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Un film di Laurent Cantet.
Con Aurélien Recoing, Karin Viard, Serge Livrozet, Jean-Pierre Mangeot, Monique Mangeot.
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Titolo originale L'Emploi du temps.
Drammatico,
durata 133 min.
- Francia 2001.
MYMONETRO
A tempo pieno
valutazione media:
3,50
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Riappropriarsi del tempodi Guidobaldo Maria RiccardelliFeedback: 6918 | altri commenti e recensioni di Guidobaldo Maria Riccardelli |
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venerdì 15 luglio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ben lontano dal trattare il tema del lavoro in maniera diretta ed esplicita, come fatto nel precedente, troppo didascalico e scolastico, Ressources humaines (1999), Laurent Cantet affronta qui il tema aggredendolo con maggiore delicatezza e con occhio più raffinato, mettendo in scena un'opera di grande spessore. La necessità di fare del tempo un uso personale, in ottica di un proprio arricchimento come individuo, guida Vincent, sempre più deciso a concedersi ciò che gli obblighi sociali gli avevano tolto durante tutta la sua esistenza: ritornando all'origine delle cose, immergendosi nel profondo flusso del corso degli eventi naturali, arriva ad un riavvicinamento sempre progressivo al proprio io, violentato in anni ed anni di recitazione forzata. Non totalmente guarito da questa tendenza, sente però il bisogno di riempire piccoli spazi di vita con declamazioni mnemoniche di formulette aziendali, ricordo di un passato che vuole essere dimenticato. Si vedranno raggiri, scorciatoie, ma non si tratta di ciò, anzi: pur nel torbido delle sue azioni, Vincent troverà al contrario spalle che mai aveva incontrato, sentimenti mai sperimentati prima, come l'amicizia disinteressata, i dialoghi sciolti, per nulla compressi in logiche professionali. Si confondono e si ribaltano così il bene ed il male, in un pregevole corto circuito costruito ottimamente, capace di palesare l'ipocrisia della società contemporanea, pateticamente ancorata a teoremi vuoti e di facciata. Lo stesso finale segue il principio succitato, incastrandosi perfettamente nell'umore del lungometraggio. Appoggiata da una regia equilibrata e fotografata con grande cura, si configura come pellicola visionaria ed anticonformista, pur nell'apparente semplicità all'occhio dello spettatore distratto e superficiale. Superbo Aurélien Recoing, adatta la scelta dei volti per i diversi ruoli, in un'ennesima dimostrazione della grande caratura dell'opera.
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