ultimoboyscout
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lunedì 2 luglio 2012
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la rivincita della periferia.
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Il film che non t'aspetti, l'autentica sorpresa di questi inizio d'anno cinematografico e quasi certamente di tutto il 2012, un gioiellino di valore inestimabile. Questo è "Quasi amici", la storia di un incontro casuale ma sfolgorante tra un ricco tetreplegico che non piange e che non vive e un giovane nero della banlieu che lo sfotte e solidarizza. François Cluzet interpreta il miliardario francese ispirato dalla figura del patron dello champagne Pommery Philippe Pozzo di Borgo, rimasto paralizzato a seguito di un incidente deltaplano e successivamente assistito da un badante di origine africana. Omar Sy interpreta il giovane badante di colore (nella realtà è un maghrebino) e se il film sfonda molto del merito è suo e della sua travolgente simpatia.
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Il film che non t'aspetti, l'autentica sorpresa di questi inizio d'anno cinematografico e quasi certamente di tutto il 2012, un gioiellino di valore inestimabile. Questo è "Quasi amici", la storia di un incontro casuale ma sfolgorante tra un ricco tetreplegico che non piange e che non vive e un giovane nero della banlieu che lo sfotte e solidarizza. François Cluzet interpreta il miliardario francese ispirato dalla figura del patron dello champagne Pommery Philippe Pozzo di Borgo, rimasto paralizzato a seguito di un incidente deltaplano e successivamente assistito da un badante di origine africana. Omar Sy interpreta il giovane badante di colore (nella realtà è un maghrebino) e se il film sfonda molto del merito è suo e della sua travolgente simpatia. Sembrava un'amicizia impossibile: il ragazzo è veniale, incolto e sboccato, osa ben più del dovuto col suo datore di lavoro ma lo colpirà profondamente al cuore con la sua vitalità e forse, perchè è l'unico a non trattarlo da minorato. E' un trionfo di humour e commozione, lacrime e risate, mai melenso e grondante vita. E' il riscatto del nero, ma anche del bianco ed insieme hanno imparato a riscoprire valori e verità perchè si sono aperti, guardati e confrontati. La storia è semplice, il pubblico l'ha apprezzata proprio per questo, genuina e diretta, delicata come solo una storia del genere può essere, anche se sicuramente gli autori si sono concessi diverse licenze narrative e il rifugio più che sicuro di una storia tratta da personaggi reali ed esistenti, con il più che probabile benestare degli stessi. Piace la strana coppia, non scade mai nel pietoso e all'allegria aggiunge tocchi di cinismo che danno un sapore particolarissimo: i due uomini da soli erano incompleti, insieme sono diventati autentici intoccabili. Il tutto è raccontato coi toni della commedia amarognola tra momenti di purissimo divertimento, commozione, energia vitale trascinante e trovate decisamente spettacolari e inaspettate. In Francia è uno dei film che ha incassato maggiormente nella propria storia cinematografica e per come è riuscito è diventato di diritto un film-cardine della cinematografia d'Oltralpe. Vicinissimo alle 5 stelle!
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giovedì 20 settembre 2012
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il film degli opposti
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Il film degli opposti, degli opposti che si attraggono, degli opposti che non si escludono
degli opposti che convivono ma sopratutto degli opposti che passano in secondo piano
lasciando spazio a ciò che dovrebbe sempre essere fondamentale per ognuno di noi,
per ciò che abbiamo a disposizione e per ciò che in realtà è l’unica cosa che può cambiare
la nostra esistenza da qualcosa per cui siamo obbligati ad aspettare il trascorrere del tempo
a qualcosa per cui invece vale la pena viverlo questo tempo, vale la pena assaporare ogni attimo
facendo un grosso sforzo per distogliere l’attenzione sulle disattenzioni e portarla a quello che
è infondo la vita stessa, un incontro di spiriti, di energia, di emozione.
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Il film degli opposti, degli opposti che si attraggono, degli opposti che non si escludono
degli opposti che convivono ma sopratutto degli opposti che passano in secondo piano
lasciando spazio a ciò che dovrebbe sempre essere fondamentale per ognuno di noi,
per ciò che abbiamo a disposizione e per ciò che in realtà è l’unica cosa che può cambiare
la nostra esistenza da qualcosa per cui siamo obbligati ad aspettare il trascorrere del tempo
a qualcosa per cui invece vale la pena viverlo questo tempo, vale la pena assaporare ogni attimo
facendo un grosso sforzo per distogliere l’attenzione sulle disattenzioni e portarla a quello che
è infondo la vita stessa, un incontro di spiriti, di energia, di emozione.
Questa è più di ogni altra osservazione quella che mi rimane maggiormente impressa dopo la visione
di questo bellissimo film.
Un riavvicinarsi alla vita per quello che è e che troppo spesso non appare.
La storia probabilmente non è così innovativa o sorprendente in realtà, ci sono stati in passato
libri e film che hanno trattato lo stesso argomento ma secondo me questo film ci mostra molto di più
di quello che si può riassumere raccontandone semplicemente la trama ed è in questo senso, credo,
che il film vada visto ma sopratutto vissuto, alla ricerca di cogliere l’attimo, lo spunto che
in apparenti pillole secondarie il registra lascia intravedere nel susseguirsi d’immagini.
Assolutamente da non mettere in secondo piano di quella che potrebbe essere una storia vera, triste
e forse anche un pò scontata è, sorprendentemente, il divertimento; sì, divertimento misto a leggerezza
divertimento figlio di skatch, battute e umorismo sarcastico, una miscellanea di personalità e
situazioni che rende specialmente la prima parte del film rapida e molto allegra, che regala diversi
sorrisi e momenti di buon umore.
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gabriele marolda
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venerdì 23 marzo 2012
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veri, imprevedibili amici
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Entusiasmante. Da molto tempo non vedevo un film in cui qualche elemoento non fosse presente ad impedirmi una valutazione così positiva senza riserve. E' un momento d'oro per il film francese, tanto premiato agli oscar con "The artist" .
Nel film in argomento è trattato con levità e con delizioso garbo il penoso tema della grave disabilità e del melting pot in uno dei paesi al mondo in cui il mescolamento di razze e di etnie diverse attraversa una fase di incertezza a causa della crisi economica.
Philippe è un ricchissimo aristocratico tetraplegico, che vive in un palazzo splendidamente arredato, circondato dalle inappuntabili attenzioni di un personale che non riesce a trarlo dal pozzo della sua tristezza.
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Entusiasmante. Da molto tempo non vedevo un film in cui qualche elemoento non fosse presente ad impedirmi una valutazione così positiva senza riserve. E' un momento d'oro per il film francese, tanto premiato agli oscar con "The artist" .
Nel film in argomento è trattato con levità e con delizioso garbo il penoso tema della grave disabilità e del melting pot in uno dei paesi al mondo in cui il mescolamento di razze e di etnie diverse attraversa una fase di incertezza a causa della crisi economica.
Philippe è un ricchissimo aristocratico tetraplegico, che vive in un palazzo splendidamente arredato, circondato dalle inappuntabili attenzioni di un personale che non riesce a trarlo dal pozzo della sua tristezza.
La sua vita cambia radicalmente finché non entra in contatto con Driss, un nero che è un'autentica forza della natura. Reduce da un semestrale soggiorno carcerario per un reato contro il patrimonio, il giovanottone è un vero turbine di vitalità e di scanzonata volontà di superare in qualche modo la sua povera destinazione di extracomunitario di seconda generazione.
E' uno di quei pochi spettacoli che riescono ad accarezzarti il cuore: in molte sequenze crea un clima di puro godimento spirituale, inviando allo spettatore divertito e commosso un messaggio di ottimismo, di amore per la vita.
Splendida la colonna sonora, tra Vivaldi, Bach ed altri classici che fanno parte della cultura dell'aristocratico e la diversa, ma pur apprezzabile musica del giovane nero.
La traduzione del titolo in italiano non mi sembra la più coerente con la storia magistralmente narrata; io l’avrei chiamata “Imprevedibili amici”.
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psyland
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mercoledì 4 aprile 2012
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il dramma visto da una prospettiva inedita
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La vita è fatta di piccole e grandi cose, cose a volte felici, a volte tristi, altre semplicemente "normali", ordinarie. Tutti apparteniamo a questo flusso del tempo, a queste regole del mondo, ciò che ci differenzia è nel modo di vederle, percepirle, sentirle. A volte per essere felici basta ascoltare la voce delle cose, e degli istanti, e d'un tratto vediamo le ombre della vita scomparire.
Nel film troviamo una vita ricca ma bloccata in pochi movimenti del collo e della testa, ed un'altra vincolata dai "vizi di forma" della povertà, e dalle strade sbagliate per cercare di uscirne. Grazie ad un nuovo amico si ritrova però il gusto della vita.
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La vita è fatta di piccole e grandi cose, cose a volte felici, a volte tristi, altre semplicemente "normali", ordinarie. Tutti apparteniamo a questo flusso del tempo, a queste regole del mondo, ciò che ci differenzia è nel modo di vederle, percepirle, sentirle. A volte per essere felici basta ascoltare la voce delle cose, e degli istanti, e d'un tratto vediamo le ombre della vita scomparire.
Nel film troviamo una vita ricca ma bloccata in pochi movimenti del collo e della testa, ed un'altra vincolata dai "vizi di forma" della povertà, e dalle strade sbagliate per cercare di uscirne. Grazie ad un nuovo amico si ritrova però il gusto della vita. Non si nasce amici, lo si diventa iniziando ad ascoltare la vita dell'altro, e d'un tratto la cinica visione delle cose lascia il posto ad una visione più rilassata, più sottile e più lucente; la profonda essenza della vita è ora libera dai freni dell'aver qualcosa di grande valore senza averlo capito.
Una storia riflessiva, letta da una prospettiva inedita, dove il dolore è sostituito da un sorriso, che seppur a volte amaro, proviene da una luce calda e profonda dell'animo umano. La bellezza non conosce limite, è solo difficile riuscire a vederla in tutte le cose del mondo.
Per chi vuole ridere insieme ai protagonisti, dove nessuno lo credeva possibile.
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angelo umana
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domenica 8 aprile 2012
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approccio basic
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Il film è una bella commedia, gli incassi in Francia ne fanno fede, la versione romanzata di una quasi amicizia poi diventata grande, esistente nella realtà. Da un lato c’è Driss, giovanotto di origini senegalesi: una nidiata di fratelli, una zia che si arrabatta con un umile lavoro per crescerli, appena uscito da 6 mesi di galera per rapina, sussidio di disoccupazione e quache canna condivisa con gli amici di strada, dove è cresciuto e si è fatto le ossa per affrontare la giungla cittadina. Dall’altro c’è Philippe alla ricerca di un nuovo badante: miliardario immobilizzato e insensibile dal collo in giù per la paraplegia, una splendida Maserati ormai anch’essa immobilizzata, una moglie che non c’è più e tanta solitudine, la figlia di 16 anni che avrebbe bisogno di una “leggera inquadratina”, una casa da sogno con la servitù, aria di perbenismo e convenzioni come si conviene all’alta società, dove ci si cura delle “barbabietole un po’ indietro e i ravanelli invece pronti”.
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Il film è una bella commedia, gli incassi in Francia ne fanno fede, la versione romanzata di una quasi amicizia poi diventata grande, esistente nella realtà. Da un lato c’è Driss, giovanotto di origini senegalesi: una nidiata di fratelli, una zia che si arrabatta con un umile lavoro per crescerli, appena uscito da 6 mesi di galera per rapina, sussidio di disoccupazione e quache canna condivisa con gli amici di strada, dove è cresciuto e si è fatto le ossa per affrontare la giungla cittadina. Dall’altro c’è Philippe alla ricerca di un nuovo badante: miliardario immobilizzato e insensibile dal collo in giù per la paraplegia, una splendida Maserati ormai anch’essa immobilizzata, una moglie che non c’è più e tanta solitudine, la figlia di 16 anni che avrebbe bisogno di una “leggera inquadratina”, una casa da sogno con la servitù, aria di perbenismo e convenzioni come si conviene all’alta società, dove ci si cura delle “barbabietole un po’ indietro e i ravanelli invece pronti”.
Sembra impossibile ma è proprio Driss che Philippe sceglie tra i tanti che cercano l’impiego, eppure il quasi energumeno poco educato era andato lì solo per avere una firma che attestasse la sua ricerca di lavoro ed avere il rinnovo del sussidio. Per Philippe e per le sue collaboratrici, la champagn-osa Yvonne dalle bollicine sopite e la procace bionda e compassata Magalie, che definisce Driss uno dall’”approccio piuttosto basic” che in fondo lei pare apprezzare, questo incontro rappresenta una “botta di vita”, un ciclone, una deregulation che spazza via tante forme insulse e noiose. La Maserati rivivrà scorribande mozzafiato dei due e inseguimenti dei poliziotti ma Driss non ha neppure la patente. Con lui Philippe riscopre “com’è bello respirare a Parigi di notte” e l’autentico piacere di vivere e ridere. E’ lui che fa scoprire a Philippe altri angoli di osservazione: la corrispondenza aulica e impermeata di poesia che questo ha da 6 mesi con una sconosciuta Eleonore da Dunquerque è vista da Driss come una perdita di tempo, per lui è chiaro che una che scrive tre puntini dopo una frase vuole arrivare al “punto”, una a cui andrebbe chiesto “a chiappe come stai messa?” invece di inviarle una prosa sognante e colta, sebbene per l’elegante e raffinato Philippe “l’arte è la sola traccia del nostro passaggio sulla terra”. Tramite lui scopre però come viene vista un’opera lirica da un incolto con “approccio basic” e come la festa del suo compleanno ripetuta ormai quasi noiosamente coi parenti e un’orchestrina di musica classica si possa trasformare in un evento rock con balli liberatori per gli invitati.
E’ proprio per questa “botta di vita” che Philippe parte con Driss sul suo aereo personale a rivivere una discesa col parapendio, che fu la causa della sua invalidità. E’quasi un riflesso condizionato accostare questo film all’antico nostro indimenticabile “Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d’agosto” della Wertmuller con la Melato e Giannini, dove due classi sociali si mischiano e producono scintille di vario genere. Driss si erudirà un po’ e Philippe in cambio ritroverà il “gusto vero della vita”, accanto a qualcuno che gli ha parlato chiaro della sua invalidità scherzandoci sopra e senza sguardi compassionevoli o pietosi. Momenti di emozione a pelle ma anche risate di cuore, come la rasatura di Driss sul volto di Philippe, che lo acconcia a guisa di Fuhrer e scherza su come sarebbe (andata la storia) se i gerarchi nazisti fossero pure loro stati paraplegici, impossibilitati a fare il saluto romano.
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[+] permeata
(di angelo umana)
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blue owl
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lunedì 9 aprile 2012
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quasi amici: tra ironia e tenerezza
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Sono riuscita a vedere Quasi Amici solo ieri sera e l'ho trovato davvero un ottimo film. C'era tutto: ironia e risate di gusto, drammaticità e tenerezza, bei personaggi e bei dialoghi. E' la storia (vera) dell'amicizia fra un uomo che ha perso tutto ed uno che non ha mai provato ad avere niente: Philippe è un ricco che, dopo un incidente, è rimasto paralizzato, mentre Driss è un ragazzo di colore senza troppa voglia di lavorare. Quando Driss si trova a fare il badante di Philippe, fra i due si instaura un rapporto di amicizia profondo: Driss è sfacciato e non ha nessuna pietà, ed è esattamente quello che Philippe stava cercando, nessuna pietà, nessuna compassione per la sua condizione, infatti Driss non lo guarda commiserandolo, lo tratta come tutti, come Philippe vorrebbe essere trattato ed è qui che scatta l'amicizia sincera; con scene toccanti e battute politicamente scorrette, Quasi Amici fa sorridere, piangere e riflettere.
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Sono riuscita a vedere Quasi Amici solo ieri sera e l'ho trovato davvero un ottimo film. C'era tutto: ironia e risate di gusto, drammaticità e tenerezza, bei personaggi e bei dialoghi. E' la storia (vera) dell'amicizia fra un uomo che ha perso tutto ed uno che non ha mai provato ad avere niente: Philippe è un ricco che, dopo un incidente, è rimasto paralizzato, mentre Driss è un ragazzo di colore senza troppa voglia di lavorare. Quando Driss si trova a fare il badante di Philippe, fra i due si instaura un rapporto di amicizia profondo: Driss è sfacciato e non ha nessuna pietà, ed è esattamente quello che Philippe stava cercando, nessuna pietà, nessuna compassione per la sua condizione, infatti Driss non lo guarda commiserandolo, lo tratta come tutti, come Philippe vorrebbe essere trattato ed è qui che scatta l'amicizia sincera; con scene toccanti e battute politicamente scorrette, Quasi Amici fa sorridere, piangere e riflettere.
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giu.ramires
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giovedì 19 aprile 2012
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un raffinato humor francaise !
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Quasi amici-untouchable, è una storia di amicizia che ha colpito i cuori del pubblico mondiale, dall'America alla Korea all’Europa trionfando nelle sale con incassi da far rabbrividire; 300 milioni di euro al botteghino! cifra mai raggiunta nella storia del cinema non americano. Sembra quasi che il cinema francese da tempo eclissato, stia tornando a far luce sul fronte. I due registi Olivier Nakache e Eric Toledano, entrambi alle loro prime armi hanno dimostrato capacità non solo emotive e istintive ma anche qualificabili positivamente in campo registico, raccontando con un tocco di umorismo sofisticato e sottile tipicamente Francese, la reale vicenda dell’aristocratico Philippe (interpretato da un convincente Francois cluzet) reso paraplegico dopo un incidente col parapendio, e di Dress(l’esordiente Omar Sy) al quale, scontati sei mesi di carcere per rapina a mano armata, spetta un’indennità di disoccupazione.
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Quasi amici-untouchable, è una storia di amicizia che ha colpito i cuori del pubblico mondiale, dall'America alla Korea all’Europa trionfando nelle sale con incassi da far rabbrividire; 300 milioni di euro al botteghino! cifra mai raggiunta nella storia del cinema non americano. Sembra quasi che il cinema francese da tempo eclissato, stia tornando a far luce sul fronte. I due registi Olivier Nakache e Eric Toledano, entrambi alle loro prime armi hanno dimostrato capacità non solo emotive e istintive ma anche qualificabili positivamente in campo registico, raccontando con un tocco di umorismo sofisticato e sottile tipicamente Francese, la reale vicenda dell’aristocratico Philippe (interpretato da un convincente Francois cluzet) reso paraplegico dopo un incidente col parapendio, e di Dress(l’esordiente Omar Sy) al quale, scontati sei mesi di carcere per rapina a mano armata, spetta un’indennità di disoccupazione. Recatosi nella lussuosa dimora di Philippe per ottenere la firma di mancata assunzione del lavoro, la sua sfrontatezza sembra prendere il piede sbagliato, nessuno lo vede di buon occhio eccetto lo scoraggiato Philippe il quale stanco di sentirsi impietosito, intuisce che dietro quell’uomo rude e sfrontato si nasconde gentilezza e bontà d’animo! Così decide a sua insaputa di assumerlo e in breve tempo II loro rapporto cresce e si consolida. Sfortunati, incompresi, e immersi in una monotonia lacerante incrociano il loro faticoso cammino; il mondo lussuoso, conformista e convenzionale di Philippe e la realtà degradata e corrotta da cui proviene Dress. Philippe è un’intellettuale, esperto di musica classica, profondo e romantico, ma ormai da lungo tempo cinico e privo di coraggio e Dress al contrario, pur avendo un modesto bagaglio culturale, possiede una buona dose di aggressività, quella giusta per difendersi dalla triste realtà in cui vive. Col tempo l’uno aiuta a colmare i vuoti dell’altro e il rancore lentamente si dissolve. Il film si carica di una comicità schietta ma per nulla volgare, filosoficamente legata al posto che occupa l’uomo nel mondo, e al senso che vuole dargli. Gli Americani (anche gli italiani) si sarebbero concessi un po' più di patetismi per concludere in bellezza con il fazzoletto impregnato di lacrime! Ma ammetto che i due Francesi conoscono a fondo la misura e l’equilibrio di composizione, probabilmente perchè reduci di una tradizione gloriosa che va dai fratelli Lumière a Meliès sino a toccare i vertici con la Nouvelle Vague!
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perfetta
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giovedì 3 maggio 2012
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un film delicato e divertente
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Film ben fatto, senza pretese di vitimismi e scene patetiche ma teso a mostrare la storia di un'amicizia sincera e spontanea.
Nonostante la condizione fisica difficile di Philippe da un lato e la condizione economica altrettanto difficile di Driss dall'altro si crea un completamento nell'incontro tra i due, facendo in modo che entrambi trovino quello che mancava di più nella loro vita. Una storia di solidarietà da cui ci sarebbe molto da imparare.
Bella anche l'ambientazione parigina, anche se molto incentrata nella casa di Philippe.
Musiche toccanti, soprattutto per i brani del pianista Ludovico Einaudi che portano inevitabilmente alla commozione e alla riflessione sulla vita e sulla felicità.
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Film ben fatto, senza pretese di vitimismi e scene patetiche ma teso a mostrare la storia di un'amicizia sincera e spontanea.
Nonostante la condizione fisica difficile di Philippe da un lato e la condizione economica altrettanto difficile di Driss dall'altro si crea un completamento nell'incontro tra i due, facendo in modo che entrambi trovino quello che mancava di più nella loro vita. Una storia di solidarietà da cui ci sarebbe molto da imparare.
Bella anche l'ambientazione parigina, anche se molto incentrata nella casa di Philippe.
Musiche toccanti, soprattutto per i brani del pianista Ludovico Einaudi che portano inevitabilmente alla commozione e alla riflessione sulla vita e sulla felicità.
Da vedere per la sua sconcertante semplicità e profondità.
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[+] ottima recensione
(di barone di firenze)
[ - ] ottima recensione
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olgadik
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mercoledì 29 febbraio 2012
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una scommessa vinta
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La scommessa di questo film, campione d’incassi in Francia e spero tra poco da noi, sta in un nucleo semplice attorno al quale ruotano gli episodi più o meno riusciti e originali: chi è svantaggiato e disabile del tutto, vuole sentirsi alla pari con gli altri, senza sguardi pietosi che coprano la realtà, e vuole essere amato da qualcuno capace di scherzare e ridere anche delle sue disgrazie, facendolo davanti e non alle spalle. Il più delle volte infatti il disagio che proviamo di fronte all’handicap si traduce in comportamenti innaturali, mielati, che l’altro avverte come falsi. Diciamo anche che i due protagonisti, contrapposti per condizioni culturali, materiale e sociali, sono però accomunati da una menomazione, figlia della povertà per l’uno, figlia di una privazione fisica per l’altro.
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La scommessa di questo film, campione d’incassi in Francia e spero tra poco da noi, sta in un nucleo semplice attorno al quale ruotano gli episodi più o meno riusciti e originali: chi è svantaggiato e disabile del tutto, vuole sentirsi alla pari con gli altri, senza sguardi pietosi che coprano la realtà, e vuole essere amato da qualcuno capace di scherzare e ridere anche delle sue disgrazie, facendolo davanti e non alle spalle. Il più delle volte infatti il disagio che proviamo di fronte all’handicap si traduce in comportamenti innaturali, mielati, che l’altro avverte come falsi. Diciamo anche che i due protagonisti, contrapposti per condizioni culturali, materiale e sociali, sono però accomunati da una menomazione, figlia della povertà per l’uno, figlia di una privazione fisica per l’altro. Questi due denti dell’ingranaggio, incastrandosi a meraviglia, daranno ai due la possibilità di colmare molti vuoti reciproci, evolvendosi rispetto alla condizione iniziale e dando vita a una salda amicizia. Da questo punto di vista, entrambi i titoli del film, l’originale e il tradotto, una volta tanto sottolineano un significato che è cuore del discorso. E’ anche doveroso ricordare il contributo che la colonna sonora, firmata da Lodovico Einaudi al pianoforte, dà all’opera. Essa è una delle più belle ascoltate quest’anno: melodie tenere e intense si mescolano senza ritegno (come le azioni dei protagonisti) a brani degli Hearth, mentre Wind e Fire seguono un attacco di Vivaldi senza complessi e per l’uno e per l’altro. L’interpretazione dei ruoli principali è ottima: Francois Cluzet disegna con sofferta raffinatezza umana e culturale la parte di un ricco e aristocratico francese paraplegico senza autonomia dal collo in giù. Egli impara dall’altro che il vuoto e la disperazione sono condizioni di testa e non fisiche quando si ha il sostegno di un rapporto sincero. Omar Sy dà invece vita al personaggio del badante. Proveniente dalla banlieu, immigrato senegalese di prima generazione, avanzo di galera ma pieno di vita e di entusiasmo, appare rozzo e sincero fino alla brutalità ma non privo di ironica intelligenza. Facendone uso, egli comprende cosa serve davvero al suo assistito, aldilà di medicine e trattamenti o di ingessati e noiosissimi candidati al posto. Allora un film perfetto? No, perché qualche prezzo si paga per rendere accettabile un tema così complesso. C’è perciò da parte della regia una semplificazione eccessiva nel sorvolare su quale corto circuito potrebbero generare l’origine e i mezzi diversissimi dei due. Né è efficace la rappresentazione, appena suggerita, della condizione di oggettivo squallore in cui versa tanta periferia della civilissima Parigi. Fatta salva la segretaria, anche gli uomini e donne che circondano il paraplegico sono poco più che caricature. Del, resto quello che manca da una parte, abbonda dall’altra e lo spettatore arriva alla fine emotivamente disteso, rassicurato, oltre cha da franche risate, dal sapere che la storia muove da personaggi realmente esistenti. Via via, col solidificarsi e approfondirsi del legame, entrambi modificano in meglio la loro condizione. Infine ciascuno tornerà nel suo mondo senza rinunciare a quell’amicizia davvero intoccabile e che quindi la favola bella è in parte vera: quasi amici, appunto.
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zoom e controzoom
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martedì 6 marzo 2012
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qusi non ci si potrebbe credere
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E’ indispensabile l’informazione iniziale che rivela come il film sia tratto da un fatto realmente accaduto : se così non fosse, non ci si potrebbe credere, ma farebbe comunque la felicità dell’esercito dei buonisti.
E’ molto difficile trattare argomentazioni dove l’incidente ha portato ad una tale disgrazia per cui la vita perde ogni ragione di essere tale, ma ancora di più è difficile se l’oggetto della disgrazia è una persona ricca.
Indubbiamente il film conferma il detto che è meglio soffrire da ricchi piuttosto che da poveri e lo fa guardando la situazione dal di fuori in una sorta di spersonalizzazione dei sentimenti più contraddittori e laceranti, alleggerendo così la realtà del dramma, focalizzando l’attenzione sulla lievità del rapporto che si viene a stabilire tra l’incidentato e il suo badante.
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E’ indispensabile l’informazione iniziale che rivela come il film sia tratto da un fatto realmente accaduto : se così non fosse, non ci si potrebbe credere, ma farebbe comunque la felicità dell’esercito dei buonisti.
E’ molto difficile trattare argomentazioni dove l’incidente ha portato ad una tale disgrazia per cui la vita perde ogni ragione di essere tale, ma ancora di più è difficile se l’oggetto della disgrazia è una persona ricca.
Indubbiamente il film conferma il detto che è meglio soffrire da ricchi piuttosto che da poveri e lo fa guardando la situazione dal di fuori in una sorta di spersonalizzazione dei sentimenti più contraddittori e laceranti, alleggerendo così la realtà del dramma, focalizzando l’attenzione sulla lievità del rapporto che si viene a stabilire tra l’incidentato e il suo badante.
La bellezza del “badante” è superba talmente tanto da essere accettabile anche se sopra le righe come scelta di casting, ma non si oppone con altrettanta qualità - assumendo pertanto un possibile simbolismo - ad una qualche repellenza, di ugual peso, del paraplegico : anche il paraplegico è bello e se non fosse menomato avrebbe tutte le caratteristiche dell’affascinante uomo di stile, ricco e forse anche antipatico dato che, come dichiara – è-era un uomo che sfidava sempre se stesso, quindi ammissibilmente con un pizzico di presunzione ed arroganza. Già si delinea così una non presenza di posizioni decise nella scelta dei personaggi e poi nelle situazioni successive che rimangono in un limbo dove la pietà e l’irruenza giovanile trovano un modo di convivere più unico che raro se così è andata la storia.
La situazione sociale del giovane, pur intendendo che è precaria, che è problematica, che non ha prospettive esaltanti data la sua provenienza, tutto questo appare assai poco, è appena appena sfiorato e rimane –il giovane fratello è chiaramente coinvolto in qualche cosa di losco – in una vaghezza irreale.
Il ritmo sostenuto pur non sciolto nello svolgersi della storia, l’allegria e la dolcezza degli occhi del badante, la dignità e la capacità di essere comunque acuto e pungente dell’assistito, le diverse situazioni della vita affrontate, sono dei bei quadretti, ma tutte storielle a se stanti, non creano un nocciolo dall' impatto forte, un nucleo intorno al quale si dipana la storia che invece va da sé perché così si sa che è accaduta, ma nel film, non appassiona per una semplice questione di punti di osservazione come la scena del ballo che, pur essendo potenzialmente travolgente, non viene “mostrata” dal di dentro: questione di tipologia di ripresa. Troppo qualunque.
Molto buoni i dialoghi che con l’interpretazione degli attori, riescono con quelle battute, ad essere perfettamente addentro a momenti di grande spontaneità provocando ilarità e divertimento del tutto spontaneo e motivato.
A volte buona la fotografia, molto buona la colonna sonora pur non essendo nulla d’innovativo.
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