Rompicapo a New York |
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Un film di Cédric Klapisch.
Con Romain Duris, Audrey Tautou, Cécile De France, Kelly Reilly.
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Titolo originale Casse-tête Chinois.
Commedia,
durata 118 min.
- Francia, USA, Belgio 2013.
- Academy Two
uscita giovedì 12 giugno 2014.
MYMONETRO
Rompicapo a New York ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Anche Peter Pan invecchia
di Melvin IIFeedback: 12378 | altri commenti e recensioni di Melvin II |
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sabato 14 giugno 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il biglietto d’acquistare per “Rompicapo a New York” è : 3)Di Pomeriggio
“Rompicapo a New York” è un film del 2014 scritto e diretto da Cédric Klapisch con : Romain Duris, Audrey Tautou, Cécile De France, Kelly Reilly, Sandrine Holt.
Non amo particolarmente le trilogie o comunque i film o i libri che si trascinano nel corso degli anni con sequel sempre più scadenti e inutili. Guerre Stellari, Il Signore degli Anelli, Harry Potter e pochi altri casi si sono potuti permettere certi lussi. Tutte le storie anche le più belle hanno un inizio e una fine senza dover allungare troppo il brodo per amore di ipotetici guadagni. Questo è il caso di “Rompicapo a New York” terzo episodio delle avventure del nostro amico Xavier (Duris) che abbiamo conosciuto studente di Eramus a vent’anni nel 2002 con “L’appartamento spagnolo”, poi trentenne in cerca di conferme nel 2005 con “Bambole Russe”. Klapisch voleva raccontare la generazione Erasmus e i loro sogni e speranze attraverso gli occhi e i pensieri di Xavier. Se “L’Appartamento spagnolo” è diventato un piccolo cult e ha divertito il pubblico, già con “Bambole Russe” la magia era sparita, perdendo la storia d’originalità e freschezza. Lo spettatore nei primi due episodi ha assistito alla crescita di Xavier sia in campo lavorativo che nella sfera sentimentale tra errori , incontri e litigi. “Rompicapo a New York” rappresenta il passaggio all’età matura del nostro protagonista. Ha quasi quarant’anni, scrittore di discreta fama, padre di due figli avuti dalla compagna Wendy(Reilly).Sembra un quadro idilliaco, ma è solo apparenza. La coppia scoppia, Wendy è infelice e insoddisfatta e decide di tornare a New York perché è innamorata di un altro uomo. Isabelle(Cecile), l’amica lesbica, messa la testa a posta con Ju( Holt) vuole un figlio e chiede aiuto a Xavier, che anche se riluttante le darà.
Xavier realizza che senza i suoi figli non può stare e cosi molla tutto e si trasferisce a New York, stravolgendo la sua vita. Decide di scrivere un nuovo romanzo su come la vita possa essere a volte un vero rompicapo. Sulla scena appare anche la terza donna di Xavier ,Martine (Tautou), anche lei signle e madre di due figli. Gli amici di Barcellona si ritrovano a New York e si confrontano con la realtà e i problemi legati ai cambiamenti del tempo.
La sceneggiatura vorrebbe raccontare la delicata fase di passaggio dall’eterno Peter Pan a all’età adulta del protagonista, ma la struttura narrativa e il suo sviluppo non convincono a pieno. Piace l’idea d’ambientare la storia nella caotica e precaria New York. “La città che non dorme mai” con i suoi paesaggi e ambienti si presta bene all’alternarsi delle scene dei vari protagonisti, ma il film nel complesso un ritmo lento e solo a sprazzi riesce a coinvolgere e divertire. Il personaggio Xavier solo in parte riesce ad esprimere l’inquietudine e le incertezze dei quarantenni d’oggi , esitanti a diventare padri responsabili e sicuri del proprio lavoro.
Le figure femminili sono centrali e intono ad esse ruota la vita di Xavier. Sono donne insicure, romantiche, vogliose di fare una famiglia, ma che intenzionate a primeggiare nel lavoro. Sicuramente il mondo femminile attuale risulta descritto con più attenzione e introspezione.
Piace l’idea di paragonare la costruzione e sviluppo di un libro alla vita, dove la ricerca della trama giusta da scrivere è l’essenza di tutto . La regia è senza fronzoli e particolari guizzi creativi, se si escludono i divertenti dialoghi di Xavier con Schopenhauer e Hegel sulla vita e sull’amore.
L’intero cast recita in maniera dignitosa, ma senza suscitare particolari sussulti emotivi per lo spettatore.
Il finale anche se prevedibile e scontato, piace per quella sensazione di chiusura del cerchio per i protagonisti e invita questa generazione a credere a un futuro positivo possibile.
“Rompicapo a New York” magari non era necessario farlo, ma lo spettatore dopo averlo visto si chiederà come l’editore di Xavier se il lieto fine è più credibile nella vita o in un romanzo.
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