Mille miglia lontano per scoprire la paternità
di Paolo D'Agostini La Repubblica
Presentato alla prima edizione della Festa del Cinema di Roma, Mille miglia lontano è in sintonia con un'altra storia di lontananza padre-figlio come è L'aria salata (non ancora in sala) di Alessandro Angelini. A chi avesse ancora negli occhi la Cina inospitale e respingente visitata da Castellitto in La stella che non c'è di Gianni Amelio, questa del più celebrato regista della cosiddetta Quinta Generazione di Pechino (quella che il terremoto della Rivoluzione Culturale alla fine dei anni Sessanta coinvolse in pieno: Zhang Yimou è nato nel '50) risulterà forse un po' edulcorata nella sua esaltazione della gentilezza e di una semplicità non contaminata dalla modernità.
Speriamo sia veritiera. Un padre giapponese che ha curato le ferite della vedovanza e della colpevole rottura con suo figlio ritirandosi nel silenzio di un'isola di pescatori (è l'attore Takakura Ken, il Clint Eastwood di Tokyo lo chiamano) viene richiamato nella capitale dalla nuora: il figlio è molto malato, devono riconciliarsi. Ma la sola maniera che il vecchio coriaceo trova per riparare il proprio torto è quella di partire per uno sperduto villaggio cinese dove il figlio conduceva ricerche sulle tradizioni popolari, per filmare la migliore esecuzione di un famoso brano tratto dall'opera "Il viaggio solitario mille miglia lontano" (che narra di un potente che rifiuta onori e ricchezze per partire in aiuto di un amico).
Nessuno degli obiettivi prestabiliti sarà raggiunto ma l'avventura umana renderà tutti un po' migliori.
Da La Repubblica, 17 novembre 2006
di Paolo D'Agostini, 17 novembre 2006