eugen
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sabato 15 luglio 2023
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molto made in the usa...
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Decisaamnte molto "statunitense", questo"THe Count of Montecristo" "MOntecristo"dal romanzo di Alexandre Dumas Pe're(conn la collaborazione di Auguste Maquet)"Le Comte de Montecristo", scritto tra il 1844 e il 1846. E'un film . questo di Kevin Reynolds(2002, scritto da Jay Wolpert) in cui Edmond Dantes' e l'Abbe'Farias, entrambi reclusi in una terribile prigione sostanzialmente perche0"seguaci di Napoleone", anche se per motivi diversi(dDantes'e'stato tradito per gelosia dal suo "amico" , il conte Mondego, perche'innamorato della "findazata"di Dante's.
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Decisaamnte molto "statunitense", questo"THe Count of Montecristo" "MOntecristo"dal romanzo di Alexandre Dumas Pe're(conn la collaborazione di Auguste Maquet)"Le Comte de Montecristo", scritto tra il 1844 e il 1846. E'un film . questo di Kevin Reynolds(2002, scritto da Jay Wolpert) in cui Edmond Dantes' e l'Abbe'Farias, entrambi reclusi in una terribile prigione sostanzialmente perche0"seguaci di Napoleone", anche se per motivi diversi(dDantes'e'stato tradito per gelosia dal suo "amico" , il conte Mondego, perche'innamorato della "findazata"di Dante's. Le menzogne e gli inigusti arricchimenti di Mondego e dei suoi colaboratori, provoca la vendetta di Edomond, gia'colpito dall'inugsta accusa e dalle calunnie che le si unisocno, unita al tradimento da parte di un amico. Alla fine, dopo aver salvato il figlio di Montego, che eiin realta'sua fifglio, Dantes'recupera l'amore con la donna e si vedica, non dimenicando la promessa fattaa all'abbe'Farias di aiutate, con le ricchezze sottratte ai perdifi traidotri, la poivera gente. Dicimao che del libro di Dumas(anche se ha avuto un"ne'gre", per scriverlo, pardaossalmente, visto che era mulatto. Mi si scusi la battuta, vergognosa, ma su cui soi e0insistito molto ultiammenete, nel senso di un recupero anche accadmico di Dumas per'e, dato che nella sua scrittura non c'e'soo avventura "y capa y espada" ma anche molto altro...Qui tutto e'mutuato solo sulla vendeta e sul desiderio di ritrovare la verita'0, quasi fosse declinabile solo in chiave"poiliziesca". D0accorodo che monologhi interiori e meditazioni al cinema non vanno bnee, ma...appiattire tutttuo no, non va bene,..,. Interpreti Jimn Caveziel(Le Comte de Montecristo-Edmond Dante's)versus Huy Pearce, Mondego, Dagmara Dominigzck come"Mercedes", la donna di Dantes'ma moglie di Mondego, Richard Harris nella parte di Farias, Alex Norton all'inizio del film fa una"comparsata"nel ruolo di Napoloen, ma tutto e'solo spettacolare.... Eugen
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lunedì 2 gennaio 2023
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sig. pino
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Sig.Pino, forse non abbiamo visto lo stesso film
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elgatoloco
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venerdì 19 novembre 2021
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efficace trasposizione da dumas
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"The Count of Montecristo"(Kevin Reyolds, dal capolavoro di Alexandre Dumas père, sceneggitura di Jay Wolpert, 2001): la stoira di Edmond Dantès, sbarca con un amico sull'isola d'Elba essendo alle dipendenze di una barca che svolge una funzione importante. Diventa persino , inaspettamente capitano della stessa ma l'incontro con Napoleone, che lo incarica di una missione segreta, gli costa molto, rendendolo preda dell'invidia di un amico(considertato tale, per meglio dire)geloso della sua fortuna e del fatto che la sua fidanzata è bella e lui ne è innamorato. Tradito anhce per ovvie ragioni politiche(l'oscuramento della fortuna di Napoleone)porta Dantès a sbuire un periodo terribile di incarcerazione in un carcere terribile, dove l'uncio conforto è la conoscenza con l'abbé Faria, ex-militare che si era reponsabile di un attoterribile quando era in missionte di guerra, Faria cerca di far desistere Dantès dalla vendetta, ma questi, risucito a evadere quando invece Faria c'ha rimesso le penne, torna sul luogo del delitto ma anche poi a Parigi facendosi valere come "conte di Montecristo "e come tale , anche in virtà del tesoro vagheggiato da Faria ma reale, riscuirà a risposarsi con la sua fidanzata "rubatagli" dall'amico traditore, apprendendo che il figlio di questi è in realtà suo figlio, finendo con il doversi vendicare in duello del ttaditore, ma la conclusione è dedicata alla conveersione e alla rinuncia alla vendetta.
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"The Count of Montecristo"(Kevin Reyolds, dal capolavoro di Alexandre Dumas père, sceneggitura di Jay Wolpert, 2001): la stoira di Edmond Dantès, sbarca con un amico sull'isola d'Elba essendo alle dipendenze di una barca che svolge una funzione importante. Diventa persino , inaspettamente capitano della stessa ma l'incontro con Napoleone, che lo incarica di una missione segreta, gli costa molto, rendendolo preda dell'invidia di un amico(considertato tale, per meglio dire)geloso della sua fortuna e del fatto che la sua fidanzata è bella e lui ne è innamorato. Tradito anhce per ovvie ragioni politiche(l'oscuramento della fortuna di Napoleone)porta Dantès a sbuire un periodo terribile di incarcerazione in un carcere terribile, dove l'uncio conforto è la conoscenza con l'abbé Faria, ex-militare che si era reponsabile di un attoterribile quando era in missionte di guerra, Faria cerca di far desistere Dantès dalla vendetta, ma questi, risucito a evadere quando invece Faria c'ha rimesso le penne, torna sul luogo del delitto ma anche poi a Parigi facendosi valere come "conte di Montecristo "e come tale , anche in virtà del tesoro vagheggiato da Faria ma reale, riscuirà a risposarsi con la sua fidanzata "rubatagli" dall'amico traditore, apprendendo che il figlio di questi è in realtà suo figlio, finendo con il doversi vendicare in duello del ttaditore, ma la conclusione è dedicata alla conveersione e alla rinuncia alla vendetta. In reatà la traspozione anglo-statunintese dell caoolavoro di quello scrittore"assoluto", ossia sciolto da obblighi politici o documentaristici che era Duma père è veramente eccelsa, rinunciando a siocche dichirazioni retoriche e concentrandosi non solo sull'azione(è comunque anche un action movie, né pteva essere altrimenti, peraltro, in quanto questa componente è forte nel romanzo stesso), tagliando forse un po'troppo nella prte relativa alle lunghe sofferenze e umiliazioni in carcere, ma complessivame3nte rispettando un equilibrio tra le parti che è necesaario tenere. Si tratta, comparando cinema e letteratura, di due linguaggi diversi e nel primo la prola non ha né puà avere la dominanza che ha in letteratura, e ciò anche s e il cinema non è più"muto"ma"sonoro"da molti decenni... Cavenziel è un"montecristo<"-danttés convicnente, Guy Pearce e Dagmara Dpmincwyz la bella "traditrice".pentta. El Gato
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toty bottalla
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venerdì 5 febbraio 2016
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eccellente spettacolo cinematografico ma...
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...E' evidente che, per esigenze di copione il romanzo di Dumas si modifica deludendo i lettori fedeli dei classici, il film offre uno spettacolo godibile, delle locations incantevoli supportate da una fotografia meravigliosa, gli interpreti non sembrano essere all'altezza del progetto per lo meno non tutti ma sono ben diretti da Kevin Reinolds. Saluti.
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ashtray_bliss
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venerdì 29 maggio 2015
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il classico rivisitato.
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Da una delle opere più classiche, ricche e compete che il mondo ha mai avuto l'onore di godere sono già state prodotte diverse versioni, alcune più fortunate e altre meno. Il Montecristo di Reynolds sta in mezzo, in bilico tra l'innovazione artistica e il rispetto dei stili più classici della narrazione di questo straordinario romanzo.
Il risultato dell'opera è comunque sufficiente, mentre indiscusso pregio della pellicolla è mettere nelle vesti dello sfortunato Edomond Dantes, un giovane ma determinato James Caviziel in quello che probabilmente è il ruolo più importante e notevole della sua lunga carriera.
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Da una delle opere più classiche, ricche e compete che il mondo ha mai avuto l'onore di godere sono già state prodotte diverse versioni, alcune più fortunate e altre meno. Il Montecristo di Reynolds sta in mezzo, in bilico tra l'innovazione artistica e il rispetto dei stili più classici della narrazione di questo straordinario romanzo.
Il risultato dell'opera è comunque sufficiente, mentre indiscusso pregio della pellicolla è mettere nelle vesti dello sfortunato Edomond Dantes, un giovane ma determinato James Caviziel in quello che probabilmente è il ruolo più importante e notevole della sua lunga carriera. Molto bravo e convincente l'australiano Guy Pearce nei panni del suo nemico-amico Fernand Mondego, acciecato dalla gelosia e incattivito dall'invidia principalmente derivata dal legame che unisce Edmond e la bella Mercedes che contemporanenamente diventa l'oggetto di desiderio di entrambi gli uomini.
Il resto, è il caso di dirlo, è storia nota dalla stragrande maggioranza di bibliofili ed appassionati della letteratura classica. Non vi è motivo di soffermarsi sul procedere della pellicola che segue a grosso modo i passi narrattivi del racconto di Alexandre Dumas. Tecnicamente, il film è realizzato molto bene. Particolarmente attento e dettagliato nella fotografia, nei costumi e generalmente nella scenografia; altre volte sfarzosa e suntuosa e altre volte scarna, cupa e sporca in grado di richiamare e ricreare quasi integralmente gli ambienti descritti dalla penna di Dumas. La vera pecca del film in questione è che gli manca quella spinta necessaria per ricreare il più fedelmente possibile lo spirito che Dumas ha sigillato nelle pagine di questo capolavoro letterario. Gli manca il pathos, gli intrecci psicologici dei protagonisti sono appena evidenziati, non c'è la benche minima traccia del contesto sociale particolarmente turbolento che invece descrisse Dumas; di una Francia martoriata dagli effetti della post-rivoluzione e dagli scombussolamenti sociali. Inoltre molti altri personaggi più o meno secondari vengono messi da parte e dunque eliminati dalla pellicola in questione. Forse anche a causa della complicatezza e completezza del romanzo, forse per motivi più logistici e commerciali, il Montecristo di Reynolds tiene la struttura principale del romanzo, il suo scheletro, ed evita di addentrasi in particolari e sottotrame eliminando ciò che non è strettamente legato al corpo del romanzo.
Il prodotto che ne è derivato resta comunque un valido prodotto di intrattenimento, che come già espresso, può vantare di ottime interpretazioni e di una elegante fotografia e scenografia. Forse l'intenzione di questa pellicola snellita, e possibilmente snaturata, non è quella di tradire l'autore quanto di cercare di far avvicinare e/o interessare al romanzo quella fetta di spettatori che si sarebbero appassionati alla pellicola e cercare, seppur in parte, di far emergere la grandezza dei personaggi che anche se frammentariamente ci riesce grazie agli attori ingaggiati.
I 130 minuti scivolano via lisci, senza annoiare ma senza nemmeno riuscire a mettere in piedi o echeggiare lo splendore del mondo creato da Dumas insieme alle sue mille sfaccettature, intrighe, complessità e didascalie morali. Resta un prodotto d'intrattenimento senza spunti di riflessioni particolarmente incisivi che osa dare un taglio diverso e innovativo alla pellicola ma che non rende onore al suo immortale autore. Prodotto discreto ma gradevole che si può vedere tranquillamente.
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emmecy
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venerdì 6 febbraio 2015
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il conte che non accontenta.
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Eccoci di nuovo di fronte all'innumerevole rivisitazione del capolavoro di Dumas, che tanto nutre di fervida immaginazione le menti di tutti i registi che si sono cimentati nell'onore e nell'onere, dal '22 a questa parte, di portare sugli schermi la storia di Edmond Dantès. Nelle prime scene il film promette bene, con ambientazioni e ricostruzioni verosimili per poi scadere nel miserabile con il contenuto della storia. Dov'è Dumas? Dov'è la genialitá di quell'intreccio di fatti e accadimenti sorti dall'inchiostro di uno degli scrittori piu grandi di tutti i tempi?
Come al solito e come era giá successo nella versione con Depardieu nei panni del conte,la vera storia lascia lo spazio che trova, schiacciata dalla fantasia dei registi che, piuttosto che attenersi al testo gia ricco di innumerevoli particolari e dettagli,preferiscono inserire elementi completamente estranei e avulsi dal testo originale.
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Eccoci di nuovo di fronte all'innumerevole rivisitazione del capolavoro di Dumas, che tanto nutre di fervida immaginazione le menti di tutti i registi che si sono cimentati nell'onore e nell'onere, dal '22 a questa parte, di portare sugli schermi la storia di Edmond Dantès. Nelle prime scene il film promette bene, con ambientazioni e ricostruzioni verosimili per poi scadere nel miserabile con il contenuto della storia. Dov'è Dumas? Dov'è la genialitá di quell'intreccio di fatti e accadimenti sorti dall'inchiostro di uno degli scrittori piu grandi di tutti i tempi?
Come al solito e come era giá successo nella versione con Depardieu nei panni del conte,la vera storia lascia lo spazio che trova, schiacciata dalla fantasia dei registi che, piuttosto che attenersi al testo gia ricco di innumerevoli particolari e dettagli,preferiscono inserire elementi completamente estranei e avulsi dal testo originale.
Creare un film degno del romanzo a cui ci stiamo riferendo è sicuramente cosa ardua impegnativa, ma c'è davvero bisogno di scadere nella banalitá di una fantasia forzata da vezzi cinematografici quando il libro offre giá di per sè spunti esemplari per la sua realizzazione?
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lucazena86
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lunedì 25 febbraio 2013
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mai fatta una recensione ma dumas merita rispetto!
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Davvero difficile far peggio.
La struttura complessiva del film e la fotografia francamente imbarazzante si sarebbero prestati più ad una pellicola basata su un "libercolo" di qualche autore contemporaneo di dubbio talento e con argomenti totalmente differenti (penso ad una classica "americanata", con uno Steeven Seagal) rispetto al capolavoro di Dumas.
Reynolds, palesando il fatto di non aver letto il libro ma (forse) un banale "bignami", oltre a dimenticare personaggi fondamentali quali Morrel figlio o Noirtier, dimentica totalmente il contesto storico nel quale si evolve la vicenda.
Si tratta di una Francia sconvolta dai postumi del Bonapartismo, in conseguenza del quale le classi sociali più basse ed ignoranti riescono nella scalata sociale a seconda del loro appoggio a Napoleone o meno(mi riferisco a personaggi quali Fernand il catalano o il contabile dell'armatore Morrel).
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Davvero difficile far peggio.
La struttura complessiva del film e la fotografia francamente imbarazzante si sarebbero prestati più ad una pellicola basata su un "libercolo" di qualche autore contemporaneo di dubbio talento e con argomenti totalmente differenti (penso ad una classica "americanata", con uno Steeven Seagal) rispetto al capolavoro di Dumas.
Reynolds, palesando il fatto di non aver letto il libro ma (forse) un banale "bignami", oltre a dimenticare personaggi fondamentali quali Morrel figlio o Noirtier, dimentica totalmente il contesto storico nel quale si evolve la vicenda.
Si tratta di una Francia sconvolta dai postumi del Bonapartismo, in conseguenza del quale le classi sociali più basse ed ignoranti riescono nella scalata sociale a seconda del loro appoggio a Napoleone o meno(mi riferisco a personaggi quali Fernand il catalano o il contabile dell'armatore Morrel). Dumas si diverta a sfottere questi personaggi riuscendo a trasmettere l'idea di un'aristocrazia caduta ai livelli più bassi della storia monarchica francese, dove il titolo nobiliare non è più ereditato in virtù di gloriosi passati e fortunati natali, ma si risolve semplicemente in una volgare compravendita.
Sconvolgente è il personaggio di Edmond. Nel libro troviamo un giovane brillante, con palesi lacune culturali ma con evidente fame di conoscenza. Si viene toccati dall'avidità con la quale apprende tutto ciò che l'abate Faria riesce ad insegnargli. Sorprende il miracolo compiuto dall'insegnante: non solo forma un uomo dalla cultura straordinaria ma riesce a trasmettergli uno stile e una pacatezza dei modi propri dei migliori osservanti del galateo. L'Edmond di Reynolds è l'esatto contrario: un becero cafone che si presenta alla società parigina comprando, tramite un sud-americano (con l'orecchino!!!), una proprietà immobiliare con un carro pieno d'oro e non contento decide di fare il proprio ingresso in società (parliamo della Parigi ottocentesca, non della Secondigliano nostrana) con una mongolfiera alla stregua del peggiore Tony Montana.
Un tale sfregio alla virtù letteraria di Dumas spiace per due ordini di motivi: in primo luogo per la caratura stessa di uno di primi autori (a mio avviso il migliore) di romanzi storici; in secondo luogo perché ci si chiede quanto si dovrà pazientare perché si possa godere di un film che riporti le magie di Dumas degno di questo nome. Ad opinione di chi scrive solamente la migliore Hollywood sarebbe in grado di portare a termine un progetto simile.
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fierror
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giovedì 14 luglio 2011
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altro che mattone un monte del cinema
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Questo film a mio parere è stato sottovalutato,in questa lunga storia della vendetta si ha tutto quello che si sarebbe potuto chiedere : rapimenti,tradimenti,vendetta ecc...,ed inoltre la trama è avvincente.
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arax91
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venerdì 25 febbraio 2011
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uno dei più bei film che abbia mai visto
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Sarà xkè il romanzo è qualkosa di eccezionale, sarà stato il regista, la fantastica interpetrazione degli attori.... ma Montecristo è un film ke va ASSOLUTAMENTE visto... dimenticatevi vecchi film, cartoni animati o altro.
QUESTO FILM E' TUTTA UN'ALTRA PASTA: AVVENTURA, AZIONE, ROMANTICISMO, SUSPANCE.... E VENDETTA MACCHIAVELLICA CHE VI LASCERA' SENZA PAROLE!!!!!!
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davide di finizio
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domenica 25 luglio 2010
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c'era una volta dumas père
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Ormai anche i sassi sanno che trarre un film da un classico significa, in ogni caso, rileggerlo. E' la legge del cinema. Ma questa rilettura è tanto più demonizzata quando ad essere trasposto è un testo largamente conosciuto. Rileggere però non vuol dire necessariamente travisare. Anzi, da un'opera originale è possibile trarne un'altra altrettanto importante. E' un discorso soggettivo, che merita di essere affrontato nel caso specifico. Prendiamo Il conte di Montecristo, già demonizzato feuilleton, poi entrato di diritto nel novero dei classici francesi. Ha ispirato diverse trasposizioni, più o meno fedeli nella trama, ma molto spesso grossolane e riduttive rispetto all'intensità e soprattutto al messaggio morale del romanzo.
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Ormai anche i sassi sanno che trarre un film da un classico significa, in ogni caso, rileggerlo. E' la legge del cinema. Ma questa rilettura è tanto più demonizzata quando ad essere trasposto è un testo largamente conosciuto. Rileggere però non vuol dire necessariamente travisare. Anzi, da un'opera originale è possibile trarne un'altra altrettanto importante. E' un discorso soggettivo, che merita di essere affrontato nel caso specifico. Prendiamo Il conte di Montecristo, già demonizzato feuilleton, poi entrato di diritto nel novero dei classici francesi. Ha ispirato diverse trasposizioni, più o meno fedeli nella trama, ma molto spesso grossolane e riduttive rispetto all'intensità e soprattutto al messaggio morale del romanzo. Anche in Montecristo l'ossatura è pressochè la stessa: c'è un giovane innocente, invidiato, vittima di un complotto che lo condanna alla reclusione nel terrificante Chateau d'If. Poi l'evasione, il ritrovamento di un tesoro. E la vendetta. Senza contare il finale, che merita un discorso a parte. Il punto debole della trasposizione di Reynolds non è nella riduzione e nel libero rifacimento della storia (che abbiamo considerato insito nel concetto stesso di trasposizione), quanto nelle conseguenze che questa stessa rielaborazione comporta. Anzitutto sui personaggi. I cattivi sono spaventosamente banalizzati: il brillante e diabolico Danglars diventa uno scorbutico e collerico musone, autore sì del complotto, ma poi liquidato nel giro di poche sequenze. Villefort è un viscido che arriva laddove neanche il personaggio del romanzo aveva osato, cioè al parricidio, ed è anche vigliacco, perchè delega l'esecuzione del suo desiderio a Fernando. Il quale, sgravato del nobile sentimento che pure gli era attribuito nel classico, cioè l'amore appassionato per Mercedes, non è che un surrogato di cinismo e spietatezza (mirabilmente impersonato dall'intrigante Guy Pearce), ma come in tutte le trasposizioni più interessante, per il suo essere un antagonista da cappa e spada, l'unico in grado di ispirare lo scontato duello finale, che nel romanzo non avverrà mai. E poi Edmond. Nei primi capitoli del libro era un giovane energico e risoluto, illetterato ma non analfabeta. Nel film hanno preferito il topos trito e ritrito dello sbarbatello imbranato, che non sa leggere e scrivere, non sa nemmeno tirare di scherma, e potrebbe veramente indurre lo spettatore intelligente a chiedersi come abbia fatto ad arrivare alla quasi assegnazione del grado di capitano, nonchè ad entrare nelle grazie di Mercedes. Quest'ultima, interpretata da una Dagmara Dominczyk talmente bella da giustificare pienamente l'invidia di Fernando, e che la bonaria sceneggiatura si preoccuperà di beatificare, portandola a scegliere il turpe Mondego solo per dare un nome al proprio figlio, la cui paternità disvelata prospetterà uno zuccheroso happy end. A proposito del finale, è necessario anche evidenziare il totale appiattimento della moralità del protagonista. A fronte del riscatto morale descritto nel romanzo, lo sbarbatello imbranato è diventato un vendicatore talmente spietato che tutti i Fernandi a suo confronto si rivelano dei veri dilettanti! Solo nella scena conclusiva, dopo aver pienamente appagato la sua vendetta, accennerà al proposito di voler utilizzare le sue ricchezze per fare del bene. Una notazione quasi ridicola, se rapportata alla malvagità dimostrata, ma che basta tutto sommato a coronare il quadretto felice della giustizia (?) compiuta e dell'amore ritrovato. In fondo, cos'altro chiedere ad un Montecristo da botteghino?
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