese aiuta un clandestino a passare lo stretto e a raggiungere l'Inghilterra nascondendolo in casa propria), è un film il quale dice cose scontate e non si capisce dove voglia approdare.
Peccato perché Mastrandrea aveva affrontato il tema dei padri separati dando una bella prova!
La sua recitazione si salva, ma la sceneggiatura di questo film manca di sviluppo.
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gaiart
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venerdì 17 gennaio 2014
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l'autostrada che porta alla mia classe!
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La mia classe di Daniele Gaglianone
di
Gaia Serena Simionati
“Se mi rimandano nel mio paese, io mi faccio morto da solo.”
Issa nel film.
Le uniche poesie che vale la pena scrivere sono quelle con dei versi che se si prendono e si tirano contro una finestra, il vetro si deve rompere
Daniil Charms
ATTENZIONE !!!
Prima di iniziare con la recensione del film vorrei darvi delle indicazioni di lettura. Se andaste su u-tube e trovaste il bellissimo video di l’Autostrada di Daniele Silvestri, potreste in diretta seguire con il testo che qui trascrivo e lasciare il sottofondo musicale anche per l’articolo.
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La mia classe di Daniele Gaglianone
di
Gaia Serena Simionati
“Se mi rimandano nel mio paese, io mi faccio morto da solo.”
Issa nel film.
Le uniche poesie che vale la pena scrivere sono quelle con dei versi che se si prendono e si tirano contro una finestra, il vetro si deve rompere
Daniil Charms
ATTENZIONE !!!
Prima di iniziare con la recensione del film vorrei darvi delle indicazioni di lettura. Se andaste su u-tube e trovaste il bellissimo video di l’Autostrada di Daniele Silvestri, potreste in diretta seguire con il testo che qui trascrivo e lasciare il sottofondo musicale anche per l’articolo. Poi capirete perché.
- La casa era giusto al confine tra il vento e la sete / un posto abitato da fate / e da poche altre forme di vita ugualmente concrete / vicino all'incrocio di un paio di strade sterrate / che senza motivo apparente si incontrano / e poi, disperate, ripartono / tristi, così come sono arrivate. Comunque a qualcuno una volta saranno piaciute / se poi sono state abitate / qualcuno che fermo all'incrocio pensò: / "aspettiamo che arrivi l'estate" / l'estate da noi non è mica un periodo felice / che il caldo ti toglie la pace / la polvere copre ogni cosa / e ti spezza la voce, l'odore di verze marcite / la gente che passa ci guarda e prosegue veloce / ci osserva e prosegue veloce / magari saluta, ma sempre prosegue veloce / se almeno si vedesse l'autostrada / ci porterebbe senz'altro a una città / oppure proseguire ovunque vada meglio / meglio che qua / la chiesa era uguale alle case, ma aveva una croce / e forse un po' più di vernice ed un'unica luce fornita da fiaccole appese / imbevute di pece / fu lì che la vidi a braccetto col prete / era il 5 di aprile / e tirava una brezza che dava un colore alla quiete / e profumo di pane alle olive / lei pure mi vide / e forse sorrise / non sono sicuro, ma forse davvero sorrise / perché all'improvviso fu molto più forte l'odore del pane alle olive / la gente che passa ci guarda e prosegue veloce / ci osserva e prosegue veloce / magari sorride, ma sempre prosegue veloce / se almeno si vedesse l'autostrada / ci porterebbe senz'altro a una città / oppure proseguire ovunque vada / meglio / meglio che qua a volte succede qualcosa di dolce e fatale / come svegliarsi e trovare la neve / o come quel giorno che lei mi sorrise / ma senza voltarsi e fuggire / vederla venirmi vicino fu quasi morire / trovare per caso il destino e non sapere che dire / ma invece fu lei a parlare / "mi piace guardare la faccia nascosta del sole / vedere che in fondo si muove / dormire distesa su un letto di viole" mi disse / e a te cosa piace? "mi piace sentire la forza di un'ala che si apre / volare lontano / sentirmi rapace, capace di dirti ti amo aspettiamola insieme l'estate" / e intanto volevo sparire / pensando alle cose che avevo da offrire l'incrocio / la casa / la chiesa / la croce / l'incrocio-la casa-la chiesa-la croce / ed in più lo spettacolo atroce di tutta... / la gente che passa ci guarda e prosegue veloce / ci osserva e prosegue veloce / magari sorride, ma sempre prosegue veloce / la gente che passa ci guarda e prosegue veloce / ci osserva e prosegue veloce magari saluta, ma sempre prosegue veloce / la gente / che passa / ci guarda / ci osserva / e prosegue veloce. Commentate il testo della canzone, così come è stato chiesto di fare agli studenti nel film. Cosa ha da dire questa canzone, a voi? E cosa a loro? Lo stesso messaggio
FATTO?
L’autostrada è ne La mia Classe. Un film particolare, che analizza in un modo indecifrabile, sia per la maniera in cui è realizzato e montato, sia per la complessità delle farraginose leggi dell’Italia e dell’Europa, il tema dell’immigrazione, la clandestinità, i diritti dei rifugiati politici.
La mia classe è quella di Gaglianone. Oltre a decidere di fare un film, il regista, assieme al simpatico attore Valerio Mastandrea nel ruolo dell’insegnante, sceglie anche di impartire lezioni d’italiano, a profughi o rifugiati dai 20 anni in su, in un’aula che diviene il microcosmo di piccole grandi storie e vite. I ragazzi sono infatti tutti extracomunitari che vogliono imparare la lingua per avere il permesso di soggiorno, per integrarsi, nonostante il duro vissuto alle spalle.
Arrivano da diversi luoghi e ciascuno degli attori veri immigrati, porta in dono e svela la propria realtà. La potenza però dei racconti che lo genera è comprensibile solo a chi ha tempo per l’ascolto!
Mettendo in scena se stessi, essi rendono il film un meta-film, specialmente quando un vero problema di permesso non rinnovato a uno dei ragazzi africani, minaccia di bloccare le riprese, rendendo la situazione paradossale e lo spettatore confuso sul divario tra realtà e finzione che, in questo caso, appunto casualmente, coincidono.
Bravo e molto naturale Valerio Mastrandrea. Bella e coraggiosa la scelta di non avere una colonna sonora ad eccezione di un'unica potente e poetica canzone: L’autostrada di Daniele Silvestri, che legittima il precedente silenzio e lo rafforza dilatandolo con parole meravigliose e calzanti. Il film lascia commossi e stupefatti e, di sicuro con interrogativi lancinanti aperti.
Fa inoltre capire molte cose del dolore altrui, dell’integrazione, dell’intelligenza che si sviluppa in mancanza di denaro o supporto affettivo, cose che purtroppo nella devastata Italia di oggi, compressa dalla crisi economica, dalla corruzione politica e dalla depressione, non si ha più tempo né voglia di ascoltare o vivere. Anche se assieme a loro, i tanto famigerati “altri”, ci si “arricchisce” di sicuro.
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caligari
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giovedì 16 gennaio 2014
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emozionante e necessario
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E' un film bellissimo, ho riso tantissimo e pianto per la straordinaria verità degli studenti della classe.
Assolutamente da vedere
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