onufrio
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venerdì 27 marzo 2015
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in fuga dalla triste realtà
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Stanley e Grace si sono conosciuti nell'esercito, i due si sono sposati e hanno avuto due splendide figlie; Stanley però per problemi di vista è costretto ad abbandonare l'esercito, la moglie invece vi rimane e decide di partire in missione in Iraq lasciando al marito la custodia delle due figlie; quando Stanley riceve la drammatica notizia della morte di Grace rimane impietrito e non ha il coraggio di raccontare la triste verità alle due bambine, decidendo così d'intraprendere un viaggio, una vacanza "divertimento", nell'attesa di trovare il modo ed il tempo giusto per dire ad Heidi e Dawn ciò che è accaduto.
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dony64
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mercoledì 7 ottobre 2009
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film......intenso ma triste
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Film drammatico/commovente ben interpretato.Il film narra la storia di una soldatessa che parte per l'iraq in missione di pace ma....pultroppo viene uccisa e lascia il marito con due figlie adolescenti.Il marito appresa la notizia non riesce a dirlo alle figlie e temporeggando le porta in giro per il paese facendole prima svagare e poi......dargli la triste e striggente notizia. Nel complesso, anche se un po' lento, il film prende lo spettatore ed e' anche se tristemente....simpatico.Voto 7
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libertine
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sabato 28 marzo 2009
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fatto di sentimenti
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L'ho visto ed ho trovato in questo film sentimenti veri,come far parte nel destino crudel che la guerra ha procurato a questa famiglia,l'interpretazione di Cusack è stupenda,film ben girato.
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leo pellegrini
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sabato 21 marzo 2009
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un film non urlato ma sussurrato, secco e asciutto
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Premio del pubblico e quello per la miglior sceneggiatura al Sundance: e ben si comprende considerando che "Grace is gone", come giustamente sottolinea Andrea D’Addio, ha tutte le caratteristiche del cinema indipendente che il festival di Robert Reford tanto ama: “basso budget produttivo, minimalismo narrativo, storia incentrata sull’incapacità comunicativa dell’uomo odierno e attori celebri che si prestano al progetto per cachet bassissimi o direttamente in veste di produttore”.
Un film non urlato ma sussurrato, secco e asciutto (quasi algido) senza facili effetti e senza spettacolarizzazioni, delicato e discreto nel raccontare la difficoltà di un padre a dire alle figlie che la mamma è morta.
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Premio del pubblico e quello per la miglior sceneggiatura al Sundance: e ben si comprende considerando che "Grace is gone", come giustamente sottolinea Andrea D’Addio, ha tutte le caratteristiche del cinema indipendente che il festival di Robert Reford tanto ama: “basso budget produttivo, minimalismo narrativo, storia incentrata sull’incapacità comunicativa dell’uomo odierno e attori celebri che si prestano al progetto per cachet bassissimi o direttamente in veste di produttore”.
Un film non urlato ma sussurrato, secco e asciutto (quasi algido) senza facili effetti e senza spettacolarizzazioni, delicato e discreto nel raccontare la difficoltà di un padre a dire alle figlie che la mamma è morta.
Il problema è che la sceneggiatura affronta questo unico tema, tralasciando cose che lo spettatore si attenderebbe: la crisi di un uomo che crede nella necessità della guerra e che da questa viene brutalmente colpito, la nascita di interrogativi sul “perché” del conflitto, il dubbio su quanto ci riferiscono i potenti... (il tutto è semplicemente adombrato da un breve contrasto tra il protagonista, ex militare convinto della necessità di combattere per il proprio paese, e il fratello pacifista e contrario alla politica estera di Bush).
Il risultato è che si esce dalla sala non completamente soddisfatti, con la sensazione di aver visto un buon prodotto a cui però manca qualcosa: un’occasione perduta di affrontare a tutto tondo un problema, attuale e vivo quanto mai e che, direttamente o indirettamente, coinvolge tutti noi. E con il dubbio che, visto come il film si svolge, non v’era bisogno di parlare della guerra in Iraq (se la madre fosse morta in un banale incidente stradale, cosa cambiava nel racconto?).
Non da poco i film americani più stimolanti provengono dal Sundance.
"Grace is gone" ha sicuramente delle qualità: ottima la prestazione degli attori, meritevole l’inquadrare il tutto in una qualunque famiglia media e con un protagonista non particolarmente accattivante (e spesso stanco triste impacciato…), opportuna la scelta di affidare i momenti più significativi non alle parole ma agli sguardi e ai silenzi, buona l’analisi di quanto sia complicato il rapporto generazionale, realistica la rappresentazione della quotidianità della vita negli USA, lodevole la regia disincantata di James C. Strause, esordiente dietro la macchina da presa.
Ma il film non si compromette in giudizi, non prende posizione: il che naturalmente, di per sé, non è un difetto... Qui però la trama lo richiedeva.
Strause, preferendo non entrare nel merito della questione in maniera critica, non solleva riflessioni sulla guerra e sulle drammatiche conseguenze che l’accompagnano: il che rende "Grace is gone" meno interessante e coraggioso di quanto ci si aspettasse.
p.s.
Le musiche, toccanti e mai invadenti, sono state scelte ed elaborate da Clint Eastwood
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paky
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martedì 10 marzo 2009
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film onesto
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Film onesto... ma niente di più. Si può vedere... ma troppo triste. Le atmosfere e le musiche però sono molto belle
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ale
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giovedì 5 marzo 2009
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non ve lo consiglio
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un bruttissimo film che a me non ha lasciato assolutamente niente, anzi mi sono annoiato. fidatevi, meglio la vita è bella.
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vittorio
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mercoledì 18 febbraio 2009
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gran bel film!!
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Film tristissimo e commovente, una bella storia, semplice e toccante!! Piccolo gioello....
Da non perdere!!
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m'elena
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lunedì 12 gennaio 2009
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darmmatico e vero
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bravo cusak,molto brave anche le bimbe un film triste di una tristezza vera e reale sopratutto;aspettare un apersona acasa che non tornera' mai piu,io lo provato e mi sono messa nella loro parte in quasto film e la tristezza e' vera...basta guerre ,basta rovinare famiglie!!!!
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marco
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martedì 6 gennaio 2009
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triste
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non mi e' piaciuto....qualche scena si salva.
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silvia a.
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domenica 28 dicembre 2008
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un piccolo gioiello
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Questo film è un piccolo gioiello. Un film intimista e garbato che emoziona e commuove. Narra la storia di Stanley un uomo che trascorre le sue gionate lavorando sodo in un magazzino e crescendo le due figlie Heidi e Dawn di undici e otto anni. La moglie Grace è un sergente dell'esercito statunitense e sta facendo il suo dovere di soldato in Iraq. Stanley attende il ritorno della moglie ma la donna rimane uccisa in combattimento e non tornerà a casa viva. Stanley decide di non dare subito alle figlie la terribile notizia. Decide di regalare loro un ultimo giorno di gioia e disincanto portandole in un parco di divertimenti in Florida. I tre partono in macchina per il Sud degli Stati Uniti. Un papà devastato dal dolore e due bambine inconsapevoli ancora per qualche ora di quel dolore ed emozionate all'idea di passare una giornata sulle giostre.
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Questo film è un piccolo gioiello. Un film intimista e garbato che emoziona e commuove. Narra la storia di Stanley un uomo che trascorre le sue gionate lavorando sodo in un magazzino e crescendo le due figlie Heidi e Dawn di undici e otto anni. La moglie Grace è un sergente dell'esercito statunitense e sta facendo il suo dovere di soldato in Iraq. Stanley attende il ritorno della moglie ma la donna rimane uccisa in combattimento e non tornerà a casa viva. Stanley decide di non dare subito alle figlie la terribile notizia. Decide di regalare loro un ultimo giorno di gioia e disincanto portandole in un parco di divertimenti in Florida. I tre partono in macchina per il Sud degli Stati Uniti. Un papà devastato dal dolore e due bambine inconsapevoli ancora per qualche ora di quel dolore ed emozionate all'idea di passare una giornata sulle giostre. Sullo sfondo l'America con le sue autostrade, i suoi grandi magazzini, le sue insegne luminose, i suoi motel, i campi di granotorco sterminati. Dopo una giornata gioiosa e spensierata passata al parco divertimento le bambine chiedono di ripartire. Hanno nostalgia di casa. Stanley capisce che è ora di scendere dalle giostre e di rimettere in moto la macchina. Il dolore non può più essere sfuggito. La brutta notizia non può più essere rinviata. La vita vera con tutto ciò che comporta non può più aspettare.
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