Liana Messina
D di Repubblica
Lo spunto viene dal vecchio western cli Henry Hathaway, I 4 figli di Katie Elder: però i Four Brothers del film di John Singleton vivono duelli ultra-metropolitani, in pieno ghetto di Detroit, e soprattutto sono un quartetto alquanto anomalo, due bianchi e due neri. Non li lega il sangue, ma il rapporto è profondo, sono cresciuti insieme adottati da un’instancabile, determinata signora che te ha provate tutte per tenerli lontani dai guai. Tutti hanno preso strade più o meno pericolose, ma quando «mamma” viene uccisa durante una rapina a un drugstore, si ritrovano nella vecchia casa, pronti a farsi giustizia da soli. «Non è un vero remake, dice John Singleton. presente a Venezia, «ma la mia gran passione per il western mi fa usare sempre gli elementi base, I personaggi tipici del genere. E qui più che nei miei altri film: Mark Whalberg, un amico con cui volevo lavorare da tempo, somiglia a un pistolero solitario che torna dopo anni nel proprio paese in cerca di vendetta. Lui è Bobby, il più duro, violento dei fratelli Mercer: gli altri tre sono Angel (interpretato dal rapper Tyrese Gibson). gigante che diventa un agnellino davanti al vecchio amore del liceo, il nevrotico Jack, aspirante cantante punk, e Jeremiah, l’unico (apparentemente) regolare della famiglia, con moglie e figli. Tra sparatorie, inseguimenti, poliziotti corrotti e lotte fra gang (In puro stile «primo Singleton”, quello di Boyz’n the Hood) c’è posto anche per emozioni e rapporti profondi: »È più di un film d’azione, di genere: nella storia, costruita sui personaggi, sulle loro reazioni, la vendetta è qualcosa di universale, ma li tiene uniti l’amore materno e la violenza è giustificata. Sono del buoni: fanno la cosa giusta in modo sbagliato».
Da D di Repubblica, 26 settembre 2005
di Liana Messina, 26 settembre 2005