Un'estate al mare |
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Un film di Carlo Vanzina.
Con Lino Banfi, Enrico Brignano, Nancy Brilli, Massimo Ceccherini, Anna Falchi.
continua»
Commedia,
durata 115 min.
- Italia 2008.
- Medusa
uscita venerdì 27 giugno 2008.
MYMONETRO
Un'estate al mare
valutazione media:
1,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La commedia pretende troppo e concretizza poco.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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giovedì 18 dicembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
UN’ESTATE AL MARE (IT, 2008) diretto da CARLO VANZINA. Interpretato da LINO BANFI, ENRICO BRIGNANO, NANCY BRILLI, MASSIMO CECCHERINI, ANNA FALCHI, EZIO GREGGIO, BIAGIO IZZO, MARISA JARA, MAURIZIO MICHELI, ENZO SALVI, ALENA SEREDOVA, VICTORIA SILVSTEDT, LUIGI PROIETTI, ALESSANDRO PACI, RICCARDO ROSSI, PAOLA MINACCIONI
Sette episodi che fanno capo ad altrettante località marittime italiane molto rinomate: “Il conte di Montecristo” (Peschici-Gargano): un pizzaiolo emigrato in Svezia ritorna alla città natale fingendosi un imprenditore proprietario di una catena di ristoranti, accompagnato da una bellona bionda e procace; “Saracinesca” (Forte dei Marmi): un tifoso della Fiorentina tenta in mille impacciati modi di mettersi in contatto con un portiere sudamericano, e finisce per andare a letto con la fidanzata del calciatore; “Traffico sulla Pontina” (San Felice Circeo): due amanti rimangono bloccati in ascensore il giorno di Ferragosto, e i rispettivi coniugi ne approfittano per fare l’amore a loro insaputa; “L’isola dell’amore” (Capri): un antiquario si finge omosessuale per vendere i suoi articoli, ma rivela la sua natura focosa quando un milionario americano gli affida per qualche giorno la sensuale e invitante moglie; “Il giovedì” (Ostia): un padre di famiglia separato e cialtrone ha a disposizione un pomeriggio alla settimana per passare del tempo con il figlio di nove anni, e non manca di deluderlo puntualmente con una caterva di menzogne; “Extralarge” (Ischia): un impresario musicale, sposato ad una cantante lirica obesa e golosa, tenta in più occasioni di abbordare l’amante violinista ma, pur ricorrendo ad un lassativo per la moglie, non riesce ad abbordarla e va incontro a una delusione amorosa; “La signora delle camelie” (Porto Rotondo): un doppiatore con problemi di memoria deve sostituire un amico attore, repentinamente ammalatosi, in uno spettacolo teatrale, e lo trasforma involontariamente in una farsa comicissima. Il quarto episodio ha un titolo che assurge ad omaggio a Dino Risi. Il migliore dei sette episodi è l’ultimo, grazie soprattutto alla recitazione convinta, abile e autoironica dell’infallibile Proietti, che si prende anche l’impegno di introdurre ciascuno episodio declamando una frase nello studio di registrazione. Qualsiasi commento per quel che concerne le altre storielle sceneggiate, poco più che barzellette annacquate e dilungate, andrebbe risparmiato per non insistere troppo sulla garanzia che i fratelli Vanzina (Carlo alla regia ed Enrico alla sceneggiatura, ovviamente) consegnano ad un pubblico ormai abituato a commediole che fanno più piangere che ridere, data la conoscenza scarsetta dei tempi comici e il tentato inganno nei confronti degli spettatori allo scopo di presentare una critica di costume, che poi si rivela prontamente un miscuglio sgangherato e traballante di inezie, inettitudini artistiche e oscenità non prive di cattiveria. Visto che non c’è molto altro da aggiungere riguardo alle qualità (che complimento, d’altronde!) tecniche di quest’ennesimo film balneare di infima categoria, passiamo a tessere le lodi degli attori, non i più bravi, certamente, ma quelli che se la cavano meno peggio, in quanto hanno tutti a che fare con un copione che li valorizza pochissimo: Banfi sfodera il suo dialetto di Canosa e la sua comicità di attore navigato regalando le risate più meritate della pellicola; Brignano e la Brilli sono una coppia affiatata, ma malservita da un’unica situazione che non riesce ad esternare un divertimento sufficiente; Izzo e Salvi, anche a livello dialettal-cabarettistico, non se la cavano male, e almeno a tratti risultano spassosi; la Falchi è l’unica attrice donna a valere qualcosa di più che una presenza statuaria e immobile, mentre le altre colleghe fanno tappezzeria coi loro corpi esposti con autocompiacimento narcisistico. I due autori si prendono molto sul serio, a quanto pare, e si fanno definire “preziosi cantori del nostro tempo”. Peccato che le pretese di effettuare ragionamenti sulle contraddizioni di una società in veloce cambiamento vengano compromesse e praticamente cancellate in partenza dalla volgarità intellettuale onnipresente e da gag azzeccate una volta su un milione (ad essere buoni e, specialmente, onesti). La colonna sonora riprende la nota canzone di Giuni Russo, reinterpretata per l’occasione in una versione disco non molto efficace.
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