emanuel
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peccato che si chiami montecristo!
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Sarebbe un buon film se solo non l'avessero chiamato Montecristo. Della storia originale, purtroppo, resta solo una vaga ossatura ed è pieno di assurdità storiche: come si può pensare che i massimi aristocratici francesi si precipitino a rispondere all'invito di un perfetto sconosciuto appena arrivato a Parigi? Non sa Reynolds quanto fossero chiusi e ristretti quegli ambienti? Per questo, nell'originale, Dantès inventa il rapimento di Albert: per farsi poi introdurre nell'alta società parigina. E cosa dire dell'arrivo in pallone? Un'assurda pagliacciata, da farsi bollare come saltimbanco a vita. E Faria che inizia le sue lezioni dall'economia? Niente di più lontano dalle menti dell'epoca (e di Dumas, e di noi appassionati di Montecristo).
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Sarebbe un buon film se solo non l'avessero chiamato Montecristo. Della storia originale, purtroppo, resta solo una vaga ossatura ed è pieno di assurdità storiche: come si può pensare che i massimi aristocratici francesi si precipitino a rispondere all'invito di un perfetto sconosciuto appena arrivato a Parigi? Non sa Reynolds quanto fossero chiusi e ristretti quegli ambienti? Per questo, nell'originale, Dantès inventa il rapimento di Albert: per farsi poi introdurre nell'alta società parigina. E cosa dire dell'arrivo in pallone? Un'assurda pagliacciata, da farsi bollare come saltimbanco a vita. E Faria che inizia le sue lezioni dall'economia? Niente di più lontano dalle menti dell'epoca (e di Dumas, e di noi appassionati di Montecristo). E perché il povero pescatore Fernand è diventato conte di nascita? E come si può immaginare che un conte fosse amico di un giovane marinaio? Non sa Reynolds che c'era la segregazione sociale ai quei tempi? Un conte e un marinaio non si sarebbero mai neanche potuti incontrare, altro che diventare amici. Quando un regista si sente creativo, perché non scrive una storia originale invece di massacrare i classici?
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davide di finizio
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domenica 25 luglio 2010
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c'era una volta dumas père
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Ormai anche i sassi sanno che trarre un film da un classico significa, in ogni caso, rileggerlo. E' la legge del cinema. Ma questa rilettura è tanto più demonizzata quando ad essere trasposto è un testo largamente conosciuto. Rileggere però non vuol dire necessariamente travisare. Anzi, da un'opera originale è possibile trarne un'altra altrettanto importante. E' un discorso soggettivo, che merita di essere affrontato nel caso specifico. Prendiamo Il conte di Montecristo, già demonizzato feuilleton, poi entrato di diritto nel novero dei classici francesi. Ha ispirato diverse trasposizioni, più o meno fedeli nella trama, ma molto spesso grossolane e riduttive rispetto all'intensità e soprattutto al messaggio morale del romanzo.
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Ormai anche i sassi sanno che trarre un film da un classico significa, in ogni caso, rileggerlo. E' la legge del cinema. Ma questa rilettura è tanto più demonizzata quando ad essere trasposto è un testo largamente conosciuto. Rileggere però non vuol dire necessariamente travisare. Anzi, da un'opera originale è possibile trarne un'altra altrettanto importante. E' un discorso soggettivo, che merita di essere affrontato nel caso specifico. Prendiamo Il conte di Montecristo, già demonizzato feuilleton, poi entrato di diritto nel novero dei classici francesi. Ha ispirato diverse trasposizioni, più o meno fedeli nella trama, ma molto spesso grossolane e riduttive rispetto all'intensità e soprattutto al messaggio morale del romanzo. Anche in Montecristo l'ossatura è pressochè la stessa: c'è un giovane innocente, invidiato, vittima di un complotto che lo condanna alla reclusione nel terrificante Chateau d'If. Poi l'evasione, il ritrovamento di un tesoro. E la vendetta. Senza contare il finale, che merita un discorso a parte. Il punto debole della trasposizione di Reynolds non è nella riduzione e nel libero rifacimento della storia (che abbiamo considerato insito nel concetto stesso di trasposizione), quanto nelle conseguenze che questa stessa rielaborazione comporta. Anzitutto sui personaggi. I cattivi sono spaventosamente banalizzati: il brillante e diabolico Danglars diventa uno scorbutico e collerico musone, autore sì del complotto, ma poi liquidato nel giro di poche sequenze. Villefort è un viscido che arriva laddove neanche il personaggio del romanzo aveva osato, cioè al parricidio, ed è anche vigliacco, perchè delega l'esecuzione del suo desiderio a Fernando. Il quale, sgravato del nobile sentimento che pure gli era attribuito nel classico, cioè l'amore appassionato per Mercedes, non è che un surrogato di cinismo e spietatezza (mirabilmente impersonato dall'intrigante Guy Pearce), ma come in tutte le trasposizioni più interessante, per il suo essere un antagonista da cappa e spada, l'unico in grado di ispirare lo scontato duello finale, che nel romanzo non avverrà mai. E poi Edmond. Nei primi capitoli del libro era un giovane energico e risoluto, illetterato ma non analfabeta. Nel film hanno preferito il topos trito e ritrito dello sbarbatello imbranato, che non sa leggere e scrivere, non sa nemmeno tirare di scherma, e potrebbe veramente indurre lo spettatore intelligente a chiedersi come abbia fatto ad arrivare alla quasi assegnazione del grado di capitano, nonchè ad entrare nelle grazie di Mercedes. Quest'ultima, interpretata da una Dagmara Dominczyk talmente bella da giustificare pienamente l'invidia di Fernando, e che la bonaria sceneggiatura si preoccuperà di beatificare, portandola a scegliere il turpe Mondego solo per dare un nome al proprio figlio, la cui paternità disvelata prospetterà uno zuccheroso happy end. A proposito del finale, è necessario anche evidenziare il totale appiattimento della moralità del protagonista. A fronte del riscatto morale descritto nel romanzo, lo sbarbatello imbranato è diventato un vendicatore talmente spietato che tutti i Fernandi a suo confronto si rivelano dei veri dilettanti! Solo nella scena conclusiva, dopo aver pienamente appagato la sua vendetta, accennerà al proposito di voler utilizzare le sue ricchezze per fare del bene. Una notazione quasi ridicola, se rapportata alla malvagità dimostrata, ma che basta tutto sommato a coronare il quadretto felice della giustizia (?) compiuta e dell'amore ritrovato. In fondo, cos'altro chiedere ad un Montecristo da botteghino?
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ziogiafo@gmail.com
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martedì 24 luglio 2007
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l'ultima versione...
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ziogiafo - Montecristo (The Count of Montecristo) USA-Gran Bretagna 2002 - Ennesima riduzione cinematografica di uno dei romanzi più letti al mondo, oggetto di continue ed innumerevoli trasposizioni più o meno valide, da quelle più antiche e prestigiose televisive a quelle più recenti per il cinema. Nessuno però a mio avviso, ancora oggi è riuscito a centrare appieno l’ imbattibile fascino che Alexandre Dumas padre riuscì a dare al suo capolavoro. Una storia avvincente che appassiona ed emoziona, che nasce dall’invidia e sfocia in un’atroce ed impagabile vendetta. Edmond Dantès, è il protagonista del romanzo, un giovane ufficiale della marina mercantile, un uomo pieno di vita, generoso e con grandi progetti, prossimo al matrimonio con la sua amata Mercedes, improvvisamente rimane vittima di un losco complotto che lo porta suo malgrado, ad essere accusato come cospiratore di Napoleone.
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ziogiafo - Montecristo (The Count of Montecristo) USA-Gran Bretagna 2002 - Ennesima riduzione cinematografica di uno dei romanzi più letti al mondo, oggetto di continue ed innumerevoli trasposizioni più o meno valide, da quelle più antiche e prestigiose televisive a quelle più recenti per il cinema. Nessuno però a mio avviso, ancora oggi è riuscito a centrare appieno l’ imbattibile fascino che Alexandre Dumas padre riuscì a dare al suo capolavoro. Una storia avvincente che appassiona ed emoziona, che nasce dall’invidia e sfocia in un’atroce ed impagabile vendetta. Edmond Dantès, è il protagonista del romanzo, un giovane ufficiale della marina mercantile, un uomo pieno di vita, generoso e con grandi progetti, prossimo al matrimonio con la sua amata Mercedes, improvvisamente rimane vittima di un losco complotto che lo porta suo malgrado, ad essere accusato come cospiratore di Napoleone. Da quel momento in poi l’esistenza di Edmond cambia totalmente, e la sua vita diventa un vero calvario, perderà la Fede e alimenterà una sete di vendetta verso tutti coloro che gli hanno fatto del male, e si trasformerà in un altro uomo. Così dopo tanta disperazione e moltissimi anni di prigionia trascorsi in un tremendo carcere di massima sicurezza, dal quale fuggirà, dopo aver subìto crudeli maltrattamenti, si presenterà in seguito all’alta società parigina per incanto, come il facoltoso e misterioso Conte di Montecristo, pronto per dare inizio al suo accuratissimo piano di regolamento di conti. Nel film, nella prima parte il regista Kevin Reynolds dà un buon taglio cinematografico alla complessa storia, con tempi cadenzati e rispettando i dialoghi, poi in seguito si dedica con maggior impegno alle scene di azione, che sono più una costante prerogativa delle produzioni americane, anche se risolutive ed avvincenti ma si discostano un pò dall’epoca del racconto. Comunque… il film è fruibile, certo non può assolutamente competere con l’eccellente narrativa del grande autore, che nel testo scritto, si sofferma su minuziosi dettagli, sugli angoscianti stati d’animo e sulla varietà dei personaggi, che in questa versione vengono parzialmente introdotti, tutto fila all’insegna dell’essenziale, con una sceneggiatura che ha operato diversi tagli rispetto al libro e che si concede un finale del tutto diverso da quello originale. Il dramma del Conte di Montecristo è un classico della letteratura dell’ottocento, che ancora oggi desta molto interesse per la ricchezza della storia e per i continui colpi di scena che coinvolgono ed appassionano anche un pubblico più distratto. Molto bravo James Caviezel nella parte di Edmond Dantès. Immenso Richard Harris con la sua memorabile interpretazione dell’abate Faria, personaggio fulcro di questa bellissima storia. Molto accurata la fotografia… ma tutto ciò non basta ancora. Aspettiamo la prossima versione. Buona visione! Cordialmente ziogiafo.
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valeriano
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sabato 11 maggio 2002
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montecristo, come rovinare un capolavoro
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Ma siete pazzi? Vorrei tanto conoscere chi ha scritto l'oltraggiosa recensione di questo oltraggio cinematografico-letterario. Non è nemmeno lontanamente possibile elogiare questa ennesima bieca operazione commerciale all'americana. In comune con il capolavoro di Dumas c'è solo la fine del titolo e i nomi dei personaggi. Per il resto, somiglia più a una telenovela brasiliana che al più grande romanzo d'avventura di tutti i tempi. Fernando e Dantes amici d'infanzia? Il padre di Villefort ucciso da Fernando? Alberto figlio segreto di Dantes? Luigi Vampa contrabbandiere? E queste sono solo alcune delle agghiaccianti novità introdotte dalla coppia Reynolds-Wolpert. Ma non limitiamoci a questo. Mettiamoci anche il fatto che il libro a Reynolds l'hanno solo raccontato, e pure male.
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Ma siete pazzi? Vorrei tanto conoscere chi ha scritto l'oltraggiosa recensione di questo oltraggio cinematografico-letterario. Non è nemmeno lontanamente possibile elogiare questa ennesima bieca operazione commerciale all'americana. In comune con il capolavoro di Dumas c'è solo la fine del titolo e i nomi dei personaggi. Per il resto, somiglia più a una telenovela brasiliana che al più grande romanzo d'avventura di tutti i tempi. Fernando e Dantes amici d'infanzia? Il padre di Villefort ucciso da Fernando? Alberto figlio segreto di Dantes? Luigi Vampa contrabbandiere? E queste sono solo alcune delle agghiaccianti novità introdotte dalla coppia Reynolds-Wolpert. Ma non limitiamoci a questo. Mettiamoci anche il fatto che il libro a Reynolds l'hanno solo raccontato, e pure male. La spietata ferocia del conte, il sapore della vendetta cui rinuncia per amore di Mercedes alla vigilia del duello con Alberto... Tutte cose disperatamente assenti: di Dantes resta solo l'immagine sbiadita di un ragazzino pieno di problemi... Va bene che il romanzo è complesso, pieno di fitte trame e sottotrame, ma cosa costava seguire la storia generale, che ha molto già un accento cinematografico di suo? Non so se siete costretti a parlare per forza bene dei film (fenomeno detto Sindrome di Vincenzo Mollica), ma un po' di cultura bisognerebbe mettercela...
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lucazena86
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lunedì 25 febbraio 2013
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mai fatta una recensione ma dumas merita rispetto!
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Davvero difficile far peggio.
La struttura complessiva del film e la fotografia francamente imbarazzante si sarebbero prestati più ad una pellicola basata su un "libercolo" di qualche autore contemporaneo di dubbio talento e con argomenti totalmente differenti (penso ad una classica "americanata", con uno Steeven Seagal) rispetto al capolavoro di Dumas.
Reynolds, palesando il fatto di non aver letto il libro ma (forse) un banale "bignami", oltre a dimenticare personaggi fondamentali quali Morrel figlio o Noirtier, dimentica totalmente il contesto storico nel quale si evolve la vicenda.
Si tratta di una Francia sconvolta dai postumi del Bonapartismo, in conseguenza del quale le classi sociali più basse ed ignoranti riescono nella scalata sociale a seconda del loro appoggio a Napoleone o meno(mi riferisco a personaggi quali Fernand il catalano o il contabile dell'armatore Morrel).
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Davvero difficile far peggio.
La struttura complessiva del film e la fotografia francamente imbarazzante si sarebbero prestati più ad una pellicola basata su un "libercolo" di qualche autore contemporaneo di dubbio talento e con argomenti totalmente differenti (penso ad una classica "americanata", con uno Steeven Seagal) rispetto al capolavoro di Dumas.
Reynolds, palesando il fatto di non aver letto il libro ma (forse) un banale "bignami", oltre a dimenticare personaggi fondamentali quali Morrel figlio o Noirtier, dimentica totalmente il contesto storico nel quale si evolve la vicenda.
Si tratta di una Francia sconvolta dai postumi del Bonapartismo, in conseguenza del quale le classi sociali più basse ed ignoranti riescono nella scalata sociale a seconda del loro appoggio a Napoleone o meno(mi riferisco a personaggi quali Fernand il catalano o il contabile dell'armatore Morrel). Dumas si diverta a sfottere questi personaggi riuscendo a trasmettere l'idea di un'aristocrazia caduta ai livelli più bassi della storia monarchica francese, dove il titolo nobiliare non è più ereditato in virtù di gloriosi passati e fortunati natali, ma si risolve semplicemente in una volgare compravendita.
Sconvolgente è il personaggio di Edmond. Nel libro troviamo un giovane brillante, con palesi lacune culturali ma con evidente fame di conoscenza. Si viene toccati dall'avidità con la quale apprende tutto ciò che l'abate Faria riesce ad insegnargli. Sorprende il miracolo compiuto dall'insegnante: non solo forma un uomo dalla cultura straordinaria ma riesce a trasmettergli uno stile e una pacatezza dei modi propri dei migliori osservanti del galateo. L'Edmond di Reynolds è l'esatto contrario: un becero cafone che si presenta alla società parigina comprando, tramite un sud-americano (con l'orecchino!!!), una proprietà immobiliare con un carro pieno d'oro e non contento decide di fare il proprio ingresso in società (parliamo della Parigi ottocentesca, non della Secondigliano nostrana) con una mongolfiera alla stregua del peggiore Tony Montana.
Un tale sfregio alla virtù letteraria di Dumas spiace per due ordini di motivi: in primo luogo per la caratura stessa di uno di primi autori (a mio avviso il migliore) di romanzi storici; in secondo luogo perché ci si chiede quanto si dovrà pazientare perché si possa godere di un film che riporti le magie di Dumas degno di questo nome. Ad opinione di chi scrive solamente la migliore Hollywood sarebbe in grado di portare a termine un progetto simile.
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ashtray_bliss
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venerdì 29 maggio 2015
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il classico rivisitato.
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Da una delle opere più classiche, ricche e compete che il mondo ha mai avuto l'onore di godere sono già state prodotte diverse versioni, alcune più fortunate e altre meno. Il Montecristo di Reynolds sta in mezzo, in bilico tra l'innovazione artistica e il rispetto dei stili più classici della narrazione di questo straordinario romanzo.
Il risultato dell'opera è comunque sufficiente, mentre indiscusso pregio della pellicolla è mettere nelle vesti dello sfortunato Edomond Dantes, un giovane ma determinato James Caviziel in quello che probabilmente è il ruolo più importante e notevole della sua lunga carriera.
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Da una delle opere più classiche, ricche e compete che il mondo ha mai avuto l'onore di godere sono già state prodotte diverse versioni, alcune più fortunate e altre meno. Il Montecristo di Reynolds sta in mezzo, in bilico tra l'innovazione artistica e il rispetto dei stili più classici della narrazione di questo straordinario romanzo.
Il risultato dell'opera è comunque sufficiente, mentre indiscusso pregio della pellicolla è mettere nelle vesti dello sfortunato Edomond Dantes, un giovane ma determinato James Caviziel in quello che probabilmente è il ruolo più importante e notevole della sua lunga carriera. Molto bravo e convincente l'australiano Guy Pearce nei panni del suo nemico-amico Fernand Mondego, acciecato dalla gelosia e incattivito dall'invidia principalmente derivata dal legame che unisce Edmond e la bella Mercedes che contemporanenamente diventa l'oggetto di desiderio di entrambi gli uomini.
Il resto, è il caso di dirlo, è storia nota dalla stragrande maggioranza di bibliofili ed appassionati della letteratura classica. Non vi è motivo di soffermarsi sul procedere della pellicola che segue a grosso modo i passi narrattivi del racconto di Alexandre Dumas. Tecnicamente, il film è realizzato molto bene. Particolarmente attento e dettagliato nella fotografia, nei costumi e generalmente nella scenografia; altre volte sfarzosa e suntuosa e altre volte scarna, cupa e sporca in grado di richiamare e ricreare quasi integralmente gli ambienti descritti dalla penna di Dumas. La vera pecca del film in questione è che gli manca quella spinta necessaria per ricreare il più fedelmente possibile lo spirito che Dumas ha sigillato nelle pagine di questo capolavoro letterario. Gli manca il pathos, gli intrecci psicologici dei protagonisti sono appena evidenziati, non c'è la benche minima traccia del contesto sociale particolarmente turbolento che invece descrisse Dumas; di una Francia martoriata dagli effetti della post-rivoluzione e dagli scombussolamenti sociali. Inoltre molti altri personaggi più o meno secondari vengono messi da parte e dunque eliminati dalla pellicola in questione. Forse anche a causa della complicatezza e completezza del romanzo, forse per motivi più logistici e commerciali, il Montecristo di Reynolds tiene la struttura principale del romanzo, il suo scheletro, ed evita di addentrasi in particolari e sottotrame eliminando ciò che non è strettamente legato al corpo del romanzo.
Il prodotto che ne è derivato resta comunque un valido prodotto di intrattenimento, che come già espresso, può vantare di ottime interpretazioni e di una elegante fotografia e scenografia. Forse l'intenzione di questa pellicola snellita, e possibilmente snaturata, non è quella di tradire l'autore quanto di cercare di far avvicinare e/o interessare al romanzo quella fetta di spettatori che si sarebbero appassionati alla pellicola e cercare, seppur in parte, di far emergere la grandezza dei personaggi che anche se frammentariamente ci riesce grazie agli attori ingaggiati.
I 130 minuti scivolano via lisci, senza annoiare ma senza nemmeno riuscire a mettere in piedi o echeggiare lo splendore del mondo creato da Dumas insieme alle sue mille sfaccettature, intrighe, complessità e didascalie morali. Resta un prodotto d'intrattenimento senza spunti di riflessioni particolarmente incisivi che osa dare un taglio diverso e innovativo alla pellicola ma che non rende onore al suo immortale autore. Prodotto discreto ma gradevole che si può vedere tranquillamente.
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emmecy
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venerdì 6 febbraio 2015
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il conte che non accontenta.
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Eccoci di nuovo di fronte all'innumerevole rivisitazione del capolavoro di Dumas, che tanto nutre di fervida immaginazione le menti di tutti i registi che si sono cimentati nell'onore e nell'onere, dal '22 a questa parte, di portare sugli schermi la storia di Edmond Dantès. Nelle prime scene il film promette bene, con ambientazioni e ricostruzioni verosimili per poi scadere nel miserabile con il contenuto della storia. Dov'è Dumas? Dov'è la genialitá di quell'intreccio di fatti e accadimenti sorti dall'inchiostro di uno degli scrittori piu grandi di tutti i tempi?
Come al solito e come era giá successo nella versione con Depardieu nei panni del conte,la vera storia lascia lo spazio che trova, schiacciata dalla fantasia dei registi che, piuttosto che attenersi al testo gia ricco di innumerevoli particolari e dettagli,preferiscono inserire elementi completamente estranei e avulsi dal testo originale.
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Eccoci di nuovo di fronte all'innumerevole rivisitazione del capolavoro di Dumas, che tanto nutre di fervida immaginazione le menti di tutti i registi che si sono cimentati nell'onore e nell'onere, dal '22 a questa parte, di portare sugli schermi la storia di Edmond Dantès. Nelle prime scene il film promette bene, con ambientazioni e ricostruzioni verosimili per poi scadere nel miserabile con il contenuto della storia. Dov'è Dumas? Dov'è la genialitá di quell'intreccio di fatti e accadimenti sorti dall'inchiostro di uno degli scrittori piu grandi di tutti i tempi?
Come al solito e come era giá successo nella versione con Depardieu nei panni del conte,la vera storia lascia lo spazio che trova, schiacciata dalla fantasia dei registi che, piuttosto che attenersi al testo gia ricco di innumerevoli particolari e dettagli,preferiscono inserire elementi completamente estranei e avulsi dal testo originale.
Creare un film degno del romanzo a cui ci stiamo riferendo è sicuramente cosa ardua impegnativa, ma c'è davvero bisogno di scadere nella banalitá di una fantasia forzata da vezzi cinematografici quando il libro offre giá di per sè spunti esemplari per la sua realizzazione?
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eugen
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sabato 15 luglio 2023
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molto made in the usa...
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Decisaamnte molto "statunitense", questo"THe Count of Montecristo" "MOntecristo"dal romanzo di Alexandre Dumas Pe're(conn la collaborazione di Auguste Maquet)"Le Comte de Montecristo", scritto tra il 1844 e il 1846. E'un film . questo di Kevin Reynolds(2002, scritto da Jay Wolpert) in cui Edmond Dantes' e l'Abbe'Farias, entrambi reclusi in una terribile prigione sostanzialmente perche0"seguaci di Napoleone", anche se per motivi diversi(dDantes'e'stato tradito per gelosia dal suo "amico" , il conte Mondego, perche'innamorato della "findazata"di Dante's.
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Decisaamnte molto "statunitense", questo"THe Count of Montecristo" "MOntecristo"dal romanzo di Alexandre Dumas Pe're(conn la collaborazione di Auguste Maquet)"Le Comte de Montecristo", scritto tra il 1844 e il 1846. E'un film . questo di Kevin Reynolds(2002, scritto da Jay Wolpert) in cui Edmond Dantes' e l'Abbe'Farias, entrambi reclusi in una terribile prigione sostanzialmente perche0"seguaci di Napoleone", anche se per motivi diversi(dDantes'e'stato tradito per gelosia dal suo "amico" , il conte Mondego, perche'innamorato della "findazata"di Dante's. Le menzogne e gli inigusti arricchimenti di Mondego e dei suoi colaboratori, provoca la vendetta di Edomond, gia'colpito dall'inugsta accusa e dalle calunnie che le si unisocno, unita al tradimento da parte di un amico. Alla fine, dopo aver salvato il figlio di Montego, che eiin realta'sua fifglio, Dantes'recupera l'amore con la donna e si vedica, non dimenicando la promessa fattaa all'abbe'Farias di aiutate, con le ricchezze sottratte ai perdifi traidotri, la poivera gente. Dicimao che del libro di Dumas(anche se ha avuto un"ne'gre", per scriverlo, pardaossalmente, visto che era mulatto. Mi si scusi la battuta, vergognosa, ma su cui soi e0insistito molto ultiammenete, nel senso di un recupero anche accadmico di Dumas per'e, dato che nella sua scrittura non c'e'soo avventura "y capa y espada" ma anche molto altro...Qui tutto e'mutuato solo sulla vendeta e sul desiderio di ritrovare la verita'0, quasi fosse declinabile solo in chiave"poiliziesca". D0accorodo che monologhi interiori e meditazioni al cinema non vanno bnee, ma...appiattire tutttuo no, non va bene,..,. Interpreti Jimn Caveziel(Le Comte de Montecristo-Edmond Dante's)versus Huy Pearce, Mondego, Dagmara Dominigzck come"Mercedes", la donna di Dantes'ma moglie di Mondego, Richard Harris nella parte di Farias, Alex Norton all'inizio del film fa una"comparsata"nel ruolo di Napoloen, ma tutto e'solo spettacolare.... Eugen
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houseoftherisingsun
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giovedì 2 agosto 2007
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sembrava montecristo invece era una c.....
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Proprio stasera ho finito di leggere il libro. Fantastico, un capolavoro, niente da dire. Bene, ho inziato il film sperando che la trasposizione cinematografica fosse almeno degna di avere sembianze letterarie. Nulla di tutto ciò e peggio...questa storia non è Montecristo. Dumas! Fossi in te li citerei per aver copiato il marchio!
Non trovo senso a questo film che non ho finito di vedere per amore del libro.
La scena della mongolfiera...forse l'unica a simboleggiare Edmond Dantes che, figlio della divina provvidenza, scende sui mortali a fare giustizia. E' l'unico senso che trovo a quella scena che pur essendo la più assurda è forsa la più simbolica. Un film da non vedere mai, soprattutto se si è letto il libro.
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Proprio stasera ho finito di leggere il libro. Fantastico, un capolavoro, niente da dire. Bene, ho inziato il film sperando che la trasposizione cinematografica fosse almeno degna di avere sembianze letterarie. Nulla di tutto ciò e peggio...questa storia non è Montecristo. Dumas! Fossi in te li citerei per aver copiato il marchio!
Non trovo senso a questo film che non ho finito di vedere per amore del libro.
La scena della mongolfiera...forse l'unica a simboleggiare Edmond Dantes che, figlio della divina provvidenza, scende sui mortali a fare giustizia. E' l'unico senso che trovo a quella scena che pur essendo la più assurda è forsa la più simbolica. Un film da non vedere mai, soprattutto se si è letto il libro.
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