ultimoboyscout
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giovedì 27 settembre 2012
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giovani mutanti crescono.
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Gli elementi dei precedenti film sui mutanti si mescolano a James Bond e al thriller politico tipo "Thiteen days". E' un salto indietro nel tempo, agli anni '60, per raccontare la storia delle origini e chiarire tanti perchè. Spaventava un pò questo film soprattutto dopo il precedente, ma Vaughn, tra un errore e l'altro confeziona 135 minuti di buonissimo intrattenimento. La sua è una regia piatta e i teen-ager mutanti non hanno una caratterizzazione ben delineata che però non basta a mortificare la pellicola. Perchè Fassbender è strepitoso, assolutamente sontuoso, che se il film si fosse chiamato "Magneto" nessuno avrebbe avuto da obiettare.
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Gli elementi dei precedenti film sui mutanti si mescolano a James Bond e al thriller politico tipo "Thiteen days". E' un salto indietro nel tempo, agli anni '60, per raccontare la storia delle origini e chiarire tanti perchè. Spaventava un pò questo film soprattutto dopo il precedente, ma Vaughn, tra un errore e l'altro confeziona 135 minuti di buonissimo intrattenimento. La sua è una regia piatta e i teen-ager mutanti non hanno una caratterizzazione ben delineata che però non basta a mortificare la pellicola. Perchè Fassbender è strepitoso, assolutamente sontuoso, che se il film si fosse chiamato "Magneto" nessuno avrebbe avuto da obiettare. I difetti te li fa dimenticare, compresa l'aria da teen movie con pochissime ma discrete scene cult, quella della vendetta di Magneto su tutte. Buona perchè realistica la scelta di girare tutto sul set, evitando i vari copia-incolla: tutto sembra in effetti molto più organico e vero, soprattutto se paragonato agli altri quattro capitoli, per rendere più anni '60 l'ambientazione. Le atmosfere sono inevitabilmente retrò e di uan certa classe e si mixano ad effetti speciali sofisticati e ben riusciti in un film capace di far convivere presente e passato, paura e coraggio, normalità e straordinarietà ma soprattutto o forse semplicemente, Erik e Charles. Ma oltre a ciò appare chiaro lo stile pop di Vaughn, che è pur sempre il regista di "Kick ass" e qualche punto poppeggiante in comune i due film ce l'hanno. In particolare l'efficacia e il fatto di non risultare mai banale, cose veramente non da poco, che impregnano in maniera indelebile e convincentissima immagini e dialoghi. Fantastico cammeo di Hugh Jackman, che in tre secondi di apaprizione e in una parola esprime alla perfezione il Wolverine-pensiero!
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fabrizio cardarella
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domenica 12 giugno 2011
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non solo un film di fantascienza
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E' inevitabile che questo film attiri in sala soprattutto gli adepti della saga di X-Men, e gli appassionati di fantascienza in genere. Ed è un peccato, perchè il prodotto realizzato merita una platea più vasta grazie ad una solida sceneggiatura che - oltre a chiarire le idee a chi ha già visto i precedenti film della serie - fa molto riflettere sulle reali possibilità di integrazione dei c.detti "diversi" nella società civile. Ognuno ci vedrà riferimenti a questa o quella "diversità" (ipocrito termine ormai largamente utilizzato); ma la bellezza del film risiede proprio nella capacità di far pensare che oggi come ieri (uno ieri che nel film rimanda agli orrori dell'olocausto) il "diverso" fa paura sempre e comunque e ben pochi passi sono stati compiuti su questa strada (anzi, si ha la sensazione che dagli anni '90 in poi questi passi siano stati percorsi al contrario.
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E' inevitabile che questo film attiri in sala soprattutto gli adepti della saga di X-Men, e gli appassionati di fantascienza in genere. Ed è un peccato, perchè il prodotto realizzato merita una platea più vasta grazie ad una solida sceneggiatura che - oltre a chiarire le idee a chi ha già visto i precedenti film della serie - fa molto riflettere sulle reali possibilità di integrazione dei c.detti "diversi" nella società civile. Ognuno ci vedrà riferimenti a questa o quella "diversità" (ipocrito termine ormai largamente utilizzato); ma la bellezza del film risiede proprio nella capacità di far pensare che oggi come ieri (uno ieri che nel film rimanda agli orrori dell'olocausto) il "diverso" fa paura sempre e comunque e ben pochi passi sono stati compiuti su questa strada (anzi, si ha la sensazione che dagli anni '90 in poi questi passi siano stati percorsi al contrario....).
Il film conta su ottime interpretazioni di Fassbender (il futuro Magneto) e Kevin Bacon (il cattivissimo Dr Shaw); utile e accattivante l'idea di collocare il corso degli eventi nel pieno della guerra fredda e nei reali accadimenti della crisi di Cuba. Gli effetti speciali sono ottimi anche senza la schiavitù ormai imperante del 3D, e vengono ancor più esaltati dall'ambientazione collocata negli anni '60. Per taluni aspetti, soprattutto nella cura con cui cerca di entrare nella psicologia dei personaggi, mi ha ricordato il primo Spiderman o taluni Batman.
Una realizzazione Marvel decisamente superiore allo sbandierato Thor, che perde decisamente il confronto con questo film nonostante la regìa di Branagh e il cast più blasonato. Da vedere, per 2 ore da passare gustando un buon prodotto valido per una platea di spettatori decisamente eterogenea.
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ln.91
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giovedì 14 luglio 2011
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il buon rilancio della mitologia mutante
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Voto: 3 (su 5)
“First Class” (in Italia “L'inizio”) di Matthew Vaughn è un bell'“X-Men”.
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Voto: 3 (su 5)
“First Class” (in Italia “L'inizio”) di Matthew Vaughn è un bell'“X-Men”. La formula del prequel aiuta decisamente a rendere di nuovo fresca una saga che sembrava inesorabilmente condannata ad inabissarsi verso l'indifferenza di pubblico e critica, finendo convogliata solo in spin-off deludenti e mal pensati (di cui “X-Men le origini: Wolverine”, 2009, di Gavin Hood sarebbe stato il triste prototipo).
Questa soluzione infatti regala all'episodio una godibilità inattesa perfino rispetto alle pellicole di Singer (2000; 2003) e di Ratner (2006), rendendolo forse addirittura il migliore fin'ora: c'è rifidelizzazione da parte dello spettatore nei confronti di personaggi che gli si presentano al contempo come familiari e sconosciuti; c'è possibilità di una piena fruibilità anche per i neofiti (anche se per correttezza verso i lettori affezionati marveliani va ammesso che plot e situazioni si allontanano spesso e a volte molto dalla diegesi del genitore cartaceo, e analogamente i fan degli episodi cinematografici precedenti devono aspettarsi un numero di incongruenze narrative notevole); c'è un buon cast a supportare la vicenda, sopra tutti Michael Fassbender che, dopo averlo fatto per conto di Tarantino, continua a cacciare nazisti durante la prima parte del film, per la gioia di grandi e piccini; c'é poi nell'atmosfera una certa dose di epicità, mancante o mancata nella trilogia - il già citato “Origins” non è degno di paragoni del genere -, forse specialmente nel Ratneriano “Conflitto Finale”, epicità che ancor più accentua l'interesse per la vicenda nonché la non banale profondità e l'altrettanto apprezzabile realismo psicologico di alcuni caratteri.
Ma ad osservare l'ambito produttivo in cui il film nasce, ci si rende conto che il maggior pregio della pellicola è una sua mancanza, anziché una di queste componenti: l'assenza di quei richiami all'eterogeneo universo supereroistico che sembravano essere d'obbligo nelle trame degli odierni lavori cinematografici targati Marvel, di cui depredavano l'unità narrativa barattandola con lo spot. Senza che nessuno si rendesse mai conto di quanto questo scambio ineguale ne danneggiasse il carisma agli occhi dell'audience più vasta.
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paride86
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domenica 7 ottobre 2012
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bello e significativo
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A partire da una storia di Bryan Singer, Matthew Vaughn realizza quello che, fino ad oggi, è il miglior film sugli X-Men.
In perfetto equilibrio tra intelligenza e spettacolarità, vengono raccontate le vite di Magneto e del Professor X, la loro amicizia e le loro opinioni in merito alla diversità.
Tra le due scuole di pensiero preferisco di gran lunga quella del primo: lottare per il diritto di essere visibili è sicuramente più dignitoso che rassegnarsi a doversi proteggere con l'anonimato, e questa è una metafora molto significativa per tutte le diversità.
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A partire da una storia di Bryan Singer, Matthew Vaughn realizza quello che, fino ad oggi, è il miglior film sugli X-Men.
In perfetto equilibrio tra intelligenza e spettacolarità, vengono raccontate le vite di Magneto e del Professor X, la loro amicizia e le loro opinioni in merito alla diversità.
Tra le due scuole di pensiero preferisco di gran lunga quella del primo: lottare per il diritto di essere visibili è sicuramente più dignitoso che rassegnarsi a doversi proteggere con l'anonimato, e questa è una metafora molto significativa per tutte le diversità.
Michael Fassbender, James McAvoy e Kevin Bacon brillano nel variegato cast.
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nicolas bilchi
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venerdì 10 giugno 2011
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x-men: l'inizio.
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Con questo spin-off sulla trilogia dei famosi X-Men, Matthew Vaughn riesce a realizzare un film che si inserisce agilmente nelle significative produzioni di cinema "d'intrattenimento" contemporaneo. Nonostante il rischio di scadere nel banale o nel già visto, il regista organizza il film con razionalità ed ordine, creando un film che nella prima parte sembra quasi una biografia, partendo dalle origini dei due protagonisti assoluti, Xavier e Magneto (che però prevale nettamente sul primo per via della sua maggiore imponenza come personaggio),e poi sviluppandosi su una situazione più "statica" come il tentativo degli X-Men di fermare lo scoppio della guerra nucleare, progettato da Sebastian Shaw, cui dà corpo uno straordinario Kevin Bacon.
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Con questo spin-off sulla trilogia dei famosi X-Men, Matthew Vaughn riesce a realizzare un film che si inserisce agilmente nelle significative produzioni di cinema "d'intrattenimento" contemporaneo. Nonostante il rischio di scadere nel banale o nel già visto, il regista organizza il film con razionalità ed ordine, creando un film che nella prima parte sembra quasi una biografia, partendo dalle origini dei due protagonisti assoluti, Xavier e Magneto (che però prevale nettamente sul primo per via della sua maggiore imponenza come personaggio),e poi sviluppandosi su una situazione più "statica" come il tentativo degli X-Men di fermare lo scoppio della guerra nucleare, progettato da Sebastian Shaw, cui dà corpo uno straordinario Kevin Bacon. Lo stile è rapido, mai frivolo, anzi ricco di momenti intensi, più lenti ma sicuramente coinvolgenti sul piano emotivo e riflessivo: ancora una volta Vaughn si serve di un topos della saga sui mutanti, cioè appunto la riflessione sulla loro diversità e sull'incapacità umana di accettare tutto ciò che non è in grado di comprendere e controllare. Al di là della narrazione in senso stretto, dei grandi scontri e dei magnifici effetti speciali (da sottolineare in particolare la scena in cui Magneto fa emergere dall'acqua il sommergibile di Shaw), che avranno sicuramente fatto felici i patiti del fumetto, il vero nucleo dell'opera risiede proprio in questo doloroso assunto di base sul destino di emarginazione e pregiudizio che tutti i "diversi" del mondo, emblematicamente incarnati dagli X-Men, sono costretti a subire; partendo da questo concetto, Vaughn si sofferma sul mostrare le differenti reazioni dei due leaders del gruppo, Erik e Charles, amici e rispettosi l'uno dell'altro seppur così diversi nel loro modo di agire e di pensare. Xavier vuole che gli X-Men vengano accettati dalla società e possano vivere in sintonia con i "normali", perciò ritiene che compito dei mutanti sia proprio quello di difendere gli umani, in virtù di una paventata intregrazione futura, invece Magneto, profondamente turbato dagli eventi che sconvolsero la sua fanciullezza e per questo reso crudele e spietato nei confronti degli altri, ritiene invece, secondo un principio darwiniano per il quale la razza più forte prevale e quindi sopravvive alla più debole, che i mutanti siano destinati ad una guerra con gli uomini, e quindi alla distruzione o alla riduzione in schiavitù di quello che lo stesso Erik definisce "homo erectus", a differenza dei mutanti che sono "l'homo sapiens". Riflettendoci sopra, la scelta di Vaughn è correttissima: d'altronde X-Men: L'inizio è un film su come sono nati non solo gli X-Men ma anche (e forse soprattutto) Magneto e i mutanti ribelli unitisi a lui; perciò quale modo migliore per spiegare ciò che non strutturando l'intera opera come un continuo, ma sotteso confronto/scontro tra la mentalità di Charles Xavier e quella di Magneto, fino al collasso finale, che ha inizio quando Erik si imadronisce del celeberrimo casco e nel quale l'equilibrio ideologico che aveva fatto conservare una condizione di relativa armonia viene infranto dal prevale degli impulsi irrazionali di vendetta e violenza di Erik? Bisogna riconoscere alla Marvel di aver soddisfacentemente salvato la faccia nel ciclo sugli X-Men dopo il mediocre spin-off relativo a Wolverine.
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johnny94
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lunedì 13 giugno 2011
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un prologo oltre le aspettattive
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Non mi aspettavo granché dal secondo prologo della saga X-Men, in ogni caso sapevo già come andasse a finire. La visione del film ha cambiato le mie aspettattive presantando un action movie strordinario. Non è solo il racconto dell' origine dei supereroi della marvel, ma molto di più. è un mix perfetto di azione, storia e sentimenti. Non c'è un istante che annoi nel film di Vaughn. Trasmette adrenalina e spiega dettagliatamente come si sia creato, consolidato e infine deteriorato il rapporto di amicizia e complicità tra Charles Xavier e Eric Lenscherr. In alcune scene è stato addirittura commovente. Film che ha tenuto testa o addirittura superato la produzione precedente.
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hollyver07
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martedì 14 giugno 2011
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un blockbustr ben intonato al comic d'origine
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Ciao. Realizzazione d'intrattenimento di ottimo livello, mi è apparsa essere molto più intonata alla "filosofia" del comic orginale, molto più rispetto a "X-men le origini: Wolwerine". Girato prevalentemente con l'ausilio di ambientazioni in C.G. ed alcune location di supporto, si distingue per una sceneggiatura molto dinamica ed una attenta ed efficace regìa (davvero niente male Vaughn) che non hanno disdegnato di concedersi delle "pause di approfondimento" dei personaggi, tra i quali sono degni di nota le interpretazioni di Michael Fassbender (Magneto) e Kevin Bacon (Shaw) sicuramente le più incisive del cast.
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Ciao. Realizzazione d'intrattenimento di ottimo livello, mi è apparsa essere molto più intonata alla "filosofia" del comic orginale, molto più rispetto a "X-men le origini: Wolwerine". Girato prevalentemente con l'ausilio di ambientazioni in C.G. ed alcune location di supporto, si distingue per una sceneggiatura molto dinamica ed una attenta ed efficace regìa (davvero niente male Vaughn) che non hanno disdegnato di concedersi delle "pause di approfondimento" dei personaggi, tra i quali sono degni di nota le interpretazioni di Michael Fassbender (Magneto) e Kevin Bacon (Shaw) sicuramente le più incisive del cast. Tra l'altro... un Fassbender con le mesh... sarebbe anche un eccellente Reed Richards dei F4 (somaticamente più consono di Ioan Gruffud). Ad ogni buon conto, il lavoro di caratterizzazione (per alcuni anche psicologico) dei singoli mutanti è sicuramente valido e più riuscito rispetto alle precedenti pellicole degli X-men. Molto buone le animazioni in C.G. con immagini a tutto campo dense di particolari. Il contesto nel quale si svolge la vicenda è quello della Guerra Fredda, in merito c'è poco da storcere il naso sulle "deviazioni" ai reali eventi d'allora. In origine, tenendo presenti i primi comics, è sempre stata una prerogativa dei creatori della Marvel quella di adattare e contestualizzare le ambientazioni ai loro personaggi, non viceversa. Tra le varie cose, è divertente notare il mixage di soggetti mutanti ed elementi d'ambiente appartenenti a generazioni decisamente distanti fra loro. Inoltre, l'aver posizionato la vicenda a cavallo degli anni '60 ha consentito di sceneggiare le azioni dei mutanti entro un range sempre molto fantasioso... ma tutto sommato accettabile e senza esagerazioni ed iperboli che in molti film risultano improponibili, oppure davvero assurde. Rifacendomi alla recensione di M. Cappi, resta l'esacerbato conflitto esistenziale dei mutanti, in questo caso meno retorico e superficiale perchè trasposto più agilmente nella trama che sfrutta, traendone il supporto cognitivo, le contrapposizioni dei blocchi tipiche dell'allora Guerra Fredda. In definitiva... un dinamico blockbuster di qualità che regala un godibile intrattenimento e merita la spesa di tempo e denaro. Saluti a tutti
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dano25
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mercoledì 6 luglio 2011
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comincia l'era dei mutanti
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Durante la 2^ guerra mondiale, Erik, futuro Magneto, è un bambino ebreo vittima di un professore tedesco, Sebastian Shaw, che ne ha scoperto le capacità durante la deportazione mentre Xavier, futuro Professor X, è un ricco bambino americano che, conosciuta Raven e la sua mutazione, ne diventa il fratello e decide di studiare le mutazioni essendo lui stesso telepate. Diventato grande e pienamente consapevole dei suoi poteri, Erik decide di trovare e uccidere Shaw, colpevole dell’assasinio della madre davanti ai suoi occhi di bambino. Conosciuto Xavier, i due cercano altri mutanti per formare la prima squadra x-man, vigilati dalla CIA, decisi a fermare Shaw che intanto ha scatenato l’inferno tra Usa e Urss pilotando lo spostamento di missili nucleari e portando il Mondo alle soglie di un conflitto.
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Durante la 2^ guerra mondiale, Erik, futuro Magneto, è un bambino ebreo vittima di un professore tedesco, Sebastian Shaw, che ne ha scoperto le capacità durante la deportazione mentre Xavier, futuro Professor X, è un ricco bambino americano che, conosciuta Raven e la sua mutazione, ne diventa il fratello e decide di studiare le mutazioni essendo lui stesso telepate. Diventato grande e pienamente consapevole dei suoi poteri, Erik decide di trovare e uccidere Shaw, colpevole dell’assasinio della madre davanti ai suoi occhi di bambino. Conosciuto Xavier, i due cercano altri mutanti per formare la prima squadra x-man, vigilati dalla CIA, decisi a fermare Shaw che intanto ha scatenato l’inferno tra Usa e Urss pilotando lo spostamento di missili nucleari e portando il Mondo alle soglie di un conflitto.
Amici fraterni prima e nemici per scelta dopo, la pellicola segna l’inizio di un ottima saga anche perché avvincente e sempre nuova.
Lo scozzese James McAvoy e Xavier. Già apprezzato in “le cronache di Narnia “ o “Wanted”, a 31 anni McAvoy ha già all’attivo diversi successi ed una candidatura al Golden Globe per “Espiazione” che lo proietta come uno dei giovani attori più interessanti del panorama cinematografico hollywoodiano.
Il tedesco Michael Fassbender è un ottimo Erik Magneto. Partecipe , fra glia altri , del colossal “300” e del gustoso “Bastardi senza gloria” di Tarantino, questo ragazzone di 34 anni interpreta sempre in maniera ottimali i ruoli affidatogli sfoderando apprezzabili interpretazioni anche se in ruoli secondari; Il vero protagonista di questa pellicola è lui.
Completano il cast buoni attori emergenti supportati da Rose Byrne nella parte di Moira, agente della CIA con il merito di aver scoperto e sollevato il polverone dei mutanti, un poco riconoscibile Jason Flemyng è il diavolo Azazel, già mutante in “la leggenda degli uomini straordinari” dove interpretava dr Jekyll ed il suo alter ego Hyde e l’ormai 53enne Kevin Bacon, idolo dei teenager anni ’80.
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jacopo b98
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giovedì 2 maggio 2013
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il miglior film della saga, fassbender tormentato
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Prima di Professor X c’era solo Charles Xavier, brillante laureato in genetica, prima di Magneto c’era solo Erik Lehnsherr, polacco in cerca di vendetta per l’uccisione della madre nel 1944, durante la guerra. Decidono di aiutarsi e radunano tutti i mutanti per aiutare gli americani contro la minaccia di altri mutanti, alleati dei russi. È il quinto film sugli X-Men, nonché il migliore. Alla regia non c’è più Brian Singer, che in realtà aveva già abbandonato la saga da prima di X-Men – Conflitto finale, ma Vaughn, anche sceneggiatore insieme ad altri tre, da un soggetto proprio di Singer, ha tratto un interessante film supereroistico.
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Prima di Professor X c’era solo Charles Xavier, brillante laureato in genetica, prima di Magneto c’era solo Erik Lehnsherr, polacco in cerca di vendetta per l’uccisione della madre nel 1944, durante la guerra. Decidono di aiutarsi e radunano tutti i mutanti per aiutare gli americani contro la minaccia di altri mutanti, alleati dei russi. È il quinto film sugli X-Men, nonché il migliore. Alla regia non c’è più Brian Singer, che in realtà aveva già abbandonato la saga da prima di X-Men – Conflitto finale, ma Vaughn, anche sceneggiatore insieme ad altri tre, da un soggetto proprio di Singer, ha tratto un interessante film supereroistico. I personaggi non sono più disegnati in modo superficiale e sciocco come nei film precedenti, ma sono approfonditi psicologicamente, anche grazie ad un ottimo cast di attori, guidato dall’ottimo Fassbender, supportato da McAvoy (Espiazione) e dal cattivo di turno (Bacon, bravo, specie nel confronto finale con Fassbender). Da tenere d’occhio c’è anche la Lawrence (futuro Oscar, a soli ventidue anni, per Il lato positivo), già nominata all’Oscar per la sua eccellente interpretazione di Un gelido inverno. Inoltre la cosa davvero riuscita è l’ambientazione, prima nella Seconda Guerra Mondiale e poi nella Guerra Fredda. Si cade un po’ nel banale nella battaglia finale, peraltro spettacolare, ma non nel finale, quando i mutanti si dividono in due fazioni, e la scelta della parte da cui stare è posta davanti anche allo spettatore. Non manca il classico patriottismo americano.
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il beppe nazionale
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domenica 22 giugno 2014
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e' questo il miglior x-film?
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Quando l'introspezione sovrasta la potenza scenica dell'effetto speciale non posso che essere contento. Queste sono le origini di Magneto, un povero ragazzo scampato ai campi di concentramento e torturato dai nazisti perchè mostrasse i suoi poteri. Si tratta di un trauma forte, che segna indelebilmente la mente di Erik il quale, eroso dalla vendetta, non vuole più essere lo strumento di nessuno.
Il contesto è quello degli anni Sessanta e si inserisce nel revival delle vicende americane di quegli anni. La crisi cubana in particolare viene precipitosamente fatta entrare nella contesa uomo-mutante e fissa quel punto 0 che contraddistinguerà la battaglia ideologica di Magneto.
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Quando l'introspezione sovrasta la potenza scenica dell'effetto speciale non posso che essere contento. Queste sono le origini di Magneto, un povero ragazzo scampato ai campi di concentramento e torturato dai nazisti perchè mostrasse i suoi poteri. Si tratta di un trauma forte, che segna indelebilmente la mente di Erik il quale, eroso dalla vendetta, non vuole più essere lo strumento di nessuno.
Il contesto è quello degli anni Sessanta e si inserisce nel revival delle vicende americane di quegli anni. La crisi cubana in particolare viene precipitosamente fatta entrare nella contesa uomo-mutante e fissa quel punto 0 che contraddistinguerà la battaglia ideologica di Magneto.
Ma parlavo d'introspezione, e questa si manifesta non solo nel passato di Erik, ma anche nel rapporto tra Mystica, Xavier e Bestia. La questione dell'accettazione dell'aspetto fisico, i delicati segni delle turbe adolescenziali e una generale ventata di freschezza che si oppone al mondo già adulto del cattivone di turno e dei comandi militari rendono apprezzabile il lavoro di Vaughn. Però un po' più adulti lo sono anche Xavier ed Erik, e se il primo insegna al secondo come controllare i propri poteri, sarà poi Magneto a diventare insegnante a sua volta, seppur di una filosofia pericolosa.
Lo Xavier di McAvoy è un giovane energico e carismatico, un cervellone che non perde in fascino ma che sicuramente non ha la freddezza che caratterizza il suo alter ego adulto. Il Magneto di Fassbender è sublime, un animo nobile imbruttito dal dolore e macchiavellicamente proiettato verso la difesa dei mutanti: per lui il fine giustifica i mezzi, e lo abbiamo ben visto nella trilogia degli X-Men. L'amicizia si sente, il rispetto anche, la tensione sentimentale passa per l'operato di una bellissima Jennifer Lawrence (Mystica) che lascia trasparire tutto il suo disagio. Sulla stessa barca di quest'ultima sta pure Bestia, che prova in tutti i modi a trovare per lei qualche intruglio che controlli l'aspetto estetico e raggiunge il picco tragico dicendo "tu non sei bella blu, tu sei bella adesso". Discorso molto adolescenziale e semplice se vogliamo, ma inevitabilmente profondo e realistico.
In questo batti e ribatti volto a indagare l'inizio della psiche dei futuri eroi è proprio la figura del nemico, Shaw, quella che meno spicca. Shaw è colui che trasmette le idee sull'evoluzione a Erik, ma il suo piano se vogliamo risulta un po' contorto, così come è privo di caratterizzazione il suo seguito di mutanti. Come dicevo all'inizio, ritengo che il più grande difetto di questo film sia stato il voler interconnettere la crisi di Cuba e i piani di Shaw per la razza mutante, non tanto per l'idea in sè quanto per la fretta con cui è stato fatto tutto. Allo stesso modo un po' frettoloso sono stati caratterizzati pure i personaggi secondari che formano il seguito di Xavier, ma non sarebbero bastate due ore.
Forse ciò che, sopra ogni cosa, importava al regista era dare dei trigger per la fondazione dell'Accademia, per il radicarsi della rabbia in Magneto, per l'intensificarsi della paura dell'Homo Sapiens Sapiens verso i mutanti, per la fuga di Mystica. Il quadro che ne esce è tendenzialmente coerente e si riallaccia molto bene con Giorni di un futuro passato.
Insomma, un bel film, bella la sceneggiatura e bravi i protagonisti. Non mi posso lamentare.
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