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Opera prima del duo Grozaeva-Valchanov, importante e necessaria, si ispira, più o meno esplicitamente, alla cinematografia dei fratelli Dardenne, senza fargli il verso, presentandosi invece come ottimo esempio di cinema di ispirazione naturalistica, dove la macchina da presa pedina il protagonista, in una cornice candidamente neutra, senza artifici esterni a contaminarla.
Una narrazione asciutta accompagna un vicenda che non manca però di profondità, in un muoversi leggero, nel tentativo di testimoniare nascondendosi, proponendo il dispiegarsi progressivo di una trama che non manca di accenti, pur restando in un contorno di verosimiglianza.
Fermo e dignitoso come la protagonista Nadezhda, si procede di riflesso, in una routine che si fa familiare allo spettatore, in un crescendo pregno di spunti e variazioni, certamente foriero di insegnamenti; è il cambiamento dunque, la maturazione, o, ancor meglio, l'adattamento, ciò che attribuisce importanza all'opera, che ne fa un lungometraggio maturo e mai banale, conciso ed esemplare.
Pur permanendo in un contegno dignitoso ed inappuntabile, si giunge ad un punto certamente distante dal quadro di partenza, in un apprendimento personale ed inevitabile, quanto doloroso e bisognoso di concessioni.
Toccante nella sua fermezza, da vedere.
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