franco
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sabato 3 marzo 2012
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pur con alcuni cali un film certamente da vedere.
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Per i primi 45 minuti sono rimasto davvero sorpreso come il film riuscisse a essere per così tanto tempo un prodotto emozionante, veramente divertente, coinvolgente, non scontato, intelligente, sottile e davvero piacevole. Poi, però, il miracolo si compie solo a metà e il resto del film è costretto a cedere diversi punti alla scontatezza e alla perdita di interesse/lucidità nella storia. Eccessiva ( per scontatezza- faciloneria - relativa spontaneità) la scena della danza di Dris. La scena del parapendio, pur necessaria, sarebbe forse stata possibile gestirla meglio ( più breve e ad effetto ?). Nel finale si vede che hanno cercato di fare del loro meglio, ma in generale non ho personalmente gradito molto l'eccessiva differenza ti tono tra la parte iniziale e la parte finale.
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Per i primi 45 minuti sono rimasto davvero sorpreso come il film riuscisse a essere per così tanto tempo un prodotto emozionante, veramente divertente, coinvolgente, non scontato, intelligente, sottile e davvero piacevole. Poi, però, il miracolo si compie solo a metà e il resto del film è costretto a cedere diversi punti alla scontatezza e alla perdita di interesse/lucidità nella storia. Eccessiva ( per scontatezza- faciloneria - relativa spontaneità) la scena della danza di Dris. La scena del parapendio, pur necessaria, sarebbe forse stata possibile gestirla meglio ( più breve e ad effetto ?). Nel finale si vede che hanno cercato di fare del loro meglio, ma in generale non ho personalmente gradito molto l'eccessiva differenza ti tono tra la parte iniziale e la parte finale. Rimane uno dei pochi film che vale davvero la pena andare a vedere. Bello.
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chaoki21
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venerdì 16 marzo 2012
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spogliatevi del perbenismo
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Ed invece io penso che questo film sia veramente un capolavoro, e se capolavoro vi sembra un termine esagerato allora dico splendido, perchè tale è.
L'inchiesta tra i tetraplegici facciamola pure, scopriremo che oltre la sofferenza dell'immobilità esiste la sofferenza di chi è condannato alla compassione, alla pietà, a quella bontà di plastica che vorrebbe consolare ma che in realtà affossa, sotterra la dignità.
Questo film insegna che ciò che non c'è più, la capacità di muoversi, di camminare, di toccare, è compensata dalla grandezza di un anima che non è condannata alla stasi di una sedia a rotelle ma vuole vivere, ancora di più.
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Ed invece io penso che questo film sia veramente un capolavoro, e se capolavoro vi sembra un termine esagerato allora dico splendido, perchè tale è.
L'inchiesta tra i tetraplegici facciamola pure, scopriremo che oltre la sofferenza dell'immobilità esiste la sofferenza di chi è condannato alla compassione, alla pietà, a quella bontà di plastica che vorrebbe consolare ma che in realtà affossa, sotterra la dignità.
Questo film insegna che ciò che non c'è più, la capacità di muoversi, di camminare, di toccare, è compensata dalla grandezza di un anima che non è condannata alla stasi di una sedia a rotelle ma vuole vivere, ancora di più. Vuole sentirsi alla pari, perchè così di fatto è, perchè anche se le gambe non rispondono più, e le mani non rispondono più, e il corpo non appartiene più alla volontà, la persona è ancora lì, affamata di vita e di normalità. La normalità di ogni piccola cosa che può ancora esserci.
E' vero, non c'è nulla di politically correct in questa storia, ed è questa mancanza che la rende grande.
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barbablu
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domenica 8 aprile 2012
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davvero un film che merita!
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Finalmente dopo diverso tempo sono uscito dal cinema veramente contento della scelta del film. Per me è un film che merita sotto ogni punto di vista, la recitazione del cast e in particolare dei protagonisti è ottima, la sceneggiatura è tratta da una storia vera, il film sa divertire e nello stesso tempo sa far riflettere mantenendo sempre un equilibrio narrativo che non stanca e non scade mai né nel superficiale, né nel pietismo e nella pesantezza. Si ride molto e ci si commuove. Merita due ore del vostro tempo che volano molto piacevolmente!
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magicovento75
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venerdì 13 aprile 2012
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quando l'ilarità si mischia al pianto.
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Ed ecco un altro film che emoziona, che tocca, che commuove, che diverte. Alla fine della proiezione in sala mi sono soffermato a scrutare i volti degli spettatori, molti dei quali avevano gli occhi lucidi. Come i miei. Anche di fronte ad una tragedia immane si riesce a ridere, ma di un riso amaro, che alla fine non è prevalso su una sensazione di tristezza che mi ha accompagnato anche dopo l'uscita dal cinema. Sullo sfondo di destini così diversi che si intrecciano, questo film regala alla "voglia di normalità" il ruolo di assoluta protagonista.
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giorpost
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giovedì 26 settembre 2013
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audace, classico, di gioie e di disgrazie. unico
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Se dovessimo approcciare un discorso sul Cinema francese degli ultimi anni, sarebbe fin troppo facile dire che non è mai entrato in crisi, è sempre vivo e vegeto ma che tutto sommato non può considerarsi all’ altezza della Nouvelle Vague di Truffaut e Godard. Ma la realtà è diversa e ci suggerisce che la cinematografia contemporanea d’oltralpe non ha nulla da invidiare a quella hollywoodiana e molto da insegnare, ad esempio, a quella nostrana degli ultimi 20 anni (eccezion fatta per Sorrentino e qualche buon attore). Sceneggiatori, direttori di fotografia, registi ed un esercito di attori preparati sono all’ ordine del giorno in Francia, questo va detto mettendo da parte inutili rivalità o gelosie.
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Se dovessimo approcciare un discorso sul Cinema francese degli ultimi anni, sarebbe fin troppo facile dire che non è mai entrato in crisi, è sempre vivo e vegeto ma che tutto sommato non può considerarsi all’ altezza della Nouvelle Vague di Truffaut e Godard. Ma la realtà è diversa e ci suggerisce che la cinematografia contemporanea d’oltralpe non ha nulla da invidiare a quella hollywoodiana e molto da insegnare, ad esempio, a quella nostrana degli ultimi 20 anni (eccezion fatta per Sorrentino e qualche buon attore). Sceneggiatori, direttori di fotografia, registi ed un esercito di attori preparati sono all’ ordine del giorno in Francia, questo va detto mettendo da parte inutili rivalità o gelosie. Quasi Amici (FRA, 2011) non fa eccezione, anzi assume il ruolo di locomotiva di un nuovo filone a metà strada tra il dramma e la commedia brillante, con particolare attenzione alla fotografia, alla qualità visiva e ad un casting, mai come in questo caso, davvero azzeccato in tutti gli elementi, anche nei ruoli da gregari.
Driss è un senegalese cresciuto nella banlieue parigina, campa di espedienti, fuma erba ed è appena uscito di galera dopo 6 mesi per rapina ad una gioielleria. Si presenta ai colloqui per l’ assunzione di un badante, ma solo per farsi firmare la presenza e ottenere un sussidio. Il disabile in questione è un multi-milionario paraplegico, tale Philippe, che nonostante la sua condizione sembra godere di un buon carattere e di un certo savoir faire. Si affeziona subito ai modi sfrontati del ragazzo (il brillante Omar Sy) tant’è che gli offre un periodo di prova, persuadendolo mostrandogli le ricchezze del suo mega appartamento vittoriano con tanto di camera e bagno dedicati al futuro badante che verrà assunto. Driss accetta e le prove sono dure: badare e curare una persona inabile al 100% non è cosa per tutti, neanche per lui, ma a volte la vita ti mette di fronte a delle scelte e l’ aspettativa di uno stipendio fisso, di una casa sfarzosa ed il poter guidare una Maserati mettono Driss su un piedistallo tanto alto da consentirgli di riscattarsi anche dal punto di vista sociale, dato che non va d’accordo con la sua famiglia, rappresentata da una zia che l’ ha cresciuto come una mamma e da cugini e parenti vari che fungono da fratelli. La vita di Philippe (l’ ottimo François Cluzet) viene letteralmente presa a schiaffi da Driss tale è la sua esuberanza e la sfrontatezza nei modi che però non eccedono mai nella maleducazione, anche grazie ad un volto dolce e ad un sorriso abbagliante. Il ragazzo accompagna Philippe ovunque, lo solleva con una certa facilità, lo fa sorridere, lo sprona, gli fa provare lo spinello e lo prende in giro con battute basse e ridicole ma che hanno il sol scopo di generare fragorose risate al povero miliardario (gioco di parole voluto) che sfociano, in un tempo relativamente breve, in una grande amicizia tra i due. Il contorno di personaggi che abitano l’ immensa proprietà di Philippe spazia dalla segretaria sexy dai rossi capelli alla quale Driss dedica molte attenzioni mal corrisposte causa omosessualità di lei, la governante un po’ bruttina ed apparentemente antipatica ma che in realtà è una giocherellona borghese dall’ animo gentile, il giardiniere timido segretamente innamorato di quest’ ultima e la figlia adottiva di Philippe, tipica adolescente problematica e stizzosa. Tutti verranno, in qualche modo, sopraffatti dall’ estrosità del senegalese, ogni uno trarrà qualche beneficio da lui, ma il lavoro che fa è duro e Philippe (che ormai gli vuol bene come un figlio) lo lascia andare, non prima di avergli fatto provare il brivido del lancio col parapendio che (nonostante sia stato questo spericolato gioco la causa della paralisi) ancora affascina il ricco signore di origine corsa, e non prima di aver ascoltato per la prima volta la musica moderna che ascolta Driss in un interscambio culturale sugli stili musicali culminato in un ballo alla Michael Jackson durante una festa a sorpresa organizzata dai parenti (quasi tutti serpenti) per il compleanno del nobile con tanto di orchestra. Driss torna dalla “mamma” e dal fratello azzeccagarbugli risolvendo vari problemi (convince degli spacciatori di lasciare in pace il ragazzo) e cercando di ricucire i rapporti, potendo contare su un rinnovato bagaglio di certezze, sentimenti, forza e con un discreto miglioramento culturale che lo pongono su un piano diverso, pur restando legittimamente legato alle vecchie amicizie, alla semplicità quotidiana e a quell’ inseparabile spinello che tanto ha giovato anche allo sfortunato Philippe durante delle crisi respiratorie notturne.
I due sentono una mancanza reciproca, Philippe non ha trovato un degno sostituto e allora eccoli, a bordo della Maserati, a scommettere se riusciranno a farla franca dai poliziotti che li hanno inseguiti e fermati per eccesso di velocità in una di quelle notti, scena proposta ad inizio film in un flash forward ripresa verso la fine quando i nostri, giunti in un bel ristorante sulla costa Sud della Francia, Driss lascia Philippe (non certo definitivamente) nelle mani di Eleonore, una donna conosciuta per corrispondenza che inizialmente Philippe rifiuta di incontrare per paura (ingiustificata) di non piacerle. La donna invece è interessata soprattutto all’ aspetto intellettuale e filosofico dell’ uomo e quindi la storia sa da fare, frattanto che Driss si incammina sul lungomare e delle scritte in sovraimpressione ci fanno sapere che quello della realtà, Abdel Yasmin Sellou (già, perché questa è una storia vera) ora è un imprenditore affermato, vive in Marocco ed ha 3 figli, mentre Philippe si risposerà avendo 2 figli. Se c’è una pecca, va trovata nella casa distributrice che in Italia ha scelto un titolo “incompleto”, dato che i 2 diventano veri amici, non quasi (il titolo originale è Intouchables).
Una storia toccante, delicata, commovente ma non troppo, divertente ma senza esagerare. Tutto in quest’ opera assume i connotati di una favola urbana che inneggia alla solidarietà tra etnie proprio laddove, negli ultimi anni, vi era stata un recrudescenza del razzismo e dell’ intolleranza. Film bello, da assaporare tutto d’ un fiato senza remore, con la consapevolezza che anche una lacrima di commozione non sarà sintomo di debolezza.
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diomede917
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giovedì 1 marzo 2012
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ti fa apprezzare la vita
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Dopo Giu al Nord, dalla cinematografia francese arriva il nuovo film fenomeno capace di polverizzare tutti i record d’incassi.
Ispirato alla storia vera di Philippe Pozzo di Borgo e del suo “diavolo custode” Abdel
”Quasi Amici” narra dello strano rapporto che lega un miliardario tetraplegico e un borderline delle banlieu parigine.
Il primo necessita di un infermiere a tempo pieno il secondo di una firma per il sussidio di disoccupazione e così l’incontro di questi due mondi così lontani diventa il punto di partenza di un saldo e raro rapporto di amicizia.
Il vero punto di forza di questo film sta nel non cadere nelle trappole ricattatorie che un soggetto del genere propone partendo fin da subito a 200 all’ora a bordo dell’amicizia tra questi due individui….
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Dopo Giu al Nord, dalla cinematografia francese arriva il nuovo film fenomeno capace di polverizzare tutti i record d’incassi.
Ispirato alla storia vera di Philippe Pozzo di Borgo e del suo “diavolo custode” Abdel
”Quasi Amici” narra dello strano rapporto che lega un miliardario tetraplegico e un borderline delle banlieu parigine.
Il primo necessita di un infermiere a tempo pieno il secondo di una firma per il sussidio di disoccupazione e così l’incontro di questi due mondi così lontani diventa il punto di partenza di un saldo e raro rapporto di amicizia.
Il vero punto di forza di questo film sta nel non cadere nelle trappole ricattatorie che un soggetto del genere propone partendo fin da subito a 200 all’ora a bordo dell’amicizia tra questi due individui….mostrandoci questa complicità così salda fatta di battute non proprio politicamente corrette e prive di falso pietismo (come il protagonista dirà a suo fratello in uno dei momenti più toccanti del film)
Come per osmosi entrambi doneranno a loro stessi un proprio senso della vita che sia essa rappresentata dagli Earth, Wind & Fire, o da un quadro di arte moderna (arte che è l’unica prova della nostra esistenza sulla terra).
Per far ciò sono indispensabili due attori con due palle così quali il premio Cesar Omar Sy e Francois Cluzet. Le loro interpretazioni ma oserei dire le loro identificazioni ai personaggi danno al film quella leggerezza e quel senso di quiete che pervade in tutto il film.
Da vedere per credere la scena del compleanno con le differenze tra Vivaldi e la musica Soul, il volo del parapendio e le prove di look con la barba.
Pur non essendo un capolavoro è un film che ti fa apprezzare il gusto della vita e sapere che in giro per il mondo ci sono questi due bontemponi mi fa stare molto bene.
Voto 7
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dhell
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lunedì 5 marzo 2012
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quando due realtà discordi si incontrano .........
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Pellicola cinematografica davvero eccellente e soprattutto "toccante"; da notare la maestria con la quale il regista crea una simbiosi tra due stili di vita diametralmente opposti quali uno stato di assoluto benessere che si scontra inevitabilmente con uno di tipo davvero al limite del disagio. Assolutamente soprendente il connubio tra un uomo comune con un passato burrascoso, ma determinato ed un tetraplegico ricco e benestante, ma con profonde amarezze interiori e notevole il sentimento espresso di entrambi nel "darsi" a vicenda, da parte del "ghettizzato" nell' offrire la sua conoscenza "di strada", irruenta, ma con toni di garbo e dall' altra di un uomo compìto, con modi gentili ed affabili nel donare il suo "sapere" senza pregiudizi.
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Pellicola cinematografica davvero eccellente e soprattutto "toccante"; da notare la maestria con la quale il regista crea una simbiosi tra due stili di vita diametralmente opposti quali uno stato di assoluto benessere che si scontra inevitabilmente con uno di tipo davvero al limite del disagio. Assolutamente soprendente il connubio tra un uomo comune con un passato burrascoso, ma determinato ed un tetraplegico ricco e benestante, ma con profonde amarezze interiori e notevole il sentimento espresso di entrambi nel "darsi" a vicenda, da parte del "ghettizzato" nell' offrire la sua conoscenza "di strada", irruenta, ma con toni di garbo e dall' altra di un uomo compìto, con modi gentili ed affabili nel donare il suo "sapere" senza pregiudizi. I due si "fondono" e riescono a divenire un' unica entità, dove uno non può fare a meno dell' altro e fanno sì che la loro curiosa amicizia duri in eterno. Difficile uscire dalla sala cinematografica senza aver versato almeno una lacrima: consigliatissimo!
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annar.
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lunedì 5 marzo 2012
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unico colore
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Una storia di un unico e particolamente importante colore: quello dell'amicizia. Un film che rappresenta uno spiraglio, un piccolo abbaglio nel ben mezzo del buio della tematica, così fredda e difficile, che tuttavia può essere, in parte, allontanata da un'amicizia, fatta di sincerità e semplicità, come quella che offre Driss, il quale dopo una vita fatta di sgomenti e sciagure, riesce a trasformare il proprio odio e la propria sofferenza in un timido sentimento di affetto e grazia nei confronti del paraplegico Philippe, uomo di grande ingegno, che si stanca dei "doveri" di una vita borghese per affidarsi ad una serenità, che deriva da cose piccole e semplici.
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Una storia di un unico e particolamente importante colore: quello dell'amicizia. Un film che rappresenta uno spiraglio, un piccolo abbaglio nel ben mezzo del buio della tematica, così fredda e difficile, che tuttavia può essere, in parte, allontanata da un'amicizia, fatta di sincerità e semplicità, come quella che offre Driss, il quale dopo una vita fatta di sgomenti e sciagure, riesce a trasformare il proprio odio e la propria sofferenza in un timido sentimento di affetto e grazia nei confronti del paraplegico Philippe, uomo di grande ingegno, che si stanca dei "doveri" di una vita borghese per affidarsi ad una serenità, che deriva da cose piccole e semplici.
Una sorta di invito a osservare e affidarsi alla semplicità delle piccole cose, che anche se piccole, riescono a distrarre un uomo da un così grande e invadente peso.
Un film in grado di toccare proprio nella più remota profondità dell'anima, lasciando impresso una sorta di sorriso, nonostante tutta l'amarezza, da cui deriva.
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melandri
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giovedì 8 marzo 2012
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chapeau!
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Un miliardario di mezza età rimasto tetraplegico dopo un incidente di gioventù in parapendio ed un aitante giovane di colore appena uscito di galera figlio della periferia parigina.Questi sono i due personaggi, ed i due mondi opposti ,trattati in questa commedia francese record d'incassi(seconda nella storia d'oltralpe solamente a "Giù al nord" di pochi anni fa,evidentemente i "contrasti" al cinema piacciono ai nostri "cugini").
Driss,il giovane sbandato ma non cattivo,si ritrova controvoglia (cercava solamente un rifiuto ed una firma nel curriculum per poter continuare ad incassare l'assegno di disoccupazione) ad assistere quasi in tutto e per tutto Philippe,ricco ed annoiato gentiluomo parigino costretto dalla sua immobile condizione a vedersi la vita scorrere davanti.
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Un miliardario di mezza età rimasto tetraplegico dopo un incidente di gioventù in parapendio ed un aitante giovane di colore appena uscito di galera figlio della periferia parigina.Questi sono i due personaggi, ed i due mondi opposti ,trattati in questa commedia francese record d'incassi(seconda nella storia d'oltralpe solamente a "Giù al nord" di pochi anni fa,evidentemente i "contrasti" al cinema piacciono ai nostri "cugini").
Driss,il giovane sbandato ma non cattivo,si ritrova controvoglia (cercava solamente un rifiuto ed una firma nel curriculum per poter continuare ad incassare l'assegno di disoccupazione) ad assistere quasi in tutto e per tutto Philippe,ricco ed annoiato gentiluomo parigino costretto dalla sua immobile condizione a vedersi la vita scorrere davanti.Sarà proprio grazie alla gioiosa sfrontatezza del suo nuovo "quasi amico" ,che ritornerà a sorridere.
Ed oltre che a sorridere spesso,lo spettatore in sala,si ritrova più di una volta a ridere di gusto alle scorribande alla "Amici miei" dei due protagonisti.Un riso che non è amaro come il tema dell'handicap farebbe pensare.E' un divertimento politicamente scorretto ma voluto e preteso da chi questa storia l'ha vissuta nella realtà, prima di diventare un libro ed un film poi.(come ci ricordano i registi nei titoli di inizio e di coda).L'alternanza con i momenti comici e quelli più seri e toccanti è comunque ben dosata(cosa ahimè rara nel cinema di casa nostra) e ci permettono di dare il giusto peso e valore ad un film che non vuole essere meramente di cassetta ma anche instillare nello spettatore spunti di riflessione.Chapeau.
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jayan
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lunedì 26 marzo 2012
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divertente, commovente, un grande film
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Un grande film francese, finalmente un film che ha avuto successo tra il pubblico e allo stesso tempo ottime recensioni dai critici. E' fatto molto bene, interpretato in modo splendido, ha la capacità di affrontare temi difficili con piacevole allegria, senza fare però ironia o cinismo. E' un po' come la clown therapy, il regista è riuscito a far divertire il pubblico, farlo commuovere e allo stesso tempo trasformare una disgrazia (il protagonista ha un incidente e rimane paralizzato fino al collo) in un'occasione di riflessione. Il clown in questo caso è un francese di origine senegalese, che fino allora aveva vissuto di sussidi pubblici di disoccupato e che poi, spinto dal ricco paraplegico, accetta di fargli da badante.
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Un grande film francese, finalmente un film che ha avuto successo tra il pubblico e allo stesso tempo ottime recensioni dai critici. E' fatto molto bene, interpretato in modo splendido, ha la capacità di affrontare temi difficili con piacevole allegria, senza fare però ironia o cinismo. E' un po' come la clown therapy, il regista è riuscito a far divertire il pubblico, farlo commuovere e allo stesso tempo trasformare una disgrazia (il protagonista ha un incidente e rimane paralizzato fino al collo) in un'occasione di riflessione. Il clown in questo caso è un francese di origine senegalese, che fino allora aveva vissuto di sussidi pubblici di disoccupato e che poi, spinto dal ricco paraplegico, accetta di fargli da badante. Così si instaura un profondo rapporto di amicizia tra i due e il senegalese riesce a tirar fuori dal ricco la gioia di vivere che aveva perso. Questo film e "Mare dentro", pur trattando lo stesso tema del dramma della paralisi totale, propone un finale diverso. Un film da non perdere!
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