Ogni cosa è illuminata

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Un film di Liev Schreiber. Con Elijah Wood, Boris Leskin, Eugene Hutz, Laryssa Lauret, Jonathan Safran Foer.
continua»
Titolo originale Everything Is Illuminated. Avventura, Ratings: Kids+13, durata 106 min. - USA 2005. uscita venerdì 11 novembre 2005. MYMONETRO Ogni cosa è illuminata * * * - - valutazione media: 3,33 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Liana Messina

D di Repubblica

Liev Schreiber ha scoperto Jonathan Safran Foer prima di tutti: prima che diventasse scrittore di culto dell’ultima generazione americana, prima che il suo romanzo d’esordio, Ogni cosa è illuminata, diventasse un best seller. Nel 2001 gli venne chiesto dal New Yorker di leggere in pubblico proprio un estratto, 15 pagine, di quel libro ancora in preparazione: «All’inizio mi sono commosso, poi mi sono divertito». La terza reazione, racconta l’attore, è stata di totale invidia. «Da anni, seguendo le mie prime aspirazioni di scrittore, cercavo di raccontare la storia di mio nonno, che veniva dall’Ucraina ed era per me l’unico legame con le mie radici. Ed eccolo lì, nero su bianco: le parole di Jonathan seguivano lo stesso mio percorso ma con un talento, uno humour, una capacità di sintesi mille volte superiori ai miei. Speravo fosse almeno un vecchio saggio, un 90enne: invece ci siamo incontrati in un bar e mi sono trovato davanti un ragazzino imberbe e occhialuto che cercava di attirare la mia attenzione: non potevo crederci!». Però Liev ha messo da parte la gelosia, e si è seduto a quel tavolo, tirando fuori tutto il suo carisma per convincerlo a cedergli i diritti. Voleva ridurre il romanzo in un film, che sarebbe stato anche il suo debutto nella regia.
Un azzardo, data la complessità del libro. Ma Schreiber è un seduttore irresistibile, il suo entusiasmo contagia chiunque. «È ovvio che ho messo molto di me stesso nello script», racconta. «Jonathan e io abbiamo scoperto di avere molte cose in comune, come le origini ebree o la voglia di andare a scavare nel passato familiare. Mio nonno è stato una figura paterna per me, ho passato moltissimo tempo con lui, ma quando è morto mi sono reso conto di sapere pochissimo della sua storia di immigrante. S’era sempre rifiutato di parlarmene. Un vuoto che ho cercato per anni di colmare: mi pareva d’aver perso parte di me stesso, o meglio di non averla mai trovata. Forse per questo ho spesso problemi di memoria: posso ricordare un testo in 5 secondi ma dimentico cos’ho fatto ieri!». Dall’inizio, l’idea è stata fare un road movie: «Con un piccolo budget non avrei mai potuto rendere la parte storica, bellissima, del libro, il suo andare avanti e indietro di 500 anni. Dovevo concentrarmi sulla parte contemporanea, il viaggio attraverso l’Ucraina». Così ha trasformato l’ex Frodo Elijah Wood in Jonathan (l’alter ego di Foer) e il cantante punkrock Eugene Hutz (debuttante, talento istrionico pazzesco) in Alex, il ragazzo russo che gli fa da interprete e l’accompagna, insieme a suo nonno e al cane Sammy Davis jr., alla ricerca d’una donna di cui ha solo una foto. Percorso tragicomico in cui tornano il passato, i temi della Shoa, ma in cui si sviluppa soprattutto il rapporto tra i due giovani, che nonostante temperamenti e culture diversi trovano punti di contatto. «Lo scontro-incontro tra il ragazzo americano e quello ucraino mostra che nonostante i cliché e le convinzioni sbagliate, non siamo poi così lontani come pensiamo. I nostri passati sono strettamente connessi. Nel libro e nel film, loro scoprono di avere una grande intesa, emozionale e spirituale». Liev meditava da tempo il debutto in regia: figlio dell’attore Tell Schreiber, laureato alla Yale School of Drama, ha iniziato col teatro classico passando al cinema nel ruolo di Orson Welles (RKO 281) e dell’antagonista di Denzel Washington in The Manchurian Candidate. Mentre girava Ogni cosa è illuminata recitava a teatro Glengarry Glen Ross di Mamet, vincendo il Tony Award: «Un tour de force e anche un gran divertimento. Dirigere un film è stato 100 volte più duro di quanto m’aspettassi e mille volte più gratificante. Un processo folle, insano: ora ho bisogno d’una lunga ibernazione».
Da D di Repubblica, 5 novembre 2005


di Liana Messina, 5 novembre 2005

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