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Se l'autore del film in questione si lancia durante il Dave Letterman Show in una serissima digressione sulla modalità di formazione adolescenziale d'oltreoceano, puntellando con cura le correnti sociologiche che nella narrazione trovano la propria esplicitazione, io ascolto. Ascolto storie di uno sconcertante parallelismo formativo. Crescono anche lì, mi viene da pensare.
Ad ogni modo, certe cose vanno prese con le molle. E' infatti certo che per digerire il film, se non addirittura per estrapolarne il giusto senso, quello veramente sotteso, bisogna avere un capicità intellettuale propriamente ostetrica. Il turpiloquio, la ridondante presenza del sesso (meramente e premeditatamente pretestuosa) come costante nella crescita generazionale, il pene (che, ringraziando il cielo, non per tutti è soltanto un "cazzo") sono tutti elementi di una sconcertante funzionalità. Infatti il film funziona. Due ragazzi (tre, ma non tutti concordano) strisciano fuori da una muta di comoda quotidianità e se la strappano a vicenda. Un'amicizia che scopre le carte e splende genuina. Finanche un latente versante di commento critico (nel senso kantiano): il film si chiude in un centro commerciale, con il laconico spartiacque di una scala mobile. C'è chi lo trova ridicolo. Attenzione: l'ipertrofia e l'iperbole non significano soltanto esagerazione.I due ragazzi del film diventano adulti: auguriamo sinceramente ai distributori italiani, responsabili dei danni collaterali provocati dal titolo d'importazione, di fare altrettanto.
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