cristallo
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lunedì 5 ottobre 2009
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un woody con un alter ego più egocentrico?
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Woody Allen, benchè l'età incalzi, riprende i temi a lui cari che hanno caratterizzato certi suoi films del passato, in particolare quelli degli anni '90, come l'ebraismo (caratteristica costante), una certa ipocondria, psicanalisi "di massa", ec. Tuttavia in questo film, a mio parere, l'eplicitazione dell'alter ego è maggiormente in primo piano, esplicita, consapevole ed esibita. Non dispiace, anche perchè c'è una certa armonia nel complesso che accompagna il protagonista nell'esplicarsi della sua personalità. Il film diverte e fa riflettere nonostante la voluta ed al limite, surrealità, di certe situazioni e soprattutto del finale.
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dodo29186
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lunedì 5 ottobre 2009
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"loro non sono qui per voi, ma per me!"
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Un ego smisurato. Divertente, certo, capace di costruire un film piacevole, leggero e formalmente ineccepibile, ma di un'arroganza senza redenzione. Cosi si presente l'ultimo film di Woody Allen ai miei occhi.Il personaggio autobiografico di Boris/Allen è un intellettuale che esterna l'insoddisfazione che prova verso la vita tramite un cinismo esagerato che lo conduce ad odiare ogni altro essere/emozione/evento per manifesta inferiorità o insensatezza, questo stesso nichilismo universale lo porta a farsi lasciare dalla (bella e giovane) moglie, dopo un tentativo fallito di suicidio. Rimasto solo, senza qualcuno a cui manifestare la propria superiorità intellettuale "oltre il normale" se non qualche amico visibilmente annoiato, in un incontro casuale Boris conosce una ragazza con caratteristiche inversamente proporzionali alle sue: è bella, molto giovane, ignorante e piena di amore per la vita.
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Un ego smisurato. Divertente, certo, capace di costruire un film piacevole, leggero e formalmente ineccepibile, ma di un'arroganza senza redenzione. Cosi si presente l'ultimo film di Woody Allen ai miei occhi.Il personaggio autobiografico di Boris/Allen è un intellettuale che esterna l'insoddisfazione che prova verso la vita tramite un cinismo esagerato che lo conduce ad odiare ogni altro essere/emozione/evento per manifesta inferiorità o insensatezza, questo stesso nichilismo universale lo porta a farsi lasciare dalla (bella e giovane) moglie, dopo un tentativo fallito di suicidio. Rimasto solo, senza qualcuno a cui manifestare la propria superiorità intellettuale "oltre il normale" se non qualche amico visibilmente annoiato, in un incontro casuale Boris conosce una ragazza con caratteristiche inversamente proporzionali alle sue: è bella, molto giovane, ignorante e piena di amore per la vita. Nel classico "clichè" per il quale gli opposti si attraggono, i due finiranno inevitabilmente per unire le loro diversità nel matrimonio. Già qui si intravede chiaramente "l'autobiograficità" (se cosi si può dire) della storia, attraverso l'unione dell'uomo-genio-vecchio con la ragazzina-giovane-stupida, a questo si aggiunge il duplice ruolo di padre/amante che Boris/Allen desidera ardentemente e dunque rinnega con tutte le sue forze, un vecchio signore cosi sfacciatamente superiore da trovare ciò che internamente desidera attraverso la rappresentazione di ciò che invece più dichiara di disprezzare. Se la prima parte del film comunque riporta dei contenuti dovuti ad una necessità di creare una qualche storia e presentare dei personaggi, la seconda parte naufraga in stereotipi di ogni tipo, tanto più estremizzati quanto più banali e scontati una volta che si entra nel meccanismo del film: la madre bacchettona della ragazza, tornata a cercare la figlia, scopre la sua ipersessualità coadiuvata dalla vena artistica; il padre (tornato pure lui) rinchiuso nel suo involucro vuoto risorge attraverso la riscoperta e liberazione della sua omosessualità; e infine la figlia, che emancipata dall'enorme intelletto del marito, decide di piantarlo per un giovane ragazzotto belloccio che fa l'attore. In realtà c'è un altra scena da ricordare poiché rappresenta l'apice dell'egocentrismo: Boris/Allen tenta per la seconda volta il suicidio fallendolo, il che lo porta (inevitabilmente?) a conoscere l'ennesima bella e giovane ragazza, intellettualmente diversa da lui, ma fatalmente attratta dal suo genio, che (in quanto tale) ottiene ogni cosa dalla vita pur disprezzando tutto, e tutti vissero felici e contenti.
Tutto qui dunque? No, c'è dell'altro: il film è pieno di pregevoli battute e situazione divertenti che portano lo spettatore ad uscire con un superficiale desiderio di soddisfazione, ma in realtà questo alone dorato copre un film opaco e privo di contenuti, una storia che lascia qualche emozione nel solo tragitto sala-automobile e scompare appena si esce dal parcheggio del cinema. Il gioco fatto da Woody Allen nel presentare tutti i presunti difetti della vita (e del film) attraverso la visione di una mente eccelsa per poi rivelare come non siano tali, purtroppo non funziona o almeno non funziona per quanto riguarda la pellicola che rimane (volutamente, ma non è una scusate),un bel involucro griffato ma vuoto. Lo stesso regista avverte il pubblico all'inizio "Loro (il pubblico) non sono qui per voi (il film), ma [solo ed esclusivamente] per me (Woody Allen)!".
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melania
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sabato 3 ottobre 2009
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bello,leggero...
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Bello,leggero ,arioso,non scade mai nella banalità.Fotografia e ambientazione stupende,attori bravissimi.Come tutti i film di Allen,apre nuovi orizzonti.Davvero consigliabile!
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saix91
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sabato 3 ottobre 2009
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sorpreso
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Ero abbastanza convinto del film dal trailer, ma tutto mi sarei aspettato fuorchè una commedia così ben strutturata, con degli attori eccezionali (dal vecchio misantropo, alla ragazzaina stupidella e inibita, alla madre bacchettona che diventa ninfomane, al padre altrettanto bacchettone che mette a nudo la sua omosessualità), divertente e intelligente, con anche una sorta di morale finale (il caso e il caos che questo porta nella nostra vita possono avere risvolti insoliti e positivi). Un piccolo gioiello in un panorama cinematografico che (soprattutto per quanto riguarda le commedie) sta sinceramente calando come livello qualitativo. Sarei contento se il film vincesse qualche oscar (sceneggiatura, attore o attrice protagonisti), però non credo che accadrà, come è ormai risaputo l'academy tende a ignorare le commedie (nella maggior parte dei casi), preferendo i drammatici strappalacrime ad esse.
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Ero abbastanza convinto del film dal trailer, ma tutto mi sarei aspettato fuorchè una commedia così ben strutturata, con degli attori eccezionali (dal vecchio misantropo, alla ragazzaina stupidella e inibita, alla madre bacchettona che diventa ninfomane, al padre altrettanto bacchettone che mette a nudo la sua omosessualità), divertente e intelligente, con anche una sorta di morale finale (il caso e il caos che questo porta nella nostra vita possono avere risvolti insoliti e positivi). Un piccolo gioiello in un panorama cinematografico che (soprattutto per quanto riguarda le commedie) sta sinceramente calando come livello qualitativo. Sarei contento se il film vincesse qualche oscar (sceneggiatura, attore o attrice protagonisti), però non credo che accadrà, come è ormai risaputo l'academy tende a ignorare le commedie (nella maggior parte dei casi), preferendo i drammatici strappalacrime ad esse. Ottimo film comunque.
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claudiorec
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sabato 3 ottobre 2009
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grande woody
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m. cristina lucchetta
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venerdì 2 ottobre 2009
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una "melodia" che funziona!
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SCANZONATO E AMARO.... L'ironia al vetriolo dell'ultimo Woody Allen.
Una (tragi)commedia brillante! che ha per protagonista "un uomo con un ampia visone del mondo circondato da microbi!"che ha paura della morte e si da la pena di vivere.. per una fugace felicità che si offre al genere umano a dosi omeopatiche.Si ride e si sorride nell'ultimo film di Woody Allen mentre il suo alter ego cerca di negare senso della vita.Cinico e spietato.Filosofo.In bilico tra humor e disincanto.Ironico,e si sa l'ironia è segno di intelligenza e di attenzione alla realtà:una realtà che comprende l'uomo e il mondo o forse l'uomo nel "suo" mondo (microcosmo)contaminato dalla stupidità e dalla superficialità di chi spesso ci rende la vita "peggiore di quello che dovrebbe essere",un mondo in cui però c'è ancora spazio per il caso.
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SCANZONATO E AMARO.... L'ironia al vetriolo dell'ultimo Woody Allen.
Una (tragi)commedia brillante! che ha per protagonista "un uomo con un ampia visone del mondo circondato da microbi!"che ha paura della morte e si da la pena di vivere.. per una fugace felicità che si offre al genere umano a dosi omeopatiche.Si ride e si sorride nell'ultimo film di Woody Allen mentre il suo alter ego cerca di negare senso della vita.Cinico e spietato.Filosofo.In bilico tra humor e disincanto.Ironico,e si sa l'ironia è segno di intelligenza e di attenzione alla realtà:una realtà che comprende l'uomo e il mondo o forse l'uomo nel "suo" mondo (microcosmo)contaminato dalla stupidità e dalla superficialità di chi spesso ci rende la vita "peggiore di quello che dovrebbe essere",un mondo in cui però c'è ancora spazio per il caso.. o per il fato e la sua provvidenziale e disarmante Melody!
"Non è importante chiedersi cosa faccio per vivere ma perchè mi do la pena di vivere"si domanda il protagonista che, rivolgendosi a noi come a teatro, ci interpella.Eravamo stati avvertiti:se siamo gli idioti di turno che vogliono sentirsi bene ad ogni costo allora dobbiamo interrompere la visione. Un massaggio ai piedi è più gratificante,ci farà sentire meglio.Nel suo cupo cinismo e nella sua saggia avvertenza il vecchio Boris/Allen professa la sua fede in questa nostra "specie fallita"! Arriveremo ai titoli di coda... divertiti e interrogati! Si vive da vivi e si vive da morti! Forse da vivi si pena di meno! E' un protagonista con tante domande e con troppe risposte Boris ... Alcune vere, alcune false. E nonostante tutto ancora aperto alla melodia e alla sua grazia!
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[+] brava
(di josefina)
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beauty mark
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venerdì 2 ottobre 2009
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w il vecchio woody
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Era un pò che non si vedeva un film intelligente, ironico e ben recitato.
Anche se mi sono piaciuti i suoi film dell'ultimo periodo, è stato un piacere ritrovare il "vecchio" Woody così in forma.
Unico rammarico non vederlo recitare.
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sassolino
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mercoledì 30 settembre 2009
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e se dio fosse gay?
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Se a Boris Yelnikov, fisico 60enne in crisi d'identità, non hanno dato il nobel, al vecchio zio Woody dovrebbero spedire almeno un fianco della famosa statuetta platinata, perché ha messo insieme una gran commedia, piena d'umorismo spiazzante e felicissimi dialoghi.
La majorette del Mississipi che arriva nella grande mela piena di caparbia ignoranza e acconciata a suon di treccine è un simpatico diversivo rispetto alla maggiorparte dei personaggi alleniani, quasi sempre borghesi frustrati, dentisti straricchi, oculisti cinici, rabbini ambigui.
E lo è ancor di più l'arrivo della mamma, casalinga repressa in cerca di riscatto; il babbo poi è semplicemente indimenticabile, quando di fronte a una mostra di culi nudi cerca il perdono della moglie o quando ormai arresosi all'evidenza si scopre.
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Se a Boris Yelnikov, fisico 60enne in crisi d'identità, non hanno dato il nobel, al vecchio zio Woody dovrebbero spedire almeno un fianco della famosa statuetta platinata, perché ha messo insieme una gran commedia, piena d'umorismo spiazzante e felicissimi dialoghi.
La majorette del Mississipi che arriva nella grande mela piena di caparbia ignoranza e acconciata a suon di treccine è un simpatico diversivo rispetto alla maggiorparte dei personaggi alleniani, quasi sempre borghesi frustrati, dentisti straricchi, oculisti cinici, rabbini ambigui.
E lo è ancor di più l'arrivo della mamma, casalinga repressa in cerca di riscatto; il babbo poi è semplicemente indimenticabile, quando di fronte a una mostra di culi nudi cerca il perdono della moglie o quando ormai arresosi all'evidenza si scopre...in un modo che non si dimentica!
Le grandi commedie, quelle che dirigevano Lubitsch e Hawks avevano una dote straordinaria, la carambola, ovvero la capacità di rovesciare all'iimprovviso eventi e destini; del resto se pensiamo che la commedia, come dicono in molti, non è altro che la vita, questo assume ancora più importanza e ci sentiamo rapiti, felicemente assorbiti e natalizi, come in "la vita e meravigliosa", quando Jimmy Stewart torna a casa, felice d'esser parte di un gruppo, di un'umanità calorosa.
E' vero, gli alleniani riconosceranno tante cose già viste, i vernissages rampanti, l'ebraismo incombente, la soggettiva narcisistica impartita allo spettatore e anche il solito Santo Loquasto, che da oltre 30 anni cura le scenografie.
Ma per chi ama la vita prevarrà il divertimento, la follia delle battute fulminanti, la stupenda colonna sonora jazz anni 30, l'insolita leggerezza che ultimamente aveva abbandonato Allen, improvvisamente tornato ai magnifici albori di "Io e Annie".
Voto 9
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rocco somma
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martedì 29 settembre 2009
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manhattan e ironia: torna il binomio vincente
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"Basta che funzioni" segna il ritorno del regista ebreo ad una formula, o meglio vero e proprio trinomio, cui il regista raramente rinuncia e che è di per sè garanzia di successo: Manhattan, Larry David, ironia. Manhattan perchè è l'amata città di Woody Allen,che vi fa ritorno dopo una notevole esperienza di pellicole girate in Europa; la città è praticamente un personaggio aggiunto del film. Larry David è il sarcastico brontolone alter-ego del regista, malato di un pessimismo che definire cosmico alla maniera leopardiana non sarebbe un azzardo, e pazienza se in molti avrebbero preferito al suo posto lo stesso Allen..la prova di L. David è a dir poco convincente. E infine l'ironia, quella che in verità Allen non ha mai abbandonato, a prescindere dalla collocazione europea o trans-oceanica del set, o dagli interpreti scelti.
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"Basta che funzioni" segna il ritorno del regista ebreo ad una formula, o meglio vero e proprio trinomio, cui il regista raramente rinuncia e che è di per sè garanzia di successo: Manhattan, Larry David, ironia. Manhattan perchè è l'amata città di Woody Allen,che vi fa ritorno dopo una notevole esperienza di pellicole girate in Europa; la città è praticamente un personaggio aggiunto del film. Larry David è il sarcastico brontolone alter-ego del regista, malato di un pessimismo che definire cosmico alla maniera leopardiana non sarebbe un azzardo, e pazienza se in molti avrebbero preferito al suo posto lo stesso Allen..la prova di L. David è a dir poco convincente. E infine l'ironia, quella che in verità Allen non ha mai abbandonato, a prescindere dalla collocazione europea o trans-oceanica del set, o dagli interpreti scelti. Ironia che di "Basta che funzioni" è l'anima, il cuore pulsante. La vicenda è quella dello strano e fortuito incontro tra una giovane quanto insolita ragazza "barbona",di una ingenuità il cui confine con la stupidità è quanto mai effimero, ed il vecchio cervellone candidato al Nobel per la fisica, Boris, di inguaribile misantropia e pienezza di sè. La formula non è nuova: Allen gioca sull'opposizione di tipi umani inconciliabili, come in Vicky Christyna Barcelona, ed il risultato è vincente anccora una volta. Ma la riflessione dello spagnoleggiante film precedente sulla relatività dei rapporti umani lascia ora il posto ad un clima più distesamente umoristico, ad una comicità che è frivola e intelligente, pungente e mai volgare.Eppure gli spunti per la riflessione non mancano: la divergenza di caratteri, prospettive, visioni del mondo dei due protagonisti sembra trovare leggitimazione proprio nell'abissale differenza di età, che sancisce l'insanabilità dello scarto tra due condizioni esistenziali.Può davvero un attempato signore candidato al Nobel e ostile verso l'umanità e i suoi valori,conquistare il cuore di un'ingenua fanciulla, puerile nel corpo e nello spirito? Può davvero una donnina borghese imbevuta di pseudo valori autentici e di una apparentemente rigida morale, derivante dalla sua stessa condizione sociale, aderire tutt'a un tratto ad un "modus vivendi" sbarazzino e artisticamente dissoluto? Può un "puritano" e penitente padre di famiglia sublimare col matrimonio le sue tendenze omosessuali troppo tardi scoperte.Woody Allen non lo sa,e tutto ciò che riesce a dirci è un flemmatico quanto pragmatico "Basta che funzioni". Così come funziona questo film...complimenti Woody!
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iã©tturi
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lunedì 28 settembre 2009
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"tanti auguri a me, tanti auguri a me....!!!"
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Con questo film ironico, dissacrante, esagerato, esilarante, cinico, è tornato il Woody Allen dei primi successi cinematografici. L'accoppiata Larry David (il burbero, ipocondriaco e misantropo Boris Yelnikoff)ed Evan Rachel Wood (la giovane e ingenuotta Melody, che ricorda molto Mira Sorvino/ Linda Ash di "La dea dell'amore")è azzeccatissima. Primo tempo in cui ci si sbellica dalle risate, grazie ai monologhi e dialoghi frenetici tipici di Allen (tornano le riprese in cui l'attore parla alla cinepresa rivolgendosi al pubblico, addirittura fin dalla prima scena del film); secondo tempo con colpi di scena a ripetizione che interessano tutti i personaggi. I fans di Woody possono stare tranquilli: il loro idolo non ha perso la verve unica e inimitabile che l'ha reso famoso, nonostante gli ultimi sofferti e introversi films "europei" (si tratta in effetti di una vecchia sceneggiatura, ambientata nella "sua" Manhattan, aspetto determinante, a mio avviso, per la riuscita di questo film!).
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Con questo film ironico, dissacrante, esagerato, esilarante, cinico, è tornato il Woody Allen dei primi successi cinematografici. L'accoppiata Larry David (il burbero, ipocondriaco e misantropo Boris Yelnikoff)ed Evan Rachel Wood (la giovane e ingenuotta Melody, che ricorda molto Mira Sorvino/ Linda Ash di "La dea dell'amore")è azzeccatissima. Primo tempo in cui ci si sbellica dalle risate, grazie ai monologhi e dialoghi frenetici tipici di Allen (tornano le riprese in cui l'attore parla alla cinepresa rivolgendosi al pubblico, addirittura fin dalla prima scena del film); secondo tempo con colpi di scena a ripetizione che interessano tutti i personaggi. I fans di Woody possono stare tranquilli: il loro idolo non ha perso la verve unica e inimitabile che l'ha reso famoso, nonostante gli ultimi sofferti e introversi films "europei" (si tratta in effetti di una vecchia sceneggiatura, ambientata nella "sua" Manhattan, aspetto determinante, a mio avviso, per la riuscita di questo film!).
Sono sicuro che quasi tutti, dopo aver visto "Basta che funzioni", ogni volta che si lavano le mani, cantano: "Tanti auguri a me, tanti auguri a me, tanti auguri a Boris, tanti auguri a me!!!" (Boris docet!)
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