elgatoloco
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lunedì 18 maggio 2020
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tim burton forever
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Grande Tim Burton, anche ocn "Dark Shadows"(2012, sipirato dalla sopa opera di Dan Curtis degli anni 1960)dove il fascino del vampiro del 1700, perso negli anni 1970(1972, per laprecisione, tra hippies ormai"stagionati"ma ancora presenti , case di tradizione, il suo casato, dottoresse di medicina dedite all'alcol ma anche ad altro, riemerge quasi mostrando come il regno del sogno, della continua creazione fantastica e immaginaria vale più della società"consumatrice"e blocct<a nel maccanismo infernale del"produci-consuma-crepa"come, non del tutto a torto, dice qualcuno...Una singolare affinità(parziale, però, vista anche la superficialità dei loro tirps, Timothy Leart docet.
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Grande Tim Burton, anche ocn "Dark Shadows"(2012, sipirato dalla sopa opera di Dan Curtis degli anni 1960)dove il fascino del vampiro del 1700, perso negli anni 1970(1972, per laprecisione, tra hippies ormai"stagionati"ma ancora presenti , case di tradizione, il suo casato, dottoresse di medicina dedite all'alcol ma anche ad altro, riemerge quasi mostrando come il regno del sogno, della continua creazione fantastica e immaginaria vale più della società"consumatrice"e blocct<a nel maccanismo infernale del"produci-consuma-crepa"come, non del tutto a torto, dice qualcuno...Una singolare affinità(parziale, però, vista anche la superficialità dei loro tirps, Timothy Leart docet...)Barnabas(bel nome biblioco, anche se qui la Bibbia non c'entra) la ritrova con gli hippies, mentre il resto lo disgusta e gli dark shadows del passato lo perseguitano, con la un tempo" posseduta" carnalmente ma mai amata strega Angelique, che ora ritrova come concorrente della sua famiglia, attiva nell'"industria"ittica, mentre l'amata Josette di un tempo riemerge anch'essa, coem timida governante... Burton è un vero maestro di un"realismo fantastico", nel senso che il fantastico entra in quella che comunemente definiamo"realtà", quasi essendo "aggettante"(il termine è architettonico, lato sensu artistico), spiazzandola o cercando di spizzarla, ma la realtà, pervicamente e pesantememente"rimane immobile"o meglio finge di rimanere tale, credendo cos' di vaer neutralizzato le spinte che provendono da "altre" dimensioni, appunto. IL tema del vampirismo, dela licantropia(sì c'è anche quella, nel film, pur se gioca un ruolo decisamente minore), è decisamente trattaot in maniera innovativa nel film, e non c'entra affatto la questione che il vampiro"d'un tempo"(quello della creazione letteraria e filmica antica, "nosferatu"etc.)torni nel tempo presente o quasi, ma semmai, il come esso torna, in qualche modo in chiave assolutamente nuova e spiazzatnte...Deicsamente un capolavoro, coe tutte le opere di Burton, da molto tempo in qua. Johnny Deep è un protagonista, Eva Green e le altre interpeti sorpattutto femminili(di cui un elenco risuleterebbe troppo lungo,,,, francamente)sono di gran classe e non serve ripetere un peana all'autore, che è rimasto uno dei pochi veri autrori di cinema(nell'accezione piena del lemma)del nostro tempo, in questi anni 2000 che, per molti versi, offrono più che altro remakes, repechages etc.. El Gato
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johseph
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giovedì 16 aprile 2020
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un carrozzone di mostri guidati da un ironico vamp
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Cosa sarebbe il cinema senza Tim Burton? Confesso che non ridevo cosi tanto dell'ultima volta in cui guardai Il grande Lebowsky. Un carrozzone di mostri guidati da un ironico vampiro, che viaggia su una colonna sonora S.U.P.E.R. Burton sceglie di non prendersi troppo sul serio, mescolando humor sentimento e tradizioni. Del resto la cinematografia è piena zeppa di film suo vampiri, e fortunatamente l'esperimento voluto dal regista dark, è ben riuscito. Johnny Depp si dimostra ancora una volta a suo agio nei ruoli cuciti su misura da Burton. Ottima prova. Menzione anche per un buon cast e un' ottimo doppiaggio.
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steffa
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lunedì 10 giugno 2019
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mediocre
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non mancano gli spunti iteressanti ma nell'insieme, ed è poi quello che poi conta, il risultato è molto molto mediocre, quasi da film per la tv da passare al pomeriggio
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elgatoloco
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giovedì 7 febbraio 2019
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burton è sempre burton
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"Dark Shadows"(2011, Tim Burton)dimostra il talento estremo, visivo e non solo, di uno dei pochissimi creatori di vero cinema ancora in circolazione: Tim Burton, che anche qui, riprendendo l'eterno tema del vampiro, dei vampirismo e dunque dell'immortalità versus la morte, dell'amore versus la mera sessualitò, riprende temi e motivi eterni con quella forza visiva che sa essere realmente travolgente. Barnbas Collins, "non morto"del 1700. si trova precipitato all'inizio degli anni Seventies del 1900, dove il contrasto tra il suo modo d'essere di aristocratico"illluminista"contrasta fortemente con lo stile hippie-andante oltre a tutto"gringo", dove lo humor e a tratti la comicità contrasta con il dramma che a tratti scivola anche più decisamente nella tragedia.
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"Dark Shadows"(2011, Tim Burton)dimostra il talento estremo, visivo e non solo, di uno dei pochissimi creatori di vero cinema ancora in circolazione: Tim Burton, che anche qui, riprendendo l'eterno tema del vampiro, dei vampirismo e dunque dell'immortalità versus la morte, dell'amore versus la mera sessualitò, riprende temi e motivi eterni con quella forza visiva che sa essere realmente travolgente. Barnbas Collins, "non morto"del 1700. si trova precipitato all'inizio degli anni Seventies del 1900, dove il contrasto tra il suo modo d'essere di aristocratico"illluminista"contrasta fortemente con lo stile hippie-andante oltre a tutto"gringo", dove lo humor e a tratti la comicità contrasta con il dramma che a tratti scivola anche più decisamente nella tragedia. Anche la scelta della musiche, dai"Moody Blues"di"Nights in With Satin", che è nei titoli di testa"apre"e si arriva all'esibizione dal vivo del"dannato"Alice Cooper...UNa serie di suggestioni e di flashs visivi.ma più complessivamente percettivi dove però la produzione di senso(relativa ai temi sopra accennati)è sempre viva e tende a una compiuta organicità. Johnny Deep è protagonista assolutamente efficace, Eva Green un'efficacissima antagonista-amante, Bella Heatchote l'amata(non l'amante), mentre Alice Cooper recita o meglio impersona, grida e canta la sua rabbia, Christopher Lee è un cameo ever green... El Gato
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xxx
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sabato 28 ottobre 2017
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insignificante.
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Ennesimo filmetto sciatto di Tim Burton, con l' ennesimo Depp che vuole apparire simpatico ma non ci riesce, i tempi d' oro del regista ormai sono lontani, non buttate via i soldi guardatevelo alla televisione, questo il mio consiglio.
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great steven
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mercoledì 28 dicembre 2016
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un uomo vampirizzato per un amore non corrisposto
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DARK SHADOWS (USA, 2012) diretto da TIM BURTON. Interpretato da JOHNNY DEPP, MICHELE PFEIFFER, HELENA BONHAM CARTER, EVA GREEN, JACKIE EARLE HALEY, CHRISTOPHER LEE, CHLOE GRACE MORETZ
Nel 1760, la famiglia Collins emigra da Liverpool nel Maine, dove impianta un’industria ittica che in breve tempo assume una cruciale importanza a livello nazionale, rendendo i ricchi i suoi proprietari.
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DARK SHADOWS (USA, 2012) diretto da TIM BURTON. Interpretato da JOHNNY DEPP, MICHELE PFEIFFER, HELENA BONHAM CARTER, EVA GREEN, JACKIE EARLE HALEY, CHRISTOPHER LEE, CHLOE GRACE MORETZ
Nel 1760, la famiglia Collins emigra da Liverpool nel Maine, dove impianta un’industria ittica che in breve tempo assume una cruciale importanza a livello nazionale, rendendo i ricchi i suoi proprietari. Il rampollo della famiglia, il giovane Barnabas, nel 1776 si prepara a ricevere le redini dell’impresa, ma l’amore che la bella e ammaliante Angelique Bouchard gli offre senza che lui la ricambi intralcia i suoi piani: innamorato invece di Josette, Barnabas la vede precipitare da un dirupo in una notte piovosa, e decide di seguirla, ma invece di morire anch’egli, si ritrova trasformato in vampiro, e scopre che la diabolica Angelique ha tramato tutto quanto per punirlo in quanto lui aveva deciso di non contraccambiarla. Rinchiuso in una scatola di ferro poi sepolta in un bosco del Maine, Barnabas viene casualmente liberato, dopo quasi due secoli di prigionia, da un gruppo di operai escavatori e, dopo averli assassinati per bisogno di bere il loro sangue, si dirige presso la sua vecchia dimora, il castello Collins, ormai in decadenza e abitato dai suoi discendenti, ancora proprietari dell’impresa ittica che però, a causa della spietata concorrenza della Angie Bay, sono anni che sta perdendo clamorosamente terreno. Ben determinato a restituire all’impresa di famiglia l’antico splendore, Barnabas reincontra Angelique, ancora infatuata di lui ma più che mai decisa a infliggergli sofferenze ancora più strazianti, tanto più che l’istitutrice di casa Collins appena assunta, la giovane Victoria Winters, ha tutte le sembianze di Josette, la ragazza che Barnabas amava e che perdette per colpa di Angelique. Quest’ultima organizzerà un nuovo piano malefico per riportare Barnabas nell’oscurità e condannarlo ad un’eternità di dolore, ma si accorgerà di non aver fatto i conti coi membri dell’attuale nucleo Barnabas: la capofamiglia Elizabeth, sua figlia Caroline (indolente e sempre maldisposta verso Barnabas, e segretamente con una maledizione da licantropo addosso) e l’orfanello David (per il quale è stata chiamata l’istitutrice, all’apparenza un po’ suonato ma in realtà molto intelligente) e, malgrado le innegabili colpe omicide di Barnabas (l’omicidio degli operai, della dottoressa Julia Hoffman che voleva diventare immortale appropriandosi del suo sangue e di alcuni hippies), alla fine sarà il vampiro ad avere la meglio, ottenendo per giunta la definitiva vampirizzazione di Victoria. Nuova collaborazione fra gli inossidabili T. Burton e J. Depp: non si raggiungono i fasti gloriosi magicamente ottenuti con l’ottimo Alice in Wonderland (2010), premiato con due Oscar e con uno strepitoso successo al botteghino, ma il regista maestro dell’horror gotico dimostra questa volta di esser riuscito a coniugare le due anime che spesso ricorrono nel suo repertorio: il comico e il gusto un po’ autoreferenziale, ma pur sempre saporito, del fantasy con inclinazioni nel misticismo. L’esperimento, fortunatamente, riesce, e l’interpretazione (come sempre sopra le righe) di un Depp più che mai agguerrito e ispirato costituisce l’inconfutabile punto di forza di un film cupo e lugubre al quale però si debbono riconoscere una forte carica di divertimento spassoso e, malgrado le tribolate e dolorose vicende del suo protagonista, un’apertura seppur tardiva alla speranza, in quanto è proprio nel buio e maestoso finale che l’amore del vampiro Barnabas trova la sua ultima, decisiva consacrazione. Per il resto, un cast prevalentemente femminile che offre spunti interessanti e prove attoriali molto deliziose: una M. Pfeiffer finalmente libera dal ruolo di Catwoman (anch’esso di burtoniana memoria) che sa reinventarsi con una nobildonna compassata e pacata, una H. B. Carter con capelli rossi che regala al pubblico, con l’immancabile recitazione paradossale e caricata, una psichiatra con la paura di invecchiare e imbruttire, un’E. Green nelle vesti di un’inconsueta antagonista (una strega decisamente sui generis, eppure molto efficace) che rinuncia ad eliminare fisicamente un nemico che è anche il suo amante mancato per determinarne una sconfitta lenta e più che mai massacrante, finendo poi vittima della sua stessa passione sfrenata e autodistruttiva. Non manca il sapore toccante, che sa leggermente d’antiquato, per la rievocazione storica, non soltanto dei mitici anni ’70, ma anche di un passato "pre-rivoluzione americana" in cui il regista si compiace di ambientare una storia che, rispetto alle pellicole precedenti, è molto più composita e mette molta più carne al fuoco, ma ha tanto di guadagnato specialmente in merito al connubio, ottenuto mediante la sceneggiatura, fra pathos e autoironia, elementi di paura e ricerca di uno scopo nella trama. Molto buono il trucco, che imbianca il volto di Depp rendendolo un vampiro simpatico e affabile, e di notevole impatto anche le musiche, perlopiù martellanti, con una scivolata quasi esagerata verso il rock dell’epoca, coadiuvato pure da una veloce apparizione di Alice Cooper (che Barnabas definisce, dopo averlo osservato col binocolo, «la donna più orrenda che abbia mai visto»). Gag efficienti, atmosfera coerente con le intenzioni goticheggianti che son da sempre un punto fermo nella filmografia di Burton, con soltanto qualche cedevolezza nella gestione delle comparse e degli effetti speciali, talvolta un po’ stonati ed eccessivi.
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renato c.
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lunedì 6 giugno 2016
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un film dei nostri tempi con vampiri alla vecchia
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E' difficile che Tim Burton deluda, ed anche questa volta ha fatto centro! La presenza di Johnny Depp, uomo dai mille volti, rende il film proprio come Tim lo voleva far apparire! Barnabas, d'aspetto, è un vampiro classico alla Dracula-Christopher Lee, che però ha dei sentimenti, ama la sua famiglia e vuole riportare l'azienda fondata dal padre agli antichi splendori! Però è un vampiro e deve uccidere e succhiare il sangue per sopravvivere! La vera cattiva del film è invece Angelique, una strega cammuffata da domestica che lavorava nella casa dei Collins e sedotta e abbandonata da Barnabas! E qui cominciano i guai, uccide i genitori di Barnabas, fa suicidare la sua fidanzata, lo trasforma in vampiro e chi più ne ha più ne metta!
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E' difficile che Tim Burton deluda, ed anche questa volta ha fatto centro! La presenza di Johnny Depp, uomo dai mille volti, rende il film proprio come Tim lo voleva far apparire! Barnabas, d'aspetto, è un vampiro classico alla Dracula-Christopher Lee, che però ha dei sentimenti, ama la sua famiglia e vuole riportare l'azienda fondata dal padre agli antichi splendori! Però è un vampiro e deve uccidere e succhiare il sangue per sopravvivere! La vera cattiva del film è invece Angelique, una strega cammuffata da domestica che lavorava nella casa dei Collins e sedotta e abbandonata da Barnabas! E qui cominciano i guai, uccide i genitori di Barnabas, fa suicidare la sua fidanzata, lo trasforma in vampiro e chi più ne ha più ne metta! Eva Green interpreta comunque stupendamente questo personaggio! Supersexy al 100% ma con uno sguardo da cattiva impressionante! Non è molto chiara una cosa: perchè il vampiro ha ucciso gli hippies che gli erano simpatici? Perchè aveva bisogno di sangue? E ne aveva bisogno così tanto?! Turbativa la presenza di Alice Cooper, cantante satanico che si addice all'atmosfera del film, ma che può far temere messaggi subliminali! Comunque è un film ben fatto dove il vampiro in fondo non è un cattivo ma uccide per sopravvivere! In ogni caso, in barba a chi avrebbe la curiosità di incontrarne uno, è meglio che i vampiri non esistano! Ci sono già troppi guai in questo mondo!!
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toty bottalla
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lunedì 7 dicembre 2015
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ottimo spettacolo di magia noiosa formato cartoon!
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Un lavoro che avrebbe avuto senso come film d'animazione per piccini impressionabili, dopo aver visto " Dark Shadows" hai la sensazione d'aver sprecato due ore nel nulla, una storia evanescente raccontata da Tim Burton con incertezza e sufficienza, nessuna delle fasi: horror, romantica, azione ed effetto sorpresa risultano incisive, sembra tutto lasciato a metà e alle virtù degli effetti speciali un pò troppo computerizzati. Saluti.
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claudiofedele93
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lunedì 31 agosto 2015
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la commedia gotica di burton.
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Dopo il tanto discusso Alice in Wonderland, pellicola commissionata dalla Disney, che probabilmente rappresenta il punto più basso della cinematografia dell'autore californiano, (ma adottato ormai da tempo dalla cittadina inglese di Londra), si torna a parlare di una pellicola che gode dei forti richiami di un tipo di cinema strettamente caro all'autore di Sleepy Hollow.
Dark Shadows è, probabilmente, una delle pellicole migliori dell'ultimo Burton, che prende sotto la propria ala varie linee narrative e tematiche sociali, per espandere il proprio potenziale nella realizzazione ed approfondimento dei tanti personaggi che appaiono sullo schermo nella durata complessiva della pellicola.
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Dopo il tanto discusso Alice in Wonderland, pellicola commissionata dalla Disney, che probabilmente rappresenta il punto più basso della cinematografia dell'autore californiano, (ma adottato ormai da tempo dalla cittadina inglese di Londra), si torna a parlare di una pellicola che gode dei forti richiami di un tipo di cinema strettamente caro all'autore di Sleepy Hollow.
Dark Shadows è, probabilmente, una delle pellicole migliori dell'ultimo Burton, che prende sotto la propria ala varie linee narrative e tematiche sociali, per espandere il proprio potenziale nella realizzazione ed approfondimento dei tanti personaggi che appaiono sullo schermo nella durata complessiva della pellicola.
Burton, dunque, partendo proprio da quanto scritto da Grahame-Smith, decide di realizzare un film incentrato sulla storia del giovane Barnabas Collins, il quale, giunto nel New England da Liverpool, per approdare più precisamente in quello stato del Maine tanto caro a Stephen King, assieme alla propria famiglia, nella seconda metà del 1700, vedrà scomparire, con il passare del tempo, tutto ciò che egli ha di più caro, a cominciare dagli amati genitori, deceduti in un misterioso e tragico incinte, fino alla benevolenza della cittadina Collinsport, che deve proprio a quest'ultimi il proprio nome. Dietro, infatti, ai malefici ed alle stregonerie che corrodono la vita di Barnabas, si cela la domestica Angelique Bouchard, delusa e adirata per non essere stata mai amata da quest'ultimo, che a lei ha preferito l'eterea Josette. Vittima di un’oscura maledizione, il rampollo dei Collins, nonché ultimo discendente in terra Americana, è costretto a vivere un’esistenza dannata, sotto le vesti di un vampiro, dentro una tomba, sepolta nel bosco, nel silenzio e nella morsa di un'atroce dolore. Fino al momento in cui, casualmente, nel pieno degli anni ’70, viene risvegliato e liberato…
Dark Shadows manifesta, senza alcun dubbio, una voglia sfrenata di far Cinema da parte di Burton, il quale sembra non essere mai stanco nel rappresentare un mondo che vive degli echi intimi della sua persona, del suo essere visionario ed originale, e che, fortunatamente, non ha tutt’oggi modo di apparire datato o sovraccarico di barocchismi o citazioni.
Dietro ad una perfetta padronanza tecnica, una fotografia d’effetto riconoscibile e riscontrabile nelle altre produzioni del regista, l'opera si rivela un cocktail frizzante, sobrio ed elegante di comicità contenuta nella postura sempre attenta e vigile della figura dell'oscuro Barnabas Collins, il quale ha il volto Johnny Depp, nettamente più bravo rispetto al passato, che continua la propria collaborazione con Burton e che stavolta all'interpretazione sentita, preferisce un’approccio professionale e sicuro, capace di lavorare sull'esperienza che ai tempi di Edward Scissorshands non possedeva, portando, dunque, ad un risultato finale soddisfacente, ma non impeccabile, dovuto, probabilmente, all'importanza del cast al quale sa tenere testa.
Mischiando oscurità, perversione, ironia e cinismo, il remake della nota serie tv, è tanto brillante nei suoi colori quanto oscuro nella propria messa in scena, che, senza molte lusinghe, non dimostra poi tanto fatica a narrare la vita (s)fortunata di persone (un tempo) ricche, ma in decadenza, vittime quasi più del proprio nome che delle proprie colpe. I personaggi in Dark Shadows sono straordinariamente coerenti alla visione del film-maker di Burbank, e al loro interno godono di sfaccettature cariche di ambiguità ed inquietudine. Se, infatti, l'accettarsi per come si è, rappresenta una delle massime del cinema di Tim Burton, a questo giro la propria natura non solo ci conferisce la concezione di chi siamo, ma anche la consapevolezza che non tutti possono essere buoni. Barnabas, dietro al suo onore, i suoi modi cortesi, sebbene antiquati, ed all'eleganza dark, rimane, a tutti gli effetti, un vampiro, una creatura della notte, a cui piacciono le dormite diurne, le comode bare per schiacciare pisolini e, particolare da non scordare, il sangue che pulsa nelle vene dei mortali.
Sarebbe, tuttavia, ingiusto prendere un elemento tanto presente nei lungometraggi di Burton per smascherarne la natura malvagia, perché, se quanto detto sopra è vero, lo è anche il fatto che proprio nella figura della giovane Victoria, re-incarnazione di quella che fu l'amata Rosette, si sviluppa una sotto-trama interessante, vera placenta di tutte quelle idee e tematiche figlie della mente del visionario regista, dove l'individuo, mal visto da tutti (e persino, per l’occasione, dai propri genitori, come nel ’95 lo fu il Pinguino in Batman Returns ) in quanto diverso, si rivela, non solo migliore, ma tale proprio grazie alla sua natura da outsider. Così, il pregiudizio e l'orrore verso colui che reputiamo ostile, e che ci fa paura, segna non solo il mostro che alberga nella gente comuni, ma anche il bigottismo che vive all'interno di noi e per estensione della società, come è il caso di Victoria, abbandonata dalla famiglia, costretta a vivere in un manicomio solo perché capace di riuscire a vedere dei fantasmi.
L'ironia, contenuta, mai grottesca, elaborata e sofisticata al punto giusto, di Dark Shadows si riversa persino in questo lungometraggio dalle tinte dense di un femminismo inedito per gli standard di Burton, dove, se i personaggi principali sono quasi sempre di sesso maschile, raramente vediamo che questi lasciano "posto" a comprimari femminili particolarmente ben tratteggiati o importanti, sebbene più volte determinati. Michelle Pfeiffer, qui ancora in gran forma, così come la bellissima Eva Green, o l’opportunista Helena Bonham Carter, danno il volto a donne forti, vittime di abusi e sentimenti che non si vergognano a combattere e sconfiggere, rappresentano personalità cariche di un’emotività che riesce ben ad emergere nella commedia gotica della vita, dove il tutto si riduce in una gara alla sopravvivenza senza esclusione di colpi.
Dark Shadows è una pellicola originale e gustosa, composta e quadrata, piena di rimandi e citazioni al cinema espressionista che Tim Burton continua ad amare alla follia, così come ai grandi classici Europei del passato. E' un gioiello che offre quel qualcosa in più al pubblico grazie alla mano di un regista dotato di un talento capace di renderlo un unicum nel vasto scenario cinematografico, che, per quest'occasione, dimostra un forte attaccamento non solo ad una particolare forma d'arte visiva, ma anche ad un preciso pensiero musicale che sfocia in una colonna sonora pop e rock, ove non è poi casuale sentire, di tanto in tanto, oltre che le sempre evocative tracce del maestro e collaboratore di vecchia data, Danny Elfman, canzoni degli anni '70 dei T.Rex, Alice Cooper (che si colleziona il cameo migliore della sua vita), Elton John o Iggy Pop.
Tim Burton, anche questa volta, fa del suo stile un marchio di fabbrica indelebile, dirige una storia semplice, una commedia dove riesce a far muovere i personaggi divertendosi ad incappare negli errori e nelle bizzarrie di quest'ultimi, raccontando con semplicità di vampiri e streghe, senza perdere il suo tocco magico, senza farci rimpiangere i suoi momenti migliori, forse perché, anche adesso, Burton continua a dare il meglio di se, sia ben chiaro, piaccia o meno.
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marezia
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giovedì 1 gennaio 2015
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un tim barton hippie e gotico insieme
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Un Tim Barton hippie e gotico insieme in un mix senza tempo: visto e rivisto, non perde mai di fascino ma lascia ogni volta stupiti perché esprime la capacità di vedere epoche diverse in un unica dimensione temporale ma con una dose di houmor e fantasy talmente intensa da non essere mai macchiettistico o parodistico. Colonna sonora, fotografia, scenografia, costumi, sceneggiatura (anche se un paio di congiuntivi gridano allo scandalo) SUPERBI ne fanno un UNICUM perfino PIU' BELLO di tutto quello che il genio di Barton ci ha regalato in questi anni. Chi non ha apprezzato sezionandolo oltremisura, o peggio, paragonandolo al resto della produzione di questo straordianario regista, NON SA COSA SIA DAVVERO IL CINEMA: non solo denuncia impegnata e di ispirazione civile ma anche ironia, sogno, fantasia, leggerezza e in questo Dark Shadow è IMBATTIBILE.
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Un Tim Barton hippie e gotico insieme in un mix senza tempo: visto e rivisto, non perde mai di fascino ma lascia ogni volta stupiti perché esprime la capacità di vedere epoche diverse in un unica dimensione temporale ma con una dose di houmor e fantasy talmente intensa da non essere mai macchiettistico o parodistico. Colonna sonora, fotografia, scenografia, costumi, sceneggiatura (anche se un paio di congiuntivi gridano allo scandalo) SUPERBI ne fanno un UNICUM perfino PIU' BELLO di tutto quello che il genio di Barton ci ha regalato in questi anni. Chi non ha apprezzato sezionandolo oltremisura, o peggio, paragonandolo al resto della produzione di questo straordianario regista, NON SA COSA SIA DAVVERO IL CINEMA: non solo denuncia impegnata e di ispirazione civile ma anche ironia, sogno, fantasia, leggerezza e in questo Dark Shadow è IMBATTIBILE. E' una favola moderna ma, nello stesso tempo, tanto, tanto antica...
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[+] p.s.
(di marezia)
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