renato volpone
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lunedì 16 aprile 2012
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senza pietà
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Il film comincia con riprese ravvicinate, forse troppo, inquadature basse che non lasciano respiro allo sguardo, si teme la manipolazione delle immagini per far colpo sullo spettatore, visto il tema trattato, ma il racconto di questo "orrore dello Stato" si sviluppa lentamente, con scene temporalmente disgiunte che si riuniscono man mano nella costruzione della vicenda in tutta la sua drammaticità. Il regista e gli attori riescono a rendere tutta la gravità e, ripeto, l'orrore della situazione: chi dovrebbe difendere la legge e gli uomini diviene carnefice impunito: il dolore dei manganelli ti entra nelle ossa e te lo porti anche fuori dal cinema con il terrore che hai letto negli occhi dei ragazzi.
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Il film comincia con riprese ravvicinate, forse troppo, inquadature basse che non lasciano respiro allo sguardo, si teme la manipolazione delle immagini per far colpo sullo spettatore, visto il tema trattato, ma il racconto di questo "orrore dello Stato" si sviluppa lentamente, con scene temporalmente disgiunte che si riuniscono man mano nella costruzione della vicenda in tutta la sua drammaticità. Il regista e gli attori riescono a rendere tutta la gravità e, ripeto, l'orrore della situazione: chi dovrebbe difendere la legge e gli uomini diviene carnefice impunito: il dolore dei manganelli ti entra nelle ossa e te lo porti anche fuori dal cinema con il terrore che hai letto negli occhi dei ragazzi. Uomini dello Stato hanno camuffato la verità e colpito persone innocenti senza pietà, con la cattiveria e il sadismo dei peggiori esempi storici. Grande film, grande coraggio, tanto che gli si perdona piccole manchevolezze e lo si consiglia VIVAMENTE alla visione di TUTTI.
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flyanto
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lunedì 16 aprile 2012
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i fatti della tremenda incursione nella scuola dia
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Film documentario sull'incursione nel corso del vertice del G8 avvenuto a Genova da parte della Polizia dentro la scuola Diaz, adibita a dormitorio, dove vennero pestati ed arrestati tutti i manifestanti "no global" che vì avevano presso alloggio. Asciutto, ben diretto e teso ovviamente a non far dimenticare quelle pagine "nere" della storia.
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marezia
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lunedì 16 aprile 2012
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da mostrare insieme a "black block"
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Grazie Rai3. Le parole sono state forse anche più dure, davvero IMPRESSIONANTI. E impressionanti le informazioni di coda. Tutti più o meno in sella e qualcuno (De Gennaro) addirittura in pole, PAZZESCO...
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bull73
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domenica 15 aprile 2012
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non dimenticare ma non demonizzare.
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un film ottimamente realizzato, se lo si valuta per il limite temporale dei fatti descritti, ovvero nel vergognoso epilogo di quel famigerato G8 di Genova. Intendo per limite temporale il fatto della non descrizione di quello che accadde nei giorni precedenti al massacro della Diaz . Premettendo che non vi è giustificazione possibile per le racapriccianti azioni delle forze dell'ordine di quella notte, mi è sempre sembrato importante capire il perchè di tanta ingiustificata violenza. Nei giorni precedenti la città , come tutti sanno, venne devastata e le forze dell'ordine subirono oltre alla violenza dei manifestanti anche altri fattori negativi che assommandosi innalzarono il livello dello stress all'inverosimile.
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un film ottimamente realizzato, se lo si valuta per il limite temporale dei fatti descritti, ovvero nel vergognoso epilogo di quel famigerato G8 di Genova. Intendo per limite temporale il fatto della non descrizione di quello che accadde nei giorni precedenti al massacro della Diaz . Premettendo che non vi è giustificazione possibile per le racapriccianti azioni delle forze dell'ordine di quella notte, mi è sempre sembrato importante capire il perchè di tanta ingiustificata violenza. Nei giorni precedenti la città , come tutti sanno, venne devastata e le forze dell'ordine subirono oltre alla violenza dei manifestanti anche altri fattori negativi che assommandosi innalzarono il livello dello stress all'inverosimile. Parlo ad esempio dell'intensa afa estiva, dei turni di lavoro doppi e tripli sempre in piedi e imbardati con tute ed equipaggiamenti ingombranti e pesanti, pasti consumati in fretta e ad orari improponibili e conseguenti ore di sonno ridotte ed insufficienti al recupero psicofisico. Questo per dare significato alla frase del funzionario che nel film, nella riunione in Questura, dice " io i miei non li tengo più". Quella frase era dettata dalla consapevolezza di ciò che sarebbe successo con il metodo d'intervento ordinato dalle "alte sfere", peraltro giustificato pretestuosamente da un'aggressione ad una camionetta della Polizia che transitava davanti alla Diaz in maniera provocatoria. Quello che accadde quella notte non è stato altro che un'orrenda macchinazione della politica, che usò la Polizia per dare un segnale e una "lezione" ai manifestanti per le devastazioni subite dalla città. Purtroppo tutto tragicamente sfuggì di mano. Di sicuro gli alti "papaveri" non hanno pagato, chi materialmente agì verrà salvato dalla prescrizione dei reati mentre chi ha pagato, sta pagando e pagherà sarà sempre l'immagine delle forze dell'ordine, che pur perfettibili essendo composte da esseri umani e non da macchine, sarà macchiata per sempre da una delle pagine più tristi e buie della Repubblica Italiana.
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paulblack
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domenica 15 aprile 2012
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uno spezzone di violazione dei diritti
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film che ripercorre uno dei capitoli più tristi della nostra democrazia; diritti fondamentali annientati in una notte, e giustizia non ancora giunta al suo completamente. La violenza e gli errori si fondono con un'Italia che promuove chi sbaglia. Film ben fatto, e per tutti coloro che lamentano solo film di politica, io ricordo che la cultura e la conoscenza è l'unica arma che ci è rimasta.
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papetti
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domenica 15 aprile 2012
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violenza a tutto spiano
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Ho trovato questo film veramente ben realizzato. Sicuramente nato sotto la stella di una produzione di altissimo livello dalla propensione internazionale.
Tuttavia l'unico messaggio che emerge da questo film è che le forze dell'ordine sono "infami", sono nostre nemiche e dobbiamo guardarci da loro. Un messaggio inaccettabile figlio dell'assenza del contesto su cui inserire l'avvenimento Diaz. Vorrei però chiarirmi, non voglio giustificare quello che è successo, un avvenimento vergognoso e non accettabile in una democrazia occidentale, modello a cui l'italia aspira evidentemente ancora a diventare. Ma un film che spiega l'irruzione alla Diaz come una reazione ad una bottiglietta lanciata contro una camionetta della polizia e fracassata a terra mi sembra veramnete inaccettabile.
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Ho trovato questo film veramente ben realizzato. Sicuramente nato sotto la stella di una produzione di altissimo livello dalla propensione internazionale.
Tuttavia l'unico messaggio che emerge da questo film è che le forze dell'ordine sono "infami", sono nostre nemiche e dobbiamo guardarci da loro. Un messaggio inaccettabile figlio dell'assenza del contesto su cui inserire l'avvenimento Diaz. Vorrei però chiarirmi, non voglio giustificare quello che è successo, un avvenimento vergognoso e non accettabile in una democrazia occidentale, modello a cui l'italia aspira evidentemente ancora a diventare. Ma un film che spiega l'irruzione alla Diaz come una reazione ad una bottiglietta lanciata contro una camionetta della polizia e fracassata a terra mi sembra veramnete inaccettabile. E Santamaria, immancabile stereotipo del carabiniere buono, è il contentino per poter dire "avete visto, 350 Carabineri sono tutti assetati di sangue ma non sono proprio tutti così, ce ne sta pure uno buono!". Ripeto manca il contesto: nessuno perde tempo a descrivere la guerriglia che invaso le strade di Genova per tentare di sovvertire un vertice internazionale, nessuno perde tempo nel descrivere la situazione politica, le critiche alla gestione dell'ordine pubblico, la reazione dei vertici politici e militari.
Un film di cui ti rimangono in testa soltanto le scene di cruda violenza, di una violenza talmente forte da risultare quasi inguardabile e che avrebbe giustificato una ventina di morti e quattrocento feriti. Mentre i dati ufficiali parlano di quarantotto feriti... Un film con tanta violenza e poca sostanza, che ci spiega solo quanto le "guardie" siano una molla pronta a scattare contro di noi ad un ordine dei superiori. Spero che i responsabili dello scempio alla Diaz finiscano in carcere, ma sono troppo pasoliniano per accettare un film dove passa un messaggio come questo...
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[+] scusa, però...
(di rolando7)
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[+] "sovvertire un vertice internazionale"
(di angelo umana)
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massimiliano morelli
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domenica 15 aprile 2012
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un racconto contro la pulizia
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Non un film politico. Un film di esigenza. Perché, come ben racconta quel ‘Non pulire questo sangue’ sparato nel sottotitolo, l’obiettivo e la cifra meritoria di Vicari stanno proprio nell’ evitare che un Paese troppo avvezzo alla memoria corta, possa mandare in prescrizione anche le sue vergogne recenti.
Nel cinema socio-politico, a cui Diaz è stato forse troppo frettolosamente ascritto, il racconto è spesso sceneggiato dalla storia, va da sé su nastri di trasporto automatici. Piace notare, onore al merito del regista laziale, come invece questo racconto sia autonomo oltre le aspettative, e sia molto meno intriso di politica e social forum, di quanto il battage mediatico preventivo abbia fatto credere e avesse voglia di farci credere.
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Non un film politico. Un film di esigenza. Perché, come ben racconta quel ‘Non pulire questo sangue’ sparato nel sottotitolo, l’obiettivo e la cifra meritoria di Vicari stanno proprio nell’ evitare che un Paese troppo avvezzo alla memoria corta, possa mandare in prescrizione anche le sue vergogne recenti.
Nel cinema socio-politico, a cui Diaz è stato forse troppo frettolosamente ascritto, il racconto è spesso sceneggiato dalla storia, va da sé su nastri di trasporto automatici. Piace notare, onore al merito del regista laziale, come invece questo racconto sia autonomo oltre le aspettative, e sia molto meno intriso di politica e social forum, di quanto il battage mediatico preventivo abbia fatto credere e avesse voglia di farci credere.
Una vicenda che si fa corale e viaggia a stretto gira di posta temporale intorno alla scuola-macelleria, e intorno ai suoi protagonisti, tutti, da Germano a Santamaria, volutamente sotto le righe in favore dell’ epica disfatta del racconto. Di violenza ce n’è, sonora e visiva, ma non è celebrazione ematica splatter, come in un percorso di masturbazione Tarantiniana, è semmai sangue che racconta, che resta incollato alle pareti della Diaz, per farsi guardare da chi c’è arrivato il giorno dopo, e ha provato a raccontarlo al mondo, contro i chiari intenti statali di occultarlo.
Film che scorre veloce, non potrebbe essere diversamente dato il taglio documentaristico e la vicinanza storica del fattaccio brutto genovese, e si fa apprezzare per la sua onestà. Non già contro la Polizia, in modo bieco e faziosamente distorto, semmai contro la Pulizia, della memoria, della testimonianza, del sotterramento nei cassetti di Stato, della polvere sotto i tappeti ministeriali. Tante micro-storie di piccoli uomini, dal vecchio sindacalista CISL, al giornalista assai poco militante, passando per i ragazzi del Media Center, e al manager che non trova un posto migliore dove addormentarsi, tutti annegati per sbaglio nel bagno di sangue incomprensibilmente caduto per errore voluto, addosso alla nostra democrazia.
Ed un film che prende le distanze dal soffocamento dibattuale della fase I del G8, che cita Giuliani, ma non lo tocca più, così come non offre alcun riparo ideologico ai Black Block, se non quello di un piccolo baretto dove anche loro potessero avere paura. Proprio da questa onestà, dalla ricostruzione degli atti processuali fedele ma non strumentalizzata, nasce la sensazione di un lavoro che andava fatto e va visto, perché riempie. Di interrogativi, su una notte di folle interruzione della capacità di intendere e volere degli apparati di pubblica sicurezza di questo Paese, ma anche di rimorso. Per aver vissuto un simile black-out di democrazia, senza che ce ne fossimo accorti in troppi, e per aver permesso che nessuno, prima, con l’ obiettivo trasparente della macchina di Vicari, spazzasse via undici lunghi anni di polvere e oblio dalle nostre coscienze.
Diaz ci ricorda allora di non pulire via quel sangue. Ma anche, ed è quello che fa più male all’uscita di sala, che quel sangue è stato versato. E se le macchie vanno via, le ferite e i perché restano quanto mai aperti e sanguinanti.
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perfetta
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domenica 15 aprile 2012
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un grido che lascia attoniti
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Sono passati quasi 11 anni ma è come se fosse accaduta ieri, questa vicenda che sconvolse l'Italia.
Il film, duro, crudo e doloroso in molti tratti, ha la peculiarità di essere molto realista e di collocare i personaggi in un contorno di vita reale e quotidiana tanto da farceli sentire vicini e famigliari, e quindi da portarci ad entrare in empatia con essi. A volte sembra quasi di essere di fronte ad un documentario.
Credo che tutti si chiedano durante la visione cosa avrebbe provato se si fosse trovato in quella situazione al posto dei giovani attivisti, dei poliziotti, ma anche delle famiglie di quei ragazzi che venivano da tutta Europa e di cui per giorni non si ebbero notizie.
Il film parte da testimonianze reali e dagli atti del processo e si fonda quindi su basi ben solide prescindendo da posizioni politiche, ma piuttosto cercando di dare uno spaccato quanto più vicino alla realtà, e di far sì che lo spettatore attonito decida, prima di giudicare, di approfondire la storia.
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Sono passati quasi 11 anni ma è come se fosse accaduta ieri, questa vicenda che sconvolse l'Italia.
Il film, duro, crudo e doloroso in molti tratti, ha la peculiarità di essere molto realista e di collocare i personaggi in un contorno di vita reale e quotidiana tanto da farceli sentire vicini e famigliari, e quindi da portarci ad entrare in empatia con essi. A volte sembra quasi di essere di fronte ad un documentario.
Credo che tutti si chiedano durante la visione cosa avrebbe provato se si fosse trovato in quella situazione al posto dei giovani attivisti, dei poliziotti, ma anche delle famiglie di quei ragazzi che venivano da tutta Europa e di cui per giorni non si ebbero notizie.
Il film parte da testimonianze reali e dagli atti del processo e si fonda quindi su basi ben solide prescindendo da posizioni politiche, ma piuttosto cercando di dare uno spaccato quanto più vicino alla realtà, e di far sì che lo spettatore attonito decida, prima di giudicare, di approfondire la storia.
Risvegliare gli animi, sconvolgere le coscienze e farci sentire partecipi alla vicenda, è questo il fine primario che il regista si pone, per riportare alla memoria un pezzo della storia dell'Italia ma anche d'Europa e del mondo.
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marezia
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domenica 15 aprile 2012
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de masi miglior critico della settimana
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Ci voleva un sociologo CON GLI ATTRIBUTI per controbattere il tentativo di sponda di gettare fango sul film mettendo in evidenza la sua decontestualizzazione, come se il contesto fossero i black block che con quei poveri ragazzi e ragazze della Diaz NON HANNO AVUTO E NON HANNO NIENTE A CHE FARE! La scelta registica di PUNTARE DRITTO SULL'ORRORE contestualizzando il clima appena all'inizio con le gesta di chi è stato preso a pretesto per colpire POVERI INNOCENTI non è piaciuta a chi sperava di poter puntare su quello per buttarla in politica e per questo si è assistito a considerazioni bizzarre...! GRANDE De Masi e GRANDE Rondi che ne ha fatto un'analisi TECNICA arguta ed INECCEPIBILE.
[+] black-bloc non nella diaz
(di angelo umana)
[ - ] black-bloc non nella diaz
[+] angelo,
(di marezia)
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