anty_capp
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venerdì 27 aprile 2012
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horror senza speranza
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Non solo al termine, ma durante tutta la visione del film, si spera che ci sia un appiglio, una speranza, una giustificazione che spieghi tutto l'orrore in cui noi italiani con questo film ci riflettiamo. Vicari invece non mi ha lasciato una speranza. Nè durante la visione, nè al termine quando attonito e distorto nell'espressione del volto mi sono alzato e sono uscito dalla sala. Il film non lascia respiro a tal punto che spesso ho provato pena e paura che il regista mi facesse tornare nelle scene più crude che mi aveva appena fatto abbandonare. Se da un lato la verità mi ha inorridito e mi ha fatto odiare con ribrezzo il soggetto istituzionale carnefice, dall'alto con più calma e freddezza mi sono chiesto come si sia potuto permettere questo regista di destabilizzare in questo modo la mia fiducia nello stato in cui vivo.
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Non solo al termine, ma durante tutta la visione del film, si spera che ci sia un appiglio, una speranza, una giustificazione che spieghi tutto l'orrore in cui noi italiani con questo film ci riflettiamo. Vicari invece non mi ha lasciato una speranza. Nè durante la visione, nè al termine quando attonito e distorto nell'espressione del volto mi sono alzato e sono uscito dalla sala. Il film non lascia respiro a tal punto che spesso ho provato pena e paura che il regista mi facesse tornare nelle scene più crude che mi aveva appena fatto abbandonare. Se da un lato la verità mi ha inorridito e mi ha fatto odiare con ribrezzo il soggetto istituzionale carnefice, dall'alto con più calma e freddezza mi sono chiesto come si sia potuto permettere questo regista di destabilizzare in questo modo la mia fiducia nello stato in cui vivo. Nessun film di recente (nemmeno l'ottimo Polisse) mi ha generato o meglio ancora causato una tale convivenza di emozioni contrastanti ed intense. Bravo e bestiale Vicari nel raccontare qualcosa che purtroppo stavolta è realtà. L'orrore narrato in Diaz non si può arginare con la fantasia come con i film del terrore. Da giovane non ho dormito dopo aver visto "Profondo Rosso". Ora purtroppo mi tocca stare sveglio convivendo con una pagina della nostra storia di italiani di cui mi vergogno e mi tocca anche dormirci sopra. Da far visionare a quanta più gente è possibile.
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[+] fa male al cure
(di lalli)
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[+] orrore che non si può arginare....
(di michela siccardi)
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elisas
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giovedì 26 aprile 2012
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il film che non finisce mai....
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se guardi un film e due giorni dopo continua a girarti per la testa, continua ad essere presente nei tuo sonno, continua a farti incazzare e continua a farti paura, a farti pensare che chiunque avrebbe potuto essere là......hai visto Diaz!!!!
[+] esatto
(di gallonemichele)
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[+] precisazione
(di lalli)
[ - ] precisazione
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lo schiavo taita
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giovedì 26 aprile 2012
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oggi è il 25 aprile
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Oggi è il 25 aprile. Ho scelto di vedere questo film oggi, a Pesaro, dove, nella cerimonia di commemorazione del 25 aprile, era presente il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Non è possibile dare giudizi a film di questo genere. A mio parere non si può dire "bello" a un film che ti racconta un fatto di cronaca. Si può fare una valutazione sulla regia (direi ottima), sulla sceneggiatura (buona), sulla recitazione degli attori (tutti bravi, ma soprattutto tutti coinvolti nella storia alla quale hanno dato il loro contributo, alla loro immedesimazione nel ruolo svolto, anche la se la parte era piccola). Se il regista ci voleva colpire, lo ha fatto e ci è riuscito. Ha colpito dove fa più male, senza pietà, esattamente come i poliziotti del film.
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Oggi è il 25 aprile. Ho scelto di vedere questo film oggi, a Pesaro, dove, nella cerimonia di commemorazione del 25 aprile, era presente il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Non è possibile dare giudizi a film di questo genere. A mio parere non si può dire "bello" a un film che ti racconta un fatto di cronaca. Si può fare una valutazione sulla regia (direi ottima), sulla sceneggiatura (buona), sulla recitazione degli attori (tutti bravi, ma soprattutto tutti coinvolti nella storia alla quale hanno dato il loro contributo, alla loro immedesimazione nel ruolo svolto, anche la se la parte era piccola). Se il regista ci voleva colpire, lo ha fatto e ci è riuscito. Ha colpito dove fa più male, senza pietà, esattamente come i poliziotti del film. Ogni manganellata, ogni pugno, ogni schiaffo, hanno colpito anche chi era in sala. Alla fine del film, una cosa che mi ha colpito, è stato il fatto che nessuno degli spettatori riusciva ad alzarsi dalla poltrona. Tutti eravamo lì a guardare i titoli di coda che scorrevano senza leggerli. Non mi era mai successo di vedere una cosa del genere in un cinema alla fine di un film. Credo che il regista sia riuscito a rendere bene ciò che è successo nella scuola Diaz, mostrando i fatti secondo quanto raccolto dalle carte processuali, ma anche non mostrandoli, lasciando così all'immaginazione di chi assisteva. Per me, che già allora mi ero documentato attraverso le cronache dei giornali, è stata comunque dura assistere a quei fatti. Mi sono tornati in mente i racconti di chi ha vissuto l'era fascista, quando l'uso del manganello a discrezione, era consentito dalla legge, per sopprimere ciò che non stava bene al regime. Oggi è il 25 aprile, ma non mi sento di festeggiare la liberazione
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dillinger
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mercoledì 25 aprile 2012
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necessario ma non riuscito
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Pur essendo un film che andava fatto, come denuncia di quanto fatto ma soprattutto di quanto NON FATTO (esecuzione delle condanne, pene esemplari ma soprattutto rimozione dagli incarichi pubblici degli autori) ciò non ostante il film non è riuscito. Velleità artistiche(ralenti e montaggio destrutturato) vuote di senso, personaggi e loro funzioni a mala pena accennati (Germano, la poliziotta dubbiosa, i tre ragazzi scampati), reticenze( la morte di Giuliani, gli scontri e l'esasperazione delle forze dell'ordine), compiacimenti. La sensazione è che Vicari si sia concentrato solo sulla spettacolarizzazione della violenza e si sia disinteressato dell'analisi delle cause e dei personaggi.
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Pur essendo un film che andava fatto, come denuncia di quanto fatto ma soprattutto di quanto NON FATTO (esecuzione delle condanne, pene esemplari ma soprattutto rimozione dagli incarichi pubblici degli autori) ciò non ostante il film non è riuscito. Velleità artistiche(ralenti e montaggio destrutturato) vuote di senso, personaggi e loro funzioni a mala pena accennati (Germano, la poliziotta dubbiosa, i tre ragazzi scampati), reticenze( la morte di Giuliani, gli scontri e l'esasperazione delle forze dell'ordine), compiacimenti. La sensazione è che Vicari si sia concentrato solo sulla spettacolarizzazione della violenza e si sia disinteressato dell'analisi delle cause e dei personaggi. Voto come documento di denuncia:10. Voto come film: 5.
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remo85
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mercoledì 25 aprile 2012
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bastardi
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BASTARDI! Ecco casa vorresti gridare a quei poliziotti che hanno compiuto il massacro alla Diaz! E se fossero stati i loro figli? Bastardi, mille volte bastardi! Finalmente all'orizzonte un autore che utilizza il medium cinematografico per compiere una ferocia denucia e al contempo far luce su uno degli episodi più brutti della nostra recente storia contemporanea, mentre i politici, di ogni schieramento, volevano farcelo dimenticare. Il film ha anche un altro pregio, non scade in quell'estetica della perversione,o del bieco voyeurismo, le violenze sui ragazzi a Bolzaneto, soprattutto sul ragazzo tedesco sono lasciate all'intuizione! Restituendoci ad ogni modo la drammaticità degli eventi accaduti.
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BASTARDI! Ecco casa vorresti gridare a quei poliziotti che hanno compiuto il massacro alla Diaz! E se fossero stati i loro figli? Bastardi, mille volte bastardi! Finalmente all'orizzonte un autore che utilizza il medium cinematografico per compiere una ferocia denucia e al contempo far luce su uno degli episodi più brutti della nostra recente storia contemporanea, mentre i politici, di ogni schieramento, volevano farcelo dimenticare. Il film ha anche un altro pregio, non scade in quell'estetica della perversione,o del bieco voyeurismo, le violenze sui ragazzi a Bolzaneto, soprattutto sul ragazzo tedesco sono lasciate all'intuizione! Restituendoci ad ogni modo la drammaticità degli eventi accaduti.
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matteolago
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martedì 24 aprile 2012
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la festa della liberazione
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Ho scelto di andare al cineforum a vedere DIAZ con i miei giovani cugini. Entrambi nel pieno dell'adolescenza, entrambi con una coscienza politica del tutto embrionale.
Mi piace pensare che possano formarsi un'idea di stato non legata alla Tv propagandistica, alle altrettanto propagandistiche parole dei nostri genitori. Tutti troppo impegnati a pulire via il sangue di stato. Il Ruby-gate suscita indignazione e prese di posizione. Mentre parole come "Diaz", "Piazza Fontana", "Piazza della Loggia", "stragismo", "anni di piombo" e così via perdono importanza e scalpore. Non voglio che i miei cuginetti crescano con la disillusione tipica di questo secolo - tanto in Italia si insabbia tutto... -
Mi chiedo come possiamo pensare di abitare in un paese libero quando ancora accettiamo inermi simili verdetti giudiziari e umiliazioni istituzionali.
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Ho scelto di andare al cineforum a vedere DIAZ con i miei giovani cugini. Entrambi nel pieno dell'adolescenza, entrambi con una coscienza politica del tutto embrionale.
Mi piace pensare che possano formarsi un'idea di stato non legata alla Tv propagandistica, alle altrettanto propagandistiche parole dei nostri genitori. Tutti troppo impegnati a pulire via il sangue di stato. Il Ruby-gate suscita indignazione e prese di posizione. Mentre parole come "Diaz", "Piazza Fontana", "Piazza della Loggia", "stragismo", "anni di piombo" e così via perdono importanza e scalpore. Non voglio che i miei cuginetti crescano con la disillusione tipica di questo secolo - tanto in Italia si insabbia tutto... -
Mi chiedo come possiamo pensare di abitare in un paese libero quando ancora accettiamo inermi simili verdetti giudiziari e umiliazioni istituzionali. Dopo 38 anni Piazza della Loggia ha i suoi innocenti, come li ha avuti Piazza Fontana.
Domani è il 25 aprile. Festa della Liberazione. Sarebbe altrettanto bello pensare se ci siamo veramente liberati. Se il fascismo non è stato sostituito a qualcosa di ancor più viscerale e subdolo. Se pensare che non valga la pena combattere perchè gli organi di controllo non solo mancano, ma a volte sparano pure non sia il nuovo fascismo, da tempo insediato nelle nostre case.
Un sentito grazie a regista e produttori.
Consiglio questo film a chi espone i tricolori in onore dei nostri militari rapiti o uccisi nelle guerre, dimenticando che spesso i civili compiono atti più eroici, perchè senza medaglie e spesso senza stipendio.
Gradirei se qualcuno mi spiegasse perchè non si sarebbe parlato della Scuola Diaz senza questo film. Di Piazza Fontana senza "Romanzo di una strage". Di Peppino Impastato senza "I Cento Passi". Di camorra senza "Gomorra". E probabilmente non si parlerà di Rossella Urru prima che qualche produttore cinematografico la trovi una storia affascinante. E così via.
E così, viva l'Italia. Viva il 25 Aprile.
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[+] matteo
(di lalli)
[ - ] matteo
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ilaria mattei
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martedì 24 aprile 2012
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un film necessario
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"La più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale" – Amnesty International.
E non solo. In quel 21 luglio 2001 la democrazia, già precedentemente sospesa, viene ridotta in frantumi, come suggerisce la bottiglietta di vetro con la quale Daniele Vicari apre il suo film, e che ritorna più volte come una sorta di leit-motiv, filo conduttore o simbolico punto di partenza della vicenda, emblema dell' assurda distruzione che caratterizzò le giornate del Genoa Social Forum.
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"La più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale" – Amnesty International.
E non solo. In quel 21 luglio 2001 la democrazia, già precedentemente sospesa, viene ridotta in frantumi, come suggerisce la bottiglietta di vetro con la quale Daniele Vicari apre il suo film, e che ritorna più volte come una sorta di leit-motiv, filo conduttore o simbolico punto di partenza della vicenda, emblema dell' assurda distruzione che caratterizzò le giornate del Genoa Social Forum.
Vetri rotti, ossa rotte, diritti umani fatti a pezzi. E Vicari ricostruisce la follia di quel 21 Luglio proprio rimettendo insieme i pezzi delle vicende di singole persone che trovano un comune, tragico epilogo all'interno della scuola-mattatoio Diaz, e poi nella caserma-carcere di Bolzaneto, e lo fa a partire dagli atti processuali, dalle testimonianze, dalle immagini girate nel delirio dei quei giorni.
I protagonisti-vittime sono il giornalista Luca (Elio Germano), l'anziano militante della Cgil Anselmo, la tedesca Alma (Jennifer Ulrich) picchiata nella Diaz e torturata nella caserma di Bolzaneto, i due anarchici francesi rifugiatisi in un bar. E poi i tedeschi Bea e Ralf, che pensano già al ritorno, e il francese Nick, a Genova per un seminario. Ma c'è anche il vice-questore Max Flamini (Caludio Santamaria), in disaccordo sulla gestione della situazione da parte della polizia, ma comunque colpevole (nella relatà è Michelangelo Forunier, vice questore dell'epoca, che definirà la Diaz "una macelleria messicana").
Con estrema lucidità e ottima tecnica cinematografica il regista inchioda lo spettatore alla poltrona, lo trascina nella vicenda viva con un sapiente uso delle immagini di repertorio, che si rispecchiano e rifluiscono senza soluzione di continuità in quelle ricreate sul set, e con continui flashback e salti temporali, in un ritmo serrato che non concede tregua. E quando l'epilogo è ormai imminente, quando 300 macellai travestiti da rappresentanti delle forze dell'ordine sfondano il portone della Diaz, la sensazione è quella terribile di non avere più scampo: per le vittime dentro la scuola, indifese contro la furia sanguinaria dei "tonfa", intrappolate senza alcuna via di fuga, destinate a vivere un incubo che continuerà nella caserma di Bolzaneto; e per noi dentro la sala cinematografica, indifesi contro l'orrore di quel massacro insensato e la vergogna di quella fredda pianificazione da parte del potere istituzionale, che si fabbrica alibi e giustificazioni, anche noi senza più vie di fuga da uno scempio che ha scritto una delle pagine più infami della nostra storia.
Nella sua intensa ricostruzione Vicari sfiora soltanto il tema delle responsabilità politiche, perchè l'intenzione non è quella di dare risposte, ma di tenere vive le molte domande, fra cui le più immediate: come è potuto accadere? e perchè tutti i colpevoli sono rimasti al loro posto?
Un film coraggioso, dall'alto valore di testimonianza storica, da vedere per riflettere, per non dimenticare e per mantenere alta quell' indignazione che di fronte a fatti così terribili ci identifica come esseri umani. E per impedire che accada ancora.
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chaoki21
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martedì 24 aprile 2012
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un colpo al cuore questo film. indimenticabile.
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Mi capita sempre più raramente di rimuginare su un film ore dopo averlo visto. Diaz ti fa arrabbiare, soffrire, ti fa chiedere "com'è stato possibile?"
Diaz va fatto vedere, va promosso non per condannare qualcuno ma per non dimenticare.
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pepito1948
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martedì 24 aprile 2012
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i vetri infranti
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Il vetro può significare tante cose. Un cristallo di Boemia, un colorato manufatto di Murano, una bottiglia di Coca Cola, una finestra…. In ogni caso vetro significa trasparenza, e trasparenza richiama pulizia, nitidezza, limpidezza e, per estensione, tutto ciò che si può ricondurre a queste proprietà, come il rispetto delle regole, la correttezza e quindi la democrazia. Una bottiglietta vuota che lentamente sale e poi scendendo si schianta a terra o contro qualcos’altro in un contesto di guerra, in una rappresentazione filmica vuol dire che qualcosa di trasparente e di maledettamente importante si è rotto, è andato in mille pezzi. Similmente in frantumi, sotto una gragnola di colpi contundenti, vanno i vetri delle finestre di una scuola, luogo simbolo in cui i ragazzi vengono forniti degli strumenti per diventare protagonisti di se stessi e, spesso, del futuro della società.
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Il vetro può significare tante cose. Un cristallo di Boemia, un colorato manufatto di Murano, una bottiglia di Coca Cola, una finestra…. In ogni caso vetro significa trasparenza, e trasparenza richiama pulizia, nitidezza, limpidezza e, per estensione, tutto ciò che si può ricondurre a queste proprietà, come il rispetto delle regole, la correttezza e quindi la democrazia. Una bottiglietta vuota che lentamente sale e poi scendendo si schianta a terra o contro qualcos’altro in un contesto di guerra, in una rappresentazione filmica vuol dire che qualcosa di trasparente e di maledettamente importante si è rotto, è andato in mille pezzi. Similmente in frantumi, sotto una gragnola di colpi contundenti, vanno i vetri delle finestre di una scuola, luogo simbolo in cui i ragazzi vengono forniti degli strumenti per diventare protagonisti di se stessi e, spesso, del futuro della società. In una notte di 11 anni fa la democrazia andò in frantumi, e le sue schegge, ormai inerti, si sparsero taglienti ed arrossate in una città che sembrava Santiago ed i suoi orrori di quasi 40 anni fa. La Costituzione, quella che conta, quella che non ammette deroghe, quella che parla di uomini, di diritti, di tutele, fu stracciata, bruciata, umiliata. Dalle finestre di quella scuola entrò uno tsunami di violenza e di brutalità che non si fermò davanti a niente e a nessuno, non davanti al sangue che si rapprendeva su cose e persone, non davanti al vecchio militante sindacale o all’imprenditore che si trovavano lì per caso, non davanti alla ragazza piagata che, con le cosce insanguinate, chiedeva alla sua aguzzina un assorbente che le fu sprezzantemente negato e sostituito con un foglio raggomitolato di giornale. Non rimase un solo vetro intatto in quella scuola devastata dalla violenza inarrestabile di chi vince e non sa accontentarsi della vincita e vuole vincere e vincere ancora, salvo due bottiglie incendiarie che nessuno aveva visto prima. Garage Olimpo, la notte delle matite spezzate, lo stadio di Santiago; mille immagini si accavallano mentre i rumori amplificati che parlano di sofferenza, di oggetti spaccati, di insulti, di trappole per topi tolgono spazio a qualsiasi riparo psicologico come la possibilità che forse non è andata proprio così, forse è finzione cinematografica, forse era solo una reazione ad una violenza precedente. Quella notte furono massacrati i corpi di 90 persone ma anche altre cose immateriali, ma non per questo meno importanti come le idee, i diritti, la solidarietà, la speranza che gli autori di tutto questo –dai mandanti ai progettisti, agli organizzatori, agli esecutori, ai fiancheggiatori, ai sobillatori, alle improvvisate claques per le strade cittadine- si vergognassero e chiedessero scusa. I misfatti divennero legali azioni di pulizia, il Potere si affacciò in televisione per inscenare una recita rassicurante, la sabbia lentamente coprì tutto tranne alcune cuspidi, troppo alte e visibili per scomparire. La Costituzione fu pazientemente ricomposta, ma rimasero le piccole crepe come di un prezioso foglio di pergamena rimasto a lungo piegato. E la bottiglia di vetro? Fu ricomposta anche quella, ma, si sa, il vetro è fragile e potrebbe ricadere….Tutto questo ci fa vedere, sentire, ascoltare, toccare, evocare il film perfetto (comprese le illuminanti didascalie finali) di Vicari e di un coraggioso produttore, Domenico Procacci, di cui si parla poco ma senza il quale molte opere di denuncia sociale non potrebbero vedere la luce. Se la Diaz non può diventare il museo della memoria della violenza di Stato, questo film ne è una degna rappresentazione virtuale e multisensoriale, ed è bene che venga visionato da tutti coloro che non vogliono dimenticare o ignorare. E che vogliono contribuire a disincrostare e rendere di nuovo trasparenti tutti i vetri della nostra fragile democrazia.
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andrea'70
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martedì 24 aprile 2012
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macelleria italiana
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Film importante e da vedere,per ricordare che in un paese democratico pochi anni fa si vissero scene da dittatura sudamericana.Non è un film perfetto forse ma potente e che colpisce forte allo stomaco soprattutto quando si pensa che la storia che racconta non è inventata come i 'Guerrieri della notte' o 'Fuga da New York' ma vera.L'Italia e gli italiani sono migliori della classe politica e dirigente che li governa da decenni,speriamo di liberarcene presto!(sempre democraticamente,of course!).Da sottolineare anche il grande risultato tecnico e formale oltre a quello importantissimo del contenuto.Keep the Faith in Democracy!
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