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morgue86
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venerdì 27 settembre 2024
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sinceramente? una cag*ta!
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Ora...al di là della noia oltre all'inverosimile. Ma che diavolo di senso ha questo film? Perché sprecare due attori così per fargli fare un film di questo tipo? Sembra buttato via. Per non parlare del doppiaggio di lei. Qualcosa di inenarrabile. Sembra che abbia del mastice in bocca. Forse un po più di trama e movimento avrebbe giovato di più al film.
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silvano bersani
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sabato 14 settembre 2024
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difficile da giudicare, ma ...
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Lo vedo per la prima volta oggi, a distanza di 15 anni.
Capisco bene e comprendo sia l'imbarazzo di tanti, anche autorevoli, spettatori, sia la difficoltà ad inquadrarlo in una narrazione logica, sia le notevoli divergenze che ha suscitato. Un film così o lo ami alla follia o ti suscita desideri omicidiari.
Forse a distanza di 15 anni lo si può guardare e valutare con più serenità. E' un'opera che alla fine non si distacca affatto dalla poetica di questo autore, ed anzi la completa e la arricchisce di sfumature. E il tempo, oltre a smussarne le asperità che lo potevano rendere ostico nel 2009 (oggi siamo mitridatizzati da bel altre violenze psicologiche), è un'ottima pietra di paragone.
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Lo vedo per la prima volta oggi, a distanza di 15 anni.
Capisco bene e comprendo sia l'imbarazzo di tanti, anche autorevoli, spettatori, sia la difficoltà ad inquadrarlo in una narrazione logica, sia le notevoli divergenze che ha suscitato. Un film così o lo ami alla follia o ti suscita desideri omicidiari.
Forse a distanza di 15 anni lo si può guardare e valutare con più serenità. E' un'opera che alla fine non si distacca affatto dalla poetica di questo autore, ed anzi la completa e la arricchisce di sfumature. E il tempo, oltre a smussarne le asperità che lo potevano rendere ostico nel 2009 (oggi siamo mitridatizzati da bel altre violenze psicologiche), è un'ottima pietra di paragone.
Film complesso, denso, profondo. Magistrale prova autoriale.
Un bel film.
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luciano sibio
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mercoledì 22 maggio 2024
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un film di una certa profondità
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Il film basa la sua trama sull'identificazione del dolore dell'animo, che ha il volto del demonio e del male, con la natura, cioè con quell'insieme di eventi non voluti e non evitabili che lacerano il nostro animo compresa la morte come evento finale e conclusivo della ns esistenza che finisce,appunto, affondata nel più profondo dei dolori e che comunque è appunto la cosa più naturale che esista. E a ciò non c'è rimendio tant'è che per certi versi ciò è anche una critca aperta alla piscanalisi di Freud che dalla teoria delle nevrosi e delle sue terapie avrebbe voluto scongiurare il dolore dell'animo che invece secondo Von Trier è ineludibile .
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Il film basa la sua trama sull'identificazione del dolore dell'animo, che ha il volto del demonio e del male, con la natura, cioè con quell'insieme di eventi non voluti e non evitabili che lacerano il nostro animo compresa la morte come evento finale e conclusivo della ns esistenza che finisce,appunto, affondata nel più profondo dei dolori e che comunque è appunto la cosa più naturale che esista. E a ciò non c'è rimendio tant'è che per certi versi ciò è anche una critca aperta alla piscanalisi di Freud che dalla teoria delle nevrosi e delle sue terapie avrebbe voluto scongiurare il dolore dell'animo che invece secondo Von Trier è ineludibile .Ineludibile al punto che i protagonisti nel bosco delle necessità e delle casualità drammatiche della vita rimangono prigioneri e senza via di uscita consumati per il dolore di una sorte avversa che ha comportato la morte del proprio figlio in tenera età e per colpa di una loro disattenzione.
Un film di una certa profondità anche se secondo me la identificazione del dolore con la natura e a sua vota di questa con Satana che è il dio del male a mio avviso appaiono non troppo riusciute perchè un pò troppo intellualistiche e concettuali. meglio riuscita inevce è la critica alla psicanalisi come terapia anti dolore ancese dsa di moto personale come considerazione. .
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luca scialo
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mercoledì 10 giugno 2020
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cosa c'è realmente sotto la coltre del dolore
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Dopo un lungo periodo di depressione, il controverso regista danese Lars Von Trier dirige una sceneggiatura da lui stesso scritta. E la pellicola traspone a meglio tutto il dolore e l'inquietudine provati in quel viaggio, dove si combatte con se stessi. I due protagonisti sono infatti una coppia il cui figlio, mentre fanno l'amore con grande trasporto, cade dalla finestra e muore. Un evento drammatico che li segnerà, soprattutto lei, mentre lui è uno psicoterapeuta e sa come elaborare il lutto. Cercando così di aiutare la moglie con varie prove da superare. Tuttavia, durante un soggiorno nella loro casa immersa nella foresta, lui scoprirà una raccapricciante verità sulla moglie, nonché un retroscena spiazzante sullo stesso figlio scomparso.
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Dopo un lungo periodo di depressione, il controverso regista danese Lars Von Trier dirige una sceneggiatura da lui stesso scritta. E la pellicola traspone a meglio tutto il dolore e l'inquietudine provati in quel viaggio, dove si combatte con se stessi. I due protagonisti sono infatti una coppia il cui figlio, mentre fanno l'amore con grande trasporto, cade dalla finestra e muore. Un evento drammatico che li segnerà, soprattutto lei, mentre lui è uno psicoterapeuta e sa come elaborare il lutto. Cercando così di aiutare la moglie con varie prove da superare. Tuttavia, durante un soggiorno nella loro casa immersa nella foresta, lui scoprirà una raccapricciante verità sulla moglie, nonché un retroscena spiazzante sullo stesso figlio scomparso. Charlotte Gainsbourg e Daniel Defoe traspongono con la maestria che li contraddistingue, una storia cruda, inquietante, cupa, violenta. Le loro mimiche facciali, i loro corpi, non rendono necessari artifici cinematografici. Sebbene Von Trier non disdegni l'uso di scene ad effetto, con una fotografia decadentista, scenografia degna dei sogni più cupi e confusionari.
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sugark
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mercoledì 19 settembre 2018
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antichrist
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Per poter uscire dalla depressione Lars Von Trier decide di elaborare un script, su cui viene esplorato il tema della depressione con atmosfera malinconica e oscura. Aggiungendo persino l’isolamento da essere agghiacciante, per poi mettere degli elementi che hanno significati simbolici. Infatti nel 2009 esce Antichrist di Lars Von Trier, con protagonisti Willem Dafoe e Charlotte Gainsbourg. In questo film una coppia sposata mentre fanno l’amore con grande passione, il loro piccolo figlio uscendo dal suo letto scavalca la finestra per poi caderci fuori. Per superare questo grande dolore, la coppia decide di andare in una capanna isolata nel bosco. Mentre i protagonisti passano i giorni nella capanna, la natura farà accadere degli avvenimenti che diventeranno un grande incubo.
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Per poter uscire dalla depressione Lars Von Trier decide di elaborare un script, su cui viene esplorato il tema della depressione con atmosfera malinconica e oscura. Aggiungendo persino l’isolamento da essere agghiacciante, per poi mettere degli elementi che hanno significati simbolici. Infatti nel 2009 esce Antichrist di Lars Von Trier, con protagonisti Willem Dafoe e Charlotte Gainsbourg. In questo film una coppia sposata mentre fanno l’amore con grande passione, il loro piccolo figlio uscendo dal suo letto scavalca la finestra per poi caderci fuori. Per superare questo grande dolore, la coppia decide di andare in una capanna isolata nel bosco. Mentre i protagonisti passano i giorni nella capanna, la natura farà accadere degli avvenimenti che diventeranno un grande incubo. Antichrist è un film che riesce a rabbrividire lo spettatore, inquietandolo attraverso l’atmosfera cupa dall’inizio fino alla fine della storia. La performance di Willem Dafoe e Charlotte Gainsbourg è sorprendente, da incuriosire allo spettatore su come agiranno i protagonisti. Nel percorso della storia verrano mostrate immagini, così oscure che sembrano uscite dalle favole inquietanti. Antichrist è diviso nei seguenti 4 capitoli, ovvero Grief, Pain (Chaos reigns), Despair Gynocide e The Three Beggars. Attraverso i 4 capitoli del film si seguirà come i protagonisti, cercheranno di superare il dolore arrivando a una conclusione inaspettata. La colonna sonora di Kristian Eidnes Andersen riesce a essere inquietante, da catturare l’attenzione dello spettatore fino alla fine del film. Nel prologo di Antichrist viene utilizzata l’aria Lascia ch’io pianga di George Friedrich Händel, ovvero nella sequenza in cui viene mostrata su come nasce la malinconia dei personaggi. Allo stesso modo l’aria di Händel viene utilizzata, anche nell’epilogo che mostrerà come si conclude la storia. Antichrist è uno dei film più discussi e cupi, del regista controverso Lars Von Trier.
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dandy
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lunedì 9 novembre 2015
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anticristo di chè?
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Se Lars Von Trier ha cercato di curare la propria depressione girando un film,ha fatto quello che fa il protagonista decidendo di curare la moglie a modo proprio:un tragico errore.Dopo un inizio al rallenti in bianco e nero(come il finale,chissà perchè)segue un interminabile collage sconclusionato di scene statiche,scopatine improvvise,dialoghi banali,visioni da strapazzo,simbolismi patetici(il pupazzo attaccato al palloncino,il bosco di nome Eden) e guizzi surreal-orrorifici.E negli ultimi 20 minuti,una serie di scene trucide e gratuite da slasher,con lui che dopo aver assecondato per tutto il film i deliri della moglie sembra "rinsavire di colpo" e passa al contrattacco.
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Se Lars Von Trier ha cercato di curare la propria depressione girando un film,ha fatto quello che fa il protagonista decidendo di curare la moglie a modo proprio:un tragico errore.Dopo un inizio al rallenti in bianco e nero(come il finale,chissà perchè)segue un interminabile collage sconclusionato di scene statiche,scopatine improvvise,dialoghi banali,visioni da strapazzo,simbolismi patetici(il pupazzo attaccato al palloncino,il bosco di nome Eden) e guizzi surreal-orrorifici.E negli ultimi 20 minuti,una serie di scene trucide e gratuite da slasher,con lui che dopo aver assecondato per tutto il film i deliri della moglie sembra "rinsavire di colpo" e passa al contrattacco.Non c'è il minimo tentativo di serietà nell'analisi della disgregazione di questa coppia,o del dolore che porta alla loro pazzia.Tantomeno un minimo di interesse per ciò a cui si assiste.Secondo alcuni si riallaccerebbe a "Le onde del destino" per come la degradazione della donna(la cui sessualità qui sarebbe una colpa)dovrebbe portare l'uomo a un pentimento catartico.Ma visto il finale direi che non succede....Tra i tanti buchi logici:perchè il corvo non crepa malgrado la gragnuola di pugni inflittagli da Dafoe?Perchè non farla finita semplicemente a casa propria?E vogliamo parlare del titolo?Troppo comodo dire "Sta allo spettatore decidere chi sia l'anticristo".Qui l'anticristo centra come i cavoli a merenda.Come pure la svolta "streghesca".E la divisione in 4 capitoli(sorta di versione a pastelli e gesso di quelli di "Kill Bill")è unicamente decorativa."Lascia ch'io pianga" nel finale e dedica ad Andrej Tarkovskij.Io penso che il regista russo non avrebbe approvato.Giustamente snobbato all'uscita qui da noi.
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ammechemmenefregamme
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mercoledì 12 agosto 2015
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come la corazzata di fantozzi
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Più o meno penso di questo film quello che il Fantozzi pensava della Corazzata. Diciamo, per tenere una linea intellettuale di livello adeguato al contesto in cui viene collocato il regista a furor di popolo, che il film potrebbe essere definito come un'evacuazione di dimensioni importanti.
Ciò che vorrebbe risultare claustrofobico, spalmato per tutta la prima metà della pellicola, nei fatti diventa noioso e ritrito. 'Sta voce monotona che ripete, per interminabili quarti d'ora, mantra di para-psicanalisi che fanno quasi rimpiangere i libri di Fabio Volo. Le riprese a mano libera che fanno tanto indie radical chic no global anarchy in the uk. E che fanno venire il mal di mare.
Poi, tutt'ad un tratto, Lars si accorge che forse gli aforismi estrapolati dal Bignami di alta psicologia hanno un po' eroso la sacca scrotale dello spettatore e vai con la sagra dello splatter.
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Più o meno penso di questo film quello che il Fantozzi pensava della Corazzata. Diciamo, per tenere una linea intellettuale di livello adeguato al contesto in cui viene collocato il regista a furor di popolo, che il film potrebbe essere definito come un'evacuazione di dimensioni importanti.
Ciò che vorrebbe risultare claustrofobico, spalmato per tutta la prima metà della pellicola, nei fatti diventa noioso e ritrito. 'Sta voce monotona che ripete, per interminabili quarti d'ora, mantra di para-psicanalisi che fanno quasi rimpiangere i libri di Fabio Volo. Le riprese a mano libera che fanno tanto indie radical chic no global anarchy in the uk. E che fanno venire il mal di mare.
Poi, tutt'ad un tratto, Lars si accorge che forse gli aforismi estrapolati dal Bignami di alta psicologia hanno un po' eroso la sacca scrotale dello spettatore e vai con la sagra dello splatter. Me lo immagino, il Lars, con il suo assistente. Che chiameremo Gigi. «Gigi, sient'ammè, te che bazzichi tutte quelle schifezze di film horror tipo Hostel, Human Centipede, Cannibal Holocaust, Tre metri sopra il cielo, eccetera. Insomma, mi aiuti con qualche idea che faccia veramente schifo? Di quelle che te le sogni di notte, che ti devi prendere il Brioschi mentre guardi il film… sai, no? Che ormai sta gente è sempre più difficile shockarla. Non sai più dove andare a parare. Oh,Gigi, quelli si riescono a guardare la D'Urso al pomeriggio.»
E allora vai con l'antitaccheggio alla gamba, la castrazione alla moda dei tagliaboschi e una bella sforbiciata alla Jean Louis David al clitoride, tanto per gradire.
Insomma.
Un esercizio di masturbazione cinematografico-psicologica che deve aver compiaciuto tanto l'autore, quanto gran parte del suo pubblico, certamente uscito dalla sala attanagliato, in cuor suo, dal dubbio: «Dico che mi è piaciuto e mi godo l'effimera sensazione di sentirmi più intelligente di quando sono entrato, oppure esprimo quello che penso e i miei amici sapientoni con la erre moscia mi mollano qui e devo chiedere l'autostop per tornare a casa?»
Uhm.
Oh belli, vi va una pizza? Bianca, magari.
Note positive: la fotografia (a tratti davvero superba), Handel e la coerenza delle fasi della depressione della protagonista, finché non va tutto in vacca.
Ora magari, prima di andare a letto, mi vado a vedere Ace Ventura.
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floyd80
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domenica 2 agosto 2015
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happy end? ma cos'è?
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Una visione apocalittica (il caos regna) sull'uomo e sulla donna.
Una finestra surreale sulla crisi di due amanti che si autodistruggono a vicenda. il male all'interno della natura umana, vista come Satana, vista come l'anticristo. La depressione del regista si fa largo nella pellicola penetrando nei nostri pensieri e non lasciandoci nessuna via di uscita, nessun happy end.
La pellicola è un incubo ad occhi aperti tra visioni spettrali e scene truculente. Gli attori calati nella parte sembrano smembrati dai loro personaggi e sembrano soffrire con essi.
Un film imperfetto dove il regista più volte si fa prendere la mano sfiorando l'autocelebrazione. La trama non esiste e alcuni passaggi sono davvero criptici.
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Una visione apocalittica (il caos regna) sull'uomo e sulla donna.
Una finestra surreale sulla crisi di due amanti che si autodistruggono a vicenda. il male all'interno della natura umana, vista come Satana, vista come l'anticristo. La depressione del regista si fa largo nella pellicola penetrando nei nostri pensieri e non lasciandoci nessuna via di uscita, nessun happy end.
La pellicola è un incubo ad occhi aperti tra visioni spettrali e scene truculente. Gli attori calati nella parte sembrano smembrati dai loro personaggi e sembrano soffrire con essi.
Un film imperfetto dove il regista più volte si fa prendere la mano sfiorando l'autocelebrazione. La trama non esiste e alcuni passaggi sono davvero criptici.
Se fosse uscito all'inizio degli anni 70 si sarebbe urlato al capolavoro.
Urticante.
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jeff lebowsky
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giovedì 30 luglio 2015
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il folle genio di von trier
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Lars Von Trier si mette a nudo e ci offre un opera che va al di là di un semplice Film. Il maestro scrive e dirige un capolavoro che va guardato in modo accurato e non con superficialità fermandosi solamente alle apparenze, in quanto Von Trier ci presenta una tormentata opera allegorica e onirica, come solo un folle genio può fare.
Questo film va precisato, non è sicuramente per tutti, ma chi riesce ad apprezzarlo in tutta la sua grandezza e irriverenza, non potrà mai dimenticarlo, e avrà la necessità di vederlo più volte, per capire la simbologia presente nell’opera.
Guardare questo film è come fare un viaggio all’interno di se stessi, entrando nei meandri più reconditi delle paure dell’essere umano, un film che non si può etichettare e non è sicuramente ricollocabile ad un genere ben preciso.
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Lars Von Trier si mette a nudo e ci offre un opera che va al di là di un semplice Film. Il maestro scrive e dirige un capolavoro che va guardato in modo accurato e non con superficialità fermandosi solamente alle apparenze, in quanto Von Trier ci presenta una tormentata opera allegorica e onirica, come solo un folle genio può fare.
Questo film va precisato, non è sicuramente per tutti, ma chi riesce ad apprezzarlo in tutta la sua grandezza e irriverenza, non potrà mai dimenticarlo, e avrà la necessità di vederlo più volte, per capire la simbologia presente nell’opera.
Guardare questo film è come fare un viaggio all’interno di se stessi, entrando nei meandri più reconditi delle paure dell’essere umano, un film che non si può etichettare e non è sicuramente ricollocabile ad un genere ben preciso.
Lars Von Trier ancora una volta stupisce, scandalizza e lascia a bocca aperta, utilizzando questa volta solamente due attori (Willem Dafoe, Charlotte Gainsbourg), che forniscono entrambi un’interpretazione a dir poco fantastica e disturbante, assieme ad una fotografia da pelle d’oca.
In conclusione un film maestoso che ti stordisce e ti lascia senza parole, sia nel bene che nel male, e non può assolutamente lasciare indifferenti… O lo si ama, o lo si odia.
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evildevin87
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domenica 16 marzo 2014
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viaggio di sola andata sul treno della follia
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Una coppia sta facendo sesso in piena notte e, nel mentre, il figlio si sveglia e si affaccia dalla finestra per guardare la neve che cade, ma scivola e finisce di sotto morendo. Un mese dopo la madre non si è ancora ripresa dalla tragedia e il marito psicoterapeuta decide tentare la sorte violando i protocolli e aiutarla a superare la depressione. I due però finiranno per entrare in una spirale di follia e tragedia senza fine.
Lars Von Trier con questo primo episodio della trilogia della depressione lascia intendere di essere uno che non le manda a dire confezionando una pellicola spietata e dannatamente folle, senza alcun compromesso di sorta. Arreca un disturbo e un'angoscia nello spettatore non indifferenti, grazie a delle scene psicologicamente fortissime e che fanno distogliere lo sguardo dallo schermo più e più volte.
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Una coppia sta facendo sesso in piena notte e, nel mentre, il figlio si sveglia e si affaccia dalla finestra per guardare la neve che cade, ma scivola e finisce di sotto morendo. Un mese dopo la madre non si è ancora ripresa dalla tragedia e il marito psicoterapeuta decide tentare la sorte violando i protocolli e aiutarla a superare la depressione. I due però finiranno per entrare in una spirale di follia e tragedia senza fine.
Lars Von Trier con questo primo episodio della trilogia della depressione lascia intendere di essere uno che non le manda a dire confezionando una pellicola spietata e dannatamente folle, senza alcun compromesso di sorta. Arreca un disturbo e un'angoscia nello spettatore non indifferenti, grazie a delle scene psicologicamente fortissime e che fanno distogliere lo sguardo dallo schermo più e più volte. Il film, oltre che per le scene di sesso e violenza molto esplicite, si muove un sacco per simboli e metafore che oltre a rendere più intrigante il tutto lasciano un alone di mistero e un pizzico di libertà di interpretazione a chi lo sta guardando. Cos'è questo anticristo? Beh, a ognuno la sua visione delle cose, cercare di spiegarlo non ha molto senso. Quel che è certo è che questo è un film che non mi sento certo di consigliare a tutti: chi è facilmente impressionabile è bene che ne stia alla larga e in ogni caso una pellicola tanto spinta non può piacere a tutti. Film come questi o si amano o si odiano, certamente non lasciano indifferenti.
Per farla breve film estremo e originale, ottima la regia e davvero complimenti ai due attori (Willem Dafoe e Charlotte Gainsbourg) per essere riusciti a reggere il fardello.
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