No - I giorni dell'arcobaleno |
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Un film di Pablo Larraín.
Con Gael García Bernal, Alfredo Castro, Antonia Zegers, Luis Gnecco, Marcial Tagle.
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Titolo originale No.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 110 min.
- Cile 2012.
- Bolero Film
uscita giovedì 9 maggio 2013.
MYMONETRO
No - I giorni dell'arcobaleno
valutazione media:
3,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Enjoy democracydi stefanoadmFeedback: 1466 | altri commenti e recensioni di stefanoadm |
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lunedì 28 ottobre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quel NO a Pinochet, quel NO che Pinochet stesso rese possibile solo perché era convinto che i cileni non avrebbero osato pronunciarlo viene ricostruito con un rigore formale e una precisione storica impressionanti. L’archiviazione della dittatura passò attraverso la consapevolezza del passato recente, il dolore causato da lutti ed esilii, l'indignazione per il sopruso, la resistenza dell'attività politica propriamente detta. Ma fu anche frutto di un lavoro pubblicitario che utilizzò strumenti inaspettati: l’ironia, la patinatura e il “volemose bbene” in stile Coca Cola, la naturalezza artificiale dei balli che Alan Parker, pochi anni prima, aveva disseminato in Fame – Saranno famosi. Tutto concentrato in una campagna televisiva furba, smaliziata, per i tempi all’avanguardia. C’è questo e molto altro in No-I giorni dell’arcobaleno. Ci sono slogan popolari (Chi-Chi-Chi-le-le-le-viva Chile) storpiati dagli oppressori (Chi-Chi-Chi-le-le-le-Pinochet). Ci sono le lugubri illusioni del fronte del sì:“Gli Stati Uniti sono con noi” (ma la lunga notte voluta da Kissinger era passata). Ci sono riferimenti a una quotidianità temuta, come le code per le distribuzioni di cibo, create ad arte nei primi anni Settanta per esasperare la popolazione e facilitare il golpe militare. Ci sono le immagini della visita pastorale più incomprensibile e discussa nel pontificato di Giovanni Paolo II. C’è la vocetta ridicola dell’uomo mediocre che pose fine a una democrazia, quella cilena, dalla storia a tratti incerta ma di lungo corso. C’è anche la violenza - come potrebbe essere altrimenti? - ma meno esplicita che in altre pellicole a tema. Il referendum dell’88, in effetti, si tenne quando il periodo più buio per il Cile era finito. Così il film di Larrain, con grande coerenza, solo in pochi momenti indugia sulla spettacolarità di azioni brutali. Si concentra, invece, sulle difficoltà culturali incontrate dalla campagna per il no, sulle pressioni psicologiche, sulla percezione di una minaccia costante, sul ricatto del “lavora per il sì o non lavorerai più”, peraltro esercitato su un creativo di buona fortuna negli anni della dittatura. NO semplicismi, NO scorciatoie, NO retorica. Bell’esempio di cinema civile.
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