fabio
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giovedì 5 marzo 2020
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spettacolare ma debole
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Film gradevole dal punto di vista estetico ma con una trama debole e che lascia perplessi; il doppiogioco che nasconde una storia d'amore tragica non convince affatto. Siamo lontani da capolavori come "La tigre ed il dragone"; comunque sia il film non è cosi male: lo spettatore troverà sempre dei motivi di apprezzamento e la curiosità per il genere Wuxiapian non rimarrà delusa.
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great steven
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lunedì 17 dicembre 2018
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duelli, boschi, traditori e intrighi di palazzo.
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LA FORESTA DEI PUGNALI VOLANTI (CINA/HK, 2004) diretto da ZHANG YIMOU. Interpretato da TAKESHI KANESHIRO, ANDY LAU, ZHANG ZIYI, DANDAN SONG
Wuxiapian è un vocabolo che, già nel 2004, cominciava a riacquistare il suo fascino e, dopo aver assistito alla proiezione di questo film, capirne la ragione diventa un gioco da ragazzi. Yimou, dopo il fantastico Hero, realizza un’altra opera sospesa sul filo del tempo e avviluppata da un’ impalpabile aura poetica. Anno 859 d.C.: il declino della dinastia regnante dei Tang è sotto gli occhi di tutti. Numerosi gruppi sovversivi caldeggiano nell’oscurità il crollo del governo imperiale, ritenuto responsabile della decadenza morale in cui riversa la Cina da molto tempo.
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LA FORESTA DEI PUGNALI VOLANTI (CINA/HK, 2004) diretto da ZHANG YIMOU. Interpretato da TAKESHI KANESHIRO, ANDY LAU, ZHANG ZIYI, DANDAN SONG
Wuxiapian è un vocabolo che, già nel 2004, cominciava a riacquistare il suo fascino e, dopo aver assistito alla proiezione di questo film, capirne la ragione diventa un gioco da ragazzi. Yimou, dopo il fantastico Hero, realizza un’altra opera sospesa sul filo del tempo e avviluppata da un’ impalpabile aura poetica. Anno 859 d.C.: il declino della dinastia regnante dei Tang è sotto gli occhi di tutti. Numerosi gruppi sovversivi caldeggiano nell’oscurità il crollo del governo imperiale, ritenuto responsabile della decadenza morale in cui riversa la Cina da molto tempo. Una danzatrice cieca è sospettata di appartenere alla temibile fazione denominata "Il Clan dei Pugnali Volanti". Due ufficiali dell’esercito tentano di far uscire allo scoperto gli alti vertici della casata fuorilegge adoperando la ragazza come esca, ma poiché se ne invaghiscono, l’amore gioca loro il decisivo tiro mancino, mandando in rovina i piani di cui erano stati incaricati. Chris Doyle (Hero) è stato rimpiazzato come direttore della fotografia da Zhao Xiaoding, ma il registro finale rimane identico: il risultato è un lavoro sovraccarico di colori che domanda di essere guardato e attrae lo spettatore mozzando il fiato in ben più di un’occasione. Non a caso lo spettacolo dà le vertigini a livello visivo, è talmente colmo di contrasti e sfumature da risultare spesso stupefacente nello svariare sul fronte dello spettro del visibile in modo fluido ed emozionante. Non occorrono simbolismi astrusi se ci si lascia trasportare dalla soavità delle musiche, echi tradizionali che sostengono e incorniciano la potenza delle superbe immagini. L’autore sembra aver trovato una dimensione ideale che gli funga da mezzo espressivo personalissimo di un’enorme utilità tanto per la forma quanto per i contenuti. Temi cari a Yimou quali la posizione del singolo rispetto al potere, sotto qualunque aspetto si manifesti, trovano nelle ambientazioni storiche uno spazio pressoché illimitato. Viene affrontato l’argomento della ragion di stato contrapposto all’individualità in maniera assai puntuale e verosimile, meno vertente su ideali assoluti rispetto a precedenti opus. Le tematiche vengono affrontate in un’ottica dove l’eroismo, calibrato sul lirismo narrativo e sul risvolto romantico, sorge da attrazioni personali talmente forti da prevaricare su ogni regola o divieto marziale. In confronto ad Hero, è tutto molto meno "iperuranico" e più volutamente sfaccettato: i combattimenti appaiono quasi "umani" (pur eccedendo talvolta nell’immaginifico fine a sé stesso), le azioni dei protagonisti sono valorose ma a misura d’uomo e perfino l’impianto visivo è più reattivo, cangiante, meno monocromatico e definito. Sotto questa veste, la pellicola focalizza differenti facce delle stesse tematiche e finisce con l’essere, per molti versi, complementare al capitolo cinematografico precedente del regista. Se Hero trovava i suoi limiti in un ritmo a tratti macchinosamente ingolfato, La foresta dei pugnali volanti è scandito da tempi impeccabili che lo fanno vorticare verso il sublime. Di tutto rispetto il cast: A. Lau non delude affatto e Z. Ziyi cresce film dopo film (da sottolineare il considerevole salto di qualità da La tigre e il dragone). Da sempre, in amore e in guerra, non esistono regole, se non quella di perseguire la propria causa con ogni mezzo: questo il significato conclusivo che giunge con maggior efficacia, tra i numerosi spunti di elementare attualizzazione che l’opera mette in campo. Quello che potrebbe destare qualche perplessità è il brusco cambio di registro che si verifica negli ultimi trenta minuti. Abbandonati plot e assunto di partenza, la storia pare convertirsi in un cupo melodramma, un ménage à trois in piena regola tipo Jules e Jim, innaffiato dal sangue dei tre personaggi principali e l’infrastruttura, robusta per altro, che regista e sceneggiatore avevano eretto come trave portante del film, subisce alcuni colpi preoccupanti. Tuttavia, alla fine dei conti, pure questa scena ha una sua logica, dacché il prode Jin afferma: «Non siamo che pedine su una scacchiera». E così, mentre la battaglia definitiva fra l’esercito governativo e il clan dei Pugnali Volanti viene lasciato all’immaginazione del pubblico, quest’ultimo è avvinto da sbalorditivi e reiterati colpi di scena, che richiamano a viva voce il romanzo d’appendice, mentre, grazie all’abilità dei tre attori principali, lo scontro finale li garantisce ampiamente. Yimou segna un altro passo avanti nella sua personale interpretazione del tema Wuxia, fermi restando alcuni cliché del genere, ma snellendo parecchio il contorno, il quale risulta più fresco, immediato e comprensibile per chi, cinematograficamente, non ha mai messo piede in Oriente. Notevole, d’altronde, il suo lavoro di cesello sui personaggi, pochi per non confondere chi guarda, ma talmente coinvolgenti da farli entrare subito in empatia con gli spettatori. Respingendo incredulità barocche e stilismi ricercati, il film rappresenta un distillato estremamente prezioso di emozioni, da non perdere per nulla al mondo.
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lunedì 20 agosto 2018
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davvero bella questa sua recensione
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Gentile Giovanni Idili, avrò il piacere vedere il film giovedì 23 agosto18 .Zhang Yimou è un regista notevole che amo e sono curiosa vedere questo suo lavoro che finora mi sono persa !! Poi magari le riscrivo per riportarle qualche mia nota emotiva ... Intanto grazie per queste sue...
. -- Astrid Veerek
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frequencies82
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lunedì 11 dicembre 2017
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la foresta dei pugnali volanti
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L'amore non si misura con il tempo, assolutamente da vedere!!!!
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laurence316
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sabato 4 febbraio 2017
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il wuxiapian secondo zhang yimou
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A seguito del grande successo di Hero due anni prima, Yimou ritorna al wuxiapian con La foresta dei pugnali volanti, da lui scritto (con Feng e Bin), diretto e prodotto. Fin dall'inizio è un film di grande bellezza figurativa, un film ipnotico che gioca abilmente con i contrasti di luce e colori, meravigliando in più di una sequenza lo spettatore, attraverso strabilianti invenzioni visive. La trama non è probabilmente all'altezza della messa in scena, alcuni passaggi sfiorano il ridicolo, ma in questo genere di film sono soprattutto le coreografie e le scene d'azione a farla da padrone, e in questo ambito il film di Yimou eccelle: alcuni passaggi sono veramente straordinari (l'iniziale scena di danza, gli inseguimenti fra i boschi di bambù, l'epilogo nel paesaggio innevato), gli attori sono tutti ottimi, la colonna sonora trascinante, la regia (nonostante qualche virtuosismo di troppo) funzionale.
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A seguito del grande successo di Hero due anni prima, Yimou ritorna al wuxiapian con La foresta dei pugnali volanti, da lui scritto (con Feng e Bin), diretto e prodotto. Fin dall'inizio è un film di grande bellezza figurativa, un film ipnotico che gioca abilmente con i contrasti di luce e colori, meravigliando in più di una sequenza lo spettatore, attraverso strabilianti invenzioni visive. La trama non è probabilmente all'altezza della messa in scena, alcuni passaggi sfiorano il ridicolo, ma in questo genere di film sono soprattutto le coreografie e le scene d'azione a farla da padrone, e in questo ambito il film di Yimou eccelle: alcuni passaggi sono veramente straordinari (l'iniziale scena di danza, gli inseguimenti fra i boschi di bambù, l'epilogo nel paesaggio innevato), gli attori sono tutti ottimi, la colonna sonora trascinante, la regia (nonostante qualche virtuosismo di troppo) funzionale. Presentato in anteprima al Festival di Cannes, è un altro grande successo di pubblico per il regista cinese. Il titolo originale significa "attaccato da dieci lati".
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cineman94
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mercoledì 16 luglio 2014
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questo film è... pura poesia!
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Per me questo film è sempre stato un bel ricordo, uno dei primi che ho considerato tra i miei preferiti in assoluto, quindi in un certo senso non vedevo l'ora di recensirlo. La trama è, di per sè, non originalissima, anche se alcuni elementi sono effettivamente nuovi e la distanziano da altri film di questo tipo; infatti è la maniera con cui essa si dipana e rivela i propri misteri che è veramente accattivante ed intrigante. Però è veramente difficile individuare quale settore di questo film è gestito meglio. Comincerei quindi dicendo che la regia è qualcosa di incredibilmente poetico; le inquadrature e le scene d'azione come quelle drammatiche riescono in ogni singolo momento a catturare e ad armonizzare l'essenza, l'intensità e il significato della storia che vogliono raccontare, restituendo allo spettatore un senso di coinvolgimento fortissimo.
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Per me questo film è sempre stato un bel ricordo, uno dei primi che ho considerato tra i miei preferiti in assoluto, quindi in un certo senso non vedevo l'ora di recensirlo. La trama è, di per sè, non originalissima, anche se alcuni elementi sono effettivamente nuovi e la distanziano da altri film di questo tipo; infatti è la maniera con cui essa si dipana e rivela i propri misteri che è veramente accattivante ed intrigante. Però è veramente difficile individuare quale settore di questo film è gestito meglio. Comincerei quindi dicendo che la regia è qualcosa di incredibilmente poetico; le inquadrature e le scene d'azione come quelle drammatiche riescono in ogni singolo momento a catturare e ad armonizzare l'essenza, l'intensità e il significato della storia che vogliono raccontare, restituendo allo spettatore un senso di coinvolgimento fortissimo. La fotografia inoltre è utilizzata in maniera stupefacente, creando un rapporto personaggi-ambientazioni unico, grazie a sequenze sui grandi e svariati paesaggi dalla bellezza incredibile e dall'impatto visivo immediato, che creano a loro volta atmosfere diversificate e con tante piccole sfaccettature. Parlando sempre della scenografia ritroviamo un utilizzo dei costumi e degli interni da urlo, segno di un grande e meticoloso studio dell'epoca in cui è ambientato il film nel tentativo di realizzare un universo che si avvicinasse il più possibile alla realtà di quei tempi, fondendo quindi in maniera efficace realtà e fantasia. Questo film inoltre ha la fantastica e rarissima qualità di coinvolgere tanti elementi come il romanticismo, il mistero, il tradimento, la poesia, senza snaturarli l'uno con l'altro, bensì fondendoli in un unica armonia che rende il film fluido e affascinante; tutto questo è anche supportato da un cast relativamente ristretto ma ottimo, dotato di una recitazione superba (Zhang Ziyi nel ruolo di Xiao Mei è bellissima, ipnotica, sensuale ed aggraziata) che da alle svariate situazioni una carica emotiva maggiore, grazie all'espressività degli attori e alla caratterizzazione dei personaggi, qui molto curata, che sa dare ai protagonisti dei ruoli e dei caratteri specifici ma anche loro sfaccettati, rendendoli quindi sì degli eroi, ma "umani" nel senso intimistico del termine. Belle, infine, le scene di combattimento, sempre ben amalgamate nella trama e ben dosate, con un utilizzo della CGI che non è assolutamente invasivo, ma che anzi giova ai combattimenti, rendendoli molto spettacolari e di grande intrattenimento, riuscendo però a passare quasi inosservata grazie alla sua gestione efficace ed armoniosa. Ottimo anche il comparto sonoro, grazie a delle musiche evocative e molto sinuose che fanno da contorno alla pellicola, che creano quasi un universo alternativo, quasi onirico, ma mai all'eccesso, che sanno sorprendere, commuovere e suscitare forti emozioni. Questi sono dunque gli elementi che mi hanno portato a considerare questo film uno tra i miei preferiti di sempre e tra quelli che più si avvicinano al concetto di "perfezione artistica".
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g_andrini
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sabato 1 febbraio 2014
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ottima fotografia
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E' un film piacevole, alquanto colorato, con ambientazioni, sia al chiuso che all'aperto, stupende. La storia è nella media, niente di eccezionale, ma, ripeto, la sola fotografia vale "il prezzo del biglietto".
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gabrielebaldin
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mercoledì 18 settembre 2013
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pura eleganza
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Come al solito Zhang Yimou si dimostra un regista di un'eleganza sopraffina, come pochi se ne vedono in giro.
Il suo cinema raffinato ha un'estetica curatissima fino al minimo particolare, basti pensare all'utilizzo dei colori (che in Hero erano ancora più evidenti), senza però tralasciare la storia o la direzione degli attori (tutti ottimi).
Lo spettatore oltre al fascino che prova alla vista è coinvolto anche emotivamente dalla storia, dalle sorti dei protagonisti, e che dire di quel finale di un commovente potente, con i duellanti che si affrontano partendo da un paesaggio primaverile verdeggiante per arrivare ad uno invernale tutto bianco e innevato, al sacrificio di lei per salvare il suo amato che termina con quella canzone splendida che accentua ancora di più la drammaticità della scena che si sta assistendo (io personalmente piango ogni volta che lo rivedo)
Un film bellissimo assolutamente da vedere .
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Come al solito Zhang Yimou si dimostra un regista di un'eleganza sopraffina, come pochi se ne vedono in giro.
Il suo cinema raffinato ha un'estetica curatissima fino al minimo particolare, basti pensare all'utilizzo dei colori (che in Hero erano ancora più evidenti), senza però tralasciare la storia o la direzione degli attori (tutti ottimi).
Lo spettatore oltre al fascino che prova alla vista è coinvolto anche emotivamente dalla storia, dalle sorti dei protagonisti, e che dire di quel finale di un commovente potente, con i duellanti che si affrontano partendo da un paesaggio primaverile verdeggiante per arrivare ad uno invernale tutto bianco e innevato, al sacrificio di lei per salvare il suo amato che termina con quella canzone splendida che accentua ancora di più la drammaticità della scena che si sta assistendo (io personalmente piango ogni volta che lo rivedo)
Un film bellissimo assolutamente da vedere .... per me sarebbero 4 stelle e 1/2 (ma la 1/2 non si può mettere in questo sito !) perchè le 5 per me sono per Hero, il film precedente a questo che tra i due a mio avviso è leggermente superiore anche se sempre di film di ottimo livello si tratta ... e io personalmente ho la trilogia (Hero, La foresta dei pugnali volanti, La città proibita) nelle versioni de lux con doppio dvd originali di tutti e 3 !
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andrea giostra
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domenica 18 novembre 2012
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la potenza dell'amore.
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La Foresta dei Pugnali Volanti (2004)
E’ un bellissimo film che racconta di complotti e contro-complotti, intrighi e tradimenti, inganni e contro-inganni, cospirazioni e congiure, lealtà e fedeltà, amore e vendetta, altruismo e generosità.
La fotografia è superba e vorticosamente attraente. Lo spettacolo di danze e combattimenti affascinante e fantastico. Le musiche delicate e raffinate. Lo spettatore ne rimane affascinato e incantato. Ma tutto questo è solo la cornice di un messaggio più grande e straordinario.
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La Foresta dei Pugnali Volanti (2004)
E’ un bellissimo film che racconta di complotti e contro-complotti, intrighi e tradimenti, inganni e contro-inganni, cospirazioni e congiure, lealtà e fedeltà, amore e vendetta, altruismo e generosità.
La fotografia è superba e vorticosamente attraente. Lo spettacolo di danze e combattimenti affascinante e fantastico. Le musiche delicate e raffinate. Lo spettatore ne rimane affascinato e incantato. Ma tutto questo è solo la cornice di un messaggio più grande e straordinario.
Zhang Yimou, prendendo magistralmente spunto dall’inizio della caduta della dinastia Tang, nell’anno 859 d.c., ci racconta brillantemente come spesso “La Ragion di Stato” viene demolita e compromessa dall’umanità e da sentimenti puri ed ancestrali che sovrastano l’obbedienza e la disciplina.
Ed è un messaggio che oggi, nell’inverno dell’anno 2012, appare assolutamente contemporaneo e attuale. “La Ragione di Stato” è la ragione dei poteri forti sui “poteri deboli”: sul potere espresso dalla famiglia, sul potere conquistato dai commercianti e dalle piccole imprese, sul potere della competenza accumulato dai piccoli professionisti e dagli instancabili operai, sul potere della conoscenza, del sapere e dell’insegnamento. Ed è un “piccolo” potere che si vuole ceda il passo al potere dei più forti: il potere economico e il potere politico. E’ lì che ha inizio la caduta di uno degli imperi più virtuosi e potenti della storia cinese del primo millennio. Ed è sempre lì che prende il sopravvento la vera e più profonda natura dell’uomo. Non esiste forza di volontà che possa reggere i colpi devastanti dell’amore puro ed impetuoso. E’ questo che, con una narrazione poeticamente coinvolgente, ribadisce allo spettatore il bravissimo regista: l’inesorabile supremazia dell’amore sopra ogni altra forza terrena.
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molenga
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giovedì 12 gennaio 2012
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pittura in movimento
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Zhang Yimou cambia muse e tematiche ma la qualità dei suoi lavori rimane altissima: gli amanti dei combattimenti saranno soddisfatti dai lunghissimi svolazzii e dalle prove attoriali di livello altissimo, e anche chi preferisce un cinema più statico non potrà che rimanere affascinato dalla fotografia e dalla regia, di un livello incredibile; anche le musiche sono accettabili.la storia è un classico, inganni tra grandi combattenti e un triangolo amoroso destinato a finire male.
Su tutto svettano le scene nel canneto
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