Il genio della truffa |
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Un film di Ridley Scott.
Con Nicolas Cage, Sam Rockwell, Bruce McGill, Alison Lohman, Sheila Kelley.
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Titolo originale Matchstick Men.
Commedia,
durata 120 min.
- USA 2003.
MYMONETRO
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Roberto Nepoti
La Repubblica
Truffatore afflitto da disturbi ossessivo-compulsivi del comportamento, Roy Waller (un Nicolas Cage lanciato nel solito delirio gigionesco, ma questa volta con qualche attenuante) soffre di agorafobia, mangia solo tonno in scatola e va nel panico se si ritrova in carenza di pillole. Quando ricorre allo psicanalista, lo spettatore avverte che, sotto sotto, comincia a provare disgusto per la propria vita di simulazioni e menzogne. A modificare la quale interviene una circostanza inaspettata: da un giorno all'altro, Roy si scopre papà di Angela, una quattordicenne graziosa e simpatica quanto incline a comportarsi all'opposto del nome che porta. "Non sono dotato per essere padre, faccio già fatica a essere me stesso" protesta il poveraccio; ma la ragazzina possiede un feeling irresistibile. Malgrado i tentativi di papà per celarle la sua professione, Angela riesce a mettersi in società con lui e col suo socio Frank nell'impresa di spennare un pesce grosso. Seguono complicazioni a catena, dove una parte di primo piano tocca a Sam Rockwell, quello di Confessioni di una mente pericolosa. A qualche cinefilo di lunga memoria Il genio della truffa ricorderà Paper Moon di Peter Bogdanovich, di cui riprende la situazione di base e la coppia protagonista (lì padre e figlia si accontentavano di piccoli imbrogli, nella provincia americana della Depressione). Lo stile del racconto tende alla commedia con sfumature drammatiche e la parte migliore è quella che riguarda i rapporti tra presunto papà e presunta rampolla. A complicare la faccenda, con l'intenzione di renderla più appetibile, gli sceneggiatori architettano - però - una trama alla David Mamet (non col suo stesso talento), del genere machiavellico con truffatori truffati e tutto il resto. Da un certo punto in avanti, la storia è interamente costruita su ribaltamenti e colpi di scena, del tipo che, nelle recensioni di una volta, si dichiarava di non poter raccontare per rispetto del pubblico. E osserviamo anche noi la regola, limitandoci a osservare che le sorprese sono meno sorprendenti di quanto si pretenderebbe. In fondo, le truffe dei cui il protagonista è il genio (ma non troppo) sono il "pretesto" del film, mentre il vero soggetto sta altrove, ovvero nella metamorfosi che ciascuno dei personaggi subisce lungo il corso della vicenda. Dopo essere transitato per una dozzina di generi diversi, quasi sempre in forma di blockbuster (dalla fantascienza all'horror, dal peplum al film di guerra), Ridley Scott si prende una pausa con una produzione meno impegnativa, affidata più agli attori e ai dialoghi che agli effetti visivi. E bisogna ammettere che se la cava con grande disinvoltura anche nella commedia.
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