Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 90 min.
- Italia 2010.
- Teodora Film
uscita venerdì 6maggio 2011.
MYMONETROIl primo incarico
valutazione media:
3,06
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il vento e i silenzi sono coprotagonisti di questa ordinaria ma intensa storia, collocata in un borgo del Sud nei primi anni 50, ma non del tutto estranea ai giorni nostri. Fotografia stupenda, col sole e nelle ore della notte, facilitata da un contesto ambientale decisamente gradevole.
Si intuisce da subito una regia femminile, sia per la grazia e la delicatezza che impreziosiscono ogni inquadratura, sia per la narrazione puntuale del turbinio di emozioni che scuotono la giovane maestra, prima decisa a far valere la sua emancipazione e poi più incline ad accettare i pregi di un sicuro rifugio, dopo il fallimento di un amore troppo difficile da alimentare.
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Il vento e i silenzi sono coprotagonisti di questa ordinaria ma intensa storia, collocata in un borgo del Sud nei primi anni 50, ma non del tutto estranea ai giorni nostri. Fotografia stupenda, col sole e nelle ore della notte, facilitata da un contesto ambientale decisamente gradevole.
Si intuisce da subito una regia femminile, sia per la grazia e la delicatezza che impreziosiscono ogni inquadratura, sia per la narrazione puntuale del turbinio di emozioni che scuotono la giovane maestra, prima decisa a far valere la sua emancipazione e poi più incline ad accettare i pregi di un sicuro rifugio, dopo il fallimento di un amore troppo difficile da alimentare. Isabella Ragonese più che mai da applausi. Per evidente e precisa scelta della regista, i ruoli maschili appaiono limitati e soprattutto boriosi, in perfetto stile padronale.
Finale sobrio e poco luminoso. Non quello che avrei desiderato, ma logico e inevitabile.[-]
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In una società in cui ancora oggi la condizione della donna non ha mai avuto l'opportunità di evolversi veramente, la storia di Nena, fanciulla degli Cinquanta, non sembra così lontana.
Nena ha studiato, non sa cucinare e mal si adatta a un ambiente gretto e provinciale. Anche se si sente emancipata, finisce per farsi irretire dagli scherzi del cuore.
Il primo incarico è per Nena la possibilità di affrancarsi dalla madre che fatica a comprendere l’impeto ribelle di sua figlia, anche se per ottenere ciò dovrà staccarsi dall’amore della sua vita.
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In una società in cui ancora oggi la condizione della donna non ha mai avuto l'opportunità di evolversi veramente, la storia di Nena, fanciulla degli Cinquanta, non sembra così lontana.
Nena ha studiato, non sa cucinare e mal si adatta a un ambiente gretto e provinciale. Anche se si sente emancipata, finisce per farsi irretire dagli scherzi del cuore.
Il primo incarico è per Nena la possibilità di affrancarsi dalla madre che fatica a comprendere l’impeto ribelle di sua figlia, anche se per ottenere ciò dovrà staccarsi dall’amore della sua vita. Nena è nel classico bivio: scegliere tra l’indipendenza, rappresentato dal suo mestiere di insegnante delle elementare, o lasciare tutto per coronare il suo sogno con Francesco.
Sarà il fato che sceglierà per lei inizialmente, ma alla fine avrà la forza di diventare la fautrice del proprio destino, anche se apparentemente sceglierà la via più tradizionale.
Nena finisce per farsi travolgere dagli uomini, tra i dubbi di Francesco, colto, elegante, ricco, ma incapace di scegliere una donna di bassa estrazione sociale per fidanzarsi con una giovane del suo stesso ceto sociale; e la forza travolgente di una relazione instabile con il virile, rozzo, povero, ma affascinante Giovanni.
Uno la mente, l’altro la fisicità, Francesco e Giovanni sono due facce della stessa medaglia con cui Nena si confronta, due uomini così diversi tra loro, ma entrambi in grado di esercitare sulla scapestrata maestrina un forte potere seduttivo.
Il divario tra le classi sociali non rappresenta il fulcro della vicenda, la regista preferisce incentrare la vicenda soprattutto sulla protagonista che sfida le convenzioni. Le sfida prediligendo lo studio alle faccende domestiche e soprattutto esprime la sua sessualità liberamente, tabù per un mondo ancora chiuso come quello degli anni Cinquanta.
La sua sessualità verrà punita in nome del rispetto delle convenzioni, ma Nena ha la forza di dimenticare il suo primo amore, un amore flebile e romanzato, forse solo immaginato, per tramutare il suo castigo in un sentimento sincero. Ma la storia si ferma lì, non si sa come andrà a finire, l’unica cosa certa è che ormai Nena ha la consapevolezza del proprio futuro, diventando finalmente una donna libera e forte.
Il primo incarico è un film sulle donne, anzi, di una donna che lotta contro i pregiudizi, una pellicola che in qualche modo bistratta gli uomini rendendoli sensibili ma inetti (come Francesco), o passionali ma ignoranti (come il marito Giovanni).
Il primo incarico è una pellicola che punta molto sull’estetica, aiutata anche dagli splendidi paesaggi rurali pugliesi e quelli più “moderni” come quelli del Salento. Le stagioni sembrano quasi dipinte (infatti la regista Giorgia Cecere ha collaborato con il pittore Li Xian-Jang durante la stesura della sceneggiatura), proprio per conferire un senso di sospensione del tempo, così rarefatto e immobile, come la comunità in agreste in cui la giovane Nena vive.
Le foglie mosse dal vento, la terra bruciata dal sole, le serpi nascoste sotto le rocce, rappresentano un mondo ancora incontaminato dall’urbanesimo e dallo spettro della cementificazione, conferendo un tocco poetico a questa delicata storia di formazione femminile. Una natura così viva non si vedeva dai tempi de L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi, da cui Giorgia Cecere ha imparato molto durante i suoi studi presso l’accademia del regista.
Isabella Ragonese riesce a conferire al personaggio di Nena la giusta dose di insoddisfazione e ribellione, Francesco Chiarello esprime tutta la sua fisicità, mentre Alberto Boll sembra modellare il personaggio di Francesco sui caratteri delicati dei film di Luchino Visconti.
Il primo incarico è una garbata storia di formazione, come se fosse stato creato appositamente per ricordare alle donne del Ventunesimo secolo che non bisogna mai smettere di lottare per ottenere ciò che ci appartiene di diritto: la libertà.
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Film che non coinvolge, non appassiona, non dice niente di particolare.
Lento, noioso, mal recitato, senza un obiettivo. Storia che non valeva la pena mettere su pellicola, essendo insignificante.
Una maestra che va ad insegnare in un paesino, il ragazzo la lascia e sposa un altro.., per niente interessante.
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Soggetto originale, ma sceneggiatura debole e finale scontato.
Regia con una chiara impronta stilistica (supera a pieni voti la prova del debutto; per altro la Cecere* è la sceneggiatrice di uno dei miei film preferiti, Il miracolo, che consiglio vivamente), ma qui e là ancora zoppicante. Abbastanza buono il ritmo, non facile da mantenere per il tipo di storia e di ambientazione.
Fotografia superba e location da “ma esistono ancora dei posti così?! Preserviamoli!”
Interpretazione ottima, ma non ancora eccellente. È capace la Ragonese, ma può fare di più, le manca poco così, ma ci arriverà. Brava davvero! Solo che in questo film, quando si arrabbia, non è più la giovane maestra degli anni Cinquanta, ma una ragazza di oggi, troppo delusa, troppo incazzata, troppo depressa, troppo reattiva… In quegli anni sarà stato diverso anche il modo di “sbottare” e di reagire al disinganno.
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Soggetto originale, ma sceneggiatura debole e finale scontato.
Regia con una chiara impronta stilistica (supera a pieni voti la prova del debutto; per altro la Cecere* è la sceneggiatrice di uno dei miei film preferiti, Il miracolo, che consiglio vivamente), ma qui e là ancora zoppicante. Abbastanza buono il ritmo, non facile da mantenere per il tipo di storia e di ambientazione.
Fotografia superba e location da “ma esistono ancora dei posti così?! Preserviamoli!”
Interpretazione ottima, ma non ancora eccellente. È capace la Ragonese, ma può fare di più, le manca poco così, ma ci arriverà. Brava davvero! Solo che in questo film, quando si arrabbia, non è più la giovane maestra degli anni Cinquanta, ma una ragazza di oggi, troppo delusa, troppo incazzata, troppo depressa, troppo reattiva… In quegli anni sarà stato diverso anche il modo di “sbottare” e di reagire al disinganno.
Stessa debolezza che avevo notato in Changeling, quando la Jolie, faccia a faccia con il probabile sequestratore del figlio, che anche prima dell’esecuzione capitale non vuole darle la soddisfazione di una confessione, gli mette le mani al collo e l’appende letteralmente al muro. Lì si vede bene chi è Lara Croft, ma l’impiegata americana degli anni Trenta sparisce. Sono le magiche contaminazioni del cinema di oggi o si tratta di piccoli/grandi errori di misura?
A ogni modo, tornando al nostro Primo incarico è indubbiamente un film interessante, che ha avuto problemi di distribuzione, e che quindi avranno visto in pochi, mentre invece meriterebbe più attenzione. Se avete modo, dategli credito, ma non fidatevi delle recensione e dei commenti super entusiastici, andateci con un atteggiamento neutrale, altrimenti rischiate di rovinarvi la sorpresa. E amareggiare il gusto.
*Note di regia:
“Volevo raccontare l’avventura di questa giovane donna che con tanta fatica e meraviglia scopre ciò che davvero vuole nella vita rendendola il più possibile trasparente alla percezione dei sensi: tutte noi siamo state almeno una volta Nena, abbiamo costruito almeno una volta un amore immaginario di tale potenza da poter essere disperate all’idea di perderlo, a tutte noi la vita poi ha svelato la verità dolce/amara che quell’amore era niente”.
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Brava l'Aragonese, bellissima la fotografia, suggestivo il paesaggio eppure... .Forse la prima perplessità nasce dal periodo in cui si svolge la vicenda: troppo vicino per essere ritenuto lontano nel tempo ma nello stesso tempo difficilmente definibile. Non so quanti giovani sappiano cosa volesse dire essere " ai primi incarichi " allora: la disponibilità a trasferirsi in luoghi difficili da raggiungere, il dover insegnare a più bambini di diverse età contemporaneamente ( le pluriclassi) il problema , che qui non viene affrontato e questo mi sembra molto strano, della comprensione fra l'Insegnante che parla e scrive in Italiano e gli alunni che faticano a comprenderla e parlano e capiscono solo il loro dialetto.
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Brava l'Aragonese, bellissima la fotografia, suggestivo il paesaggio eppure... .Forse la prima perplessità nasce dal periodo in cui si svolge la vicenda: troppo vicino per essere ritenuto lontano nel tempo ma nello stesso tempo difficilmente definibile. Non so quanti giovani sappiano cosa volesse dire essere " ai primi incarichi " allora: la disponibilità a trasferirsi in luoghi difficili da raggiungere, il dover insegnare a più bambini di diverse età contemporaneamente ( le pluriclassi) il problema , che qui non viene affrontato e questo mi sembra molto strano, della comprensione fra l'Insegnante che parla e scrive in Italiano e gli alunni che faticano a comprenderla e parlano e capiscono solo il loro dialetto.Io queste cose le so perchè mi sono state raccontate da mia madre , maestrina sballottata qua e là in sedi diverse e difficilmente raggiungibili. Questa difficoltà( oggettiva) , non viene neanche sfiorata: meglio sarebbe stato un film alla Olmi de " L'Albero degli zoccoli" magari con i sottotitoli. Così, invece, mentre si presenta come realista, l'opera lo è solo in parte. Non sono nemmeno accennate le scarse condizioni igieniche , per esempio. Nessuno trema dal freddo o suda in questa piccola aula bucolicamente ricostruita.
Ottima invece la scelta dei bambini fra i quali nessuno spicca per bellezza e hanno spesso facce un po' ottuse proprio come doveva essere in quella condizione (ed era così, ripeto, date le esperienze raccontatemi.)
Le figure maschili sono appena accennate e , sempre secondo me, non corrispondono a quella che poteva essere la realtà in quei luoghi. Non c'è mai violenza, aggressività o irritazione negli atteggiamenti di Giovanni: respinto la prima notte di nozze dopo essere stato cercato, mi risulta difficile credere che potesse rassegnarsi ad accettare una moglie che non sapeva neanche cucinare e faceva la valigia quando voleva.. ( ricordiamoci che fino agli anni '80 in Italia vigeva ancora "il delitto d'onore " e questo la dice lunga sul conto in cui erano tenute le donne ). Allo stesso modo non c'è una forte critica da partedegli abitanti del paese nei confronti della "straniera" e anche questo è inverosibile. Per quelli che si scandalizzeranno di fronte alle mie affermazioni posso citare " Respiro " di Crialese, ambientato ancor più vicino ai tempi nostri ma che descrive realisticamente le reazioni della gente di fronte all'anticonformismo della Golino.
Tutto questo potrebbe essere superato, mi si può dire, dalle emozioni che il film trasmette, in realtà a me ne ha trasmesse ben poche Forse la recitazione misurata dell'Aragonese, è fin troppo misurata.. Emozionante il momento in cui si lascia cadere nel pozzo come fosse la cosa più naturale del mondo.. Il finale è aperto: come reagirà il marito al suo ritorno? Riusciràdavvero a rinunciare all'ambiente lussuoso che l'avrebbe accolta con il primo fidanzato e adattarsi ad un marito analfabeta e alla vita rude dei campi ? Dato che non fa ritorno per amore ...( sarebbe davvero inverosimile dopo come ha trattato Giovanni ) perchè fa ritorno?Per una speranza di autonomia? Non lo sapremo mai...
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Veramente sulla carta non mi convinceva, anche perché, ad essere sincera la Ragonese non era tra le mie attrici italiane preferite...non era perché dopo averla vista in questo film lo é diventata.
Una vicenda che evoca senza eccessi un passato di formazione che tutti in qualche modo abbiamo sentito raccontare da nonni e zii!
Immagini e dialoghi semplici ma efficaci, i volti dei bambini ...assolutamente giusti...quasi da dipinto....Sarebbe da proporre per l'Oscar......!
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Perché dobbiamo pagare 8 € tutti i film? Uscendo dal cinema mi è venuta voglia di lasciare un supplemento per il valore dello spettacolo che mi avevano offerto a basso prezzo. Questo film è bellissimo, credo che mio padre, cinefilo mio pari, uscendo dal cinema dopo aver visto un film come “Riso amaro”, ha avuto le mie stesse emozioni. Isabella Ragonese è meravigliosa! Si conferma una delle migliori attrici italiane della sua generazione.
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Perché dobbiamo pagare 8 € tutti i film? Uscendo dal cinema mi è venuta voglia di lasciare un supplemento per il valore dello spettacolo che mi avevano offerto a basso prezzo. Questo film è bellissimo, credo che mio padre, cinefilo mio pari, uscendo dal cinema dopo aver visto un film come “Riso amaro”, ha avuto le mie stesse emozioni. Isabella Ragonese è meravigliosa! Si conferma una delle migliori attrici italiane della sua generazione. La Cecere eccelle in una regia e sceneggiatura essenziale. Il cinema è immagine ed attraverso quelle immagini la coppia Ragonese/Cecere fanno passare tanto sentimento. La storia di maturazione di questa ragazza che diviene donna e moglie, tra contadini, trulli e bambini ruspanti, avviene con quella che Antoine de Saint-Exupéry definiva l’intelligenza del cuore. Una storia che ci porta teneramente agli anni ‘50, quando si diceva ancora popolo e non gente, campagne abitate da contadini figli della terra del Salento, dura e selvaggia come loro facce scolpite. Bella la fotografia e l'intera atmosfera rappresentata dalle sequenze dove il silenzio è il principale protagonista. Fantastica la Topolino amaranto che attraversa le strade dei muli, ti aspetti di vedere spuntare Coppi e Bartali. I contadini non sono attori professionisti come nella migliore tradizione del neorealismo italiano. A Rossellini e De Sica sarebbe piaciuto questo film, ma anche a Truffaut. Il fidanzato di Nena, un biondo giovane della ricca borghesia (forse il viscontiano fanciullo delicato, ormai cresciuto, di “Morte a Venezia”), fa cadere in depressione la maestrina che ha avuto il suo primo incarico in Puglia, la lascia per una giovinetta del suo ceto. Nina reagisce, scopre la femminilità della vera donna italiana, si serve del miglior antidepressivo di sempre: un po’ di buon vino e una notte di sesso tra le forti braccia del maschio contadino che sposerà senza convinzione, ma per poi scoprire che è l’uomo che ama. Insomma la formula: “Io Tartan tu Jane” funziona sempre, quindi sarebbe piaciuto pure a Freud. IL MASCHIO ITALIANO ringrazia.
Perché dobbiamo pagare 8 € tutti i film? Uscendo dal Greenwich mi è venuta voglia di lasciare un supplemento per il valore dello spettacolo che mi avevano offerto a basso prezzo. Questo film è bellissimo, credo che mio padre, cinefilo mio pari, uscendo dal cinema dopo aver visto un film come “Riso amaro”, ha avuto le mie stesse emozioni. Isabella Ragonese è meravigliosa! Si conferma una delle migliori attrici italiane della sua generazione. La Cecere eccelle in una regia e sceneggiatura essenziale. Il cinema è immagine ed attraverso quelle immagini la coppia Ragonese/Cecere fanno passare tanto sentimento. La storia di maturazione di questa ragazza che diviene donna e moglie, tra contadini, trulli e bambini ruspanti, avviene con quella che Antoine de Saint-Exupéry definiva l’intelligenza del cuore. Una storia che ci porta teneramente agli anni ‘50, quando si diceva ancora popolo e non gente, campagne abitate da contadini figli della terra del Salento, dura e selvaggia come loro facce scolpite. Bella la fotografia e l'intera atmosfera rappresentata dalle sequenze dove il silenzio è il principale protagonista. Fantastica la Topolino amaranto che attraversa le strade dei muli, ti aspetti di vedere spuntare Coppi e Bartali. I contadini non sono attori professionisti come nella migliore tradizione del neorealismo italiano. A Rossellini e De Sica sarebbe piaciuto questo film, ma anche a Truffaut. Il fidanzato di Nena, un biondo giovane della ricca borghesia (forse il viscontiano fanciullo delicato, ormai cresciuto, di “Morte a Venezia”), fa cadere in depressione la maestrina che ha avuto il suo primo incarico in Puglia, la lascia per una giovinetta del suo ceto. Nina reagisce, scopre la femminilità della vera donna italiana, si serve del miglior antidepressivo di sempre: un po’ di buon vino e una notte di sesso tra le forti braccia del maschio contadino che sposerà senza convinzione, ma per poi scoprire che è l’uomo che ama. Insomma la formula: “Io Tartan tu Jane” funziona sempre, quindi sarebbe piaciuto pure a Freud. IL MASCHIO ITALIANO ringrazia.
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Perché dobbiamo pagare 8euro tutti i film? Uscendo dal Greenwich mi è venuta voglia di lasciare qualche cosa in più. Questo film è bellissimo, credo che mio padre, cinefilo mio pari, uscendo dal cinema dopo aver visto un film come Riso Amaro, ha avuto le mie stesse emozioni. La Ragonese è meravigliosa! Si conferma una delle la migliori attrici italiane della sua generazione (alla faccia di tutte le veline da polpettine FedeMora).
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Perché dobbiamo pagare 8euro tutti i film? Uscendo dal Greenwich mi è venuta voglia di lasciare qualche cosa in più. Questo film è bellissimo, credo che mio padre, cinefilo mio pari, uscendo dal cinema dopo aver visto un film come Riso Amaro, ha avuto le mie stesse emozioni. La Ragonese è meravigliosa! Si conferma una delle la migliori attrici italiane della sua generazione (alla faccia di tutte le veline da polpettine FedeMora). La Cecere eccelle in una sceneggiatura essenziale; il cinema è immagine ed attraverso quelle immagini la coppia Ragonese/Cecere fanno passare tanto sentimento. La storia di maturazione di questa ragazza, tra contadini e bambini, con quella che Saint-Exupéry definiva l’intelligenza del cuore. Una regia che ci conduce teneramente agli anni 50, anni di neorealismo, Topolino amaranto, genuina poesia italiana saporita come il pane fatto in casa. I contadini non sono attori professionisti come nella migliore tradizione del neorealismo italiano. A Rossellini e De Sica sarebbe piaciuto, ed anche a Truffaut. Il giovane efebo della ricca borghesia, fa cadere in depressione Nena, la maestra, è così lei scopre la propria femminilità, ormai diventata una vera donna italiana, ricorre al miglior antidepressivo di sempre: un bicchiere di buon vino e una notte di sesso tra le forti braccia del mashio contadino che sposerà e scoprirà (mentre il biondo delicato e ricco principino azzurro si asciuga il nasino che cola). Quindi sarebbe piaciuto pure a Freud. IL MASCHIO ITALIANO ringrazia.
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[+] non urlare (di algernon)[ - ] non urlare
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Il film ha una prerogativa specifica.Ha il coraggio della regista, la brava Cecere, e quello di Isabella Ragonese, sempre più versatile e attrice di spessore.
Tutto viene narrato, con il rumore del silenzio e la luce amara, o luccicante degli occhi di Nena, dove tutto ha una verosimiglianza, efficace dell'Italia anni '50.
Ma ciò che si nota ancora di più, è l'assenza totale di inutili arzigogoli, si urla sussurando, nell'anima di chi vede e osserva senza travalicare la dignità fisica di Nena, ma turbando la fragilità morale di una donna in cerca d'amore, in un'epoca cieca, e ottusa.
Il sorriso di Nena, alla notizia che Giovanni è andato fuori per lavoro, quando invece capisce che non tornerà più, vale il prezzo del biglietto, per un finale asciutto, e arguto.
[+] lascia un commento a gianluca78 »[ - ] lascia un commento a gianluca78 »
già ai tempi de "L'illusionista" ti cosigliai di non cimentarti nella visione di film poetici e tu sei andato a vedere questo? Ti manca la sensibilità, ti manca l'attenzione e si vedono i risultati. Non ne hai azzeccata UNA!
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