Indignados

La giovane Betty si salva dal naufragio dell'ennesima carretta del mare carica di profughi dall'Africa. È giunta sulle coste della Grecia proprio nel momento in cui la società ellenica sta precipitando nella più grave crisi della sua storia recente. Betty invia a casa comunicazioni rassicuranti ma il suo status di clandestina la costringe a peregrinare senza un approdo neppure lontanamente sicuro. Decide allora di imbarcarsi (ancora come clandestina) su una nave da crociera e di raggiungere la Spagna dove è in atto una forma di protesta simile alla greca: quella degli Indignados. Betty si unirà alle manifestazioni ma il suo futuro non sembra roseo, nonostante la sua ostinata fiducia nel futuro.
Tony Gatlif ha sempre avuto, con il suo cinema, una particolare attenzione verso gli emarginati, verso coloro che non contano nulla per chi regge le sorti delle società e dell'economia. Non poteva quindi non interessarsi al pamphlet di 30 pagine intitolato "Indignatevi!" del novantatreenne Stéphane Hessel il quale, rivendicando il suo passato di partigiano, invita i giovani e i meno giovani a non accettare passivamente il percorso che il Dio mercato sembra aver tracciato in maniera irrevocabile per il mondo globalizzato. Seguendo l'odissea della giovane Betty (la cui speranza nel futuro non è frutto di ingenuità ma ancora a cui aggrappare la propria esistenza) Gatlif continua la sua opera di documentarista interessato alla commistione con la finzione. Le riprese delle manifestazioni greche si alternano con i tentativi della ragazza impegnata a tentare di dare un senso al proprio abbandono del villaggio natio. Il ritmo delle immagini si fonde con quello della musica che quasi domina il suo cinema. Dove però emerge (non sapremmo dire quanto consapevolmente) una dura verità è nella parte girata in Spagna. Lì Emmy non si sente più marginalizzata. L'incontro con una coetanea dinamica e impegnata che le insegna gli slogan dei manifestanti la fa sentire parte di un movimento di cui il regista sostiene le tesi anche con sovrimpressioni che ne traducono le parole d'ordine. Passato però l'entusiasmo della presenza di massa in piazza la giovane africana si ritrova sola. Non ci sono ragazze solari disponibili a farsi carico della sua presenza, ad offrirle un aiuto (anche se solo parziale e temporaneo). Betty, che nel momento dell'entusiasmo della partecipazione di massa aveva gettato via la borsa con le sue poche cose, ha ancor meno di prima. La solidarietà si è consumata nel 'gesto' politico collettivo senza riuscire a concretizzarsi nella mano tesa alla singola persona. Se fosse così significherebbe che il danno è ancora più enorme di quanto potrebbe sembrare perché sono state intaccate nel profondo anche le coscienze di coloro che si indignano. Non è una bella prospettiva. 