giovanni
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lunedì 10 marzo 2025
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i meccanismi narrativi funzionano?
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Non mi pare che i meccanismi narrativi funzionino granch?. La storia ? in parte bislacca e in parte risaputa. Non appena appaiono in scena i villain (a cominciare, concordo con Zappoli, da un ottimo Ed Harris) si intuisce benissimo quel che poi impiega molto tempo ad essere esplicitato. La sceneggiatura, inoltre, pecca assai di irrealismo: in una piccola citt? di provincia ci sono cinque morti ammazzati e non c'? il minimo interessamento da parte dell'autorit? giudiziaria, se ne occupa soltanto, ma non si capisce in che forma, un anziano e bonario poliziotto.
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ivan
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sabato 18 gennaio 2025
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il capolavoro di cronenberg
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Con A History of Violence, David Cronenberg abbandona momentaneamente il suo abituale horror corporeo per dirigere un thriller psicologico e morale che si impone come il suo film più completo e incisivo. È una meditazione potente sulla natura umana, la violenza latente e il confine tra le apparenze e la verità.
La storia segue Tom Stall (Viggo Mortensen), un tranquillo proprietario di una tavola calda in una piccola città, la cui vita viene stravolta dopo un atto eroico che lo rende un eroe locale. Questo gesto, tuttavia, attira l'attenzione di uomini pericolosi, rivelando un passato che Tom ha cercato disperatamente di nascondere. La trama, semplice in apparenza, è in realtà un’esplorazione profonda della dualità e della natura repressa della violenza.
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Con A History of Violence, David Cronenberg abbandona momentaneamente il suo abituale horror corporeo per dirigere un thriller psicologico e morale che si impone come il suo film più completo e incisivo. È una meditazione potente sulla natura umana, la violenza latente e il confine tra le apparenze e la verità.
La storia segue Tom Stall (Viggo Mortensen), un tranquillo proprietario di una tavola calda in una piccola città, la cui vita viene stravolta dopo un atto eroico che lo rende un eroe locale. Questo gesto, tuttavia, attira l'attenzione di uomini pericolosi, rivelando un passato che Tom ha cercato disperatamente di nascondere. La trama, semplice in apparenza, è in realtà un’esplorazione profonda della dualità e della natura repressa della violenza.
Cronenberg dirige con una precisione chirurgica, mantenendo un equilibrio perfetto tra momenti di calma e improvvise esplosioni di brutalità. Ogni scena è carica di tensione, con una narrazione che scava nella psicologia dei personaggi e nelle dinamiche familiari. La violenza, mai spettacolarizzata, è cruda e disturbante, un elemento che sottolinea il tema centrale del film: la violenza come parte integrante dell’identità umana.
Viggo Mortensen offre una performance straordinaria, incarnando un uomo diviso tra il suo desiderio di normalità e il richiamo del passato. A History of Violence non è solo un thriller impeccabile, ma anche una riflessione filosofica sulla fragilità dell'identità, sul ruolo della famiglia e sul peso delle scelte passate. È un'opera d'arte che mescola introspezione e tensione, consolidando Cronenberg come un maestro nel raccontare l’umanità attraverso il prisma delle sue ombre più oscure.
Un film che lascia il segno, capace di unire intrattenimento e profondità. Uno dei thriller più significativi del cinema moderno.
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elgatoloco
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martedì 8 marzo 2022
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allucinante, senzo troppo"fantastico"
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qUANDO HO VISTO"a HISTORY OF vIOLENCE"(dAVID Cronenberg, da un romanzo a fumetti di John Wagner e Vince Locke, sceneggiatura di Josh Olson, 2005)mi sembrava un film di un Cronenberg quasi"rinuciatario", che aveva rinunciato alla surrealtà(non"surrealismo")di altri suoi storici film degli anni 1980, ma rivedendolo ho dovuto ricredermI: film fumminante sul"doppio", sulla crisi di identità, ormai perduta. Un barista, padre di famiglia, diventa eroe locale(local Hero)dopo aver difeso sé, la camerieta, altri avventori dall'assalto di due killer... Osannato e intervistato, sarà però progressivamente scoperto come il peronsaggio che, in"una vita precedente"aveva praticato il crimine a Philadelphia.
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qUANDO HO VISTO"a HISTORY OF vIOLENCE"(dAVID Cronenberg, da un romanzo a fumetti di John Wagner e Vince Locke, sceneggiatura di Josh Olson, 2005)mi sembrava un film di un Cronenberg quasi"rinuciatario", che aveva rinunciato alla surrealtà(non"surrealismo")di altri suoi storici film degli anni 1980, ma rivedendolo ho dovuto ricredermI: film fumminante sul"doppio", sulla crisi di identità, ormai perduta. Un barista, padre di famiglia, diventa eroe locale(local Hero)dopo aver difeso sé, la camerieta, altri avventori dall'assalto di due killer... Osannato e intervistato, sarà però progressivamente scoperto come il peronsaggio che, in"una vita precedente"aveva praticato il crimine a Philadelphia.-ucciderò ancora, anche il fratello maggiore, boss ricchissimo e tornerà alla base come"buon matio, buon padre di famiglia". Situazione tipica, quasi "abituale"per Cronenberg, nel quale la violenza esprime sempre"altro", volendo, l'"altro da sè", rimanendo non un elmento accessorio, ma certo quel simbolo dietro al quale si nasconde dell'altro. Decisamente, con questo film"atipico"anche nella produzione dell'autore, egli in realtà recupera quanto in altri suoi film era meno esplicitamente affeontato come la dissociazione, a volontà di costurirsi un"io"non così manipolabile da ogni condizionamento esterno, che però poi, volnes nolens, rientra nela quotidianità forzata per sfuggire a un passato che non sopporta più, cui ha appunto fintio per anteporre la"routine"o ciò che intendiamo per essa. Decisamente un film inquietante, nel quale lo stesso autore mette il suo"disincanto verso il mondo e la vita e certo anche per"il mondo della vita". Film atipico come sempre Cronenberg uno dei pochissimi veri autori ancora rimasti sulla scena del cinema mondiale. Viggo Mortensen, Maria Bello, William Hurt, Ed Harris sono interpreti che , al filtro cronenberghiano, rendono moltissimo.... Da vedere in ogni caso, cercando di prescindere da concolusioni afrettate e da valutazioni aprioristiche, che condurrebbero comunque fuori strada, impedendo una vera "conoscenza-comprensione" del film stesso. El Gato
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elgatoloco
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giovedì 18 marzo 2021
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notevole ritorno(all''epoca, certo)di cronenberg
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"A History of Violence"(David Cronenberg, da un romanzo a fumetti scritto da John Wagner, illustrato da Vince Locke, sceneggiatura di Josh Olson, 20'05), presenta una situazione "estrema": in una cittadina dell'Indianava in un bar il barista ammazza due avventori violenti e assassini, diventa famoso, ma la sua fama acquisita troppo in fretta lo porta agli onori della cronaca ma alla vendetta da parte della mafia irlandese di Philadelphia, con un suo rappresentante che si presenta, sostenendo che il barista Tom è in realtà John Cusack, già gangster irlandese nella città citata. Altro scontro a fuoco, risolto"brillantemente"da Tom, che in realtà"era stato"Joe e viene snidato dal fratello, da cui è costretto a recarsi , con un finale che non si "può"rivelare.
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"A History of Violence"(David Cronenberg, da un romanzo a fumetti scritto da John Wagner, illustrato da Vince Locke, sceneggiatura di Josh Olson, 20'05), presenta una situazione "estrema": in una cittadina dell'Indianava in un bar il barista ammazza due avventori violenti e assassini, diventa famoso, ma la sua fama acquisita troppo in fretta lo porta agli onori della cronaca ma alla vendetta da parte della mafia irlandese di Philadelphia, con un suo rappresentante che si presenta, sostenendo che il barista Tom è in realtà John Cusack, già gangster irlandese nella città citata. Altro scontro a fuoco, risolto"brillantemente"da Tom, che in realtà"era stato"Joe e viene snidato dal fratello, da cui è costretto a recarsi , con un finale che non si "può"rivelare. Decisamente un film "cronenberghiano", per l'endiadi, che diviene quasi una sintesi tra Eros (le sequenze violente ed"emozionati"di Tom che possiede la moiglie sulla scala, dopo la rivelazione della sua vera identità)e Thanatos, con una Componente legata alla tematica"schizo"per la questione della doppia identità o meglio dell'identità persa-reietta, dato che Tom barista nell'Indiana non vuole più sapere nulla, anzi pensa di aver dimenticato-forcluso il Joe cittadino, gangster spietato, anche ese poi si trova a dover recuperare tale dimensione, "espunta". Decisamente un film sconcertante, forse in particolare per chi non conosca altri film di questo vero grande autore di cinema attuale, che da qualche tempo è"latitante", forse anche un po'per motivi di età: Personalmente (ma è una scelta estetica e poetica allo stesso tempo)prediligo il Cronenberg degli anni 1980 e anche quel po'dell'autore precedente(anni 1970)che sono riuscito a recuperare, ma ciò è peronsale, è legato alla polemica contro la"postmodernità"e contro un mondo come quello che è ormai"work in progress"e comunque incombe, nonché per la scetla verso il fantastico con componenti horror. Ma qui, comuqnue, l'irrwaltà dlela situazione è assicurata e siamo lontani dal "solito" film di gangsters, Viggo Mortensen convince, da protagonista e Willam Huert e Ed Harris sono bravi nei ruoli da comprimari che qui rivestono, come anche Maria Bello. Film atroce, per nulla"soave"(per citare una definizione famosa, riferita a tutt'altro)con una componente che sconcerta, spaventa, emoziona, senza cessare di far rfilettere. El Gato
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riccardo
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venerdì 14 settembre 2018
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niente di eccezionale
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Film prevedibile, che stenta a partire.
Ottimo il confezionamento ovviamente (riprese, fotografia, montaggio, musiche), ma la storia è qualcosa di già visto e Cronenberg non riesce a renderla come qualcosa di non già visto.
Un film che si può benissimo non vedere.
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emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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l'america violenta
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Il film è tratto dall'omonimo romanzo grafico scritto da John Wagner, illustrato da Vince Locke e pubblicato dalla Vertigo (etichetta della DC Comics) nel 1997, ma il regista ridusse al limite i collegamenti con l'opera cartacea.
Il lungometraggio è stato presentato in concorso al 58º Festival di Cannes.
Tom Stall è il proprietario di una tavola calda e vive con sua moglie Edie, avvocato, suo figlio Jack e sua figlia minore Sarah in una piccola città dell'Indiana, Millbrook.
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Il film è tratto dall'omonimo romanzo grafico scritto da John Wagner, illustrato da Vince Locke e pubblicato dalla Vertigo (etichetta della DC Comics) nel 1997, ma il regista ridusse al limite i collegamenti con l'opera cartacea.
Il lungometraggio è stato presentato in concorso al 58º Festival di Cannes.
Tom Stall è il proprietario di una tavola calda e vive con sua moglie Edie, avvocato, suo figlio Jack e sua figlia minore Sarah in una piccola città dell'Indiana, Millbrook. Un giorno due malviventi tentano di rapinarlo e lui reagisce prontamente, uccidendoli entrambi con una naturalezza che non si addice all'uomo mite che tutti conoscono. Nonostante questo, viene acclamato dalla cittadina come eroe locale, ma all'interno della sua famiglia inizia a serpeggiare il dubbio sulla vera identità di Tom, soprattutto quando Carl Fogarty, un boss della malavita, arriva in città dicendo di essere il fratello dell'uomo.
Uno dei migliori film di Cronenberg, è una riflessione glaciale sull'America contemporanea. I miti dell'American Way Of Life e del Self-made Man vengono qui smascherati e messi alla berlina.
Uccidere in determinate situazioni può essere giustificabile, anzi può renderti un eroe (i soldati in guerra sono un esempio). Tom viene infatti considerato tale dopo aver sparato in faccia a due persone: non è difficile cogliere la grande ipocrisia che c'è dietro questo ragionamento. Il regista sottolinea come l'America abbia da sempre uno strano rapporto con la violenza che, se da un lato è severamente punita, in altri casi è propagandata ed esaltata come necessaria per proteggere il territorio o "esportare la democrazia". Tutto nel film di Cronenberg ha due facce. Primo tra tutti il protagonista, mite all'apparenza, ma con un passato da assassino. Tom non cerca di redimersi, ma di lasciarsi il passato alle spalle, pensando di avere diritto a una "seconda possibilità", un tema caro alla cultura amercana: "tutti hanno diritto ad una seconda possibilità". Non secondo il regista, convinto che un passato violento non si possa cancellare: "(in) A History of Violence il passato non torna per spiegare, ma infesta il presente senza mostrare il suo volto".
La morte del "sogno americano" si completa nell'agghiacciante scena finale, dove Cronenberg smitizza un altro cliché, ovvero il "lieto fine" e il ritorno alla "normalità": Tom ritorna a casa e la situazione ritorna simile a quella di inizio film; la figlia apparecchia per il padre, il quale riprende il suo posto a tavola per la cena, ma nulla sarà più come prima. La famiglia sta tacitamente accettando, non di perdonare Tom, ma di fingere che nulla sia mai successo, scegliendo in modo ipocrita di continuare a vivere nella menzogna.
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emanuele r.
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venerdì 26 agosto 2016
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bello però avrebbe potuto essere un film migliore
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Un uomo con una moglie e un figlio, dopo aver sparato a due malviventi che avevano fatto irruzione nella sua tavola calda, dovrà fare i conti con il suo passato, che all'inizio cercherà di nascondere agli occhi della famiglia e degli altri, ma poi sarà costretto a dire la verità è a rivelarsi, costretto da vecchie conoscenze. Un film che sicuramente merita, ma che sarebbe potuto essere fatto meglio. Il titolo lascia intendere qualcosa di molto più intrigante, la storia potrebbe quindi lasciare deluso lo spettatore che ha voglia di vedere un thriller come si deve. In certi punti, la storia era troppo lenta, quasi noiosa, la voglia di seguire il film scomparirà dopo alcuni minuti. Insomma, si può dire che questo è un film con una storia travolgente, ma che viene rappresentata in modo troppo noioso e monotono, deludendo così le aspettative dello spettatore, che avrà l'amaro in bocca alla fine.
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biso 93
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giovedì 18 febbraio 2016
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giocando.....a volte restano le macchie
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A history of violence e' un thriller/noir feroce e molto intelligente. L'identita'....le maschere...cercare di nascondere il passato...sono i temi trattati in questo film diretto dal brillante chronemberg. Viggo mortensen, Ed harris, e un cattivissimo William Hurt sono gli eccelsi interpreti di questo piccolo gioiello. Il tranquillo barista di un paesino...e' chi duce di essere? Esiste la redenzione? Si puo' cancellare il passato? Sceneggiatura incalzante, regia puntigliosa, ferocia e sangue sono i segni distintivi di un film che va dritto al sodo senza dilungarsi piu' di tanto. Interpretazioni superbe. Da non perdere!
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evildead
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martedì 25 agosto 2015
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se papa' spara.
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Cronemberg e' un ottimo cineasta ,ha esperienza,sa girare e si vede; gli ottimi attori aiutano molto il film che ,se diversamente diretto ed interpretato avrebbe detto molto meno. Invece i volti "giusti" ,una sceneggiutura leggera ma interessante ,una storia non banale creano un risultato godibile,anche se ,ne sono certo ,i piu' ricorderanno magari meglio la scopata sulle scale tra Mortensen e Maria Bello...
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howlingfantod
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domenica 23 agosto 2015
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doppia identità
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La violenza si respira come in tutto Cronenberg a piene mani, dall’inizio della scena sognata della bambina alla quale viene sparato dai due serial killer, nell’ incubo la bambina vede i mostri delle ombre e da lì si snoda la storia che segue il clichè della classica felice famiglia americana e ci domandiamo dove debba a poco a poco svilupparsi il thriller , l’orrido che ci aspettiamo e questo ci tiene inchiodati, al di là della trama e della sceneggiatura piuttosto semplice e si mostra poco a poco svelandoci il passato di Tom Spall che non è Tom Spall e che non è quello che ci aspetterebbe da un onesto padre di famiglia e gestore di una caffetteria in un America di provincia. Il passato che riaffiora e sempre ritorna, sempre più inaspettato e frangente, anche se sembrava sepolto, addirittura rimosso sotto le spoglie di una schizofrenia dove e come Cronenberg mostra la sua fine acutezza di indagatore della psiche umana, i luoghi, le situazioni (la storia della gang) diventano così estensioni di questi mostri interiori dove regna solo violenza e sopraffazione.
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La violenza si respira come in tutto Cronenberg a piene mani, dall’inizio della scena sognata della bambina alla quale viene sparato dai due serial killer, nell’ incubo la bambina vede i mostri delle ombre e da lì si snoda la storia che segue il clichè della classica felice famiglia americana e ci domandiamo dove debba a poco a poco svilupparsi il thriller , l’orrido che ci aspettiamo e questo ci tiene inchiodati, al di là della trama e della sceneggiatura piuttosto semplice e si mostra poco a poco svelandoci il passato di Tom Spall che non è Tom Spall e che non è quello che ci aspetterebbe da un onesto padre di famiglia e gestore di una caffetteria in un America di provincia. Il passato che riaffiora e sempre ritorna, sempre più inaspettato e frangente, anche se sembrava sepolto, addirittura rimosso sotto le spoglie di una schizofrenia dove e come Cronenberg mostra la sua fine acutezza di indagatore della psiche umana, i luoghi, le situazioni (la storia della gang) diventano così estensioni di questi mostri interiori dove regna solo violenza e sopraffazione. Colpisce nel film dalla semplicità semantica, la potenza del medium ed il finale è notevole, una sorta di ritorno di figliol prodigo in famiglia, quasi a darci una speranza, solo che qui è un padre e marito che ha lavato il suo passato e la sua identità… sì ma con il sangue
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