paola di giuseppe
|
sabato 9 ottobre 2010
|
una donna del sud
|
|
|
|
Da Venezia, sezione Controcampo, una breve storia del Sud, del Salento, girata fra ulivi e mare, trulli e masserie, anni cinquanta lasciati trapelare da suggerimenti minimi ma estremamente rivelatori di un’epoca, un costume e una realtà ambientale oggi molto diversa, nonostante gli ulivi siano gli stessi.
Giorgia Cecere costruisce il film su due livelli, è storia di una natura molto forte e presente, che impone colori e suoni, ritmi stagionali lenti, indifferenti a tutto, e storia di persone e sentimenti, “un western dei sentimenti”, come dice nelle note di regia.
L’eroina della storia è Nena, una Isabella Ragonese che porta sullo schermo una persona vera, molto forte ma discreta, interpretata con rara finezza, una donna del sud di un tempo in cui esserlo poteva risultare molto difficile se avevi studiato e fatto maturare un’aspirazione alla libertà dura a morire.
[+]
Da Venezia, sezione Controcampo, una breve storia del Sud, del Salento, girata fra ulivi e mare, trulli e masserie, anni cinquanta lasciati trapelare da suggerimenti minimi ma estremamente rivelatori di un’epoca, un costume e una realtà ambientale oggi molto diversa, nonostante gli ulivi siano gli stessi.
Giorgia Cecere costruisce il film su due livelli, è storia di una natura molto forte e presente, che impone colori e suoni, ritmi stagionali lenti, indifferenti a tutto, e storia di persone e sentimenti, “un western dei sentimenti”, come dice nelle note di regia.
L’eroina della storia è Nena, una Isabella Ragonese che porta sullo schermo una persona vera, molto forte ma discreta, interpretata con rara finezza, una donna del sud di un tempo in cui esserlo poteva risultare molto difficile se avevi studiato e fatto maturare un’aspirazione alla libertà dura a morire.
Nena è maestra, ottiene il primo incarico a 150 Km da casa, in un paesino di quattro case e un forno, bambini in classe da “uscire pazzi”, silenzio e noia, stormire di ulivi e canto di cicale. La notte serve un gatto in camera, ci si potrebbe svegliare con la punta delle orecchie rosicchiate dai topi.
Intorno, facce bruciate dal sole, scavate di rughe profonde e dure come pietre.
Cosa lascia a casa Nena? Poco, vita da gente del popolo,una madre castrante e assillante come tutte, nella media, una sorellina che rompe perchè fa rumore quando aspira il brodo, niente più padre, e dunque tocca lavorare e darsi da fare.
C’è però un dolore, che cresce fino a scoppiare.
Nella villa della buona borghesia locale, bella biblioteca colma di vecchi libri, ampie poltrone di pelle e il tè coi pasticcini alle 5, quando arriva la bella cugina da Roma con gli occhialetti alla Peggy Guggenheim, soggiorna dall’anziana zia per vacanze ricostituenti il bel Francesco, estenuato ed emofiliaco (lo capiremo alla fine, all’inizio lo vediamo con gli occhi innamorati di Nena).
Tra il Salento d’estate, Napoli e Roma dove c’è anche uno zio cardinale il resto dell’anno, si consuma la vita molto prevedibile di certi rampolli del sud e Francesco per Nena, ragazza di paese, è la luce, la verità e la vita.
Nena però deve lavorare, aspettare il trasferimento e sopravvivere, da sola, è un film fatto di lettere che arrivano, fogli bianchi e fruscianti che si aprono davanti a questa giovane donna e le portano notizie per cui uno si metterebbe a urlare, rompere ciò che trova….ma Nena decide di sopravvivere, né la regista ne fa un’eroina disperata.
E’ un Sud dove non scoppia la violenza, non si ammazza la gente per un delitto d’onore, non si violenta nessuno, non si è buoni o cattivi.
E’ un sud amaro e bello, dove vivere è difficile per tanta gente e per la donna ancora di più, eppure si resta, e i colori, i suoni, il pane cotto al forno del paese e i ritmi secolari della vita sono radici che non si strappano.
Nena scopre sé stessa, un breve sorriso, poche parole, il dialogo è ridotto all’essenziale ma quel che basta per sentirlo autentico, con la loro cadenza dialettale, in bocca a uomini e donne presi dalla strada, l’unica attrice professionista è la Ragonese.
Un racconto di formazione, il più delle volte si sceglie il maschio, stavolta è una donna, la storia è sobria, suggerisce non racconta.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paola di giuseppe »
[ - ] lascia un commento a paola di giuseppe »
|
|
d'accordo? |
|
massimo
|
martedì 10 maggio 2011
|
delicato
|
|
|
|
Ottimo
Ottima la sceneggiatura, con un buon ritmo, in uno scenario antico e agreste. Bella la storia e i personaggi, disegnati perfettamente. Volti come da vecchie foto d'epoca.
Nitida la quinta teatrale della campagna Pugliese.
Attori tutti bravi.
Niente miele spalmato sui bambini.
Finale perfetto.
Da inviare agli oscar?
Massimo
[+] da inviare agli oscar?
(di marezia)
[ - ] da inviare agli oscar?
|
|
[+] lascia un commento a massimo »
[ - ] lascia un commento a massimo »
|
|
d'accordo? |
|
very75
|
sabato 14 maggio 2011
|
da non dimenticare ....
|
|
|
|
Bella, bellissima opera prima.
Da donna, la fotografia di quell’attimo, durato un decennio e più, prima di "Vogliamo anche le rose”, fa venire i brividi.
Giorgia Cecere ha colpito nel segno.
Con disincanto e lucidità, ha rappresentato il momento storico preciso della presa di coscienza psicologica e sociale della donna e di quel primo palpabile atto di contrasto con il micro sistema socio - produttivo rappresentato dalla famiglia patriarcale in cui l’essere donna veniva consumato, divorato, se non addirittura annientato.
Positivo anche il messaggio: l’istruzione come primo e fondamentale atto di emancipazione e di indipendenza.
[+]
Bella, bellissima opera prima.
Da donna, la fotografia di quell’attimo, durato un decennio e più, prima di "Vogliamo anche le rose”, fa venire i brividi.
Giorgia Cecere ha colpito nel segno.
Con disincanto e lucidità, ha rappresentato il momento storico preciso della presa di coscienza psicologica e sociale della donna e di quel primo palpabile atto di contrasto con il micro sistema socio - produttivo rappresentato dalla famiglia patriarcale in cui l’essere donna veniva consumato, divorato, se non addirittura annientato.
Positivo anche il messaggio: l’istruzione come primo e fondamentale atto di emancipazione e di indipendenza.
Bisognerebbe non dimenticarlo…oggi più che mai.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a very75 »
[ - ] lascia un commento a very75 »
|
|
d'accordo? |
|
cinefila
|
domenica 12 settembre 2010
|
perchè isabella vale!
|
|
|
|
I paesaggi di una Puglia anni '50, ancora aspri e incontaminati fanno da riflesso inizialmente all'animo della protagonista che, costretta ad allontanarsi dalla sua casa nel Salento per il suo primo incarico da maestra, si allontana anche da una realtà che, forse, non le apparteneva fino in fondo. Nonostante le difficoltà, Nena matura con il tempo anche una nuova idea di se stessa.
Raccontato con minuzia e delicatezza, il film risulta essere un pò statico ma la prova di Isabella Ragonese è esemplare..circondata da un cast di attori non professionisti, conferma di essere un'attrice in grado di rinnovarsi, di essere sempre diversa, sempre vera e intensa in ogni interpretazione. Ottima!
|
|
[+] lascia un commento a cinefila »
[ - ] lascia un commento a cinefila »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
domenica 8 maggio 2011
|
mio commento personale
|
|
|
|
Film sulla storia di una maestra confinata negli anni '50 in un paesino del Salento e del suo forte e negativo impatto con un mondo a lei estremamente estraneo ed ostile. Delicato e poetico ed ottimamente interpretato, come sempre, da Isabella Ragonese. Bella la fotografia e l' intera atmosfera rappresentata dalle sequenze dove il silenzio è il principale protagonista.
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
director's cult
|
domenica 17 marzo 2013
|
la forza di volontà di una donna
|
|
|
|
In una società in cui ancora oggi la condizione della donna non ha mai avuto l'opportunità di evolversi veramente, la storia di Nena, fanciulla degli Cinquanta, non sembra così lontana.
Nena ha studiato, non sa cucinare e mal si adatta a un ambiente gretto e provinciale. Anche se si sente emancipata, finisce per farsi irretire dagli scherzi del cuore.
Il primo incarico è per Nena la possibilità di affrancarsi dalla madre che fatica a comprendere l’impeto ribelle di sua figlia, anche se per ottenere ciò dovrà staccarsi dall’amore della sua vita.
[+]
In una società in cui ancora oggi la condizione della donna non ha mai avuto l'opportunità di evolversi veramente, la storia di Nena, fanciulla degli Cinquanta, non sembra così lontana.
Nena ha studiato, non sa cucinare e mal si adatta a un ambiente gretto e provinciale. Anche se si sente emancipata, finisce per farsi irretire dagli scherzi del cuore.
Il primo incarico è per Nena la possibilità di affrancarsi dalla madre che fatica a comprendere l’impeto ribelle di sua figlia, anche se per ottenere ciò dovrà staccarsi dall’amore della sua vita. Nena è nel classico bivio: scegliere tra l’indipendenza, rappresentato dal suo mestiere di insegnante delle elementare, o lasciare tutto per coronare il suo sogno con Francesco.
Sarà il fato che sceglierà per lei inizialmente, ma alla fine avrà la forza di diventare la fautrice del proprio destino, anche se apparentemente sceglierà la via più tradizionale.
Nena finisce per farsi travolgere dagli uomini, tra i dubbi di Francesco, colto, elegante, ricco, ma incapace di scegliere una donna di bassa estrazione sociale per fidanzarsi con una giovane del suo stesso ceto sociale; e la forza travolgente di una relazione instabile con il virile, rozzo, povero, ma affascinante Giovanni.
Uno la mente, l’altro la fisicità, Francesco e Giovanni sono due facce della stessa medaglia con cui Nena si confronta, due uomini così diversi tra loro, ma entrambi in grado di esercitare sulla scapestrata maestrina un forte potere seduttivo.
Il divario tra le classi sociali non rappresenta il fulcro della vicenda, la regista preferisce incentrare la vicenda soprattutto sulla protagonista che sfida le convenzioni. Le sfida prediligendo lo studio alle faccende domestiche e soprattutto esprime la sua sessualità liberamente, tabù per un mondo ancora chiuso come quello degli anni Cinquanta.
La sua sessualità verrà punita in nome del rispetto delle convenzioni, ma Nena ha la forza di dimenticare il suo primo amore, un amore flebile e romanzato, forse solo immaginato, per tramutare il suo castigo in un sentimento sincero. Ma la storia si ferma lì, non si sa come andrà a finire, l’unica cosa certa è che ormai Nena ha la consapevolezza del proprio futuro, diventando finalmente una donna libera e forte.
Il primo incarico è un film sulle donne, anzi, di una donna che lotta contro i pregiudizi, una pellicola che in qualche modo bistratta gli uomini rendendoli sensibili ma inetti (come Francesco), o passionali ma ignoranti (come il marito Giovanni).
Il primo incarico è una pellicola che punta molto sull’estetica, aiutata anche dagli splendidi paesaggi rurali pugliesi e quelli più “moderni” come quelli del Salento. Le stagioni sembrano quasi dipinte (infatti la regista Giorgia Cecere ha collaborato con il pittore Li Xian-Jang durante la stesura della sceneggiatura), proprio per conferire un senso di sospensione del tempo, così rarefatto e immobile, come la comunità in agreste in cui la giovane Nena vive.
Le foglie mosse dal vento, la terra bruciata dal sole, le serpi nascoste sotto le rocce, rappresentano un mondo ancora incontaminato dall’urbanesimo e dallo spettro della cementificazione, conferendo un tocco poetico a questa delicata storia di formazione femminile. Una natura così viva non si vedeva dai tempi de L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi, da cui Giorgia Cecere ha imparato molto durante i suoi studi presso l’accademia del regista.
Isabella Ragonese riesce a conferire al personaggio di Nena la giusta dose di insoddisfazione e ribellione, Francesco Chiarello esprime tutta la sua fisicità, mentre Alberto Boll sembra modellare il personaggio di Francesco sui caratteri delicati dei film di Luchino Visconti.
Il primo incarico è una garbata storia di formazione, come se fosse stato creato appositamente per ricordare alle donne del Ventunesimo secolo che non bisogna mai smettere di lottare per ottenere ciò che ci appartiene di diritto: la libertà.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a director's cult »
[ - ] lascia un commento a director's cult »
|
|
d'accordo? |
|
algernon
|
domenica 15 maggio 2011
|
due false relazioni fra villa e trullo
|
|
|
|
una giovane donna in un paesino del sud della Puglia negli anni '50.. è in attesa della lettera di incarico di maestra. intanto frequenta un ragazzo aristocratico che vive i mesi estivi in una bella villa con ricca biblioteca e d'inverno fa la spola fra Napoli Roma e viaggi all'estero. è evidente che quel mondo è troppo socialmente diverso da quello della protagonista, e che non esiste alcuna verosimile prospettiva per un duraturo rapporto fra i due. e la ragazza ha studiato, ed appare fin troppo emancipata per la Puglia di quel tempo. dovrebbe dunque capire subito una difficoltà che parla da sé. il primo incarico è per una classe di 7 bambini in un trullo isolato da tutto, dove si arriva in calesse.
[+]
una giovane donna in un paesino del sud della Puglia negli anni '50.. è in attesa della lettera di incarico di maestra. intanto frequenta un ragazzo aristocratico che vive i mesi estivi in una bella villa con ricca biblioteca e d'inverno fa la spola fra Napoli Roma e viaggi all'estero. è evidente che quel mondo è troppo socialmente diverso da quello della protagonista, e che non esiste alcuna verosimile prospettiva per un duraturo rapporto fra i due. e la ragazza ha studiato, ed appare fin troppo emancipata per la Puglia di quel tempo. dovrebbe dunque capire subito una difficoltà che parla da sé. il primo incarico è per una classe di 7 bambini in un trullo isolato da tutto, dove si arriva in calesse. superando le difficoltà di integrazione in una piccola comunità agricola, la donna si dedica con passione all'insegnamento. intanto riceve la lettera del giovane fidanzato aristocratico che le racconta di averla lasciata per un'altra donna del suo rango. la delusione è tale che la giovane protagonista si getta in un pozzo e, riavutasi, si concede per ripicca ad un giovane muratore, figlio del conduttore del trullo. il ragazzo è rozzo e ignorante, non c'è trasporto o passione da parte della protagonista, e la sua decisone di concedersi appare come una reazione ai comportamenti dell'ex fidanzato. eppure, alle richieste del padre del ragazzo di fare regolare matrimonio per mettere a posto le cose, la giovane acconsente e il matrimonio è celebrato. la vita di coppia diventa subito amara: lui esce la sera, con amici o con altre donne, lei fa le faccende, e non c'è amore fra i due. ogni tanto lei ritorna al paese, finché un giorno incontra il suo ex, che le svela di aver troncato l'altra relazione e di essere nuovamente disponibile. sembra che tutto stia per tornare come prima, ma lei ritorna invece "a casa", cioè dal marito nel trullo, una scelta masochistica e inspiegabile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a algernon »
[ - ] lascia un commento a algernon »
|
|
d'accordo? |
|
lisa casotti
|
giovedì 22 dicembre 2011
|
dategli credito
|
|
|
|
Soggetto originale, ma sceneggiatura debole e finale scontato.
Regia con una chiara impronta stilistica (supera a pieni voti la prova del debutto; per altro la Cecere* è la sceneggiatrice di uno dei miei film preferiti, Il miracolo, che consiglio vivamente), ma qui e là ancora zoppicante. Abbastanza buono il ritmo, non facile da mantenere per il tipo di storia e di ambientazione.
Fotografia superba e location da “ma esistono ancora dei posti così?! Preserviamoli!”
Interpretazione ottima, ma non ancora eccellente. È capace la Ragonese, ma può fare di più, le manca poco così, ma ci arriverà. Brava davvero! Solo che in questo film, quando si arrabbia, non è più la giovane maestra degli anni Cinquanta, ma una ragazza di oggi, troppo delusa, troppo incazzata, troppo depressa, troppo reattiva… In quegli anni sarà stato diverso anche il modo di “sbottare” e di reagire al disinganno.
[+]
Soggetto originale, ma sceneggiatura debole e finale scontato.
Regia con una chiara impronta stilistica (supera a pieni voti la prova del debutto; per altro la Cecere* è la sceneggiatrice di uno dei miei film preferiti, Il miracolo, che consiglio vivamente), ma qui e là ancora zoppicante. Abbastanza buono il ritmo, non facile da mantenere per il tipo di storia e di ambientazione.
Fotografia superba e location da “ma esistono ancora dei posti così?! Preserviamoli!”
Interpretazione ottima, ma non ancora eccellente. È capace la Ragonese, ma può fare di più, le manca poco così, ma ci arriverà. Brava davvero! Solo che in questo film, quando si arrabbia, non è più la giovane maestra degli anni Cinquanta, ma una ragazza di oggi, troppo delusa, troppo incazzata, troppo depressa, troppo reattiva… In quegli anni sarà stato diverso anche il modo di “sbottare” e di reagire al disinganno.
Stessa debolezza che avevo notato in Changeling, quando la Jolie, faccia a faccia con il probabile sequestratore del figlio, che anche prima dell’esecuzione capitale non vuole darle la soddisfazione di una confessione, gli mette le mani al collo e l’appende letteralmente al muro. Lì si vede bene chi è Lara Croft, ma l’impiegata americana degli anni Trenta sparisce. Sono le magiche contaminazioni del cinema di oggi o si tratta di piccoli/grandi errori di misura?
A ogni modo, tornando al nostro Primo incarico è indubbiamente un film interessante, che ha avuto problemi di distribuzione, e che quindi avranno visto in pochi, mentre invece meriterebbe più attenzione. Se avete modo, dategli credito, ma non fidatevi delle recensione e dei commenti super entusiastici, andateci con un atteggiamento neutrale, altrimenti rischiate di rovinarvi la sorpresa. E amareggiare il gusto.
*Note di regia:
“Volevo raccontare l’avventura di questa giovane donna che con tanta fatica e meraviglia scopre ciò che davvero vuole nella vita rendendola il più possibile trasparente alla percezione dei sensi: tutte noi siamo state almeno una volta Nena, abbiamo costruito almeno una volta un amore immaginario di tale potenza da poter essere disperate all’idea di perderlo, a tutte noi la vita poi ha svelato la verità dolce/amara che quell’amore era niente”.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lisa casotti »
[ - ] lascia un commento a lisa casotti »
|
|
d'accordo? |
|
renato volpone
|
mercoledì 18 maggio 2011
|
la bella campagna
|
|
|
|
Il film racconta di una ragazza, innamorata del ricco del paese, che deve trasferirsi lontano in quanto ha avuto l'incarico di insegnante in un paese rurale della puglia. Siamo negli anni '50. La storia si sviluppa attorno al tradimento confessato da lui e all'abbandono di lei, per rabbia, tra le braccia di un ragazzo del posto, che poi dovrà sposare come matrimonio riparatore. Il soggetto è interessante e approfondibile, purtroppo la regista non deve mai aver vissuto la vita di campagna e la ruralità dal punto di vista dei contadini. La storia risulta troppo edulcorata, molte scene sono gratuite e non conducono a nulla, gli avvenimenti tardano ad essere sviluppati e anche quando lo sono non arrivano mai ad una presa di posizione decisa.
[+]
Il film racconta di una ragazza, innamorata del ricco del paese, che deve trasferirsi lontano in quanto ha avuto l'incarico di insegnante in un paese rurale della puglia. Siamo negli anni '50. La storia si sviluppa attorno al tradimento confessato da lui e all'abbandono di lei, per rabbia, tra le braccia di un ragazzo del posto, che poi dovrà sposare come matrimonio riparatore. Il soggetto è interessante e approfondibile, purtroppo la regista non deve mai aver vissuto la vita di campagna e la ruralità dal punto di vista dei contadini. La storia risulta troppo edulcorata, molte scene sono gratuite e non conducono a nulla, gli avvenimenti tardano ad essere sviluppati e anche quando lo sono non arrivano mai ad una presa di posizione decisa. Le emozioni sono pallidissime. Recitazione mediocre
[-]
|
|
[+] lascia un commento a renato volpone »
[ - ] lascia un commento a renato volpone »
|
|
d'accordo? |
|
|