derriev
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venerdì 16 novembre 2012
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più documentario che film
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"Diaz - Non pulite quel sangue" come film ha un limite; invece come documentario sarebbe valido... ma documentario non è.
La trama: i sanguinosi avvenimenti del G8 di Genova del 2001, visti attraverso le esperienze di una decina di personaggi delle opposte fazioni: dimostranti e Polizia nella scuola Diaz.
Il film non segue la struttura classica, dato che parla di tante storie ma non ne approfondisce nemmeno una, e come tale potrebbe essere un documentario, che conserva in se questa facoltà, ovvero quella di passare dall'una all'altra.
Così, con buona pace del regista, bisogna ammettere che "Diaz" manca uno degli obiettivi intrinseci del Cinema: l'immedesimazione dello spettatore.
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"Diaz - Non pulite quel sangue" come film ha un limite; invece come documentario sarebbe valido... ma documentario non è.
La trama: i sanguinosi avvenimenti del G8 di Genova del 2001, visti attraverso le esperienze di una decina di personaggi delle opposte fazioni: dimostranti e Polizia nella scuola Diaz.
Il film non segue la struttura classica, dato che parla di tante storie ma non ne approfondisce nemmeno una, e come tale potrebbe essere un documentario, che conserva in se questa facoltà, ovvero quella di passare dall'una all'altra.
Così, con buona pace del regista, bisogna ammettere che "Diaz" manca uno degli obiettivi intrinseci del Cinema: l'immedesimazione dello spettatore.
Da questo punto di vista, però, risulta un'operazione magistrale: "Diaz" trasporta da uno scenario all'altro con la facilità e rapidità di una enorme "dolly" sospesa nel tempo e nello spazio di quei giorni di Genova.
Ma lo scotto da pagare è quello di avere l'impressione di, appunto, "solo" un reportage, perquanto di notevole e accurata fattura.
Le scene del pestaggio nella scuola sono crude ed efferate, come è giusto che possano essere rappresentate.
Un'opera robusta ed apprezzabile e alla fine che sia o non sia Cinema, non è questo il punto.
Data la gravità dei fatti, l'importante è che "Diaz" sia.
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tanus78
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mercoledì 24 ottobre 2012
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meno male che è stato fatto
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Un film di questo tipo, un film dannatamente importante per la nostra storia recente, non può che essere anche un film politico. "Politico" nel dare almeno una parziale chiave di lettura politica dei fatti al di là della semplice cronaca dei "fatti". Invece no. La polemica è contestuale al lancio e aiuta (com'è ovvio) la pubblicità. Regia e produzione (san Procacci, meglio lui che niente) si difendono contro gli attacchi degli Agnoletto che li accusano di non aver fatto chiaramente i nomi dei Fini dell'epoca.
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Un film di questo tipo, un film dannatamente importante per la nostra storia recente, non può che essere anche un film politico. "Politico" nel dare almeno una parziale chiave di lettura politica dei fatti al di là della semplice cronaca dei "fatti". Invece no. La polemica è contestuale al lancio e aiuta (com'è ovvio) la pubblicità. Regia e produzione (san Procacci, meglio lui che niente) si difendono contro gli attacchi degli Agnoletto che li accusano di non aver fatto chiaramente i nomi dei Fini dell'epoca. Ma dobbiamo essere obiettivi: siamo mica negli USA o in Europa dove in un'opera dell'ingegno puoi fare i nomi dei leader ancora in giro? No, siamo in Italia e ai Fini di allora non corrispondono gli istituzionali Fini di oggi, terze cariche dello stato.
Questo film è quasi un docu-film, pesantemente scandito dai colpi dei manganelli e dalle grida delle vittime. Lo Stato appare vero, inetto e cattivo. E' rappresentato non dalle istituzioni (per le ragioni di cui sopra) ma dalla più bassa manovalanza, dalla carne da cannone allevata nella cattività delle caserme e priva di qualsiasi lume. Compare, quasi timidamente, anche lo strato burocratico, quello dei funzionari truffaldini e conniventi, meschine figure ma sempre là stanno se non più sù. Fastidiosa ma necessaria al "romanzo" è la figura del poliziotto buono, il Fournier-Santamaria. Luci della ribalta anche per la Polizia Penitenziaria, increduli dal potersi baloccare con i "sovversivi". Infine, per essere anche noi retorici, si può dire che questo film può non essere valutato come tale, deve bastargli l'immenso merito di esistere e di far parlare di sé. Alle tante, troppe teste "pensanti" che costituiscono la domanda dell'industria culturale italiana questo film andrebbe semplicemente imposto, magari con l'utile precisazione che si tratta di fatti veri. Così, tanto per ricordare che la Costituzione è scritta su carta e che la carta, se la maltratti non serve a nulla.
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luca scial�
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mercoledì 17 ottobre 2012
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operazione verità sui fatti del diaz
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Genova, luglio 2001. E' in corso il G8 e la città viene messa ferro e fuoco dai Black block. La polizia si scaglia però sui manifestanti inermi e pacifici e come non bastasse massacra la notte del 21 luglio alla scuola Diaz i ragazzi che vi stavano passando la notte. Convinti che fossero Black block.
Dopo alcuni film minori d'impegno sociale, Daniele Vicari alza l'asticella e gira un film sui fatti consumatisi al Diaz la notte del 21 luglio. Tutto è riportato nel dettaglio, ogni goccia di sangue. Quel sangue che non dovrà essere lavato al fine di ripristinare la verità. Una verità che solo dopo dieci anni è stata portata alla luce, con la sentenza della Cassazione.
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Genova, luglio 2001. E' in corso il G8 e la città viene messa ferro e fuoco dai Black block. La polizia si scaglia però sui manifestanti inermi e pacifici e come non bastasse massacra la notte del 21 luglio alla scuola Diaz i ragazzi che vi stavano passando la notte. Convinti che fossero Black block.
Dopo alcuni film minori d'impegno sociale, Daniele Vicari alza l'asticella e gira un film sui fatti consumatisi al Diaz la notte del 21 luglio. Tutto è riportato nel dettaglio, ogni goccia di sangue. Quel sangue che non dovrà essere lavato al fine di ripristinare la verità. Una verità che solo dopo dieci anni è stata portata alla luce, con la sentenza della Cassazione. Ma ormai tutti i protagonisti al negativo hanno proseguito le proprie carriere in modo indisturbato.
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lindo
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mercoledì 26 settembre 2012
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coscienza pulita
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perchè vedere il film?
perchè ti inchioda al divano e se non conosci bene la storia, quì ti viene spiegata in maniera ABBASTANZA fedele alla realtà.. ABBASTANZA NON DEL TUTTO.
non aggiungo altro sul film, comunque spendo 2 parole in più:
leggendo le varie critiche prima della visione, ero indeciso se vederlo, mi sono fatto coraggio dicendomi "vedilo così potrai giudicare anche tu chi critica".
ecco cio' che mi ha lasciato, premetto che sta scrivendo un uomo di 38 anni, che nella sua vita è passato da tifoso da stadio, manifestante di protesta a celerino, attualmente faccio tutt'altro, sia nella vita privata che nel lavoro.
si tende sempre a dare una colpa alla destra o alla sinistra, dicendo che le forze dell'ordine sono fasciste.
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perchè vedere il film?
perchè ti inchioda al divano e se non conosci bene la storia, quì ti viene spiegata in maniera ABBASTANZA fedele alla realtà.. ABBASTANZA NON DEL TUTTO.
non aggiungo altro sul film, comunque spendo 2 parole in più:
leggendo le varie critiche prima della visione, ero indeciso se vederlo, mi sono fatto coraggio dicendomi "vedilo così potrai giudicare anche tu chi critica".
ecco cio' che mi ha lasciato, premetto che sta scrivendo un uomo di 38 anni, che nella sua vita è passato da tifoso da stadio, manifestante di protesta a celerino, attualmente faccio tutt'altro, sia nella vita privata che nel lavoro.
si tende sempre a dare una colpa alla destra o alla sinistra, dicendo che le forze dell'ordine sono fasciste.. vergonatevi..io ci sono stato e non sono fascista, la maggior parte dei miei colleghi, erano quasi tutti di sinistra..ora lo dico io..BRAVI QUELLI DI SINISTRA!!!
1 gridare "a morte la PS", non giustifica comunque i manifestanti.
2 tirare un'estintore su una camionetta della PS, è da incivili.
3 sparare a chi tira un'estintore, è da mentecatti nonchè malati di superomismo.
4 ribaltare auto, rompere negozi, distruggere una città, è da incivili delinquenti.
5 entrare in una scuola e massacrare gente, è un insulto ai diritti UMANI.
6 creare tafferugli e disordino contro le forze dell'ordine, per poi nascondersi e far incolpare gente innocente, è da vigliacchi e falsi insurrezionalisti.
7 picchiare le donne è da deboli. vergognatevi.
8 lottare contro il sistema in maniera violenta, porta solo scompigli e disastri.
ad ogni azione, corrisponde una reazione.
se mi ferma un poliziotto ed io gli sputo in faccia, lui mi prende a manganellate.
se vado allo stadio ed invece di vedere la partita penso a tirare bottiglie ai poliziotti, loro mi prendono a manganellate.
se vado a manifestare pacificamente, ma poi mi prudono le mani e comincio a spacacre tutto, mi prendono a manganellate.
voi penserete: questo sta dalla parte della polizia!
no..io sto dalla parte della ragione dato che ho vissuto in PIENO LE 2 REALTA'.
perchè giustificate i manifestanti e condannate i poliziotti o carabinieri?
perchè invece di andare a ropère i coglioni in giro spaccando una città, non vi comportate in maniera civile così i polizziotti non agitano i loro manganelli del cazzo e non si sentono dei superuomini.
nessuno ci obbliga a non manifestare o a non andare allo stadio, facciamolo ma in maniera civile, se poi il poliziotto o il carabiniere continua ad agitare il manganello, allora è un'altro paio di maniche.
attenzione, le forze dell'ordine non caricano senza un'ordine ben preciso, lo avete visto in ACAB e in DIAZ, che poi escono fuori dai gangheri con la violenza è un'altro paio di maniche.
per concludere, condanno tutti senza distinzione di ruolo, in primis me, come ex attivista e come ex poliziotto.. fatelo anche voi con voi stessi e le cose sicuramente cambieranno per tutti.
senza offesa per nessuno, mi sono un po' roto i coglioni di tutta questa ipocrisia.
grazie
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enrico omodeo sal�
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mercoledì 4 luglio 2012
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diaz, un istante ricorrente
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interessante vedere Diaz di Vicari in seconda visione in un cinemino ligure. spettatori non militanti, sbigottiti di fronte alla mattanza. nel secondo tempo un ragazzino diceva al suo amico che certe scene erano esagerate; poi alla fine si è ricreduto perchè è apparso che le scene sono state ricostruite basandosi sulla sentenza di secondo grado della corte d'appello di genova. un solo signore, calvo e a torso nudo, sbraitava sulla faziosità del film. io ho amato soprattutto la metafora della bottiglia al rallentatore, che racchiude tutti gli incredibili (ma veri) fatti raccontati in un istante ricorrente. Attimo che si ripete sistematicamente come lo scoccare di un orologio che si muove in modo libero come il montaggio del film.
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interessante vedere Diaz di Vicari in seconda visione in un cinemino ligure. spettatori non militanti, sbigottiti di fronte alla mattanza. nel secondo tempo un ragazzino diceva al suo amico che certe scene erano esagerate; poi alla fine si è ricreduto perchè è apparso che le scene sono state ricostruite basandosi sulla sentenza di secondo grado della corte d'appello di genova. un solo signore, calvo e a torso nudo, sbraitava sulla faziosità del film. io ho amato soprattutto la metafora della bottiglia al rallentatore, che racchiude tutti gli incredibili (ma veri) fatti raccontati in un istante ricorrente. Attimo che si ripete sistematicamente come lo scoccare di un orologio che si muove in modo libero come il montaggio del film.
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michela siccardi
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sabato 16 giugno 2012
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una pagina di storia che storia non può essere
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Definirla una pellicola di “impegno civile” è ridicolmente limitativo, è minimizzare ciò che non può essere ricondotto a misura. Parlare dei fatti del G8 di Genova, narrati in modo ferreo dal regista Vicari, come di una “sospensione del diritto e della democrazia” è perbenismo e bocca lavata. Non si tratta di normatività, di categorie sociali contingenti, di nomos corretto o scorretto: qui è annullato l’universo della politica. “Zoon Politikon” dice Aristotele, l’uomo è un animale politico, nel film non vediamo uomini. Giustizia e ingiustizia sono termini che hanno senso e significato, che possono essere applicati in un contesto di civiltà, di cultura, in una sfera umana.
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Definirla una pellicola di “impegno civile” è ridicolmente limitativo, è minimizzare ciò che non può essere ricondotto a misura. Parlare dei fatti del G8 di Genova, narrati in modo ferreo dal regista Vicari, come di una “sospensione del diritto e della democrazia” è perbenismo e bocca lavata. Non si tratta di normatività, di categorie sociali contingenti, di nomos corretto o scorretto: qui è annullato l’universo della politica. “Zoon Politikon” dice Aristotele, l’uomo è un animale politico, nel film non vediamo uomini. Giustizia e ingiustizia sono termini che hanno senso e significato, che possono essere applicati in un contesto di civiltà, di cultura, in una sfera umana. Qui l’epochè è coscienziale, essenziale, ontologica. Il potere perde ogni controllo- reale e apparente- e si fa puro male, mancanza d’essere. Male che annienta la Persona, la dignità e la sostanza dell’essere umano. Questo documento straziante ripercorre impietoso le ore che seguono all’assassinio di Carlo Giuliani, ore imbevute di brutalità e sangue. Protagonista è la violenza, la gratuità dell’abuso, delle prepotenze, dei giochi sporchi, delle botte, delle provocazioni, delle ossa rotte, delle facce spaccate, delle mortificazioni, delle umiliazioni psicologiche e ontologiche. Bestiali carnefici -svestiti di ragione, coscienza e umanità per meglio indossare la divisa e (ab)usare del manganello- macellano, senza alcuna esitazione e anzi ostentando orgogliosa convinzione, ragazzini (ma anche pensionati e giornalisti) che dormono nella palestra di una scuola. Con fermezza procedono gaudenti alla mattanza, suggerita approvata e controfirmata “dall’alto”, danno sfogo a una brutalità malata, folle, perversa, inumana….inanimale.
La molteplicità dei punti di vista da cui è magistralmente narrata la vicenda non attenua il fragore dei vetri frantumati, così come le diverse angolazioni della ripresa non levigano la crudezza atroce delle immagini. Per lo spettatore solo doloroso sconcerto, incredulo disorientamento, impossibilità di accettazione, un’indignazione profonda, troppo intima da poter trovare sfogo verbale o una qualsivoglia esternazione. La mazzata finale, il pugno ultimo su uno stomaco sfondato: il tutto è -senza scrupoli- scrupolosamente basato sulle carte processuali, nessuna scena iperbolica, niente estremizzazioni cinematografiche, nessun esagerato grillo di fantasia o efficace espediente del regista. L’ultima speranza crolla. Nessun esito aporetico, nessuna possibilità di dubbio, solo amarissime, venefiche, tragiche certezze, solo occhi chiusi e prescrizione: nessun colpevole sarà punito.
Una macchia incancellabile, una colpa indelebile di tutti.
Una pagina di storia, che storia- scienza umana- non può essere. Un film intriso di sangue che - strizzate gli occhi quanto vi pare- bagna ancora e bagnerà per sempre il pavimento della nostra meschina coscienza.
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n.j di girolamo
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mercoledì 13 giugno 2012
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il primo film sulla strage della scuola diaz
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21 Luglio 2001 Genova , tra le 22 all'interno di una scuola Diaz entrano migliaia di celerini e massacrano questi ragazzi . Nella scuola ci sono giornalisti , studenti , stranieri e civili . Questa è stata una decisione dello stato e tutti i diritti democratici sono stati calpestati.
é una film da impegno civile , bello , drammatico , crudele e ci fa vedere molte scene che non sono state girate ma prese da youtube . Il film è come se è diviso in episodi e diviso a pezzi cioè le storie di ciascuno e quando finisce il pezzo di qualcuno fanno sempre rivedere la scena della bottiglia lanciata contro una volante. Protagonista è Jennifer Ulkrich che fine adesso non la conoscevo ma ora so che brava attrice che è , c'è Claudio Santamaria celerino non come tutti gli altri , Alessandro Roja nella parte di un celerino cattivissimo , Elio Germano nella parte di un giornalista.
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21 Luglio 2001 Genova , tra le 22 all'interno di una scuola Diaz entrano migliaia di celerini e massacrano questi ragazzi . Nella scuola ci sono giornalisti , studenti , stranieri e civili . Questa è stata una decisione dello stato e tutti i diritti democratici sono stati calpestati.
é una film da impegno civile , bello , drammatico , crudele e ci fa vedere molte scene che non sono state girate ma prese da youtube . Il film è come se è diviso in episodi e diviso a pezzi cioè le storie di ciascuno e quando finisce il pezzo di qualcuno fanno sempre rivedere la scena della bottiglia lanciata contro una volante. Protagonista è Jennifer Ulkrich che fine adesso non la conoscevo ma ora so che brava attrice che è , c'è Claudio Santamaria celerino non come tutti gli altri , Alessandro Roja nella parte di un celerino cattivissimo , Elio Germano nella parte di un giornalista. Il film è stato interamente in Romania a Bucarest , ho passato 2h ottime a vedere un film bellissimo con una regia stupenda , colonna sonora ottima e un montaggio mozzafiato . Questo film è anche un po' alla Francesco Rosi o a Costa-Gravas . Vicari è stato bravissimo a raccontare una storia di sangue e difficile a ripercorrere i fatti accaduti. Per il regista è stato un progetto rischioso ma alla fine è venuto un quasi-capolavoro
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davide chiappetta
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domenica 3 giugno 2012
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manieristico e retorico
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Dopo i corpi e la dignità, quello che crolla sotto i colpi di manganello è l'obbiettività e il distacco critico; l'imparzialità va in frantumi: cause e moventi tacciono annichiliti. Vicari sceglie di filmare la forza d'urto dell'abuso, il suo impatto emotivo, evitando (di poco) il documentarismo attraverso una costruzione narrativa labirintica, specchio del dedalo genovese. L'esercizio funziona benino fintanto che Vicari manipola le immagini, meno quando risponde svogliatamente alle esigenze di scrittura cercando punti di vista attraverso personaggi e psicologie irrilevanti. Documentaristico e cronachistico, inframmezzato da riprese originali, la denuncia appare manieristica, retorica e intrisa di partigianeria (vedi la figura dell'anziano).
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Dopo i corpi e la dignità, quello che crolla sotto i colpi di manganello è l'obbiettività e il distacco critico; l'imparzialità va in frantumi: cause e moventi tacciono annichiliti. Vicari sceglie di filmare la forza d'urto dell'abuso, il suo impatto emotivo, evitando (di poco) il documentarismo attraverso una costruzione narrativa labirintica, specchio del dedalo genovese. L'esercizio funziona benino fintanto che Vicari manipola le immagini, meno quando risponde svogliatamente alle esigenze di scrittura cercando punti di vista attraverso personaggi e psicologie irrilevanti. Documentaristico e cronachistico, inframmezzato da riprese originali, la denuncia appare manieristica, retorica e intrisa di partigianeria (vedi la figura dell'anziano). Cast corale in cui né Germano, né Santamaria incidono. I film di denuncia sociale sono altri. Vicario purtroppo non è Petri o Germi, è un mestierante che cerca la violenza (televisiva) per farsi notare. Stordente.
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stef82
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domenica 20 maggio 2012
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diaz: una notte di sangue
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Quando nel luglio del 2001 la città di Genova e i genovesi ospitarono il 27° forum delle potenze mondiali più industrializzate, nessuno poteva immaginare che di lì a poco si sarebbe scritta una delle pagine più tristi del “belpaese”.
Tra le 22 e le 24 di quella maledetta notte, quando ormai il G8 era finito, il VI reparto mobile della Polizia di Stato irruppe all’interno della Scuola Diaz, sede del Genoa Social Forum e covo, a detta loro, dei black block, consumando quella che in seguito venne ribattezzata “la macelleria messicana”.
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Quando nel luglio del 2001 la città di Genova e i genovesi ospitarono il 27° forum delle potenze mondiali più industrializzate, nessuno poteva immaginare che di lì a poco si sarebbe scritta una delle pagine più tristi del “belpaese”.
Tra le 22 e le 24 di quella maledetta notte, quando ormai il G8 era finito, il VI reparto mobile della Polizia di Stato irruppe all’interno della Scuola Diaz, sede del Genoa Social Forum e covo, a detta loro, dei black block, consumando quella che in seguito venne ribattezzata “la macelleria messicana”.
La storia, invece, narra che tra quelle mura c'erano studenti, giornalisti, turisti e anche un anziano. La storia narra che degli innocenti vennero presi a calci, a pugni e a manganellate senza opporre alcuna resistenza con le mani giunte a proteggersi la testa inermi di fronte alla massima espressione della violenza umana. La storia narra che 93 persone quel 21 luglio vennero private di qualsiasi diritto umano in una società considerata civile.
L'occhio della telecamera ci mostra i fatti senza inutili politicismi e lo fa attraverso varie angolazioni avvicinando lo spettatore ai diversi punti di vista, penetrandone la coscienza per poi colpirlo violentemente fin dentro lo stomaco.
Un film dove l’unico protagonista è il sangue sgorgato inutilmente tra urla terrorizzate e pianti sommessi, in cui ogni scena si racconta con sincerità e purezza in un continuo flashback di avvenimenti che permette allo spettatore di mettere insieme i pezzi con semplicità e commozione.
Questo grazie all'assoluta lucidità e abilità del regista Daniele Vicari che non usa mai l’obiettivo in modo improprio prediligendo un avvenimento piuttosto che un altro, ma distribuisce le raffigurazioni con misura ed equilibrio scegliendo di dedicarsi al coro piuttosto che al solista e riuscendo, a mio parere, in modo eccellente nella difficile missione di raccontare eventi di storia recente, di cui ancora è vivo il ricordo nelle menti della collettività.
L’unico neo, a mio parere è l’identità dei responsabili di questo massacro che nel film sfilano uno ad uno senza che venga dato conto di nomi e cognomi. Probabilmente anche in questo caso si è voluta concentrare l’attenzione non sulla politica ma sui fatti. Vero altresì è che, pur in accordo con la scelta di viaggiare lontano da facili giudizi politici, questo elemento forse avrebbe fornito un quadro più esaustivo dell’accaduto.
Per questa ragione consiglio a chiunque voglia vedere questo film di integrare il racconto con filmati e articoli presenti nella rete.
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zelos1977
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giovedì 10 maggio 2012
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il g8 come nessuno lo aveva ancora narrato!
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Cosa dire di questo sconvolgente film di D. Vicari.. è come vedere la potenza visiva dello Spielberg della sequenza iniziale dello sbarco di SALVATE IL SOLDATO RYAN per quasi tutto il film!
Immagini potenti di una ricostruzione, stile documentario, delle rappresaglie e scontri polizia-studenti nelle scuole Diaz e Bolzaneto di Genova al G8 nel 2001.
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Cosa dire di questo sconvolgente film di D. Vicari.. è come vedere la potenza visiva dello Spielberg della sequenza iniziale dello sbarco di SALVATE IL SOLDATO RYAN per quasi tutto il film!
Immagini potenti di una ricostruzione, stile documentario, delle rappresaglie e scontri polizia-studenti nelle scuole Diaz e Bolzaneto di Genova al G8 nel 2001.
Crudo, volutamente sgradevole quasi fino all'insostenibilità, antiretorico, democraticamente veritiero e attuale, diretto come un pugno nello stomaco.. come non se ne vedeva da troppo tempo nel cinema italiano!
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