goldy
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sabato 2 marzo 2013
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mi rimbalza
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Francamente mi sfugge la necessità di una proposta filmica come questa. Storia di una realtà molto lontana che contiene elementi di verità conosciuti già ampiamente trattati dal cinema. :. Abel Ferrara con Fratelli o il napoletano " In un altro paese tanto per fare degli esempi. Questo film nulla aggiunge di nuovo. L'etica del nonno pur avendo una suo codice di comportamento granitico e una sua scala di valori non induce a nessuna riflessione nuova che non sia già stata ampiamente sondata. Non coinvolge e rimane lontano come lontana è la Siberia.
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Francamente mi sfugge la necessità di una proposta filmica come questa. Storia di una realtà molto lontana che contiene elementi di verità conosciuti già ampiamente trattati dal cinema. :. Abel Ferrara con Fratelli o il napoletano " In un altro paese tanto per fare degli esempi. Questo film nulla aggiunge di nuovo. L'etica del nonno pur avendo una suo codice di comportamento granitico e una sua scala di valori non induce a nessuna riflessione nuova che non sia già stata ampiamente sondata. Non coinvolge e rimane lontano come lontana è la Siberia.
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pier71
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venerdì 1 marzo 2013
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patetico oltre ogni dire
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Un film patetico, monumento al vorrei ma non posso (e non sono!). Salvatores si conferma il regista con più stili e meno stile della storia del cinema contemporaneo. Ma ormai con l'età è anche inesorabilmente goffo, un vecchio furbo smascherato. Fine dei giochi.
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(di derriev)
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renato volpone
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venerdì 1 marzo 2013
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le buone cose
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Due bambini crescono insieme nella lontana Siberia sotto la protezione e l'insegnamento del nonno che si fonda su di una rigorosa e antica educazione. Un modo di vivere che a noi può sembrare lontano e fuori luogo, ma che, invece, contiene in sé grandi insegnamenti che rompono l'equilibrio su cui si fonda la società moderna. Il primo insegnamento è che il denaro, provenga esso dal bene o dal male, non deve entrare in casa, ma piuttosto essere sotterrato nel giardino: il denaro è impuro. Il secondo insegnamento è che bisogna amare e difendere i più deboli, i "diversi", perché non possono farlo da soli: loro sono "figli di Dio".
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Due bambini crescono insieme nella lontana Siberia sotto la protezione e l'insegnamento del nonno che si fonda su di una rigorosa e antica educazione. Un modo di vivere che a noi può sembrare lontano e fuori luogo, ma che, invece, contiene in sé grandi insegnamenti che rompono l'equilibrio su cui si fonda la società moderna. Il primo insegnamento è che il denaro, provenga esso dal bene o dal male, non deve entrare in casa, ma piuttosto essere sotterrato nel giardino: il denaro è impuro. Il secondo insegnamento è che bisogna amare e difendere i più deboli, i "diversi", perché non possono farlo da soli: loro sono "figli di Dio". Il terzo insegnamento è che l'amore è forte sopra tutte le cose, l'amore e il rispetto, nonostante ogni regola: e chi vive il vero amore nel giorno del giudizio riabbraccerà l'amato bene. Per raccontarci queste e altre verità, Salvatores ci costruisce un film bellissimo sulle figure di kolima e Gagarin, i due bambini, e Xenja la "figlia di Dio". Immagini nitide e quasi magiche accompagnano il lento scorrere del Fiume Nistrò, sulle cui sponde si alternano momenti di violenza dura, ma necessaria, il pugnale entra e squarcia le carni, a momenti di grande pace e serenità, illuminati dalle colombe che si librano in volo o dalla neve che riscalda l'amicizia e la solidarietà. Ognuno però deve dare il proprio contributo affinché tutto possa funzionare. Metafora dei mali del mondo moderno, questo film è ambientato ai giorni nostri ma sembra lontanissimo, ci è però più vicino di quanto noi possiamo credere o immaginare. Le sue immagini ci entrano dentro con forza e la voce lenta e suadente del Nonno scava nella nostra coscienza. Film da vedere assolutamente in lingua originale, di facile comprensione, ma l'espressione verbale dei protagonisti è indispensabile per la perfetta comprensione del film. Ben recitato può vantare anche una splendida fotografia, musiche adatte e costumi perfetti.
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(di maxgius)
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rfmcenci
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venerdì 1 marzo 2013
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maleducazione siberiana
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Trama.
La ghettizzazione di talune frange della criminalità crea clan in cui religione e malavita vengono fuse in un unico verbo da insegnare e tramandare.
MALEDUCAZIONE SIBERIANA
Dove, come, quando.
La pellicola si svolge in due tempi diversi, 1988 e 1998, in Siberia, e porta sugli schermi uno spaccato di un'epoca ancora troppo vicina per poter esser considerata storia ma troppo lontana per essere conosciuta come attualità. Per i primi minuti lo spettatore ha la sensazione di assistere all'ennesimo Memento, è indeciso se considerare il 1998 un flashforward o il 1988 un flashback, ma la tempistica viene chiarita nell'arco di un quarto d'ora.
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Trama.
La ghettizzazione di talune frange della criminalità crea clan in cui religione e malavita vengono fuse in un unico verbo da insegnare e tramandare.
MALEDUCAZIONE SIBERIANA
Dove, come, quando.
La pellicola si svolge in due tempi diversi, 1988 e 1998, in Siberia, e porta sugli schermi uno spaccato di un'epoca ancora troppo vicina per poter esser considerata storia ma troppo lontana per essere conosciuta come attualità. Per i primi minuti lo spettatore ha la sensazione di assistere all'ennesimo Memento, è indeciso se considerare il 1998 un flashforward o il 1988 un flashback, ma la tempistica viene chiarita nell'arco di un quarto d'ora.
Natural born killers.
Il protagonista Kolyma orfano di padre cresce all'interno di una comunità di criminali ghettizzati e comandati da suo nonno, l'istituzione nonno Kuzya. Le regole sono estremamente rigide e, come ci si aspetti da una comunità abbandonata dalla legge, le sanzioni per chi si allontana dalla strada maestra raramente implicano la sopravvivenza. Quantunque gli insegnamenti del nonno/maschio alfa siano estremamente brutali, l'ottima regia di Salvatores riesce a non rendere questo film un "Tarantino" anche se ha tutte le carte in regola per esserlo.
In bilico.
I due personaggi principali mettono in scena un Doctor Jekyll & Mr Hyde mai scontato ed anche logico in un periodo così frastagliato politicamente, insieme rappresentano il prima ed il dopo la caduta del muro di Berlino. Il protagonista appare orgoglioso di essere siberiano, devoto e timorato di Dio e della tradizione, il suo alter ego è l'amico di sempre che le vicessitudini portano ad essere filo-occidentale, curioso ed ambizioso. Il primo prende solo quello che è giusto, il secondo prende tutto. Aperta critica al modello Americano. Questa dicotomia è espressa sia per le suddette differenze psicologiche, sia per l'aspetto esteriore. Fattispecie marcata e rimarcata così tanto che anche uno spettatore poco attento riesce a coglierla.
Giudizio.
Una trama interessante ed una resa sullo schermo notevole. 7
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bmalex
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venerdì 1 marzo 2013
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educazione siberiana
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Un film documentario intrecciato ad un romanzo sentimentale, dove viene raccontata la cultura di alcuni clan siberiani durante la fine della dominazione sovietica.
Un azzeccatissimo John Malkovich, apprezzabili soluzioni registiche e fotografia, nonché scelta dei personaggi.
Ma il romanzo che vi è dietro è la spiegazione della sua indiscutibile riuscita. Bellissimo film
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miziosterpa
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venerdì 1 marzo 2013
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film emozionante e vero
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è una delle storie piu vere che possono essere trasportate su grande schermo, anche se gli attori non sono eccezzionali, e consiglio vivamente il pubblico a vederlo!!
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pannpietro
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giovedì 28 febbraio 2013
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la polvere sotto il tappeto
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Da quanto ho capito vedendo Salvatores da Fabio Fazio, ho l'impressione che il regista sia attualmente nella stessa fase esistenziale in cui si è trovato Giampaolo Pansa scrivendo i suoi libri sulla resistenza. Ben venga dunque questo nuovo passo sulla lunga "marcia" che dovrebbe portare la sinistra italiana verso la concreta possibilità di governare il nostro Paese. Resto dunque in attesa di vedere il film per confermare se ho visto giusto!!!.......
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(di dreamers)
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paolo_89
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martedì 26 febbraio 2013
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episodico, saggistico: meglio per un libro
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Non è facile formulare un giudizio critico uniforme e deciso su un film come Educazione Siberiana, sicuramente a causa delle aspettative di cui l’ho caricato. Il regista, John Malkovich e il fatto che abbia letto e apprezzato molto il libro hanno sicuramente influito, nel bene e nel male.
Nel bene perchè non è facile trarre una storia con una trama principale che la conduca da un libro episodico, aneddotico, tenuto insieme soprattutto dal fatto che il narratore è anche il protagonista. Nel suo romanzo, infatti, Nicolai Lilin racconta del suo percorso all’interno della comunità dei Siberiani, un clan di criminali onesti soggetti a delle regole di condotta rigidissime, sacre.
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Non è facile formulare un giudizio critico uniforme e deciso su un film come Educazione Siberiana, sicuramente a causa delle aspettative di cui l’ho caricato. Il regista, John Malkovich e il fatto che abbia letto e apprezzato molto il libro hanno sicuramente influito, nel bene e nel male.
Nel bene perchè non è facile trarre una storia con una trama principale che la conduca da un libro episodico, aneddotico, tenuto insieme soprattutto dal fatto che il narratore è anche il protagonista. Nel suo romanzo, infatti, Nicolai Lilin racconta del suo percorso all’interno della comunità dei Siberiani, un clan di criminali onesti soggetti a delle regole di condotta rigidissime, sacre. Il collante degli stralci di vita che Lilin racconta è la sua stessa coscienza, che apprende poco alla volta i comandamenti che deve rispettare dall’autorevole nonno Kuzja (John Malkovich, nel film); ci sono poi personaggi ricorrenti come gli amici, il tatuatore e anch’egli maestro di vita, a suo modo; antagonisti perenni come la polizia e uno dei clan rivali, quello dei georgiani; la figura di Xenja, fragile ragazza ritardata o, per dirla coi Siberiani, voluta da Dio, e per questo motivo da proteggere a ogni costo. C’è infine Gagarin, sincero amico di Kolima: destinato a una vita totalmente diversa dalla sua, è un’occasione proprio per Kolima di scegliere se dare ascolto alla dottrina che ha plasmato la sua vita.
Nel male perchè, a volte, la trasposizione non pare troppo felice. L’aspetto che più degli altri si fa notare è una certa fretta nello spiegare le regole della comunità e nel presentare le situazioni che le rendano chiare, esplicite. Nei minuti iniziali, infatti, sembra di assistere a un elenco frettoloso di eventi più che alla nascita di una narrazione. Ad aggravare le cose ci si mette anche una tendenza a passare le informazioni attraverso i dialoghi dei personaggi, in particolar modo attraverso le massime che nonno Kuzja insegna al piccolo Kolima / Nicolai (Arnas Fedaravicius): un espediente che potrà anche ritenersi necessario, quando ci sia davvero molto da dire, ma che è molto più accettabile in un racconto scritto che in un film. Con il trascorrere dei minuti, però, il ritmo rallenta e l’alternanza di piani temporali – l’infanzia, l’adolescenza e la giovinezza di Kolima a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 – rende giustizia a una storia comunque avvincente, accompagnata da una colonna musicale appropriata e coinvolgente ma talvolta invadente. In qualche frangente, infatti, pare che il commento musicale voglia imporre dei cambi di tono con troppa autorità, rubando la scena ai fatti azichè sottolinearne l’umore. Resta monco il giudizio sugli attori, doppiati ma molto credibili nella loro presenza scenica. Molto curata è invece la ricostruzione degli ambienti (il film è stato girato in Lettonia, ricreando l’ambiente della Russia di quegli anni), che contribuisce a trasmettere un’atmosfera da western atipico.
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epidemic
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domenica 24 febbraio 2013
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soggetto buono
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il libro è scritto in maniera imbarazzante ma si intuisce che il soggetto è più che buono...Salvatores sarà riuscito nell'impresa?
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